Vittoria dell’antipolitica
Testata: Jungle World
Data di pubblicazione 17 gennaio 2013
Articolo originale di Catrin Dingler
Traduzione di Claudia Marruccelli e Mirko Bischofberger per www.italiadallestero.info
Il 24 febbraio si andrà alle urne in Italia e la campagna elettorale che si sta svolgendo nel segno del populismo indica chiaramente in che maniera il berlusconismo ha influenzato la cultura politica del paese.
Il sogno di un’equivalente italiana della coalizione greca Syriza non si è realizzato. Già a fine estate il suo leader, Alexis Tsipras, aveva invitato i compagni italiani a non “continuare a sbranarsi reciprocamente”. Tuttavia nonostante venga da anni manifestata la volontà di creare una “sinistra unita e pluralistica”, il Partito Democratico non è riuscito ad unire le forze politiche di sinistra.
Nichi Vendola, segretario del piccolo partito Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), nonché governatore della Puglia in una giunta regionale formata da una coalizione liberale, è stato a lungo considerato come la speranza di una nuova sinistra unita. Candidato inizialmente per la carica di Presidente del Consiglio, a seguito dell’insediamento del governo provvisorio di Mario Monti si è ritirato, e ha optato per una una coalizione con il Partito Democratico. Molto prima della vittoria alle primarie di dicembre del segretario del PD Pierluigi Bersani, Vendola aveva sottoscritto il piano di dieci punti denominato “Bene pubblico Italia”.
Questo era il titolo del programma di governo provvisorio concordato, in caso di vittoria della coalizione di sinistra: in primo luogo il riconoscimento dell’importanza dell’Europa e l’adesione al protocollo d’intesa con i socialisti europei per contribuire ad un “consolidamento della unità politica nell’Unione Europea”. Gli altri punti si riferiscono a un’Italia, in cui le promesse di retromarcia del governo allora guidato da Silvio Berlusconi sui propri errori politici nelle finanze e nell’istruzione, per compensare il disagio sociale della “politica di riforme” di Mario Monti, restano davvero vaghe.
In conclusione i firmatari si impegnano a restare fedeli alla coalizione e a rispettare e accettare gli accordi internazionali già siglati. L’esperienza del passato, che ha visto il fallimento dei governi di centrosinistra con il conseguente annullamento anticipato degli accordi di coalizione, non dovrà ripetersi. Su questo punto la base di SEL non fa mancare le polemiche, visto che tra l’altro il partito si è impegnato al riconoscimento del patto fiscale europeo.
L’immediata sospensione della politica di austerità è stata una delle principali richieste presentate dagli Arancioni, una coalizione nata agli inizi di dicembre con lo slogan non proprio originale di “Cambiare si può”. Il tentativo di creare un’alternativa di sinistra formata da un mosaico di movimenti sociali e fazioni comuniste, è tuttavia fallito dopo poche settimane. La lista Rivoluzione civile presentata dall’ex procuratore antimafia Antonio Ingroia raccoglie frange di altri partiti di sinistra, però gli iniziatori della “società civile” nel frattempo hanno in gran parte ritirato il proprio appoggio alla coalizione elettorale.
Inoltre non è ancora chiaro se la lista riuscirà a superare lo sbarramento del 4% per l’accesso alla Camera dei deputati. Dal momento che l’alleanza tra i populisti di destra del “Movimento 5 stelle” del comico Beppe Grillo è assolutamente in contrasto con il compromesso socialdemocratico di Vendola, appare impossibile un accordo di coalizione. A ciò si aggiunge l’improbabilità di entrare al Senato, dove la soglia di sbarramento è all’8%.
Vendola difende la sua fedeltà al Partito Democratico, basandosi sull’attuale legge elettorale, con queste parole: “Siamo noi che in prima persona possiamo spostare a sinistra l’equilibrio del potere sociale e politico della società italiana”. In realtà solo un risultato elettorale favorevole alla sinistra potrebbe evitare un secondo mandato per Mario Monti.
Secondo la vigente legge elettorale i premi di maggioranza nei due rami del parlamento sono distribuiti in maniera differente. Alla Camera il bonus viene assegnato in base al risultato complessivo delle consultazioni a livello nazionale, e secondo i recenti sondaggi ci si dovrebbe aspettare dalla coalizione di sinistra una larga maggioranza. Al contrario al Senato il bonus viene assegnato in base ai risultati elettorali a livello regionale. Qualora molte delle grandi regioni come la Lombardia, la Campania, e la Sicilia dovessero venire a mancare, la coalizione di sinistra perderebbe la maggioranza al Senato. In questo caso i democratici sarebbero costretti ad una coalizione con Monti per formare un governo di maggioranza.
