Chi l’avrebbe detto un anno fa, mentre migliaia di emiliano romagnoli festeggiavano il 2012 nelle piazze di numerose città, che dodici mesi dopo avrebbero fatto i conti con una realtà tanto cambiata. Cambiato è il territorio dell’Emilia Romagna dopo il terremoto del 20 e 29 maggio che ha colpito decine di paesi in provincia di Modena e Ferrara, annunciato già a gennaio con scosse che avevano allarmato. Triste è stata l’atmosfera con l’improvvisa scomparsa in marzo di Lucio Dalla, poi del poeta Roberto Roversi, dello scrittore Stefano Tassinari e infine del tragico addio di Maurizio Cevenini. Ma il 2012 è stato anche l’anno del primo sindaco a 5 Stelle in Emilia Romagna, Federico Pizzarotti eletto a Parma; delle espulsioni, sempre dal Movimento di Beppe Grillo, di Giovanni Favia e Federica Salsi. Un anno difficile per il presidente della Regione, Vasco Errani, finito indagato per il caso Terremerse. E poi la storica nevicata di febbraio che ha messo in ginocchio la Romagna, le primarie vinte da Pier Luigi Bersani iniziate a Bettola nel piacentino, Reggio Emilia che torna a rendere pubblica l’acqua, l’ultimo album di Francesco Guccini, lo storico concerto dei Radiohead. Ecco in ordine alfabetico oltre trenta voci che sintetizzano fatti e avvenimenti del 2012 raccontati dal Fatto Quotidiano Emilia Romagna.
A come Acqua pubblica, ovvero non dimenticate l’esito del referendum 2011. Due città emiliane, due visioni differenti del referendum che un anno e mezzo fa ha sancito la vittoria dei Comitati Acqua Bene Comune. Reggio Emilia decide la via della ripubblicizzazione, un’operazione che porterà al divorzio con Iren e alla creazione di una società di diritto pubblico controllata dal Comune. Bologna invece sceglie di votare sì alla fusione tra Hera e la veneta Acegas-Aps. Entrambe le città sono governate dal centrosinistra. A Reggio il sindaco democratico Graziano Delrio dopo qualche incertezza ascolta i referendari, a Bologna le cose vanno diversamente, col Pd che per far passare la fusione rompe con gli alleati di Sel e vota assieme all’ex amministratore delegato di Hera, Stefano Aldrovandi.
A come Aldrovandi Federico, e la condanna definitiva dei 4 poliziotti che lo uccisero. Il primo giorno di primavera del 2012 vede la condanna definitiva per i quattro poliziotti responsabili della violenta colluttazione nella quale morì a Ferrara il 18enne Federico Aldrovandi. Dopo sette arriva la sentenza di colpevolezza della Cassazione: 3 anni e mezzo ridotti a 6 per l’indulto. La storia però non è finita, perché i genitori chiedono a gran voce l’allontanamento degli agenti dalla polizia. Ne segue una petizione nazionale e anche la promessa di provvedimenti da parte del ministro Cancellieri, specialmente dopo le offese di uno dei quattro poliziotti alla madre via Facebook. I quattro però sono ancora in servizio.
B come Bersani a Bettola, ovvero le primarie Pd iniziano e finiscono qui. Scende di casa, nel centro di Bettola, e si dirige al distributore, al di là della strada, gestito da sempre dalla sua famiglia. E’ l’immagine che ha voluto dare di sé Pier Luigi Bersani, per aprire la campagna elettorale delle primarie del Partito Democratico, il 14 ottobre dell’anno che sta per finire. Un ritorno al paese natale, nel Piacentino, per iniziare la corsa alla leadership del centrosinistra.
Una chiave inglese di cartone con la scritta “costruiamo il futuro”, uno sgabello che lo attende – di fianco alla pompa di benzina –, e poi il tour all’interno dell’officina, con le foto di un tempo, gli immancabili ricordi d’infanzia insieme al cugino Sergio, che lavora ancora come meccanico, gli esordi in politica e le difficoltà a farsi accettare come comunista in un paese di democristiani: “Ero chiamato la pecora rossa”. Poi via, lungo il ponte che unisce le due sponde di Bettola divise dal Nure, in un bagno di folla che lo accompagna fin sul podio di piazza Cristoforo Colombo allestito per il comizio. C’è tutto Bersani e quel che verrà in seguito, nell’avvio di questa campagna elettorale, di ritorno alle radici: dalle metafore contadine all’infanzia da chierichetto, dalla folgorazione per la rivoluzione alle privatizzazioni di governo, fino ad arrivare all’uomo più accreditato nel 2013 a sedere a Palazzo Chigi.
