Per raggiungere il successo economico esistono due strade. La prima consiste nel creare valore attraverso prodotti o servizi innovativi, oppure nell’implementazione di metodi più efficienti oppure ancora nel combinare l’uso di risorse in modo più ingegnoso ed efficace a vantaggio dei clienti. E’ una strada che richiede applicazione, studio, intelligenza, rinunce, determinazione, inclinazione al rischio.
La seconda strada è brutalmente più semplice: consiste nell’appropriarsi del frutto di sforzi e sacrifici altrui. Il furto, la rapina e il saccheggio sono metodi rozzi. Invece la politica consente ai ladri di ottenere cospicui bottini azzerando il rischio di finire in galera. Basta legalizzare la sottrazione. La Grande Rapina Legalizzata (GRL) è ormai l’attività principale per i politici di mestiere, ma ha coinvolto, a vari livelli, tutti coloro che sono riusciti ad imbastire scambi con il potere politico oppure intrecci corporativi: dalle banche ai sindacati, dai manager pubblici agli ordini professionali, dai burocrati ai baby pensionati.
Per la GRL al posto di pistole e grimaldelli si sono imbracciati strumenti eminentemente retorici, sparando raffiche di concetti vacui (in quanto ognuno li interpreta a suo piacimento) come equità, redistribuzione, servizi sociali, welfare, politiche keynesiane, stimolo alla domanda, imprese pubbliche, banche di sistema, politica industriale e via turlupinando. Inoltre, come insegnano nei bassifondi, la riuscita del colpo richiede complicità sul territorio e manovalanza spicciola. A questo fine si distribuiscono le briciole del maltolto ad una pletora di questuanti disposta a vendersi al peggior offerente. Nel gergo giudiziario si definisce “voto di scambio”.
La GRL è stata l’unica industria in continua crescita non solo in Italia, ma con gradi diversi, in tutti i paesi avanzati, consentendo l’accumulazione di fortune individuali a chi non ha mai studiato, generato valore, fatto sacrifici o lavorato in attività utili al prossimo.
Questa industria però a lungo andare ha di fronte un limite: il maltolto non può superare il valore prodotto, decurtato dal necessario per far sopravvivere gli onesti. Temporaneamente questo vincolo può essere violato ricorrendo al debito, sia pubblico (ad esempio in Italia e Grecia) che privato (ad esempio in Usa, Uk, Spagna, Irlanda), poi la logica e l’aritmetica riprendono il sopravvento. La crisi globale che attanaglia il mondo sviluppato rappresenta il capolinea di questa spoliazione su vasta scala, i cui fondamenti si sono consolidati in oltre quarant’anni di ossessivo indottrinamento: i gonzi che venivano spogliati applaudivano ai concerti di tromboni e di trombette sulla retorica dello stato sociale (che i gonzi hanno visto forse in cartolina) volta a celare la realtà dei Cuffaro, dei Verdini, dei Bossi, delle Polverini, dei Lusi, dei Formigoni, dei Penati (per limitarci a casi recenti).
La crisi in Italia ha meramente accelerato una corsa verso il precipizio perché le attività produttive già sfiancate da un decennio di spesa pubblica tremontiana fuori controllo, politiche sociali demenziali, leggi schizofreniche e tassazione scriteriata non sono state più in grado di sostenere i livelli di esproprio sotto il giogo di Equitalia, cui Tremonti e Visco hanno conferito un potere in contrasto con il dettato costituzionale oltre che con la logica. Il circo Berlusconi-Tremonti fu defenestrato perché aveva smesso di assicurare la greppia piena. A quel punto le varie caste – di cui Napolitano è assurto a nume tutelare – hanno partorito un governo sedicente tecnico.
Dietro la maschera di perbenismo i vari Grilli, Patroni Griffi, Cancellieri, Terzi – personaggi dediti ad assicurare il funzionamento dei meccanismi di esproprio occulti, nelle ben remunerate posizioni apicali della burocrazia parassitaria – hanno preso in mano la situazione. Il governo Monti non ha prodotto nemmeno uno straccio di riforma seria a parte quella peggiorativa dell’art. 18 e una riformicchia delle pensioni che lasciasse il più possibile inalterato il meccanismo della GRL.
Monti non è stato chiamato a riformare il paese, prosciugando il fiume di trasferimenti e di sprechi in cui sguazzano le caste, bensì a presentarsi con un doppiopetto nuovo e una camicia senza sbaffi di rossetto (o di cerone) a battere cassa in Europa. Il sacro Graal del fasullo rigore economico erano gli Eurobond, cioè il trasferimento dei debiti sulla groppa dei Tedeschi. Fallito il colpo per la defezione di Hollande, alla cui complicità Palazzo Chigi aveva agognato ferventemente, le varie caste hanno esaurito le opzioni soft. L’unico puntello che ancora li illude di reggersi è la promessa della Bce di monetizzare il debito. Ma è una promessa ancora da verificare.