Dopo che il Partito Popolare Europeo a Bruxelles poco dopo Natale ha manifestato apertamente le proprie preferenze per l’ex Presidente del Consiglio quale candidato premier, Monti ha rinunciato alla sua presunta imparzialità. Si è proposto come sponsor per una lista elettorale da lui creata, dal nome ambiguo di “Scelta Civica per Monti” in cui sono confluiti i democristiani dell’UDC e la frazione politica postfascista del FLI.
I partiti di centro mirano ad evitare una netta maggioranza al Senato, allo scopo di imporre la propria influenza. Monti ha ripetutamente invitato il candidato premier del PD a tagliare le “ali estremiste“ della sua coalizione e a prendere le distanze dalle forze sindacali “antiquate”. Bersani ha replicato all’arroganza professorale con velata moderazione: il PD tiene aperta la possibilità di un’alleanza con i conservatori e non conduce alcuna campagna offensiva contro Monti, anzi considera ancora Berlusconi come proprio avversario politico.
Tuttavia nonostante la sua costante presenza in tutti i canali televisivi, anche per l’ex Presidente del Consiglio la preoccupazione è quella di evitare una maggioranza di sinistra al senato. Eppure la campagna elettorale indica quanto influente sia il berlusconismo nella cultura italiana.
Tutte le formazioni politiche sono guidate da figure carismatiche. Monti ha dato non solo il suo nome alla lista, ma anche al suo programma elettorale. Il comico Grillo è persino il legale titolare del suo Movimento 5 Stelle, decide da solo chi può utilizzare il logo del suo marchio, concede o revoca con autorità i diritti d’uso.
Gli Arancioni sono tenuti insieme dalla notorietà di Ingroia, il cui nome campeggia a caratteri cubitali sul logo della lista. La moda delle personalità in evidenza si completa con l’introduzione di elementi plebiscitari. La vittoria della candidatura di Bersani alle primarie ha rafforzato il legame tra il partito e i suoi seguaci. Allo stesso tempo il sistema a elezione diretta sfavorisce il rifiuto di strutture di rappresentanza e alimenta il risentimento verso le istituzioni.
La furia, con cui l’imprenditore edile e mediatico Berlusconi si avventò vent’anni fa contro i vecchi partiti, imperversa ancor’oggi in tutti i campi politici. L’indignazione nei confronti della “casta politica” va di pari passo con il rifiuto della differenza tra destra e sinistra e ha avuto il suo culmine la settimana scorsa quando Grillo rompendo con il consenso antifascista del dopoguerra, ha apertamente simpatizzato, sebbene non per la prima volta, con il movimento fascista “Casa Pound”.
Anche i restanti partiti, pur puntando su un presunto impegno al di fuori dell’ambiente politico, a seconda delle tendenze di opinione, inseriscono nelle proprie liste elettorali alcuni “protagonisti della società civile”. Secondo la tradizione liberale, stanno optando per la lista di Monti “ Scelta Civica” rappresentanti dell’economia, del mondo universitario e della Chiesa.
La coalizione Bersani-Vendola in linea con la tradizione comunista di Antonio Gramsci punta sulla egemonia culturale e nel rispetto di questi criteri propone quali candidati personaggi del mondo sindacale e del giornalismo. E’ proprio il gruppo “Rivoluzione Civile” guidato dal PM Antonio Ingroia e appoggiato da alcuni suoi ex colleghi magistrati, che svela la motivazione normativa e penale di questi benefattori impegnati politicamente.
Lo zelo giuridico è rivolto non solo contro gli intrighi mafiosi, ma sempre più anche contro i movimenti della sinistra. La settimana scorsa sei persone, che avevano partecipato ad una manifestazione nell’ottobbre del 2011, conclusasi con violenti scontri, sono stati condannati a Roma a lunghe pene detentive accusati di “saccheggio e devastazione” in base ad un articolo risalente al vecchio codice penale antifascista. Per uno dei condannati non è stato possibile dimostrare nemmeno il reato di danneggiamento, visto che dal materiale fotografico risulta fermo in prossimità di un veicolo dei carabinieri in fiamme mentre sta ridendo.
