Non solo Mario Monti, Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani. Il quarto polo prende forma a Roma, al teatro Capranichetta in piazza Montecitorio, dove il magistrato siciliano Antonio Ingroia, primo firmatario del manifesto “Io ci sto”, ha sciolto la riserva per la candidatura in Parlamento e, in conferenza stampa, ha presentato il simbolo della lista “Rivoluzione civile“. 

Il magistrato va subito all’attacco del Pd: ”E’ stato un errore da parte di Bersani candidare Piero Grasso”. Perché un errore? Secondo Ingroia per alcune scelte fatte dal procuratore nazionale antimafia durante l’esercizio del suo ruolo: “Nel maggio del 2012 Grasso voleva dare un premio a Berlusconi per meriti nella lotta alla mafia. E’ diventato procuratore antimafia grazie a una legge approvata sempre da Berlusconi che ha escluso la candidatura di Giancarlo Caselli“. “Caro Bersani, così non va”, ha detto ancora Ingroia riferendosi al segretario del Partito democratico “colpevole” di “aver dimenticato  la tradizione di Pio La Torre e Enrico Berlinguer“. Sarà “Rivoluzione civile” allora a “rappresentare la coerenza con la storia della lotta alla mafia“. 

“Avevo giudicato Bersani serio e credibile, lo ritengo tutt’ora – ha spiegato il pm – ma gli chiedo di uscire dalle contraddizioni della sua linea politica. Gli avevo lanciato un appello pubblico, ma ha detto che non risponde agli appelli pubblici: io lo avevo anche cercato privatamente, c’è la mia chiamata sul suo cellulare privato, ma non ho ricevuto risposta. Eppure quando chiamavo Falcone e Borsellino rispondevano subito. Il silenzio di Bersani è inequivocabile”. Detto questo, “noi siamo sereni, siamo pronti a confrontarci, perché il Pd sposi la politica di autentica riforma e non di conservazione”. Un’apertura solo formale quella al Pd, visto che subito dopo Ingroia rivendica per la sua lista il ruolo di “unico voto utile per cambiare il Paese non il Pd”. Quanto a una possibile alleanza con il Movimento cinque stelle, Ingroia apre a Beppe Grillo: “A lui dico ‘la porta è aperta’ per dare una sterzata vera al governo del Paese. L’unica preclusione che abbiamo è per Berlusconi e per Monti“. Ma Grillo non ci sta e rimanda al mittente, definito “foglia di fico”, scrivendo: “Ci apre la porta? La richiuda, grazie”. Ingroia replica sempre con un ‘cinguettio’ dall’account @rivcivile: “Grazie, ma la mia porta decido io quando chiuderla. Ho sempre tenuto aperte le porte da magistrato verso i cittadini ed ora la tengo aperta in politica nel confronto con gli altri”, continua Ingroia, sulla pagina Facebook dedicata alla “Rivoluzione civile”.

Il magistrato, in aspettativa confermata dal Csm dal 19 dicembre, si è detto sicuro di “conquistare Palazzo Chigi con milioni di consensi perché vogliamo fare una rivoluzione pacifica dei cittadini, una rivoluzione civile”. “Da magistrato non avrei mai creduto di dovermi ritrovare qui per continuare la mia battaglia per la giustizia e la legalità in un ruolo diverso – ha spiegato Ingroia davanti a una platea che vedeva assenti i leader di Prc, Idv, Pdci sostenitori comunque dell’iniziativa politica – Quando giurai la mia fedeltà alla Costituzione pensavo di doverla servire solo nelle aule di giustizia. Ma non siamo in un Paese normale e in una situazione normale. Siamo in una emergenza democratica dovuta allo strapotere della criminalità organizzata e all’inadeguatezza della politica. E allora, come ho detto, io ci sto“. 

Secondo Ingroia “è venuto il momento della responsabilità istituzionale e politica. Alla società civile e alla buona politica dico ‘grazie’ perché hanno fatto un passo avanti”. Il magistrato ha poi presentato il suo simbolo, un tondo arancione che sfuma verso il basso per lasciare il posto alla scritta “Rivoluzione civile. Ingroia” sotto cui si stagliano delle silhouette rosse di persone in piedi. “Ringrazio i partiti che hanno fatto un passo indietro e non hanno presentato il loro simbolo”, ha detto il pm, arrivato in conferenza stampa accompagnato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dal primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris. Nella lista, ha annunciato, saranno candidati Franco La Torre, figlio di Pio, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, Gabriella Stramaccioni coordinatrice di Libera.

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