Alle prossime elezioni la scelta è chiara e parte da una constatazione. Al contrario degli altri PIIGS, l’Italia riesce a reggersi sull’orlo del baratro grazie a una ricchezza delle famiglie ancora consistente e alle poche manifatture sopravvissute allo scempio operato nei decenni di rapina legalizzata. Lo scontro elettorale si gioca sull’uso futuro di questa ricchezza. Il programma della triade Bersani-Vendola- Camusso, con il rincalzo di Casini e del suo nuovo garzone in loden, punta all’esproprio del risparmio (vedi alla voce patrimoniale), per continuare la GRL.
L’alternativa, per il momento minoritaria, prevede che invece di bruciare il risparmio degli italiani nella caldaia degli sprechi pubblici, si ripristino gli incentivi agli investimenti, tagliando spese e tasse, snellendo i codici di legge, rivitalizzando università e ricerca, eliminando i sussidi, riducendo i dipendenti statali, fissando dei costi standard in tutti i servizi pubblici, azzerando il finanziamento ai partiti, dimezzando il numero di enti locali e vendendo la manomorta su cui spadroneggiano i cleptocrati.
Quando in campagna elettorale sentirete parlare di solidarietà, di sacrifici e di condivisione sappiate che si tratta dell’ennesima dose di vaselina parolaia per lubrificare l’accesso di mani agili, prensili e avide alle vostre tasche, al vostro conto in banca e alle vostre case. Da chi verrà perpetrata la GRL, se da Bersani, da Berlusconi o da Monti con le loro rispettive bande, in fondo per voi cambierà poco.
Fabio Scacciavillani
Economista e asset manager
Economia & Lobby - 6 Gennaio 2013
La politica come Rapina Legalizzata
Per raggiungere il successo economico esistono due strade. La prima consiste nel creare valore attraverso prodotti o servizi innovativi, oppure nell’implementazione di metodi più efficienti oppure ancora nel combinare l’uso di risorse in modo più ingegnoso ed efficace a vantaggio dei clienti. E’ una strada che richiede applicazione, studio, intelligenza, rinunce, determinazione, inclinazione al rischio.
La seconda strada è brutalmente più semplice: consiste nell’appropriarsi del frutto di sforzi e sacrifici altrui. Il furto, la rapina e il saccheggio sono metodi rozzi. Invece la politica consente ai ladri di ottenere cospicui bottini azzerando il rischio di finire in galera. Basta legalizzare la sottrazione. La Grande Rapina Legalizzata (GRL) è ormai l’attività principale per i politici di mestiere, ma ha coinvolto, a vari livelli, tutti coloro che sono riusciti ad imbastire scambi con il potere politico oppure intrecci corporativi: dalle banche ai sindacati, dai manager pubblici agli ordini professionali, dai burocrati ai baby pensionati.
Per la GRL al posto di pistole e grimaldelli si sono imbracciati strumenti eminentemente retorici, sparando raffiche di concetti vacui (in quanto ognuno li interpreta a suo piacimento) come equità, redistribuzione, servizi sociali, welfare, politiche keynesiane, stimolo alla domanda, imprese pubbliche, banche di sistema, politica industriale e via turlupinando. Inoltre, come insegnano nei bassifondi, la riuscita del colpo richiede complicità sul territorio e manovalanza spicciola. A questo fine si distribuiscono le briciole del maltolto ad una pletora di questuanti disposta a vendersi al peggior offerente. Nel gergo giudiziario si definisce “voto di scambio”.
La GRL è stata l’unica industria in continua crescita non solo in Italia, ma con gradi diversi, in tutti i paesi avanzati, consentendo l’accumulazione di fortune individuali a chi non ha mai studiato, generato valore, fatto sacrifici o lavorato in attività utili al prossimo.
Questa industria però a lungo andare ha di fronte un limite: il maltolto non può superare il valore prodotto, decurtato dal necessario per far sopravvivere gli onesti. Temporaneamente questo vincolo può essere violato ricorrendo al debito, sia pubblico (ad esempio in Italia e Grecia) che privato (ad esempio in Usa, Uk, Spagna, Irlanda), poi la logica e l’aritmetica riprendono il sopravvento. La crisi globale che attanaglia il mondo sviluppato rappresenta il capolinea di questa spoliazione su vasta scala, i cui fondamenti si sono consolidati in oltre quarant’anni di ossessivo indottrinamento: i gonzi che venivano spogliati applaudivano ai concerti di tromboni e di trombette sulla retorica dello stato sociale (che i gonzi hanno visto forse in cartolina) volta a celare la realtà dei Cuffaro, dei Verdini, dei Bossi, delle Polverini, dei Lusi, dei Formigoni, dei Penati (per limitarci a casi recenti).
