Nel 2013 le pensioni aumenteranno del 3% per essere adeguate al costo della vita. Secondo una stima della Spi-Cgil una pensione minima passerà da 481 euro a 495,43, mentre una da 1000 euro arriverà a 1025 euro. Gli aumenti, però, non riguarderanno tutti i pensionati: l’anno prossimo sarà infatti ancora in vigore il blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero e valido per le pensioni sopra tre volte la soglia minima. Sei milioni di pensionati, dunque, vedranno invariato il valore della propria pensione per il secondo anno consecutivo e dallo studio della Spi-Cgil emerge che nel biennio 2012-2013 questi sei milioni di persone hanno perso complessivamente 1135 euro.
In particolare, il blocco riguarda soprattutto pensionati che hanno un reddito mensile di 1217 euro netti (1486 euro lordi). Un pensionato che si trova in questa fascia ha già perso 363 euro nel 2012 e ne perderà 776 nel 2013. Un pensionato con un reddito mensile di 1.576 euro netti (2.000 lordi), invece, nel 2012 ha perso 478 euro e nel 2013 ne perderà 1020. “In questo anno – ha dichiarato il segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone – abbiamo assistito a un accanimento senza precedenti sui pensionati, che più di tutti hanno dovuto pagare sulla propria pelle il conto della crisi. L’aumento annuale delle pensioni che scatterà nei prossimi giorni – ha proseguito – è risibile e non garantisce il pieno recupero del loro potere d’acquisto. Oltretutto, da questo meccanismo automatico sono stati estromessi per decreto sei milioni di pensionati, la maggior parte dei quali non possono di certo essere considerati dei ricchi o dei privilegiati. Il governo – ha concluso Cantone – ha scelto deliberatamente di colpire la categoria dei pensionati lasciandone in pace tante altre che potevano e dovevano contribuire al risanamento dei conti ed è per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del paese”.