La guerra alle vaccinazioni anti-polio continua a mietere vittime in Pakistan. Il bilancio dei nuovi attacchi è di tre morti, tra i quali una responsabile della campagna e il suo autista, uccisi da sconosciuti a Charsadda nei pressi di Peshawar. L’altra vittima è un medico, morto in seguito alle ferite riportate. Gli attacchi, che solo nelle ultime 48 ore hanno causato la morte di otto persone, hanno spinto l’Oms e l’Unicef a sospendere la campagna di vaccinazione contro la poliomielite nel paese asiatico. Mercoledì la vaccinazione era stata temporaneamente interrotta nelle turbolente province di Sindh e Khyber Pakhtunkhwa ed era ripresa stamani. Ora le organizzazioni internazionali hanno deciso di estendere lo stop a tutto il territorio pakistano. “Chiediamo al nostro staff di lavorare a casa fin quando non avremo notizie sulla situazione della sicurezza”, ha dichiarato Elias Durry, coordinatore del progetto dell’Oms per le vaccinazioni antipolio, che ha confermato lo stop alle attività sul campo.
Il Pakistan, insieme all’Afghanistan e alla Nigeria, è uno degli ultimi tre Paesi al mondo in cui la poliomielite è ancora endemica. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, la campagna di vaccinazione ha consentito di abbassare drasticamente la mortalità causata dalla malattia: da inizio anno si sono registrati 58 casi di poliomielite, rispetto ai 198 del 2011. Nel Pakistan nordoccidentale, però, i talebani si oppongono duramente alle vaccinazioni e negli ultimi giorni la spirale di violenza si è innalzata.
Nella giornata di martedì la rappresaglia aveva portato alla morte di quattro volontarie per la campagna di vaccinazione anti-polio a Karachi, tra le quali tre ragazze di 17, 18 e 19 anni. Le vittime sono stati uccise con un colpo di pistola alla testa sparato a bruciapelo in una serie di attacchi coordinati nell’arco di 20 minuti. Due di loro sono state colpite mentre somministravano il vaccino a dei bambini, le altre mentre si spostavano di casa in casa per la profilassi. Una quinta volontaria, di 17 anni, è morta in un attacco a Peshawar, il capoluogo della provincia nord occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. Altri due volontari sono rimasti feriti, mentre un operatore è stato ucciso ieri, anche se fonti di polizia non confermano l’omicidio sia legato al vaccino.
Già in passato i talebani avevano minacciato rappresaglie contro la campagna anti-polio perché avrebbe offerto copertura alla missione della Cia che localizzò il covo di Osama bin Laden ad Abbottabad, ma non è chiaro se le violenze siano legate a questo o piuttosto alle “fatwa” emesse dai gruppi religiosi, che sostengono la credenza popolare diffusa tra i radicali islamici secondo la quale la profilassi anti-polio inciderebbe negativamente sulla fertilità maschile.
Mondo
Pakistan, guerra a vaccinazioni anti-polio: 3 morti. E l’Onu sospende la campagna
Non si placa la rappresaglia dei talebani contro le organizzazioni internazionali. Tra le vittime anche una responsabile della campagna. Oms e Unicef annunciano la sospensione delle vaccinazioni in tutto il paese: "Dobbiamo valutare la situazione della sicurezza"
La guerra alle vaccinazioni anti-polio continua a mietere vittime in Pakistan. Il bilancio dei nuovi attacchi è di tre morti, tra i quali una responsabile della campagna e il suo autista, uccisi da sconosciuti a Charsadda nei pressi di Peshawar. L’altra vittima è un medico, morto in seguito alle ferite riportate. Gli attacchi, che solo nelle ultime 48 ore hanno causato la morte di otto persone, hanno spinto l’Oms e l’Unicef a sospendere la campagna di vaccinazione contro la poliomielite nel paese asiatico. Mercoledì la vaccinazione era stata temporaneamente interrotta nelle turbolente province di Sindh e Khyber Pakhtunkhwa ed era ripresa stamani. Ora le organizzazioni internazionali hanno deciso di estendere lo stop a tutto il territorio pakistano. “Chiediamo al nostro staff di lavorare a casa fin quando non avremo notizie sulla situazione della sicurezza”, ha dichiarato Elias Durry, coordinatore del progetto dell’Oms per le vaccinazioni antipolio, che ha confermato lo stop alle attività sul campo.
Il Pakistan, insieme all’Afghanistan e alla Nigeria, è uno degli ultimi tre Paesi al mondo in cui la poliomielite è ancora endemica. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, la campagna di vaccinazione ha consentito di abbassare drasticamente la mortalità causata dalla malattia: da inizio anno si sono registrati 58 casi di poliomielite, rispetto ai 198 del 2011. Nel Pakistan nordoccidentale, però, i talebani si oppongono duramente alle vaccinazioni e negli ultimi giorni la spirale di violenza si è innalzata.
Nella giornata di martedì la rappresaglia aveva portato alla morte di quattro volontarie per la campagna di vaccinazione anti-polio a Karachi, tra le quali tre ragazze di 17, 18 e 19 anni. Le vittime sono stati uccise con un colpo di pistola alla testa sparato a bruciapelo in una serie di attacchi coordinati nell’arco di 20 minuti. Due di loro sono state colpite mentre somministravano il vaccino a dei bambini, le altre mentre si spostavano di casa in casa per la profilassi. Una quinta volontaria, di 17 anni, è morta in un attacco a Peshawar, il capoluogo della provincia nord occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. Altri due volontari sono rimasti feriti, mentre un operatore è stato ucciso ieri, anche se fonti di polizia non confermano l’omicidio sia legato al vaccino.
Già in passato i talebani avevano minacciato rappresaglie contro la campagna anti-polio perché avrebbe offerto copertura alla missione della Cia che localizzò il covo di Osama bin Laden ad Abbottabad, ma non è chiaro se le violenze siano legate a questo o piuttosto alle “fatwa” emesse dai gruppi religiosi, che sostengono la credenza popolare diffusa tra i radicali islamici secondo la quale la profilassi anti-polio inciderebbe negativamente sulla fertilità maschile.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.