Spezza le catene!
Non è solo un consiglio, un invito che echeggia moniti antichi evocati spesso dai testi classici dei rivoluzionari, adottati poi nel tempo da vari movimenti.
E’, nella modernità tecnologica dell’oggi, l’invito vibrante e felice che la femminista Eve Ensler rilancia a livello planetario contro la violenza sulle donne per il 14 febbraio 2013.
Ed è un invito a… ballare!
Sì proprio così: ballare. Danzare in piazza, nelle scuole, nei posti di lavoro, sul tetto della fattoria, sulla spiaggia, tra la neve, in cantina, in aperta campagna: da sole ma meglio se accompagnate, da altre donne e anche dagli uomini che vorranno ballare.
Dopo il video dello scorso anno che invitava le donne ad alzarsi dovunque si trovassero e a indicare il cielo con un dito in silenzio, la campagna globale dell’autrice dei “Monologhi della vagina” evolve nella proposta di migliaia di eventi con la modalità del flash mob, gli ormai noti raduni spontanei convocati via web e mai più lunghi di 10 minuti, che tanto hanno avuto successo e consenso tra i movimenti per il cambiamento, compresi quelli femministi.
Caratterizzati dalla spiccata e decisa scelta nonviolenta, i flash mob hanno quasi sempre il segno specifico dell’accompagnamento di musica, suoni urbani che ritmano il movimento del corpo, grande protagonista da sempre nelle manifestazioni di piazza.
Ma al posto delle marce e dei cortei il flash mob è un evento breve, instant, nel quale tutte le persone che vi partecipano eseguono movimenti in sincrono decisi collettivamente.
E a dispetto della velocità e della relativa brevità dell’iniziativa la sua preparazione è accurata e lunga. Già dai primi giorni dell’anno sul sito è disponibile il kit per la strutturazione dell’evento, con video tutorial che insegnano passo dopo passo la coreografia (composta dall’indimenticabile Debbie Allen, l’attrice coreografa che impersonava l’insegnante di danza nella serie “Saranno famosi”) e i consigli per l’organizzazione.
A 15 anni dall’uscita del testo di Eve Ensler e dalla sua teatralizzazione in tutto il mondo il network che oggi lancia l’iniziativa danzante globale contro la violenza, già accolta in centinaia di paesi, vanta l’appoggio di personalità note al grande pubblico: il Dalai Lama, Jane Fonda, Rosario Dawson, Donna Karan, Thandie Newton, Charlize Theron, Kerry Washington e Farhan Akhtar, Javed Akhtar, Jessica Alba, Habana Azmi, Kamla Bhasin, Kate Clinton, Nandita Das, Longiuns Ernandez, Anne Hathaway, Rosie Huntington–Whitely, Kaizaad Kotwal, Zoe Kravitz, Jennifer Lawrence, Mahabanoo Mody-Kotwal, Dylan McDermott, Yoko Ono, Robert Redford, Mallika Sarabhai, Aparna Sen, Elizabeth Sombart, Sakshi Tanwar, Dolly Thakore, Lily Tomlin, Usha Uthup.
Nel comporre, nel 2003, il testo collettaneo “Donne disarmanti – storie e testimonianze su nonviolenza e femminismo” mi imbattei in una frase dell’attivista Sojourner Truth, nata schiava (perché nera) nel 1797 che ha lottato tutta la vita contro la schiavitù e a favore dei diritti delle donne. Nonostante l’asprezza della sua condizione, e la pericolosità della sua scelta, tra gli scritti che ha lasciato al mondo c’è un consiglio delicato e amorevole che lei offre a chi abbraccia la strada della rivolta contro le ingiustizie. “E’ bene se mentre lottiamo per la libertà cantiamo e danziamo un poco”. Sì, è bene.
E’ bene se il giorno che il mercato globale dei cioccolatini, delle rose e degli anelli di fidanzamento ha decretato essere quello degli ‘innamorati’ le donne e gli uomini meno inclini al consumismo si trovano nei luoghi a loro cari e, insieme, vorranno danzare sulle note composte da Tena Clark, per dire che “ posso vedere il mondo che condividiamo sicuro e libero da ogni oppressione; mai più stupri, incesti o abusi, le donne non sono una proprietà. Io danzo perché amo ballare, perché sogno, perché ne ho avuto abbastanza, per fermare le urla, per rompere le regole, per fermare il dolore, per rompere le catene. Nel mezzo di questa follia, noi danziamo. So che c’è un mondo migliore. Prendete le vostre sorelle e i vostri fratelli per mano, raggiungiamo ogni donna e ragazza. Questo è il mio corpo, il mio corpo sacro. Non ci sono più scuse, niente più abusi.
Siamo madri, siamo insegnanti, siamo creature bellissime”. Dance!