Definita l’epidemia del XX secolo, l’obesità è ancora la più feroce epidemia dei nostri tempi. 1,4 miliardi di adulti nel mondo sono in sovrappeso, come lo sono oltre 40 milioni di bambini sotto i 5 anni. Numeri raddoppiati dal 1980. Entro il 2015, gli adulti in sovrappeso nel mondo saranno circa 2,3 miliardi e gli obesi più di 700 milioni. Oggi in Italia, come si legge nell’ultima Relazione Sullo Stato Sanitario del Paese ad opera del Ministero della Salute, si hanno 4 adulti su 10 in sovrappeso, non dimenticando che il tasso di obesità infantile è fra i più alti, se non il più alto d’Europa. Con punte inaccettabili al Sud. Sono note le conseguenze nefaste dell’obesità sulla salute e sulla vita, oltre che sullo stile di vita. Altrettanto nota, e comprovata, è la relazione fra obesità e bibite zuccherate: come risulta dagli ultimi studi. Sia del New England Journal of Medicine, sia del Boston Children’s Hospital, sia della Harward School of Public Health. Che riconsiderano attentamente anche la predisposizione genetica all’obesità.
La Coca-Cola Company, che produce e distribuisce bevande analcoliche, è una delle più grandi aziende degli Stati Uniti. Secondo Interbrand è il primo brand al mondo, prima di Apple e IBM: ha un valore di 77,8 miliardi di dollari nel 2012, nel 2011 erano 71,8 miliardi. Ogni giorno 1,8 miliardi dei 3500 prodotti dall’azienda, cioè perlopiù bibite zuccherate (dette “soda” in Usa), sono vendute in tutto il mondo.
I dati, messi a confronto, non hanno bisogno di molti chiarimenti. L’azienda non ha smesso di arricchirsi mentre, nelle aree più povere, l’obesità adulta e infantile non ha smesso di dilagare. Anzi ha raggiunto tassi intollerabili.
L’attenzione rivolta all’epidemia dell’obesità, che solo in America è cresciuta del 70% negli ultimi dieci anni, e alle bibite zuccherate, ha indotto la Coca-Cola a cambiare strategia di comunicazione. In America è appena comparso un nuovo spot tv di due minuti che invita a porre l’attenzione sul dilagare dell’obesità, e quindi sul ruolo d’una compagnia che produce oltre 650 bibite, mostrando come essa si sia impegnata nella lotta contro tale epidemia: producendo ormai 180 bibite a basso o nessun contenuto calorico; avendo ridotto di oltre il 20% il contenuto di calorie negli ultimi 15 anni; creando delle versioni più piccole delle lattine per mantenere il consumo sotto controllo; avendo pure aggiunto un bollino conta calorie sulle lattine; sostituendo le bibite più zuccherate con acqua e succhi o bibite meno zuccherate nelle scuole (dichiarando di aver ridotto del 90% il contenuto calorico delle bevande); finanziando associazioni per sensibilizzare i ragazzi all’attività fisica o sostenendo ricerca di dolcificanti che non siano calorici. Alla fine del spot si lancia un messaggio: “per combattere l’obesità bisogna ridurre le calorie, che contano tutte, non importa da dove provengano, sia dalla Coca-Cola o sia da qualsiasi altra bibita o alimento. Occorre bruciare calorie con l’esercizio altrimenti si accumula peso.”
Tale spot, menzionato acriticamente su altre testate, abbisogna di chiarimenti. Anzitutto il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro raccomanda di evitare del tutto le bibite zuccherate. Sono risaputi poi gli effetti non benefici su glicemia e insulina, sull’equilibrio metabolico, e dunque sulla salute. A tale proposito si veda questo breve, annoso ed efficace, video sulla quantità di zucchero presente in una lattina di Coca-Cola. Del resto è risaputo che le calorie non sono tutte uguali, lo abbiamo già scritto. Quanto al finanziamento di associazioni, la Coca-Cola Company è arrivata a dare soldi perfino all’Organizzazione Mondiale della Sanità, fatto che ha lasciato perplesse non poche persone.
“Da sempre l’industria alimentare” commenta il noto Franco Berrino, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano “usa la strategia di mettere l’accento sull’attività fisica, anche in Italia, per rifarsi un’immagine. Tanto che qualche mese fa il nostro Ministero, il Miur, ha affidato all’organo dell’industria alimentare l’educazione alimentare dei nostri figli nelle scuole. La Coca Cola americana e altre bevande zuccherate presentano sciroppo di glucosio o fruttosio, quest’ultimo è ancora peggio del glucosio o del saccarosio (cioè lo zucchero normale, che a sua volta contiene fruttosio). A parità di calorie gli effetti delle sostanze non sono gli stessi. Il fruttosio, oltre all’indice glicemico abbastanza elevato del glucosio libero, aumenta la resistenza all’insulina (controindicato per i diabetici) e aumenta la resistenza alla leptina, che è l’ormone prodotto dal tessuto adiposo che dice al cervello di ridurre l’appetito. Ma il fruttosio è usato perché costa meno e dolcifica di più. Lo troviamo anche in una quantità enorme di dolciumi, perché aiuta i prodotti ad essere più soffici: oggi si usa perfino nel panettone. C’è poi il caso dell’aspartame, usato ad esempio nella Coca Zero, che è ampiamente sospettato di essere cancerogeno. Ma il problema non è solo l’aspetto cancerogeno. Queste sostanze sono 200 volte più dolci dello zucchero. Quando arriva una cosa dolce nell’intestino, quello si prepara all’assorbimento del glucosio, specie per sostanze così dolci. Quindi tali dolcificanti artificiali pare che facciano aumentare l’assorbimento del glucosio. Perciò è possibile, io penso probabile, che non siano la soluzione al problema dell’obesità. E anzi più zuccheri si mangiano, più viene fame di zuccheri. Peraltro gli studi di Framingham mostrano che chi consuma bevande edulcorate da dolcificanti non calorici ha un aumentato rischio di sindrome metabolica. Del resto alla fine dello spot della Coca Cola si vede un prodotto fatto con la Stevia, dolcificante naturale che era proibito, dato che faceva concorrenza all’aspartame, fin quando l’industria alimentare non si è impadronita della sua produzione. Quanto ai succhi di frutta, zuccherati o senza zucchero, c’è da dire che le calorie liquide sono molto diverse da quelle solide: quando uno è sazio può ancora aggiungere calorie liquide, anzi a volte lo desidera proprio per cercare di togliere la sete che gli mette tutto quello che ha mangiato. La frutta va mangiata nel suo intero. La frutta non fa ingrassare, il succo di frutta sì”.
In conclusione, occorre menzionare anche il caramello e il ciclamato di sodio, presenti (e non da pochi anni) ad esempio nella Coca Cola Zero Il caramello artificiale ha una componente potenzialmente cancerogena ad alte concentrazioni, tanto che lo Stato della California ne ha imposto una drastica riduzione. In California, non in Italia. Lo stesso vale per il ciclamato di sodio, sospettato di essere cancerogeno e dunque vietato in Usa ma autorizzato in Europa. Tutt’ora usato in Italia.
Quanto al bisfenolo A, il BPA, fortemente sospettato di essere nocivo per la salute (tanto da mettere in discussione perfino l’indipendenza dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare), è largamente usato nei processi industriali per la produzione della lattine da una cinquantina di anni. In Francia, mentre l’EFSA riesamina la questione, è stata da poco approvata una legge che ne bandisce l’uso per tutti gli alimenti. In Francia, non in Italia, dove lo si vieta solo nei biberon in policarbonato.