C come Cevenini Maurizio, il tragico addio del ‘sindaco dei bolognesi’. Il consigliere comunale, poi regionale, più votato a Bologna, se n’è andato il 9 maggio, gettandosi dal terrazzo di viale Aldo Moro 50, sede dell’Assemblea Legislativa, dopo essersi tolto giacca e occhiali e aver lasciato scritto “pensate a mia moglie e mia figlia”. In città lo chiamavano Mister Preferenze il consigliere regionale e comunale che alle elezioni dell’aprile 2010 era stato eletto in Regione con 19.106 voti, per poi prenderne 13.249 sotto le due torri, alle amministrative del 2011. Ma lo chiamavano anche Mister matrimoni per il numero di riti civili celebrati con la fascia tricolore e, affettuosamente, ‘sindaco dei cittadini’. Anche se quel titolo, poi, non era mai riuscito a conquistarlo. Poche settimane dopo l’inizio della campagna elettorale il Cev aveva avuto un malore, un accesso ischemico transitorio l’aveva definito il medico, e aveva dovuto ritirarsi. Tuttavia, un po’ di lato, in seconda fila, lui aveva continuato a lavorare per la sua città, per il Pd. Fino alla fine.
C come Concessioni balneari sulla Riviera Romagnola. Assomiglia a un’interminabile partita a scacchi, la disputa sulle concessioni balneari. In gioco è il futuro delle spiagge italiane. L’ultima mossa a palazzo Madama, dove la commissione industria ha dato il via libera al decreto sviluppo bis, approvando all’unanimità l’emendamento che proroga di 5 anni le concessioni con finalità “turistico-ricreative”. Contrariamente al parere dell’esecutivo la scadenza è stata rinviata al 31/12/2020. “La proroga non risolve il problema di fornire certezze alle 30 mila imprese del settore, ma costituisce, piuttosto, una presa d’atto da parte del governo sulla necessità di darsi più tempo per costruire una corretta soluzione alle molteplici questioni delle imprese”. Così hanno commentato l’emendamento le associazioni di categoria degli imprenditori balneari, che avevano riposto le loro speranze nella proroga, ben più generosa (30 anni), proposta inizialmente dai senatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd). Intanto la decisione del parlamento apre a una nuova procedura d’infrazione dell’Ue: l’Italia rischierebbe in caso di condanna multe per milioni di euro.
D come Dalla Lucio: “Ciao” Lucio. E’ passato quasi un anno, e quasi pensi che non sia mai accaduto. Ti aspetti di girare l’angolo e trovarlo in via d’Azeglio, sorridente, disponibile, pronto a un saluto, una parola di conforto.
Eppure non può accadere, perché Lucio Dalla non c’è più. E’ andato a fare musica altrove: a 69 anni e dopo quasi sessanta di carriera. Aveva iniziato bambino come ballerino di tip tap per le ultime truppe di americani e aveva proseguito come clarinettista autodidatta. Ne aveva impiegato di tempo per sfondare. Ma poi, con quel talento che si trovava, ha fatto tutto: l’interprete, il cantautore, lo scrittore, l’autore, il direttore d’orchestra, il compositore. L’attore cinematografico. Sempre a livelli eccelsi. Oggi i bolognesi sentono la mancanza del Dalla artista, ovvio. Ma gli manca soprattutto Lucio. La persona più di ogni altra cosa. In via d’Azeglio, dove viveva, non c’è ancora una targa. Ci aspettiamo di vederla presto perché di Lucio Dalla non ne nasceranno più. La giunta comunale dovrebbe saperlo.
