Con scadenza regolare, Beppe Grillo crea polemiche. Non sempre volontariamente. Quella su Casa Pound è una delle più sgradevoli, insieme alle frasi su mafia e Ius Soli.
Certezze. Di fronte all’esponente di Casa Pound, alla domanda se fosse antifascista, Beppe Grillo ha risposto: “Non mi compete”. Uhm, mumble, bah. Essere antifascisti è una delle poche certezze che qualsiasi democratico avrebbe avere. Qua le chiacchiere e i distinguo stanno a zero. Tra le rare cose di cui l’Italia del Novecento può vantarsi, c’è proprio l’antifascismo. Gobetti, Gramsci, Pertini. La lotta partigiana. I libri di Fenoglio. L’antifascismo, oltre che valore ribadito dalla Costituzione, è sacro. Chi straparla di “ideologie superate”, o magari cita Destra-sinistra di Gaber a casaccio, ha le idee piuttosto nebulose.
Beppe Fascista. Scrivere che Grillo è “fascista”, o che “apre a Casa Pound”, è l’ennesimo atto in malafede dell’informazione italiana. Chiunque ha visto mezzo spettacolo di Grillo sa bene come non solo non sia mai stato fascista, ma abbia spesso combattuto battaglie riconducibili alla sinistra. Molto più di quanto non abbia fatto la sinistra. Il filmato peraltro era tagliato ad hoc, per farlo apparire come una sorta di emulo di Mengele. Grillo non ha mai aperto a Casa Pound (oltretutto il M5S non fa alleanze: se dicesse no a Ingroia per apparentarsi a Casa Pound, oltre che irricevibile sarebbe pure demente). Grillo ha detto altro.
Cosa ha detto? Ecco: cosa ha detto? Il dialogo con il tizio di Casa Pound avviene giovedì sera, mentre Grillo sta facendo da ore la fila al Viminale per la consegna del simbolo (e già questo è surreale, come lo sono le liste civetta. Davvero ci meritiamo tutto questo?). Appare rilassato (pure troppo per i suoi canoni). Non prevarica l’interlocutore (fatto rarissimo). Mastica qualcosa. Il filmato, per chi è (o è stato) di sinistra, suona quantomeno infelice. Ma non contiene nulla di nuovo. Chi mi legge sa come avessi più volte sottolineato che la vicinanza (o anche solo la tolleranza) dimostrata nei confronti di Casa Pound fosse un aspetto ben più grave degli gne gne dei Favia qualsiasi (che guarda caso si è subito accasato da Ingroia, come qui ampiamente previsto: non era difficile arrivarci, su). Incroci pericolosi tra M5S e Casa Pound c’erano già stati a Bolzano e Bologna. Bleah.
Perché ciò accade? Grillo ha un’idea – sua e del M5S – di superamento dei vecchi steccati. Quel “non mi compete” non significa “non sono antifascista” (non diciamo belinate, dai). Bensì: “Non me ne frega una beata mazza se sei di destra o di sinistra”. Le regole del M5S sono semplici e chiare (“ecumeniche”, direbbe Grillo): incensurati, niente tessere, due mandati, programma. Stop. Se poi alcune battaglie sono condivise da fascisti, comunisti, talebani, mengoniani o venusiani, il M5S le vota. Se Casa Pound è contraria agli inceneritori, il M5S vota con Casa Pound. Non dico che sia bello, brutto, giusto o sbagliato: dico che lì funziona così.
Risposte. Tale posizione è stata chiarita da Grillo nel post del 12 gennaio. Significativi questi passaggi: “Il tempo delle ideologie è finito. Il MoVimento 5 Stelle non è fascista, non è di destra, né di sinistra. E’ sopra e oltre ogni tentativo di ghettizzare, di contrapporre, di mistificare ogni sua parola catalogandola a proprio uso e consumo. Il M5S non ha pregiudiziali nei confronti delle persone. Se sono incensurate, non iscritte a un altro partito o movimento politico, se si riconoscono nel programma, per loro le porte sono e saranno sempre aperte. (..)l M5S ha votato finora le proposte considerate attinenti al suo programma, chiunque le avesse fatte. E questo è ciò che farà in Parlamento. (..) Le porte per i partiti, anche per quelli riverginati, sono invece chiuse, serrate per sempre. Alle foglie di fico chiedo di non fare correnti d’aria”. Chiaro. E non nuovo. Chi segue il M5S, queste cose, le sapeva già. Chi si stupisce, temo lo faccia per ignoranza o interesse di bottega (partito).
