Il procuratore antimafia Pietro Grasso si candida con il Pd e lascia la magistratura. Domani alle 11.30  la decisione sarà formalizzata nel corso di una conferenza stampa alla quale interverrà anche Pierluigi Bersani, a Roma nella sede del partito. Il procuratore ha chiesto al Csm un’aspettativa per motivi elettorali, che sarà concessa probabilmente il 9 gennaio, ma da fonti a lui vicine si apprende che ha presentato anche le dimissioni “irrevocabili” dall’ordinamento giudiziario. Una “scelta senza ritorno”, dicono le stesse fonti, con una domanda di pensionamento anticipato a partire dalla fine di febbraio prossimo, nonostante Grasso avesse davanti la possibilità di altri otto anni di servizio. 

Voci dei giorni scorsi davano Grasso possibile ministro della Giustizia di un eventuale governo Monti-Pd. Anche se alle ultime regionali siciliane era stato il Pdl ad aprire a una sua candidatura. Giudice al maxiprocesso contro Cosa nostra, procuratore capo a Palermo, Pietro Grasso non è mai stato additato come “toga rossa“. Anzi, la sua nomina al vertice della Direzione nazionale antimafia, nel 2005, fu propiziata da una norma “contra personam” voluta dall’allora maggioranza di centrodestra per fermare la candidatura alla stessa carica di Gian Carlo Caselli. L’attuale Procuratore capo di Torino, infatti, era visto come fumo negli occhi da Forza Italia e An, soprattutto per aver portato a processo per mafia il senatore Giulio Andreotti. Un emendamento presentato dal senatore di An Luigi Bobbio cambiò in corsa i limiti di età per i magistrati che ambivano a incarichi direttivi, e la candidatura di Caselli divenne “fuori legge”, spianando la strada a Grasso. 

Ora Grasso si candida con il Pd, ma recentemente, ha avuto parole di apprezzamento per il governo Berlusconi, tanto da indicarlo come destinatario di un ipotetico “premio” per la lotta alla mafia. Va anche detto che il capo della Dna, ora vicino alla “scadenza”, non ha fatto mancare critiche al testo unico antimafia varato dall’ultimo governo Berlusconi e alle carenze della legge anticorruzione voluta dall’0secutivo Monti e boicottata fino all’ultimo dal Pdl. 

Grasso è il secondo importante magistrato antimafia a chiedere l’aspettativa elettorale al Csm. Il primo è stato Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo prima di andare fuori ruolo per un incarico Onu in Guatemala. Ingroia, impegnato nel movimento “arancione” di Luigi De Magistris, dovrebbe sciogliere in questi giorni la riserva se candidarsi a premier o meno. Un altro nome noto della magistratura, Stefano Dambruoso, già pm impegnato contro il terrorismo islamico a Milano, ha presentato la richiesta di aspettativa elettorale al Csm. Dambruoso è fuori ruolo e a ottobre ha firmato il manifesto di Italiafutura di Luca Cordero di Montezemolo, movimento di cui è responsabile del settore giustizia. Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano del Pdl e ora candidato presidente della Regione Lombardia con una lista vicina a Montezemolo, aveva accarezzato l’idea di averlo come capolista. Dambruoso non ha ancora comunicato alcuna decisione, anche se la lettura dell’Agenda Monti, ha spiegato, ha “corroborato” la scelta di chiedere l’aspettativa. 

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