Non ci sarà Marcello dell’Utri, ma a fare le sue veci in Parlamento penserà lo storico braccio destro, Simone Crolla. Tra i big c’è Renato Farina, in compagnia del poker d’assi Bonaiuti, Bondi, Mantovani e Romani. Ma c’è molto di più nella squadra con cui il Pdl si gioca la partita delle partite, la conquista dei seggi in Lombardia, regione chiave per strappare la carta dell’ingovernabilità del Paese. Una lista di grandi nomi? Gente lontana dai guai giudiziari? Macché, a scorrere i nomi saltano fuori una vagonata di indagati, interi pezzi di casa Berlusconi e di Fininvest, vecchie glorie acchiappavoti, lobbisti e trombati in cerca di un premio. Impresentabili, di diritto o di fatto, dalla corte del principe a quelle dei giudici.
Tanti i candidati per un unico grande merito, lo stare a servizio di Silvio Berlusconi, nelle sue aziende, nella gestione familiare e perfino delle sue residenze private. Da Villa San Martino a Roma Elena Centemero, n. 3 della lista Lombardia 2 per la Camera, ha fatto il balzo nella grande politica dopo aver insegnato lettere ai figli di Paolo e Silvio Berlusconi. In lista c’è anche chi deve aver contrattato con lei il costo delle lezioni, Mariella Bocciardo: n. 6 della lista è l’ex moglie di Paolo Berlusconi, entrata in Parlamento nel 2006 e nota come la “cognata” all’interno del cosiddetto (e indicibile) “gruppo bella gnocca” (insieme a Mara Carfagna, Gabriella Carlucci e Michaela Biancofiore). Incontra Silvio nel ’63, lavora con lui nella vendita delle case di Brugherio e Milano Due. Nel 1982 si separa da Paolo e torna a lavorare in Fininvest. Insomma, una di casa.
E dopo il gran rifiuto di Marcello Dell’Utri, si materializza nelle liste qualcuno a lui molto vicino da tempo in Parlamento. E’ il suo braccio destro Simone Crolla, già animatore dei Circoli del Buon Governo e direttore dell’house organ settimanale di Forza Italia “Il Domenicale” (edito da Dell’Utri e chiuso per debiti a fonte di vendite in picchiata). In lista anche un megafono dell’ex premier come Antonio Giuseppe Maria Verro. Imprenditore palermitano è stato eletto due volte con il Pdl. Dal 2009 fa parlare di sé come consigliere Rai, ruolo in cui si è distinto per le campagne pro-Minzolini e contro Santoro, Saviano e Celentano. In tv è andato anche Lucio Barani, n. 17 del collegio Lombardia 1. Ad esempio quando da sindaco di Aulla in Lunigiana fece erigere un busto di Bettino Craxi e rinominare la centrale piazza Matteotti in “Piazza martiri di Tangentopoli”. E ancora per la posa di cartelli stradali indicanti divieto di prostituzione.
Dodicesimo posto nella circoscrizione Lombardia 2 per Alessia Ardesi, alias “dama bionda”. Così è stata ribattezzata la giovane collaboratrice dell’ufficio stampa di Palazzo Grazioli, dopo che a fine 2011 accompagnò il Cavaliere fino a Marsiglia, in occasione del congresso del Ppe. Non è un berluscones doc Paolo Cagnoni, che però può vantare di essere l’assistente di Sandro Bondi, tra i più devoti al Cavaliere. Cagnoni si è guadagnato la candidatura alla Camera, in posizione 9 nella circoscrizione Lombardia 3. Una bella rivincita per lui, dopo la delusione subita alle scorse elezioni regionali: il suo nome era inserito nel listino bloccato di Formigoni, lo stesso di Nicole Minetti, ma all’ultimo è saltato a vantaggio di un leghista.
“QUELLI CHE LA GIUSTIZIA”
La lista lombarda è piena di nomi noti alle cronache giudiziarie, ma da queste parti non è un problema, con 62 consiglieri regionali indagati e lo stesso governatore Roberto Formigoni al centro dell’inchiesta sugli scandali della sanità. Per inciso, il Celeste, dopo il voltafaccia a Gabriele Albertini, si è guadagnato la posizione n. 2 al Senato, subito dopo il capolista Berlusconi. Spicca tra gli altri il fedelissimo Paolo Romani, già uomo dell’emittenza privata al Nord lanciato in politica nel 1994 con Forza Italia. Come deputato e sottosegretario mise il sigillo a provvedimenti volti a favorire le tv di Berlusconi. Nel 2012 è finito per due volte nel registro degli indagati. La prima per peculato, per una bolletta da 5.144,16 euro in due mesi con il telefonino del Comune di Monza. La seconda per istigazione alla corruzione, insieme a Paolo Berlusconi. Secondo l’accusa avrebbe fatto pressioni sull’amministrazione di centrodestra della città brianzola per sbloccare il grosso affare immobiliare della Cascinazza, un’area di interesse della famiglia Berlusconi. Entrambe le inchieste sono ancora in corso. Gli elettori lo ritroveranno puntualmente al blindatissimo numero 6 della lista Pdl per il Senato in Lombardia. Il suo nome è anche nell’elenco dei politici che ricevono generosi finanziamenti dalla Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani.