La repressione del conflitto sociale, attuata in modo sproporzionato, a scopo intimidatorio, fa consenso all’interno della società civile. Non a caso tra i candidati della lista civica di Ingroia è presente anche l’ex magistrato Antonio di Pietro, che in passato si era dichiarato contrario all’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare per le violenze a Genova nel 2001. I movimenti radicali di sinistra dovranno affrontare il conflitto con questo populismo dai risvolti criminali che coinvolge i partiti, anche se gli stessi si definiscono “osservatori esterni e disinteressati” della campagna elettorale.
ItaliaDallEstero
Come ci vede la stampa estera
Politica - 31 Gennaio 2013
Elezioni 2013: dopo il berlusconismo arriva il populismo
Testata: Jungle World
Data di pubblicazione 17 gennaio 2013
Articolo originale di Catrin Dingler
Traduzione di Claudia Marruccelli e Mirko Bischofberger per www.italiadallestero.info
Il 24 febbraio si andrà alle urne in Italia e la campagna elettorale che si sta svolgendo nel segno del populismo indica chiaramente in che maniera il berlusconismo ha influenzato la cultura politica del paese.
Il sogno di un’equivalente italiana della coalizione greca Syriza non si è realizzato. Già a fine estate il suo leader, Alexis Tsipras, aveva invitato i compagni italiani a non “continuare a sbranarsi reciprocamente”. Tuttavia nonostante venga da anni manifestata la volontà di creare una “sinistra unita e pluralistica”, il Partito Democratico non è riuscito ad unire le forze politiche di sinistra.
Nichi Vendola, segretario del piccolo partito Sinistra Ecologia e Libertà (SEL), nonché governatore della Puglia in una giunta regionale formata da una coalizione liberale, è stato a lungo considerato come la speranza di una nuova sinistra unita. Candidato inizialmente per la carica di Presidente del Consiglio, a seguito dell’insediamento del governo provvisorio di Mario Monti si è ritirato, e ha optato per una una coalizione con il Partito Democratico. Molto prima della vittoria alle primarie di dicembre del segretario del PD Pierluigi Bersani, Vendola aveva sottoscritto il piano di dieci punti denominato “Bene pubblico Italia”.
Questo era il titolo del programma di governo provvisorio concordato, in caso di vittoria della coalizione di sinistra: in primo luogo il riconoscimento dell’importanza dell’Europa e l’adesione al protocollo d’intesa con i socialisti europei per contribuire ad un “consolidamento della unità politica nell’Unione Europea”. Gli altri punti si riferiscono a un’Italia, in cui le promesse di retromarcia del governo allora guidato da Silvio Berlusconi sui propri errori politici nelle finanze e nell’istruzione, per compensare il disagio sociale della “politica di riforme” di Mario Monti, restano davvero vaghe.
In conclusione i firmatari si impegnano a restare fedeli alla coalizione e a rispettare e accettare gli accordi internazionali già siglati. L’esperienza del passato, che ha visto il fallimento dei governi di centrosinistra con il conseguente annullamento anticipato degli accordi di coalizione, non dovrà ripetersi. Su questo punto la base di SEL non fa mancare le polemiche, visto che tra l’altro il partito si è impegnato al riconoscimento del patto fiscale europeo.
L’immediata sospensione della politica di austerità è stata una delle principali richieste presentate dagli Arancioni, una coalizione nata agli inizi di dicembre con lo slogan non proprio originale di “Cambiare si può”. Il tentativo di creare un’alternativa di sinistra formata da un mosaico di movimenti sociali e fazioni comuniste, è tuttavia fallito dopo poche settimane. La lista Rivoluzione civile presentata dall’ex procuratore antimafia Antonio Ingroia raccoglie frange di altri partiti di sinistra, però gli iniziatori della “società civile” nel frattempo hanno in gran parte ritirato il proprio appoggio alla coalizione elettorale.
Inoltre non è ancora chiaro se la lista riuscirà a superare lo sbarramento del 4% per l’accesso alla Camera dei deputati. Dal momento che l’alleanza tra i populisti di destra del “Movimento 5 stelle” del comico Beppe Grillo è assolutamente in contrasto con il compromesso socialdemocratico di Vendola, appare impossibile un accordo di coalizione. A ciò si aggiunge l’improbabilità di entrare al Senato, dove la soglia di sbarramento è all’8%.