E come Espulsioni, quelle di Giovanni Favia e Federica Salsi dal M5S. Quelle parole, Giovanni Favia, le andava ripetendo spesso, ma sempre a taccuini chiusi e lontano dalle telecamere: “Da noi non c’è democrazia, decide tutto Casaleggio”. Per questo a settembre, quando Piazzapulita manda in onda un’intervista rubata, in cui il consigliere regionale dell’Emilia Romagna denuncia lo strapotere del braccio destro di Beppe Grillo, nel Movimento 5 stelle è il terremoto. Per la prima volta i dissidi e i malumori interni entrano nella scena politica nazionale, occupando stampa e tv. Gli attivisti si spaccano, Favia passa da enfant prodige da 160 mila voti a capofila degli eretici, sfiduciato dal capo. A lui si aggiunge poco dopo Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna, che a fine ottobre partecipa alla trasmissione Ballarò, scatenando l’ira del capo. “I talk show sono il vostro punto G” la rimprovera Grillo. Lei non tace e risponde per le rime: “Grillo maschilista. Il Movimento non diventi una setta” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/05/5-stelle-e-rottura-in-comune-bugani-e-piazza-lasciano-sola-salsi/403987/). A dicembre l’epilogo, in due righe sul blog di Grillo: Favia e Salsi non potranno più usare il simbolo dei 5 stelle.
E come Errani Vasco e il caso Terremerse. Il 2012 ha significato un lungo capitolo giudiziario per il governatore della Regione Vasco Errani. In marzo la procura gli invia un avviso di fine indagine adombrando presunte sponde nel finanziare attività di famiglia, la famosa indagine Terremerse che chiama in causa suo fratello Giovanni. A cavallo di Ferragosto Errani è in viale Aldo Moro a riferire ai colleghi di viale Aldo Moro e dovrà attendere l’inizio di novembre per vedersi assolto dalle accuse.
E come Elezioni a San Marino… con il trucco. Dopo le indagini che hanno scosso la piccola Repubblica di San Marino con la scoperta di una tangentopoli locale che ha dimostrato legami tra mafia e politica, le elezioni hanno portato grandi sorprese. Il Fatto Quotidiano.it, nel giorno delle votazioni, l’11 novembre 2012, ha effettuato una inchiesta con telecamere e registratori nascosti per investigare le modalità di una pratica diffusa a San Marino: il voto di scambio. Nell’occhio del ciclone i 15 000 residenti all’estero che hanno diritto di voto nella repubblica del Titano e in cambio di viaggio e alloggio pagati dai partiti, accetterebbero di pilotare il proprio voto. Le testimonianze raccolte fanno riferimento a Paride Andreoli, presidente del Nuovo Partito Socialista, ma se dietro c’è un reato sarà la magistratura a stabilirlo. 21000 i votanti nel 2012, e poco più di 1900 gli elettori provenienti dall’estero. Alcuni dei quali avrebbero potuto votare sotto pressione. Vince le elezioni San Marino Bene Comune” (Socialdemocratici, Democrazia Cristiana e Alleanza Popolare) con il 50,7% dei voti.
F come Faac (l’eredità miliardaria e il mistero del testamento alla Chiesa). A marzo, alla morte di Michelangelo Manini, figlio del fondatore della multinazionale dei cancelli automatici Faac, viene alla luce un presunto testamento, che lascia tutto in eredità alla Chiesa. La notizia fa il giro del mondo, il cardinale di Bologna Carlo Caffarra, va a fare visita agli oltre mille operai, la Fiom approva. Ma in estate arrivano i parenti di Manini che contestano l’autenticità del testamento di essere in realtà sorella del manager morto. Così cugini e zii ottengono il sequestro delle azioni in mano alla Chiesa. In attesa che un giudice decida su quel testamento.
F come Ferrari, ovvero Marchionne contro Fiom. La Rossa di Maranello macina un record dopo l’altro. Non parliamo di risultati in pista, ma di bilanci e vetture vendute. Eppure con gli operai e i sindacalisti della Fiom le cose non sono mai andate così male. Colpa delle scelte di Sergio Marchionne, estese non solo alla Fiat in crisi nera, ma anche ai gioielli del gruppo, e cioè Ferrari e Maserati. Una politica sindacale che ha ormai scatenato la guerra dentro le fabbriche. Tra azienda e Fiom, e tra Fiom e i sindacati firmatari dell’accordo separato in vigore da inizio 2012. Ad andarci di mezzo, a volte, lavoratori e rsu. Come il caso di Loris Fischietti, punito dall’azienda per essersi infortunato sul lavoro. Eppure a 40 km da Maranello c’è la sede della Lamborghini, esempio concreto di come si possano coniugare buone relazioni sindacali e ottimi risultati industriali.
G come Guccini Francesco e il suo ultimo album. Dal mulino di Chicon al disco d’oro. È uscito il 27 novembre 2012 quello che si dice essere l’ultimo disco di Francesco Guccini dal titolo “L’ultima Thule” e che, in meno di un mese ha venduto più di 30 000 copie. E in pochi vogliono rassegnarsi all’addio di un cantante scrittore che ha fatto la storia di una generazione.