La crisi in Italia ha meramente accelerato una corsa verso il precipizio perché le attività produttive già sfiancate da un decennio di spesa pubblica tremontiana fuori controllo, politiche sociali demenziali, leggi schizofreniche e tassazione scriteriata non sono state più in grado di sostenere i livelli di esproprio sotto il giogo di Equitalia, cui Tremonti e Visco hanno conferito un potere in contrasto con il dettato costituzionale oltre che con la logica. Il circo Berlusconi-Tremonti fu defenestrato perché aveva smesso di assicurare la greppia piena. A quel punto le varie caste – di cui Napolitano è assurto a nume tutelare – hanno partorito un governo sedicente tecnico.
Dietro la maschera di perbenismo i vari Grilli, Patroni Griffi, Cancellieri, Terzi – personaggi dediti ad assicurare il funzionamento dei meccanismi di esproprio occulti, nelle ben remunerate posizioni apicali della burocrazia parassitaria – hanno preso in mano la situazione. Il governo Monti non ha prodotto nemmeno uno straccio di riforma seria a parte quella peggiorativa dell’art. 18 e una riformicchia delle pensioni che lasciasse il più possibile inalterato il meccanismo della GRL.
Monti non è stato chiamato a riformare il paese, prosciugando il fiume di trasferimenti e di sprechi in cui sguazzano le caste, bensì a presentarsi con un doppiopetto nuovo e una camicia senza sbaffi di rossetto (o di cerone) a battere cassa in Europa. Il sacro Graal del fasullo rigore economico erano gli Eurobond, cioè il trasferimento dei debiti sulla groppa dei Tedeschi. Fallito il colpo per la defezione di Hollande, alla cui complicità Palazzo Chigi aveva agognato ferventemente, le varie caste hanno esaurito le opzioni soft. L’unico puntello che ancora li illude di reggersi è la promessa della Bce di monetizzare il debito. Ma è una promessa ancora da verificare.
Alle prossime elezioni la scelta è chiara e parte da una constatazione. Al contrario degli altri PIIGS, l’Italia riesce a reggersi sull’orlo del baratro grazie a una ricchezza delle famiglie ancora consistente e alle poche manifatture sopravvissute allo scempio operato nei decenni di rapina legalizzata. Lo scontro elettorale si gioca sull’uso futuro di questa ricchezza. Il programma della triade Bersani-Vendola- Camusso, con il rincalzo di Casini e del suo nuovo garzone in loden, punta all’esproprio del risparmio (vedi alla voce patrimoniale), per continuare la GRL.
L’alternativa, per il momento minoritaria, prevede che invece di bruciare il risparmio degli italiani nella caldaia degli sprechi pubblici, si ripristino gli incentivi agli investimenti, tagliando spese e tasse, snellendo i codici di legge, rivitalizzando università e ricerca, eliminando i sussidi, riducendo i dipendenti statali, fissando dei costi standard in tutti i servizi pubblici, azzerando il finanziamento ai partiti, dimezzando il numero di enti locali e vendendo la manomorta su cui spadroneggiano i cleptocrati.
Quando in campagna elettorale sentirete parlare di solidarietà, di sacrifici e di condivisione sappiate che si tratta dell’ennesima dose di vaselina parolaia per lubrificare l’accesso di mani agili, prensili e avide alle vostre tasche, al vostro conto in banca e alle vostre case. Da chi verrà perpetrata la GRL, se da Bersani, da Berlusconi o da Monti con le loro rispettive bande, in fondo per voi cambierà poco.
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Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Io sono un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente". Così Simone Cristicchi, ospite a 'Maschio Selvaggio' su Rai Radio 2, risponde alla conduttrice Nunzia De Girolamo quando fa notare al cantautore romano come la canzone sanremese 'Quando sarai piccola' sia piaciuta tanto a Elly Schlein quanto a Giorgia Meloni.
"Si tende sempre a identificare gli artisti politicamente, la musica invece non ha fazioni, non ha colori. Devo dire che tu hai messo insieme la destra e la sinistra", ha detto De Girolamo al cantautore arrivato quinto nella classifica finale. "Questo mi fa sorridere - ha confessato Cristicchi - sono molto contento di questo apprezzamento bipartisan, o anche super partes, che ha generato la mia canzone. Io sono sempre stato un artista libero, non mi sono mai schierato politicamente, proprio perché volevo che la mia musica e la mia arte potesse arrivare a tutti ed è giusto che sia così".