Vendola difende la sua fedeltà al Partito Democratico, basandosi sull’attuale legge elettorale, con queste parole: “Siamo noi che in prima persona possiamo spostare a sinistra l’equilibrio del potere sociale e politico della società italiana”. In realtà solo un risultato elettorale favorevole alla sinistra potrebbe evitare un secondo mandato per Mario Monti.
Secondo la vigente legge elettorale i premi di maggioranza nei due rami del parlamento sono distribuiti in maniera differente. Alla Camera il bonus viene assegnato in base al risultato complessivo delle consultazioni a livello nazionale, e secondo i recenti sondaggi ci si dovrebbe aspettare dalla coalizione di sinistra una larga maggioranza. Al contrario al Senato il bonus viene assegnato in base ai risultati elettorali a livello regionale. Qualora molte delle grandi regioni come la Lombardia, la Campania, e la Sicilia dovessero venire a mancare, la coalizione di sinistra perderebbe la maggioranza al Senato. In questo caso i democratici sarebbero costretti ad una coalizione con Monti per formare un governo di maggioranza.
Dopo che il Partito Popolare Europeo a Bruxelles poco dopo Natale ha manifestato apertamente le proprie preferenze per l’ex Presidente del Consiglio quale candidato premier, Monti ha rinunciato alla sua presunta imparzialità. Si è proposto come sponsor per una lista elettorale da lui creata, dal nome ambiguo di “Scelta Civica per Monti” in cui sono confluiti i democristiani dell’UDC e la frazione politica postfascista del FLI.
I partiti di centro mirano ad evitare una netta maggioranza al Senato, allo scopo di imporre la propria influenza. Monti ha ripetutamente invitato il candidato premier del PD a tagliare le “ali estremiste“ della sua coalizione e a prendere le distanze dalle forze sindacali “antiquate”. Bersani ha replicato all’arroganza professorale con velata moderazione: il PD tiene aperta la possibilità di un’alleanza con i conservatori e non conduce alcuna campagna offensiva contro Monti, anzi considera ancora Berlusconi come proprio avversario politico.
Tuttavia nonostante la sua costante presenza in tutti i canali televisivi, anche per l’ex Presidente del Consiglio la preoccupazione è quella di evitare una maggioranza di sinistra al senato. Eppure la campagna elettorale indica quanto influente sia il berlusconismo nella cultura italiana.
Tutte le formazioni politiche sono guidate da figure carismatiche. Monti ha dato non solo il suo nome alla lista, ma anche al suo programma elettorale. Il comico Grillo è persino il legale titolare del suo Movimento 5 Stelle, decide da solo chi può utilizzare il logo del suo marchio, concede o revoca con autorità i diritti d’uso.
Gli Arancioni sono tenuti insieme dalla notorietà di Ingroia, il cui nome campeggia a caratteri cubitali sul logo della lista. La moda delle personalità in evidenza si completa con l’introduzione di elementi plebiscitari. La vittoria della candidatura di Bersani alle primarie ha rafforzato il legame tra il partito e i suoi seguaci. Allo stesso tempo il sistema a elezione diretta sfavorisce il rifiuto di strutture di rappresentanza e alimenta il risentimento verso le istituzioni.
La furia, con cui l’imprenditore edile e mediatico Berlusconi si avventò vent’anni fa contro i vecchi partiti, imperversa ancor’oggi in tutti i campi politici. L’indignazione nei confronti della “casta politica” va di pari passo con il rifiuto della differenza tra destra e sinistra e ha avuto il suo culmine la settimana scorsa quando Grillo rompendo con il consenso antifascista del dopoguerra, ha apertamente simpatizzato, sebbene non per la prima volta, con il movimento fascista “Casa Pound”.
Anche i restanti partiti, pur puntando su un presunto impegno al di fuori dell’ambiente politico, a seconda delle tendenze di opinione, inseriscono nelle proprie liste elettorali alcuni “protagonisti della società civile”. Secondo la tradizione liberale, stanno optando per la lista di Monti “ Scelta Civica” rappresentanti dell’economia, del mondo universitario e della Chiesa.