Era cominciato tutto ad agosto, in una comparsata al Festival “L’Importanza di essere piccoli” vicino a Porretta Terme, dove solo voce e niente chitarra, il cantante aveva parlato della fatica di comporre, “Ci penso un po’, poi freno. Certe cose mi sembra di averle già cantate”. Poi a settembre l’annuncio dell’arrivo del suo ultimo disco: “Da domani invece di macinare faremo una cosa curiosa, registreremo il disco”, aveva detto Guccini nel breve video girato davanti al mulino di Chicon a Pavana. Un ritorno alle origini per suonare canzoni con i musicisti di un tempo e raccontare così ai suoi tanti ascoltatori che cosa ha visto dell’Ultima Thule, in quel lungo viaggio che è stata la sua carriera artistica.
H come Massaggi Hard per studentesse precarie. “Pulizie casa e scale, piccolo condominio. Disponibilità immediata”. Un annuncio come un altro: un impiego di poche ore per arrotondare uno stipendio da precari, o per pagare l’affitto da studenti. In realtà dietro quelle parole si nasconde altro: un giro di massaggi hard nella Bologna bene gestito da un commerciante. È inizio dicembre 2012, la segnalazione arriva al fattoquotidiano.it da una studentessa universitaria.
E’ a quel punto che, anche noi del Fatto inviamo un finto curriculum, con un numero di telefono attivato per essere contatti che ci ha portati a verificare che, quanto raccontava la studentessa, era tutto vero. Burattinaio il commerciante, il luogo delle prestazioni nella casa del facoltoso bolognese, clienti già avvisati di un nuovo arrivo nella scuderia. Dopo la nostra inchiesta il procuratore Valter Giovannini ha aperto un fascicolo a carico di Franco L’Eltore, indagato per tentata induzione alla prostituzione. Gli uomini della squadra mobile, guidati da Fabio Morelli, hanno acquisito il materiale audiovideo e le indagini sono tutt’ora in corso.
I come Inceneritore di Uguzzolo. Nonostante le promesse in campagna elettorale, nemmeno il sindaco Cinque stelle Federico Pizzarotti è riuscito a bloccare il cantiere del forno inceneritore di Parma, ormai quasi terminato dalla multiutility Iren a nord della città. Sul progetto però pende un’inchiesta delle Procura che vede indagate per abuso d’ufficio e abuso edilizio tredici persone ai vertici di Provincia, Comune e Iren, tra cui anche il direttore generale della società di servizi Andrea Viero. Il procuratore capo Gerardo Laguardia ha chiesto il sequestro preventivo del cantiere, ma la richiesta è stata respinta già due volte e ora si attende il verdetto della Cassazione. L’inchiesta prosegue, ma Iren è già pronta ad accendere l’impianto entro la primavera del 2013.
I come Interviste e Ritratti del Fatto Quotidiano Emilia Romagna. Folgoranti, irriverenti, nascoste. Queste le voci raccolte nelle interviste e nei ritratti della nuova sezione del FQ Emilia Romagna che ha visto il succedersi di decine di personaggi del mondo dello spettacolo e della politica. Ne ricordiamo alcuni attraverso le loro stesse parole.
«Se fallisci, questa città non te lo perdona e se hai successo nemmeno; forse per amare Bologna è necessario andarsene». Cesare Bastelli, Aiuto regista di Pupi Avati.
«Nulla in contrario a far suonare in piazza Maggiore i Radiohead, mi fa sorridere però se ci si propone di portarli a Bologna per “Far dimenticare il concerto dei Clash”». Oderso Rubini, produttore musicale.
«Vi dico la verità, la faccenda del monologo finale di Blade Runner… la frase, quella delle lacrime nella pioggia; bè l’ho scritta io». Rutger Hauer, attore.
«Sento molte persone dire che Lucio Dalla, pur nella tragedia sia chiaro, è stato fortunato ad andarsene così, in un attimo. Ma questa mi sembra solo una consolazione di noi vivi». Piera Degli Esposti, attrice
«Grillo? Certe sue pensate mi ricordano la camera dei fasci». Sofia Ventura, politologa
«Il punto dei Disciplinatha è dire “Ok, noi siamo i fascisti, il male assoluto, questo non si discute. Bene, noi dalla merda giudichiamo voi che siete i buoni». Dario Parisini, Disciplinatha (documentario di A. Cavazza).
