Sentenza e, probabilmente anche requisitoria, dopo il voto. I giudici del processo Ruby cambiano idea e, anche non fermando di fatto il processo, rimodulano il calendario perché uno dei giudici è stato applicato ad altro tribunale. Stamattina c’era stata una nuova richiesta di sospensione. Niccolo’ Ghedini, uno degli avvocati di Silvio Berlusconi, aveva chiesto lo stop delle udienze fino a dopo il voto perché altrimenti lui, il suo collega Piero Longo e lo stesso ex premier non avrebbero potuto occuparsi della campagna elettorale. L’ultima udienza si terrà l’11 marzo quando probabilmente verrà emesso il verdetto.
I giudici di Milano hanno “comunque” rigettato la richiesta di fermare il processo fino alle elezioni. Secondo il collegio la richiesta “non è assimilabile al legittimo impedimento”, inoltre si tratta di un “impedimento generico poiché avanzato per tutta la campagna elettorale e non incompatibile con le date del processo”.
Dopo l’intervento dei difensori dell’ex premier il collegio della IV sezione Penale di Milano aveva fatto presente che uno dei tre giudici, Carmen D’Elia, è stata applicata ad un’altra sezione del tribunale e che quindi le prossime udienze del processo dovevano essere calendarizzate con cura. I giudici hanno spiegato che non potevano essere utilizzate le udienze del 18 e del 25 febbraio perché riservate a processi con imputati detenuti. Dunque, da calendario, per il prossimo 28 gennaio è prevista l’audizione come teste della mamma di Ruby e le richieste da parte della difesa di eventuali altri testimoni. Il 4 febbraio verrà utilizzato invece per l’ascolto di eventuali ulteriori testi. Resta a febbraio una sola udienza che rimane fissata, quella dell’11 febbraio, poi una pausa. I giudici avevano chiesto ai pm se non avessero bisogno di un “momento di riflessione” e quindi che si andasse anche con la requisitoria a dopo il voto. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini aveva risposto spiegando che la Procura non aveva necessità di questa pausa e si era rimessa alle valutazioni dei giudici. Dunque non si sa ancora se la requisitoria si terrà l’11 febbraio o slitterà a dopo il voto.
In apertura dell’udienza del processo in cui Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile, Ghedini aveva fatto presente ai giudici che è avvenuto ieri mattina il deposito definitivo delle liste elettorali dalle quali si evince anche la sua candidatura e quella di Longo in Veneto. “E’ quindi aperta la campagna elettorale – aveva affermato Ghedini – e stamattina saremo dovuti essere a una riunione per il coordinamento di questa, nella quale conta il voto di lista e, se non si raggiunge un determinato quorum di voti, nessuno viene eletto”. Ghedini si è definito “molto amareggiato” perché, nell’ambito di una “leale collaborazione col tribunale, “non si senta l’esigenza di consentire ai parlamentari uscenti di contribuire alla campagna elettorale”. “O facciamo campagna elettorale o ci occupiamo dei processi – aveva insistito il difensore del Cavaliere – certo si può rinunciare al mandato perché nessuno è indispensabile e valutare se nella sede di Milano si possa fare ancora questo processo, valutando anche che in Corte d’appello si vuole fare la requisitoria del processo Mediaset prima delle elezioni”. Ghedini aveva inoltre ricordato che nel 2001, 2006, 2008 e 2010 “abbiamo sempre avuto il rinvio per la campagna elettorale”. Ma il Tribunale, dopo la camera di consiglio, ha deciso per lo slittamento delle udienze.
Se il tribunale non avesse accolto la richiesta una delle mosse possibili sarebbe stata quella di rinunciare al mandato di avvocato che avrebbe significato attendere la nomina di un sostituto e quindi far trascorrere ulteriore tempo. “Crediamo francamente che un mese di rinvio, con la sospensione della prescrizione, sia una cosa non perniciosa per i tempi del processo” aveva concluso Ghedini davanti ai giudici. Che un po’ a sorpresa, dopo aver bocciato la scorsa settimana l’istanza della difesa, questa mattina avevano proposto appunto alla Procura un “momento di riflessione” e quindi avevano chiesto ai pm se non volessero rinviare la loro requisitoria al 4 marzo, ossia dopo il voto. Il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini aveva affermato che non era giusto che “il peso eccessivo” di un rinvio venisse ‘scaricato’ sulla procura di Milano. Nei giorni scorsi anche i giudici di appello nell’ambito del secondo grado del processo Mediaset non avevano accolto l’istanza della difesa, mentre era stata accolta la richiesta di sospensione per quanto riguarda il processo sul nastro Unipol.