Alla fine i colpevoli sono stati incastrati con il metodo Capone. Se non ti sbatto in galera per omicidio, ti ci mando per evasione fiscale. Nel caso di Ustica nessuno è finito in galera, ma lo Stato è stato finalmente condannato a pagare per quegli ottantuno morti ammazzati. La Cassazione ha infatti emesso oggi la prima condanna definitiva per quella strage, sia pure in sede civile, ed ha in toto accolto la tesi che il Dc-9 dell’Itavia precipitato a fine giugno 1980 nelle acque del Tirreno sia stato coinvolto in un’azione di guerra.
Dove non ha potuto arrivare il giudice penale, si è spinto quello civile secondo il quale a uccidere è stato un missile. Di chi fosse, quel missile, il tribunale non lo dice. Ma ci dice che lo Stato italiano è comunque colpevole, se non altro per non aver protetto la sicurezza dei propri cieli. Anzi, per aver agevolato gli autori della strage a “eludere le investigazioni”, come scrisse nella sentenza di primo grado il giudice di Palermo, Paola Proto Pisani, in un processo diverso da quello su cui si è pronunciata la Cassazione oggi ma che ripete e ribadisce la medesima tesi.
La verità processuale scoperchia quella montagna di bugie e depistaggi che fin da qualche minuto dopo l’abbattimento fu decisa e messa in atto ai massimi vertici militari e dei servizi di sicurezza italiani. Purtroppo la natura stessa del processo civile fa sì che a essere condannati oggi non siano i veri autori dei depistaggi e delle manipolazioni della verità, ma sia lo Stato, cioè tutti noi.
Lo Stato italiano dunque pagherà. Dopo trent’anni ai parenti non resta che la mancia di un risarcimento. Ma nessuna, consolazione perché la responsabilità di questa strage non può essere attribuita ad un Moloch senza volto. Perché questa strage ha degli autori, dei complici, dei depistatori con nomi, cognomi, volti. Con case dove hanno continuato a tornare apparentemente senza sentire mai, in trent’anni e più, il bisogno di squarciare il velo.
Non sappiamo chi lanciò il missile, ma certo sappiamo dove stiano almeno alcuni di quelli che agevolarono i colpevoli. Sono quei militari che manipolarono i nastri del radar di Marsala, o quelli che distrussero i registri con i tracciamenti manuali di altri radar. Sono quelli che spostarono l’inchiesta da Palermo e Roma e suggerirono al nuovo giudice di interessarsi solo di alcuni radar e non di altri. Sono anche quegli uomini dello Stato che non hanno mai avuto il coraggio di rompere il patto di omertà.
Ma questa storia di Ustica è anche la parabola di un Paese che, nonostante trent’anni passati, nonostante siano cambiati nel frattempo decine di Governi, di maggioranze, di facce, è gioniero di troppe fedeltà infedeli. Di troppi giuramenti traditi e di troppi silenzi ai vertici di quelle che chiamiamo istituzioni.
Sullo stesso argomento, leggi anche: Ustica, la verità cercatela a Roma
Toni De Marchi
Giornalista
Cronaca - 28 Gennaio 2013
Ustica, lo Stato paga il tradimento dei suoi uomini
Alla fine i colpevoli sono stati incastrati con il metodo Capone. Se non ti sbatto in galera per omicidio, ti ci mando per evasione fiscale. Nel caso di Ustica nessuno è finito in galera, ma lo Stato è stato finalmente condannato a pagare per quegli ottantuno morti ammazzati. La Cassazione ha infatti emesso oggi la prima condanna definitiva per quella strage, sia pure in sede civile, ed ha in toto accolto la tesi che il Dc-9 dell’Itavia precipitato a fine giugno 1980 nelle acque del Tirreno sia stato coinvolto in un’azione di guerra.
Dove non ha potuto arrivare il giudice penale, si è spinto quello civile secondo il quale a uccidere è stato un missile. Di chi fosse, quel missile, il tribunale non lo dice. Ma ci dice che lo Stato italiano è comunque colpevole, se non altro per non aver protetto la sicurezza dei propri cieli. Anzi, per aver agevolato gli autori della strage a “eludere le investigazioni”, come scrisse nella sentenza di primo grado il giudice di Palermo, Paola Proto Pisani, in un processo diverso da quello su cui si è pronunciata la Cassazione oggi ma che ripete e ribadisce la medesima tesi.
La verità processuale scoperchia quella montagna di bugie e depistaggi che fin da qualche minuto dopo l’abbattimento fu decisa e messa in atto ai massimi vertici militari e dei servizi di sicurezza italiani. Purtroppo la natura stessa del processo civile fa sì che a essere condannati oggi non siano i veri autori dei depistaggi e delle manipolazioni della verità, ma sia lo Stato, cioè tutti noi.
Lo Stato italiano dunque pagherà. Dopo trent’anni ai parenti non resta che la mancia di un risarcimento. Ma nessuna, consolazione perché la responsabilità di questa strage non può essere attribuita ad un Moloch senza volto. Perché questa strage ha degli autori, dei complici, dei depistatori con nomi, cognomi, volti. Con case dove hanno continuato a tornare apparentemente senza sentire mai, in trent’anni e più, il bisogno di squarciare il velo.
Non sappiamo chi lanciò il missile, ma certo sappiamo dove stiano almeno alcuni di quelli che agevolarono i colpevoli. Sono quei militari che manipolarono i nastri del radar di Marsala, o quelli che distrussero i registri con i tracciamenti manuali di altri radar. Sono quelli che spostarono l’inchiesta da Palermo e Roma e suggerirono al nuovo giudice di interessarsi solo di alcuni radar e non di altri. Sono anche quegli uomini dello Stato che non hanno mai avuto il coraggio di rompere il patto di omertà.
Ma questa storia di Ustica è anche la parabola di un Paese che, nonostante trent’anni passati, nonostante siano cambiati nel frattempo decine di Governi, di maggioranze, di facce, è gioniero di troppe fedeltà infedeli. Di troppi giuramenti traditi e di troppi silenzi ai vertici di quelle che chiamiamo istituzioni.
Sullo stesso argomento, leggi anche: Ustica, la verità cercatela a Roma
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".