«Gli scontri fra polizia e studenti? Il potere costituito reagisce al disaccordo con le botte, il problema è che le botte rafforzano il disaccordo». Erri De Luca, scrittore
«Diciamoci la verità, “Bologna laboratorio politico” altro non significava che inventarsi un modo attraverso il quale un democristiano prendesse i voti dei comunisti». Luigi Bernardi, scrittore
«A Bologna c’è la Droga? A Bologna ci sono i Prezzi Bassi? A Bologna c’è l’Aria Sana? Qual è l’ultimo Nobel assegnato a un bolognese? Dopo Mozart, chi è passato di qua? La Mortadella fa bene allo spirito? Al Roxy Bar si fanno mostre? I questurini leggono libri?». Filippo Scòzzari, fumettista e illustratore.
I come Interviste televisive a politici, pagate con soldi pubblici. Una pratica consolidata tra i partiti seduti in regione Emilia Romagna e abitudine di consiglieri appartenenti a tutte le bandiere, da Sel a Pdl, passando per la Lega Nord. Ma anche del Movimento 5 stelle, che si è sempre proclamato paladino della comunicazione in rete. E non è esente dal vizietto nemmeno il Pd: ad agosto Il Fatto quotidiano riesce a ricostruire come il “partitone” sia solito mettere mano al portafoglio, per apparire sul piccolo schermo di diverse emittenti romagnole. E se l’ Ordine dei giornalisti parla di “informazione a pagamento vietata dalle regole deontologiche”, a fine agosto si muove anche la procura di Bologna, aprendo un fascicolo conoscitivo sulla vicenda.
M come Matrimonio (civile) di Vasco Rossi. Cerimonia veloce, con rito civile celebrato nel Comune della sua città natale, Zocca, in provincia di Modena. Così Vasco Rossi, l’8 luglio, sposa Laura Schimdt, sua compagna da 25 anni.
Camicia bianca aperta e giacca nera lui, abito nero con pizzo lei, i due entrano dal retro sfuggendo all’assedio dei fan, appostati fin dalle prime ore del mattino. Una manciata gli invitati, appena otto, tra i quali anche la mamma del rocker Novella, che emozionata dice: “Era ora”. Ma per il Blasco non c’è niente da festeggiare: “È giusto una formalità”.
N come la Nevicata del febbraio 2012. Ha iniziato a scendere nella notte del 30 gennaio per poi continuare copiosa, quasi senza sosta fino al 13 febbraio su tutta l’Emilia Romagna. La neve è stato l’incubo bianco del meteo 2012 che ha messo in ginocchio soprattutto la Romagna con oltre tre metri di neve nelle valli appenniniche del riminese. E non è stata da meno nelle principali città capoluogo, tanto che a Bologna scuole, università e uffici pubblici sono rimasti chiusi per alcuni giorni come non accadeva dalla grande gelata del 1985. Polemiche, motivate, per un budget forfetario sottostimato da Palazzo d’Accursio per pulizia e manutenzione strade a luglio 2011, ripetutosi a ottobre con tanto di provvedimento comunale di divieto di transito sotto la neve di bici e motorini, poi ritrattato tra le proteste dei bolognesi.
O come Omsa, la fabbrica con operaie donne che chiude. Tra naufragi aziendali e tempeste economiche, quella dell’Omsa è una delle poche storie liete di quest’anno. Quasi una favola. Le operaie di Faenza che lottano contro la delocalizzazione in Serbia, protestano, manifestano, si danno addirittura al teatro di strada. Assieme riescono a creare una rete di solidarietà che pian piano si estende in tutta Italia. Risultato: la transizione verso una nuova occupazione per 150 di loro. Abbiamo scritto: dalle calze ai divani. Ma la coperta, complice la crisi, è sempre troppo corta. Senza un lavoro e con poche prospettive di fronte a sé restano ancora in 80. Compito delle istituzioni, anche questa volta, sarà rispettare gli accordi presi e dare a tutte un posto di lavoro. Cosa non facile in tempi di crisi economica.
