Dodici miliardi di euro: è l’ammontare degli arretrati di tasse non riscosse dall’erario greco nei primi dieci mesi del 2012, l’ennesimo controsenso di una crisi che, seppure parzialmente tamponata con il maxi prestito ponte verso Atene, sta ancora mettendo a nudo criticità e discrepanze. Nonostante il memorandum della troika che ha “imposto” nuovi strumenti normativi e finanche funzionari di Bce, Ue e Fmi in pianta stabile nei ministeri ateniesi, si apprende che l’erario greco non ha incassato 12 miliardi nel periodo gennaio-novembre 2012. Il motivo? L’inefficienza dell’amministrazione fiscale sommata all’incapacità (o la furbizia) dei contribuenti a pagare le tasse. Secondo i dati forniti dal Ministero delle Finanze gli arretrati totali (pre e post memorandum) ammontano a 55,5 miliardi di euro. E in un report si sostiene che nel 2013 quel numero crescerà ulteriormente a causa di un aumento delle imposte relative all’anno in corso. Nel complesso i contribuenti pagheranno al fisco nel 2013 circa 14 miliardi di euro, ma lo Stato non riuscirà a ottenere l’80% degli arretrati. Numeri che rappresentano un’interessante e tragica cartina di tornasole per comprendere fin dove possa giungere la longa manu dei creditori internazionali e dove possa solo certificare un default di fatto già verificatosi.
I numeri diffusi sostengono inoltre che, nel periodo gennaio-novembre dell’anno appena concluso, più di un milione di liberi professionisti dotati di partita Iva non hanno presentato le dichiarazioni quindi quelle aziende, di fatto, hanno trattenuto l’Iva riscossa sulle vendite effettuate. Nello specifico il ministero delle Finanze sostiene che le tasse non riscosse sono pari a 43,4 miliardi di cui 2,9 riguardano servizi pubblici e enti pubblici; 8,5 aziende; 31,8 diverse persone fisiche e giuridiche. Del pregresso debito in scadenza il governo greco è riuscito a raccogliere 1 miliardo, mentre nello stesso periodo sono stati soppressi i vecchi debiti per un totale di 359 milioni. I nuovi arretrati ammontano a 12 miliardi, mentre sono stati cancellati un totale di 179 milioni. Ma a fianco dei numeri greci ecco spiccare quelli della troika che, nella sua relazione di fine anno, sostiene che l’80% degli arretrati non potranno essere recuperati in alcun modo. Il governo ha più volte manifestato il proposito di prelevare direttamente dai conti correnti degli evasori le somme dovute al fisco dai contribuenti, ma notizie come le cifre contenute nella lista Lagarde e la stima generale dell’evasione ellenica (28 miliardi all’anno) non incoraggiano. La relazione afferma che per conseguire una riduzione soddisfacente degli arretrati le autorità dovrebbero rivedere la loro politica di revoca. Una riduzione del debito per il 2013 di circa il 20% o il 30% sarebbe realistica, ma solo se ci fosse una politica di cancellazione di debiti in linea con la prassi internazionale. Circa le dichiarazioni Iva è stato appurato che un contribuente su cinque (tra liberi professionisti e aziende) non l’ha presentata. Sino alla fine di novembre avrebbero dovuto essere più di cinque milioni, mentre erano solo 4.057.000. Ciò significa che molte aziende hanno trattenuto l’Iva riscossa.
Intanto dal primo gennaio scorso è scattata una nuova norma di prelievo fiscale, contenuta nel memorandum della troika. È stata introdotta una nuova ritenuta per redditi fino a 42mila euro annui (per lavoratori dipendenti e pensionati), mentre per i grandi conflitti di interesse ancora nessun intervento normativo concreto. Ed entro il prossimo febbraio dovranno essere riposizionati altri 7.500 dipendenti pubblici (licenziati, o posti in prepensionamento o destinati ad altre funzioni). Il Ministero della Pianificazione annuncia che nel 2013 il riassetto delle strutture e dei servizi dei ministeri dovrebbe ridurre complessivamente il personale del 50%. Il ministro delle Finanze Iannis Stournaras commenta: “Il bilancio per il 2012? È andato male. Non dobbiamo dimenticare che è stato un anno molto difficile. La recessione ha raggiunto circa il 6,5% ma siamo sopravvissuti. Non dobbiamo perdere la nostra speranza”. E indica la strada da seguire: “Dobbiamo coprire nei prossimi due anni un gap fiscale di circa 13 miliardi di euro”. Sì, ma come?
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