“Limitare la diffusione delle slot machine e proteggere le persone dai rischi del gioco d’azzardo patologico dovrebbe essere un obiettivo comune a destra e a sinistra. Invece, quando nell’estate del 2010, abbiamo sospeso il rilascio delle autorizzazioni per impedire l’insediamento di 5-6 nuove sale giochi, l’assessore Romano La Russa ci ha scagliato contro una violenta campagna mediatica, accusandoci di attentare ideologicamente alla libertà imprenditoriale. Il risultato è che oggi sul nostro territorio ci sono 3 sale giochi, che catalizzano attività illecite”. Chi parla è Mario Soldano, primo cittadino di Cologno Monzese, uno dei sessanta comuni lombardi che ieri si sono dati appuntamento a Milano per firmare il “Manifesto per la legalità contro il gioco d’azzardo”.

Il tema, più volte sollecitato, è quello dell’impotenza dei sindaci che si trovano ad affrontare le conseguenze economiche e sociali del gioco d’azzardo patologico, senza avere gli strumenti per contrastarlo. Per questo, nel documento elaborato insieme alla Scuola di Buone Pratiche, Legautonomie e Terre di Mezzo, gli amministratori chiedono di poter esprimere un parere preventivo e vincolante sull’apertura di nuove sale e di regolamentarne l’accesso. Oggi la competenza è esclusivamente statale e a decidere in merito alle autorizzazioni è il questore. “A volte senza neanche la cortesia istituzionale di avvisare il comune”, conclude lamentandosi Soldano.

Lo Stato, che negli anni ha promosso il gioco d’azzardo legale nell’illusione di contrastare così quello illegale, considera la concessione delle licenze una mera questione di ordine pubblico e di sicurezza. Quindi di sua esclusiva pertinenza. Ma la presenza di luoghi, dover poter giocare 24 ore al giorno, può generare anche altri problemi (dalla turbativa della quiete all’indebitamento dei cittadini, che poi finiscono per gravare sulle casse comunali). Problemi ai quali, secondo il Testo Unico degli Enti Locali, è preposto il sindaco, in qualità di massima autorità socio sanitaria locale. Su questa forbice interpretativa si sono inserite le misure adottate dai vari comuni, nel tentativo di arginare la proliferazione dell’azzardo. Chi ha cercato di regolare la localizzazione delle sale gioco e la distanza minima dai luoghi sensibili con il Pgt (visto anche il fallimento del decreto Balduzzi); chi ha cercato di regolamentare gli orari d’accesso; chi di limitarne la pubblicità. Spesso, però, si è trattato di provvedimenti destinati a infrangersi contro i ricorsi al Tar.

Due – e di diverso segno – sono le sentenze più importanti pronunciate fino ad oggi. Da una parte vi è il caso di Verbania, condanna dal Tribunale Amministrativo Regionale a pagare 1,5 milioni di multa per aver vietato l’utilizzo delle macchinette di mattina; dall’altra quello della provincia autonoma di Bolzano, cui la Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto di intervenire sugli effetti causati dal gioco.

Su questa linea giuridica, dunque, proseguirà la battaglia dei comuni che nel frattempo hanno deciso di fare rete e di condividere le proprie esperienze in materia di lotta al gioco d’azzardo. Comprese le informazioni a disposizione sulle infiltrazioni mafiose nel settore. 

Nota è la vicenda del clan Valle-Lampada che, per altro, proprio a Cologno Monzese aveva cercato di far eleggere Leonardo Valle. Meno nota è la storia di Pioltello, dove l’autorizzazione per aprire una sala giochi è stata data alla Mondo Virtuale di Alessandro Maiolo (per altro all’interno di un centro commerciale per aggirare il divieto previsto dal Pgt). Ma Alessandro Maiolo è strettamente imparentato con Cosimo Maiolo e Alessandro Manno, che compaiono nell’inchiesta Infinito come i boss di Pioltello, impegnati ad imporre, tra le altre cose, le proprie macchinette nei locali della zona.

 

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