O come #Occupy Bologna. Il loro slancio arriva dall’autunno precedente e i movimenti #Occupy ricompaiono per strada a inizio anno – per ripresentarsi nel corso dei mesi sotto varie vesti, dai contestatori anti Ikea alla Santa Insolvenza prenatalizia – ribadendo che era tornata “la Bologna delle lotte, la Bologna solidale”. L’apice si raggiunge nella protesta contro la laurea ad honorem del presidente della Repubblica Napolitano.
P come Padania Addio. Dodici mesi per far crollare l’avanzata leghista in pianura Padana. Ad aprile 2012 le prime indagini e Angelo Alessandri, ex deputato Lega Nord che difende le sue posizioni. Poi l’arresto del tesoriere Francesco Belsito e un intero sistema che si stritola. E l’Emilia, è la prima terra a cedere il passo: circoli abbandonati e dirigenti in fuga, di fronte ad un progetto che non funziona più. Gli ultimi colpi tra ottobre e novembre con le dimissioni di alcune pedine del partito: l’ex segretario in Emilia e parlamentare Angelo Alessandri; il capogruppo in consiglio comunale a Reggio Emilia Giacomo Giovannini; il primo sindaco leghista della provincia Giorgio Bedeschi; i consiglieri provinciali Francesca Carlotti e Stefano Tombari. Il punto di non ritorno a settembre a Venezia, quando Maroni ha presentato a “La Festa dei Popoli Padani” una macro-regione europea del nord, dove però non c’era nessun accenno a Emilia o Romagna.
P come Pizzarotti Federico, sindaco a 5 Stelle di Parma. È il 21 maggio quando Federico Pizzarotti viene eletto sindaco di Parma, segnando l’inizio dell’era del Movimento 5 stelle nella città ducale.
Impiegato di banca 39enne, Pizzarotti batte al ballottaggio con il 60% delle preferenze l’avversario del Pd e presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli dopo una campagna elettorale low cost in cui promette anche di fermare l’inceneritore. Una volta in Comune, Pizzarotti avvia un “nuovo corso” dopo gli scandali del governo di centrodestra che nel 2011 avevano portato Parma al commissariamento: nomina la sua giunta tramite curriculum, taglia i costi della politica come le auto blu, si riduce il compenso da sindaco e propone un nuovo sistema di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica attraverso incontri e discussioni online. Ma si deve anche confrontare con un debito di quasi 700 milioni lasciato dalla giunta precedente e provare a dialogare con i “poteri forti” della città per evitare il collasso del Comune.
R come Radiohead, il concerto dell’anno. Lo aveva annunciato poco dopo essere entrato nella squadra del neo-eletto sindaco Merola, nel 2011: Bologna sarebbe tornata nuovamente a far parte del grande circuito internazionale del rock. Basta con le nostalgie e le rievocazioni di quel memorabile 1980, quando il cielo sopra San Petronio era esploso sotto i colpi di chitarra di Joe Strummer. Alberto Ronchi, nuovo assessore alla Cultura, era stato categorico. O si fa il concertone in piazza Maggiore, o si muore. Di provincialismo e chiusura, quantomeno. A novembre dello stesso anno scioglie le riserve sul gruppo, incurante delle critiche dei concittadini. I Radiohead in piazza Maggiore, a luglio 2012. Non immaginava, Ronchi che si sarebbero scatenate le ire della terra a infrangere il suo sogno. A maggio il terremoto, l’annuncio dello spostamento al parco Nord. Nuove critiche: “lo fai per vendere più biglietti”. “I motivi sono strettamente legati alla sicurezza”. Il 25 settembre Thom York e compagni salgono sul grande palco. Due ore di concerto, una scenografia imponente, uno show memorabile. Di quelli da poter dire “io c’ero”.
R come Roberto Roversi, Bologna piange il poeta che non c’è più. Partigiano, scrittore, poeta, uomo di teatro, giornalista, libraio. Il 14 settembre se ne va uno dei più grandi intellettuali del Novecento: Roberto Roversi. Schivo e indomabile, Roversi muore a 89 anni, nella sua casa nel centro di Bologna. Una vita spesa per le parole. Quelle di Officina, la rivista fondata insieme a Pier Paolo Pasolini. Quelle di Lotta continua, di cui diventa condirettore negli anni Settanta. Quelle donate all’amico Lucio Dalla, prestate agli Stadio e a Francesco De Gregori. E poi quelle vendute nella sua libreria di via de Poeti, Palmaverde, aperta insieme alla moglie Elena, nel 1946. Qui Roversi vede passare sotto gli occhi più 300 mila volumi. Un patrimonio che nel 2006 decide di mettere all’asta e donare alle biblioteche. Potrebbe avere soldi e fama, Roversi, ma non vuole mai niente. Negli ultimi mesi di vita si fa promettere dalla moglie, che non ci sarebbero stati funerali, né pubblici né privati, nessuna commemorazioni o ricordo: “È tutto lì, in quello che ho scritto”.