La coalizione Bersani-Vendola in linea con la tradizione comunista di Antonio Gramsci punta sulla egemonia culturale e nel rispetto di questi criteri propone quali candidati personaggi del mondo sindacale e del giornalismo. E’ proprio il gruppo “Rivoluzione Civile” guidato dal PM Antonio Ingroia e appoggiato da alcuni suoi ex colleghi magistrati, che svela la motivazione normativa e penale di questi benefattori impegnati politicamente.
Lo zelo giuridico è rivolto non solo contro gli intrighi mafiosi, ma sempre più anche contro i movimenti della sinistra. La settimana scorsa sei persone, che avevano partecipato ad una manifestazione nell’ottobbre del 2011, conclusasi con violenti scontri, sono stati condannati a Roma a lunghe pene detentive accusati di “saccheggio e devastazione” in base ad un articolo risalente al vecchio codice penale antifascista. Per uno dei condannati non è stato possibile dimostrare nemmeno il reato di danneggiamento, visto che dal materiale fotografico risulta fermo in prossimità di un veicolo dei carabinieri in fiamme mentre sta ridendo.
La repressione del conflitto sociale, attuata in modo sproporzionato, a scopo intimidatorio, fa consenso all’interno della società civile. Non a caso tra i candidati della lista civica di Ingroia è presente anche l’ex magistrato Antonio di Pietro, che in passato si era dichiarato contrario all’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare per le violenze a Genova nel 2001. I movimenti radicali di sinistra dovranno affrontare il conflitto con questo populismo dai risvolti criminali che coinvolge i partiti, anche se gli stessi si definiscono “osservatori esterni e disinteressati” della campagna elettorale.
B.COME BASTA!
di Marco Travaglio 14€ AcquistaArticolo Precedente
Nello Di Nardo, il candidato di Ingroia che vuole sanare l’abusivismo edilizio
Articolo Successivo
Votare Ingroia al Senato è inutile?
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
“Risoluzione Usa all’Onu non cita l’integrità ucraina”. Rubio: “Semplice e storica”. Mosca: “Una buona idea”. Voci al fronte: “Non sarà giusta, ma almeno sarà pace”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Vendo io le borse Hermès false a Santanchè”. Perché ora la ministra del Turismo rischia davvero
Cronaca
Il Papa “ha riposato bene”. “Dimissioni? Sono speculazioni”. Le condizioni mediche: “Non è fuori pericolo, il vero rischio è la sepsi”
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - Ansia e depressione, nei pazienti con cancro, peggiorano la risposta alle cure e riducono la sopravvivenza. Lo evidenziano i risultati di uno studio (Stress Lung) pubblicato su 'Nature Medicine' e condotto su 227 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato e trattati in prima linea con farmaci immunoterapici. A 2 anni, solo il 46% dei pazienti con distress emozionale, in particolare ansia e depressione, era vivo rispetto al 65% delle persone colpite dal carcinoma polmonare, ma senza segni di disagio psicologico. In Italia lo psicologo dedicato all'oncologia è presente, sulla carta, in circa la metà dei centri, in realtà solo il 20% delle strutture dispone di professionisti formati per affrontare il disagio mentale determinato dal cancro. Per contribuire a colmare questa lacuna nasce 'In buona salute', la prima piattaforma online di psiconcologia in Italia (inbuonasalute.eu), presentata ieri a Milano, in un incontro con la stampa. Si tratta di un luogo sicuro, accessibile e altamente professionale - riporta una nota - dove pazienti, caregiver e operatori sanitari possono ricevere un aiuto qualificato, senza limiti di tempo o spazio.
"Si stima che più del 50% dei pazienti oncologici sviluppi livelli significativi di distress emozionale che hanno un impatto negativo sulla qualità di vita, sull'adesione ai trattamenti e, quindi, sulla sopravvivenza - spiega Gabriella Pravettoni, responsabile scientifico di 'In buona salute', direttrice della divisione di Psiconcologia dell'Istituto europeo di oncologia e professoressa di Psicologia delle decisioni all'Università degli Studi di Milano - Il sostegno psiconcologico è fondamentale prima, durante e dopo le cure. Sono contenta che ci siano iniziative di questo genere dove si possa offrire un supporto concreto e personalizzato a chi affronta il tumore, attraverso un percorso di cura psicologica mirato e focalizzato al miglioramento del benessere mentale durante ogni fase della malattia".
