Sono arrivati a decine, da Piacenza come dal bolognese. I facchini dei SiCobas hanno deciso di bloccare per tre ore le entrate del grande magazzino Ikea di Casalecchio, a pochi chilometri da Bologna. Con loro anche attivisti dei centri sociali e qualche studente universitario. #IkeaInLotta è lo slogan che hanno scelto per il loro striscione, oltre ad essere l’hastag twitter della giornata di mobilitazione. Ad attenderli, di fronte al punto vendita, le forze dell’ordine in tenuta anti sommossa. Da una parte quaranta agenti con caschi e manganelli, dall’altra una cinquantina tra lavoratori e attivisti. Quando i manifestanti hanno cercato di entrare sono stati respinti prima con gli scudi, poi con i manganelli. A quel punto la situazione è degenerata, sono volati oggetti e carrelli contro le forze dell’ordine che hanno caricato più volte e si sono scontrate con la prima fila di attivisti. “Se i manifestanti trovano un modo ed entrano non posso garantire più nulla”, ha detto un agente della Digos al telefono.
Alla fine l’Ikea di Bologna è rimasta chiusa per quasi tre ore, con i clienti intrappolati all’interno e la coda fuori. Sempre all’esterno si è svolto un volantinaggio e i facchini del consorzio Cgs, arrivati dal magazzino centrale di Piacenza che Ikea ha appaltato a cooperative esterne, hanno spiegato le proprie ragioni. Tra i manifestanti anche un ferito ad una gamba, travolto dalla carica. La Questura segnala invece cinque carabinieri e un poliziotto lievemente contusi.
I motivi della protesta? “Da diverse settimane – spiega il volantino distribuito a clienti e passanti – i lavoratori del consorzio di cooperative del deposito Ikea di Piacenza stanno lottando contro orari e ritmi di lavoro infernali, contro salari da fame e condizioni semi-schiavistiche. Qual è stata la risposta di Ikea? La sospensione dei lavoratori che hanno alzato la testa, la minaccia di licenziamenti, le denunce e le manganellate della polizia. I sindacati confederali sono indifferenti o addirittura complici delle cooperative, il sistema politico è pienamente connivente con questo blocco di potere economico”.
E ancora: “Se qualcuno di voi ha fretta di comprare un regalo di Natale, lo invitiamo a fermarsi qui con noi a riflettere: non siamo noi ma sono l’austerity e la precarietà a impedirvi di farlo. Se per loro le feste sono l’occasione di fare ulteriori profitti sulla nostra pelle, noi siamo qui per dire che non c’è niente da festeggiare. Noi non abbiamo paura, sono loro a doverne avere”.