R come Romagna provincia unica, poi saltata. La proposta la fa per primo a luglio il sindaco di Forlì, Roberto Balzani: un’unica provincia della Romagna, che unisca quelle esistenti, ovvero Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Obiettivo: ridurre i costi della politica e ricostruire dal basso la rete amministrativa. Ma i mesi che seguono sono costellati da liti sul capoluogo, botte e risposte, critiche più o meno pesanti, provenienti da colleghi di partito e no. Il Pd viaggia in ordine sparso, e se c’è chi come il segretario regionale Stefano Bonaccini tace, altri come il presidente della provincia di Forlì, Massimo Bulbi, non sembrano per niente favorevole all’idea. A mettere fine alla discussione però ci pensa il governo dei tecnici. A dicembre il passo indietro di Monti affossa il riordino degli enti locali. Se ne riparla, forse, nella prossima legislatura.
R come Referendum contro il finanziamento delle scuole private. Una storia tutta bolognese. Protagonista un comitato cittadino che ha preso il nome dall’articolo 33 della Costituzione, quello che tra le altre cose sancisce il diritto delle scuole private di esistere, ma “senza oneri per lo Stato”. Tredicimila firme per un referendum su quel milione che ogni anno si sposta dalle casse comunali a quelle delle scuole private paritarie, quasi tutte cattoliche. Un referendum che spacca la maggioranza. Sel vorrebbe dirottare ogni risorsa verso la scuola pubblica, il Pd no. Prossima puntata: la data di indizione del referendum. Art. 33 vorrebbe l’accorpamento con le elezioni politiche, e conseguentemente un risparmio di centinaia di migliaia di euro. Il Pd, per depotenziare il significato di un’eventuale vittoria dei referendari, lo vorrebbe spostare il più in là possibile.
S come Samorì Gianpiero, il quasi successore di B. Per qualche settimana Giampiero Samorì e’ il mister X del Pdl. Voci incontrollate nel tormentato autunno del partito che era al governo vogliono che il banchiere di Modena, tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, sia il prediletto di Berlusconi. Un’intervista a ilfattoquotidiano.it riporta però alla luce un’inchiesta della Procura di Bologna riguardante la storia della scalata alla Bper. La sua posizione e’ stata poi archiviata dai magistrati, ma contemporaneamente la sesta ridiscesa in campo del Cavaliere e l’aborto delle primarie Pdl ha fatto tramontare i suoi segni. Non senza prima una rissa con Giovanardi.
S come Scioperi, uno dopo l’altro nell’autunno quasi caldo. Come era logico aspettarsi in un momento di crisi sono decine gli scioperi in Regione nel 2012. E così pure le proteste di chi il lavoro l’ha già perso e reclama attenzione da parte delle istituzioni. Ad esempio i lavoratori della Bv Tech, precipitati in una brutta storia di mala-impresa e di enti locali che non riescono a rispettare la parola data. Non ci sono ovviamente solo loro, sono centinaia le aziende del territorio che rischiano la chiusura e che per il momento resistono solo grazie agli ammortizzatori sociali. A dare i numeri della crisi ci pensa la Fiom: solo a Bologna sono 15mila i metalmeccanici in cassa integrazione. Uno su quattro non lavora. Per le strade lavoratori e studenti sfilano assieme e protestano. Gli uni per il lavoro che non c’è più, gli altri per quello che non troveranno mai.
T come Terremoto. Il 20 e il 29 maggio due forti scosse di terremoto sconvolgono l’Emilia, causando 27 vittime, distruggendo o rendendo inagibili centinaia di abitazioni, fabbriche, chiese e uffici pubblici.
