Il messaggio dell’Unione europea sembrava chiaro: l’Imu, così com’è, non va. Per migliorarne l’effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo. Eppure è stata necessaria una precisazione per ammorbidire i toni. Tutto è nato con la pubblicazione, in mattinata, del rapporto Ue 2012 su occupazione e sviluppi sociali, secondo il quale, anche se la nuova tassa comprende alcuni aspetti di equità, altri potrebbero essere “ulteriormente migliorati per aumentarne la progressività”.
Tra questi, in particolare, la Commissione cita l’aggiornamento dei valori catastali, le deduzioni non legate alla capacità dei contribuenti di pagare le imposte sul reddito e una definizione di residenza principale e secondaria. Sulla base di simulazioni effettuate con i dati relativi alla vecchia Ici, il rapporto Ue sottolinea che “le tasse sulla proprietà non hanno impatto sulla diseguaglianza in Italia e sembrano aumentare leggermente la povertà in Italia”.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Dopo che, nel dicembre scorso, Silvio Berlusconi aveva annunciato di volerla eliminare in caso di vittoria alle elezioni, la tassa sulla prima casa è tornata al centro del dibattito politico. Il Cavaliere ne ha fatto un cavallo di battaglia, ribadendo, in quasi tutte le sue uscite pubbliche, la volontà di abolire l’imposta fin dal primo Consiglio dei ministri.
Secondo Pier Luigi Bersani, poi, l’abolizione è impossibile, ma il segretario del Pd ha dichiarato che “si può lavorare per alleggerirla”. Più radicale appare la posizione del responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, che sottolinea il “peso insostenibile delle tasse” e propone di eliminare l’imposta “per le classi medie e i redditi bassi, concentrandola sui grandi patrimoni”.
Sull’argomento è intervenuto anche Mario Monti. Il premier uscente ha sempre difeso l’introduzione dell’imposta, pur ammettendo la necessità di modificarla, aumentando il sostegno ai comuni. Parlando a TGcom24, il professore ha commentato il rapporto della Commissione: “La prima notizia è che la Ue ha preso atto che l’Italia ha fatto quello che la Ue chiedeva” sulle tasse per la casa. “La frase fondamentale dice che la tassa sugli immobili è stata introdotta su richiesta dell’Unione Europea, poi apprezza alcuni aspetti della forma di Imu adottata, e poi parla di progressività. Ecco messa nella giusta prospettiva questa ‘clamorosa’ notizia…”. Per quanto riguarda la maggior destinazione ai comuni, Monti taglia corto: “Non si poteva fare subito”.
In serata, forse proprio in seguito al clamore suscitato sulla stampa italiana e alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, la Commissione ha voluto precisare che il rapporto “non analizza l’impatto redistributivo della nuova tassa e non suggerisce che la riforma abbia un qualsiasi effetto negativo sulla povertà” e sottolineare che i dati sul leggero aumento della povertà erano “riferiti alla situazione del 2006, non alla nuova tassa”. Non solo. La nota del portavoce del Commissario Ue all’Occupazione Laszlo Andor ha tenuto a precisare che il rapporto “puntualizza semplicemente che la riforma dovrebbe avere un impatto più progressivo sulla distribuzione del reddito se sposta la sua base di calcolo dai valori teorici catastali ai valori di mercato” e che “il governo italiano ha proposto una revisione di questo tipo ma non è stata accettata dal parlamento italiano”.