Ma Grillo è di sinistra? Non lo è mai stato (certe sue posizioni paraleghiste sono note). Grillo è divenuto, sin dagli Ottanta, il paladino di una parte di sinistra per la nota battuta su Craxi. Perché ha fatto controinformazione per vent’anni. Perché sa far ridere (in senso buono, e a volte in senso meno buono). Perché ha spesso avuto le palle che la sinistra italiana non ha avuto. Si dirà: com’è che uno non di sinistra ha catalizzato tanti delusi di (ex) sinistra? Per lo stesso motivo per cui tanti altri esponenti di destra o liberali, come Marco Travaglio e Antonio Di Pietro, sono divenuti cari a parte della sinistra: perché hanno fatto – non volendo – le veci della sinistra realista (ma non reale). Informando, denunciando, combattendo. Rispettando la Costituzione. Mettendo al centro di tutto la questione morale. Il contrario dei D’Alema.
Ma a te questa cosa di Casa Pound piace? No, per niente. Mi faceva vagamente schifo anche mesi fa, e lo scrivevo, mentre talkshow e quotidiani erigevano la Cattedrale dei Finti Martiri Frignanti emiliani. Io posso accettare l’idea (rischiosa, ma non peregrina) di un superamento di destra e sinistra. Soprattutto se la sinistra italiana sono le Bindi e i Violante. Esistono però dei paletti che devono rimanere. Il primo di questi è l’antifascismo: con un berlusconiano ci parlo, con un fascista compiaciuto neanche se mi pagano.
Con questa uscita, Grillo perderà consenso. Bah, mica son tanto convinto. I sondaggisti danno il M5S tra l’11% (Piepoli: uno che non la becca mai) e il 16% (Swg Weber: uno che ci becca spesso). Un calo c’era già stato. La querelle Casa Pound ha avuto un forte impatto su chi già non votava M5S: il Pd, Sel, Ingroia. Concretamente sposta poco. Dubito che abbia stravolto chi già pensava convintamente di votarlo. La sinistra, anzitutto quella più colta, tende a credere che il M5S sia un movimento atipico di sinistra. Non lo è. Fatevene una ragione: non lo è. I ventenni-trentenni che lo votano, e si informano in Rete, sono cresciuti in un mondo post-comunista e non gli interessa nulla – nulla – di sinistra e destra, fascismo e comunismo. Sono “oltre” (o sopra, o sotto, o meglio, o peggio: comunque da un’altra parte). La vicenda Casa Pound indigna chi è di sinistra, ma non l’elettore grillista. Che si divide in due tipologie: quello che vota M5S perché informato (e quindi sa già tutto) e quello che vota perché desidera un elemento “distruttivo” in grado a prescindere di scardinare la Casta (o quantomeno infastidirla in Parlamento).
E allora? Allora M5S può calare, eccome, ma non per Casa Pound, che ha regalato alcuni voti a Ingroia – di Rivoluzione Civile parlerò in uno dei prossimi post – ma finisce lì. Il M5S è destinato a calare se (sicuro) Berlusconi riguadagnerà consensi. Consensi che proverranno da astenuti, Monti e M5S. Grillo aveva già perso quella fetta di elettorato di sinistra dubbiosa (pensate al Normotipo Santoriano o Floresdarcaisiano), prima con le “epurazioni” e poi con Ingroia. Il risultato sono le cifre attuali, tra l’11% e il 16%. Lo Tsunami Tour servirà a Grillo per calamitare attenzioni – costringendo la tivù a parlare di lui – e provare a convincere i delusi di destra nuovamente infinocchiati da B.
Chiedo troppo se. Del M5S si dovrebbe parlare anche per le battaglie. Per i soldi restituiti in Sicilia. Per avere anticipato temi di ordine ambientale, etico, morale. Per le facce nuove, giovani e spesso (non sempre: il fenomeno che ha consegnato il simbolo farlocco M5S è un ex grillino) pulite. Non solo per le provocazioni di Grillo. Chiedo troppo? Sì.
Sì, ma chi dobbiamo votare? Mica dovete chiederlo a me. L’ipotesi meno indigesta è un governo di centrosinistra (il meno peggio) con un 20% di altrapolitica (Grillo e Ingroia). E’ poco? No, è l’Italia. Un paese in cui l’ottimismo politico, più che un azzardo utopico, è una forma bislacca di demenza.
Buona catastrofe.