Un’emergenza “inaspettata, affrontata con 10 giorni di ritardo dal governo” e intralciata dalle lungaggini della burocrazia. “Inizialmente – ricordano i sindaci – potevamo contare esclusivamente sui piani a disposizione delle amministrazioni, utili ma inadatti a una tragedia simile”. Poi, allestiti i campi, alle prime scosse sono seguite le prime promesse, risorse che solo recentemente sono arrivate ai comuni ormai indebitati, ma non ai cittadini e alle imprese. Così la ricostruzione di cui si è tanto parlato nei sette mesi successivi al terremoto, deve ancora cominciare. “Per noi lo Stato ha previsto contributi solo all’80% – spiega Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena – ma i cittadini e le imprese i soldi per coprire il restante 20% non li hanno”. Rimosse le macerie e montati i primi moduli abitativi temporanei, si aspetta dunque che arrivino i soldi. “Siamo stanchi di sentirci dire che siamo bravi, servono regole e risorse”.
T come Tassinari Stefano. Se n’è andato da combattente quale era, Stefano Tassinari. Scrittore, animatore culturale, intellettuale, Stefano ci ha lasciati a 57 anni dopo una lunghissima e maledetta malattia. Ai suoi funerali, nella cappella Farnese di Palazzo d’Accursio a Bologna, anche se lui era nato a Ferrara, nessun prete ma le note live di De André, Rolling Stones e L’Internazionale. Se ne va un grande e appassionato pensatore del Novecento che con La Parola Immaginata, Raccontando e Ritagli di tempo ha saputo raccontare a teatro il valore della letteratura italiana e internazionale. Instancabile fino all’ultima ora anche nel suo impegno politico di sinistra. Una sinistra come la voleva lui: ben poco di palazzo, ma tanto di pancia, moralmente onesta, ancora a spendersi tra mille rigurgiti reazionari per un’ideale di giustizia sociale ed economica.
T come TDays, il centro di Bologna chiuso al traffico veicolare. Potrebbe essere il provvedimento più “rivoluzionario”, o perlomeno ecologista, che la pallida giunta Merola ha preso nel 2012. Dopo qualche weekend di prova, il 12 maggio 2012 hanno preso il via i TDays: ogni weekend – dalle 8,00 di sabato alle 22,00 di domenica – e tutti i giorni festivi, la celebre T del centro città (via Rizzoli, via Indipendenza e via Ugo Bassi) è rimasta aperta esclusivamente a pedoni e biciclette. I commercianti sono insorti spegnendo le luminarie natalizie e spargendo come spam le foto delle strade del centro deserte (d’agosto, alle due del pomeriggio, n.d.r.). Artefice il giovane assessore al traffico Andrea Colombo. Il gioco è bello, probabilmente, finché dura l’assessore…
T come Tavolazzi Valentino, il primo espulso dal M5S. È di marzo, il 5, la notizia della prima espulsione all’interno del Movimento 5 Stelle. A iniziare a incrinare il rapporto di fiducia tra Beppe Grillo e i suoi seguaci è il post con il quale toglie l’uso del simbolo al consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi e alla sua lista Progetto per Ferrara. “Non ha purtroppo capito lo spirito del M5S – si legge sul blog del comico genovese – che è quello di svolgere esclusivamente il proprio mandato amministrativo e di rispondere del proprio operato e del programma ai cittadini”. Secondo Grillo, il ruolo di Tavolazzi, come quello degli altri esponenti del M5S, non prevede l’organizzazione o il sostegno di “fantomatici incontri nazionali” in cui si discute dell’organizzazione del Movimento.
V come Variante di valico, detta anche frana di Ripoli. La frana del paesino di Ripoli ha continuato a camminare a causa degli scavi della galleria per la Variante di Valico costruita da Autostrade per l’Italia. In un anno la terra si e’ mossa tra i 5 e i 10 centimetri in alcune zone.
Niente sembra fermare quei lavori nemmeno il voto unanime del consiglio regionale. Hanno iniziato a muoversi anche i piloni della attuale A1 che passa sulla frana: 4 cm da inizio anno a oggi. E intanto, mentre la terra continua a cedere, la società dei Benetton continua a proporre agli abitanti dei risarcimenti da poche decine di migliaia di euro per le case crepate e in molti casi inagibili in cambio della fine di ogni rivendicazione. Ma c’e’ chi non ci sta.
di Gian Marco Aimi, Luciana Apicella, Enrico Bandini, Antonella Beccaria, Silvia Bia, Martina Castigliani, Annalisa Dall’Oca, Cristiano Governa, Nicola Lillo, Emiliano Liuzzi, Giovanni Stinco, Davide Turrini, Marco Zavagli
video di David Marceddu e Giulia Zaccariello
foto di Roberto Serra e Mario Carlini