"Ovviamente ho le mie idee, come tutti, non le rinnego e non mi vergogno di esternarle quando è il momento e quando ho voglia, però - ha concluso il cantautore - sono veramente contento di aver fatto questa canzone che sia piaciuta più o meno a tutti".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il caro bollette è un problema sempre più grave, che non possiamo più far finta di non vedere. Paghiamo le bollette più care d’Europa, che a sua volta paga le bollette più alte tra i competitor internazionali. Siamo i più tartassati tra i tartassati, con un evidente danno alla competitività delle imprese e al potere di acquisto delle famiglie. I lavoratori, in particolare, pagano questi aumenti tre volte: la prima in casa quando arriva la bolletta, la seconda perché le aziende devono metterli in cassa integrazione poiché con l’energia alle stelle perdono produttività, la terza perché l’energia spinge a rialzo l’inflazione e i prodotti nel carrello della spesa costano di più". Lo dice Annalisa Corrado della segreteria del Partito Democratico.
"Agire è possibile e doveroso. Possiamo farlo subito, a partire dalla protezione dei soggetti vulnerabili, oltre 3 milioni e mezzo di utenti, per il quali il governo vuole bandire aste che sarebbero una iattura. Bisogna fermarle immediatamente e riformare piuttosto l’acquirente unico, che al momento gestisce il servizio di tutela della vulnerabilità, perché possa tornare a stipulare i contratti pluriennali di acquisto, agendo come vero e proprio gruppo d’acquisto".
"È necessario inoltre agire ad ogni livello possibile per disaccoppiare il prezzo dell’energia da quello del gas: occorre lavorare ad una riforma europea dei mercati, scenario non immediato, agendo però contemporaneamente ed immediatamente per un “disaccoppiamento di fatto”, come quello che si potrebbe attuare supportando i contratti pluriennali con i produttori di energia da fonti rinnovabili (PPA, Power purchase agreement). Dovremmo prendere esempio dalla Spagna di Sanchez, inoltre, che ha imposto un tetto al prezzo del gas, ottenendo risultati brillanti che hanno trainato la ripresa d’industria ed economia. Dobbiamo fare di più e meglio per la transizione energetica per liberarci dalla dipendenza del gas: oltre ad insistere su sufficienza energetica ed elettrificazione dei consumi, dobbiamo agire ad ogni livello perché la quota di energia da fonti rinnovabili nel nostro mix di produzione cresca: questo è l’unico modo strutturale di far penetrare il beneficio in bolletta del basso costo delle energie pulite".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - “Allarmano e inquietano gli atti violenti rivolti in questi giorni contro le Forze dell’Ordine, a loro va la nostra piena solidarietà”. Lo dichiara la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi dopo gli incendi dolosi che hanno coinvolto questa mattina il commissariato e la Polstrada di Albano Laziale e nei giorni scorsi il comando della Compagnia dei carabinieri di Castel Gandolfo.
“Auguriamo agli agenti intossicati una pronta guarigione. Nell’attesa che sia fatta chiarezza sulle dinamiche e che i responsabili siano consegnati alla giustizia, non possiamo che schierarci senza indugio al fianco di chi ogni giorno si impegna per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Le bollette energetiche di famiglie e imprese sono alle stelle. Meloni ha fischiettato per mesi, ignorando anche le nostre proposte. E oggi annuncia il rinvio di un Cdm promesso ormai due settimane fa. Non avevano detto di essere 'pronti'?". Lo ha scritto sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Tutto quello che ha a che fare con le emergenze vere di cittadini, famiglie, imprese passa in secondo piano nell’agenda del governo Meloni. Così è stato ed è per le liste d’attesa e per il diritto alla salute negato a milioni di concittadini, così è per il caro-bollette che da troppi mesi penalizza le aziende italiane e mette in ginocchio le fasce sociali più disagiate". Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria del Partito Democratico.
"Oggi la segretaria del Pd Elly Schlein ha presentato proposte molto chiare e concrete, che raccolgono peraltro l’interesse di imprenditori e associazioni degli utenti. Il Cdm sul problema del caro energia pare invece che slitti a venerdì. La presidente Meloni ne approfitti per raccogliere le nostre proposte sul disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas e sull’Acquirente unico".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - La lotta alle mafie andrebbe portata avanti "in maniera trasversale. Ma non stiamo vedendo disponibilità all'ascolto e al lavoro comune da parte di questa destra". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno. "Noi continueremo a fare da pungolo costante, il messaggio che deve arrivare chiaro alle nuove generazioni è che la mafia è un male, e un freno al nostro Paese. Il Pd oggi più che mai è intenzionato a portare avanti questo lavoro con determinazione, mano nella mano con le realtà che affrontano il problema ogni giorno e ne sanno certamente più di noi".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Nel contrasto alle mafie "il ruolo delle forze dell'ordine e della magistratura è fondamentale. Noi riconosciamo e sosteniamo il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine. Vanno sostenute le forze dell'ordine, come la magistratura, che invece vediamo attaccata tutti i giorni da chi governa". Lo ha detto Elly Schlein al seminario sulla legalità al Nazareno.