Nell’elenco c’è poi Salvatore Sciascia, ex direttore centrale degli affari fiscali Fininvest condannato insieme a Paolo Berlusconi per aver pagato 330 milioni di lire ai militari della Gdf per indurli a favorire l’azienda nelle verifiche fiscali. E’ l’amministratore dell’immobiliare Idra che raccoglie le proprietà della famiglia Berlusconi, a partire da Villa Certosa. C’è poi Alfredo Messina, vice presidente Mediolanum (gruppo Fininvest), indagato nella bancarotta HDC, referente Fininvest nelle intercettazioni telefoniche con Deborah Bergamini e Luigi Crespi. Chiamato come testimone al processo Berlusconi-Mills, si avvalse della facoltà di non rispondere, perché indagato di reato connesso.
Il nome di Maurizio Bernardo è indissolubilmente legato a un emendamento noto anche come “lodo Bernardo”, un cavillo inserito con emendamento al ddl anticrisi del 2009 che ha limitato l’azione della Corte dei Conti per danno erariale nei confronti di funzionari pubblici infedeli. Al tempo si ipotizzava che Berlusconi potesse essere citato per il danno d’immagine legato alle feste ad Arcore e al caso D’Addario. E lui si fece promotore di un salvacondotto immediato. Da assessore regionale alle Reti fu indagato per traffico illecito di rifiuti e poi prosciolto nel 2007. Suo fratello Massimo è finito al centro dell’inchiesta sul crack della milanese Zincar.
Corre per un seggio al Senato Riccardo Conti, oggi componente della commissione Finanze, al centro dell’affaire dell’Enpam, la compravendita immobiliare-lampo che gli avrebbe garantito nel giro di poche ore plusvalenze per 18 milioni di euro sulla quale indaga la procura di Roma. In lista anche Francesco Colucci, vecchio socialista, questore della Camera. Nel 1992 venne processato per voto di scambio, dopo il ritrovamento nel suo archivio informatico personale di migliaia di nomi accanto ai quali erano segnati i favori concessi (assunzioni nel settore pubblico, ricoveri d’ospedale, ecc.). Nel dicembre 1994 fu condannato a 1 anno di reclusione, per poi venire assolto in Cassazione. Ci sono poi quelli che erano stati rottamati da Berlusconi, ma a metà. “Nessuno dei vecchi consiglieri sarà ricandidato”, aveva tuonato appena due settimane fa il Cavaliere. In Regione strada sbarrata a chi è rimasto coinvolto nello scandalo delle spese folli con i fondi assegnati ai gruppi consiliari. In due, però, sono stati ripescati nelle liste per la Camera: Rienzo Azzi e Giovanni Rossoni, entrambi indagati dalla procura di Milano per peculato.
Tra chi negli ultimi tempi è finito sotto indagine delle procure e ora se la gioca in Parlamento c’è pure Giuseppe Romele. Rigioca, a dire il vero. Perché Romele è già deputato del Pdl, oltre a essere vice presidente della provincia di Brescia. Il suo nome è finito nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pm nell’ambito del secondo filione dell’inchiesta sull’ex vice presidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani. In lista c’è pure Renato Farina, l’ex agente Betulla, nonché autore dell’articolo costato la condanna per diffamazione ad Alessandro Sallusti. Il suo nome è in decima posizione nella circoscrizione Lombardia 2, un po’ troppo in là per una possibile riconferma alla Camera. Del resto lui è uno dei più impresentabili: ha patteggiato una pena di sei mesi nel caso del rapimento di Abu Omar ed è stato condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per la visita in carcere a Lele Mora, fatta insieme a un tronista spacciato per suo collaboratore.
Stessa lista, ma sesto posto, e quindi più probabilità di essere rieletto, per il deputato Antonio Angelucci. Editore del quotidiano Libero e re delle cliniche romane, Angelucci attualmente è già deputato, pur essendo rimasto coinvolto, con il suo gruppo Tosinvest, in diverse vicende controverse. Sia sul fronte della sanità (proprio ieri suo figlio Giampaolo si è visto chiedere una condanna a quattro anni e sei mesi dalla procura di Bari per una presunta tangente di 500mila euro pagata all’allora governatore Raffaele Fitto). Sia sul fronte dell’editoria, visto che il gruppo è stato condannato a pagare una multa di 103mila euro per i fondi percepiti indebitamente per lo stesso Libero e per il Riformista. In undicesima posizione nella circoscrizione Lombardia 2, non risulta indagato Sergio Gaddi, ex membro della giunta del comune di Como, ma l’assessorato alla Cultura che guidava è finito al centro di un’inchiesta per abuso d’ufficio: a far partire le indagini un esposto su presunte irregolarità legate alle mostre organizzate a villa Olmo.
Monica Guarischi, numero 6 nella circoscrizione Lombardia 3, è la sorella di Luca Guarischi, ex consigliere regionale vicino a Formigoni, decaduto nel 2009 a seguito di una condanna definitiva a circa 5 anni di carcere per tangenti. Via il fratello, in Regione era entrata Monica, grazie a una collaborazione garantita dal Celeste per 10mila euro al mese. E ora arriva addirittura la possibilità di correre per uno scranno in Parlamento. Nell’area “lobby” si segnalano Andrea Mandelli, candidato a Monza alle ultime amministrative e presidente dell’ordine dei farmacisti, e Luca Squeri, assessore al Bilancio in Provincia, presidente milanese e nazionale Figisc, la federazione dei benzinai di Confcommercio.
di Luigi Franco e Thomas Mackinson