Hanno perquisito le due sedi della Lega Nord fino a tarda notte e portato via alcuni documenti. La guardia di Finanza, su ordine del pm Maurizio Ascione, è entrata la notte tra il 15 e il 16 gennaio nelle sedi del Carroccio di Milano e Torino nell’ambito dell’inchiesta sulle quote latte partita dal crack della cooperativa “La Lombarda”. Oltre al reato di bancarotta fraudolenta, gli inquirenti ipotizzano anche la corruzione perché si sospetta di presunti versamenti di mazzette a funzionari pubblici e politici per interventi sia ministeriali che legislativi a favore degli agricoltori per ritardare i pagamenti sulle quote latte da versare all’Unione Europea.
Insieme a lui erano presenti ai blitz in via Bellerio e via Poggio anche Umberto Bossi, Roberto Cota e Roberto Calderoli. Il pm ha sentito come persone informate sui fatti la segretaria del Senatùr, Daniela Cantamessa, e quella amministrativa della Lega a Torino, Loredana Zola. ”La Lega non c’entra, l’inchiesta riguarda una società che non c’entra niente con la Lega”, ha detto Maroni che sottolinea l’estraneità del partito alla vicenda. “Non hanno trovato nulla – ha continuato – noi siamo terzi e quindi la questione è chiusa”. Il segretario precisa che, nonostante gli esponenti del partito siamo rimasti “meravigliati” dal blitz, c’è stata una “totale collaborazione”, e ha smentito che sia stata posta la “questione di immunità, come qualcuno ha scritto”. Secondo alcune indiscrezioni,infatti, le perquisizioni avrebbero avuto esito “parziale” perché alcuni degli esponenti leghisti presenti avrebbero opposto l’immunità per alcuni locali nella disponibilità di parlamentari, ma sia Bossi che Maroni hanno smentito seccamente la circostanza. Il segretario ha precisato di non credere ai complotti, ma ha puntualizzato che “pare solo un pò strano che si parli di queste cose solo per la Lega e il Pdl”.
Nelle scorse settimane sono stati sentiti a verbale dal pm anche Renzo Bossi, gli ex ministri dell’Agricoltura Giancarlo Galan e Luca Zaia, oltre all’ex presidente dell’Agenzia per le erogazioni per l’agricoltura, Dario Fruscio, e all’ex capo di gabinetto del ministero delle Politiche agricole, Giuseppe Ambrosio, già arrestato a Roma per sospette frodi. In passato era stato sentito anche Marco Paolo Mantile, che era vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari (quando il ministero era guidato da Zaia). Gli inquirenti stanno indagando in particolare sui rapporti commerciali tra “La Lombarda” e altre società. Per il momento è stato notificato solo il decreto di perquisizione presso terzi, senza informazioni di garanzia per gli indagati.
L’inchiesta sulle quote latte era partita dalla bancarotta della cooperativa di agricoltori milanesi “La Lombarda”, il cui rappresentante legale Alessio Crippa è stato condannato a 5 anni e mezzo per truffa sulle quote latte, travolta da un ‘buco’ di 80 milioni, e poi gli inquirenti hanno allargato le indagini su presunti episodi corruttivi, arrivando ad indagare anche in Piemonte. Nel Cuneese, da quanto si è saputo, sono “radicati la maggior parte degli allevatori che negli ultimi anni non hanno versato le multe sulle quote latte – che dovevano andare all’Agea, l’agenzia per le erogazioni per l’agricoltura, e da qui all’Ue -, ossia i versamenti dovuti per il latte prodotto in eccesso. Per una decina di anni, tra la fine degli anni ’90 e il 2009, come sancito dalle recenti condanne in due processi, uno milanese (con al centro le cooperative “La Lombarda” e “La Latteria”) e l’altro torinese (il filone di indagini partì proprio da Cuneo), non sarebbero state versate multe per un totale di circa 350 milioni di euro. Sarebbero stati accertati, tra l’altro, forti “contatti” tra diverse società e aziende di produttori di latte piemontesi e lombardi che poi, secondo l’accusa, sarebbero state “svuotate” dei profitti anche illeciti, divisi tra i vari soci.