Dopo aver completato un questionario online, la piattaforma suggerisce lo specialista più in linea con le necessità di ogni persona. E' infatti disponibile un team di psiconcologi certificati, impegnati a fornire un aiuto prezioso a pazienti, caregiver e operatori sanitari. Nella piattaforma è possibile trovare risorse, supporto emotivo e informazioni affidabili. E' consigliato un ciclo di 10 sedute online di 50 minuti.
"Troppo spesso i risvolti psicologici di una diagnosi di cancro sono lasciati in seconda linea, rispetto ai bisogni strettamente clinici - continua Pravettoni - Vanno considerate le difficoltà dei medici a discutere di questi argomenti durante la visita, anche per mancanza di tempo, e la riluttanza dei pazienti a confidarli, talvolta per lo stigma ancora associato ai problemi legati alla salute mentale. Anche quando i problemi psicologici vengono riconosciuti, non è facile gestirli nella pratica clinica. Non esiste, infatti, un modello di valutazione e intervento adatto a tutte le circostanze. Anche il supporto psiconcologico deve adeguarsi e rispondere ai bisogni dei pazienti, adottando tutti gli strumenti utili, incluse le sedute online".
Nel 2024, nel nostro Paese, sono stati stimati 390.100 nuovi casi di tumore. Grazie ai programmi di screening e ai progressi nelle terapie, aumenta il numero di persone che vivono dopo la diagnosi: nel 2024 erano circa 3,7 milioni. "La cura a 360 gradi di questi cittadini deve implicare una maggiore attenzione alle conseguenze psicologiche della malattia - afferma Lucia Del Mastro, professore ordinario e direttore della Clinica di Oncologia medica dell'Irccs Ospedale policlinico San Martino, Università di Genova - Il distress emozionale nelle persone colpite dal cancro è una condizione frequente, che ha un impatto negativo sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza. I pazienti oncologici con sintomi depressivi mostrano, inoltre, una minor aderenza ai protocolli terapeutici. Uno studio retrospettivo ha indagato il grado di accettazione della chemioterapia adiuvante in donne con carcinoma della mammella: tra le pazienti con depressione che non hanno richiesto aiuto psicologico, solo il 51% ha accettato di sottoporsi alla chemioterapia. L'associazione tra sintomi depressivi e riduzione della sopravvivenza può essere dovuta non solo alla mancata aderenza terapeutica, ma anche alla risposta allo stress cronico e ai meccanismi immunitari implicati".
Per garantire "servizi adeguati di psiconcologia - prosegue Del Mastro - serve non solo un potenziamento delle risorse, ma anche riconoscere il ruolo dello psiconcologo all'interno del team multidisciplinare. Inoltre, i pazienti devono essere informati di più e meglio sull'opportunità di beneficiare di questi servizi. Ad esempio, la norma che ha istituito in Italia le Breast unit ha stabilito che, all'interno dei team multidisciplinari, siano inclusi gli psiconcologi, ma troppo spesso nei centri di senologia mancano professionisti strutturati, sostituiti da figure che lavorano con contratti precari. Ecco perché sono importanti progetti come 'In buona salute', che possono rispondere alle esigenze di supporto emotivo dei pazienti. Va considerata anche la facilità di accesso al servizio online, perché non è necessario spostarsi per accedere alle strutture, vantaggio importante soprattutto quando si tratta di pazienti fragili in trattamento".
Aggiunge Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia: "Già dalla diagnosi la donna si trova a affrontare una serie di problematiche che afferiscono all'ambito psicologico. Stress, disturbi d'ansia, depressione, immagine corporea alterata, difficoltà nella sfera emotiva, familiare e di coppia, sono le più comuni di un elenco purtroppo molto lungo. Grazie anche all'aiuto dello psiconcologo, è possibile per la paziente sviluppare una capacità di adattamento e di autogestione di fronte alla malattia, arrivare cioè a quello stato di resilienza necessario a superare le difficoltà nel percorso di cura. Lo psiconcologo dovrebbe essere presente, insieme all'oncologo medico, fin dall'inizio, ad ogni colloquio, anche se siamo ben consapevoli della carenza di personale dedicato e della precarietà degli incarichi".
"Mentre ci impegniamo con forza affinché questi limiti vengano superati e si rispettino le linee guida europee che prevedono la presenza dello psiconcologo in tutte le Breast Unit, accogliamo con favore la disponibilità di una piattaforma online con figure specializzate - conclude - a cui pazienti e familiari possano rivolgersi con la certezza di trovare un supporto qualificato".