La storia degli eventi riguardo una presunta macchia di petrolio a 12 miglia al largo delle coste fra Vasto e Termoli sul confine Abruzzo-Molise è alquanto singolare.
Il giorno 22 Gennaio 2013 la stampa delle regioni coinvolte riporta il ritrovamento di circa mille litri di presunto petrolio, riversati in mare nei pressi della piattaforma Rospo Mare, di proprietà mista al 62% dell’Edison e al 38% dell’Eni. La Edison ne è anche il diretto operatore. Sulla terraferma di fronte a Rospo Mare c’è la riserva di Punta Aderci e il sito di interesse comunitario della Marina di Vasto. In totale a Rospo Mare ci sono 3 piattaforme con 28 pozzi.
Qui la notizia del presunto sversamento come riportata dal sito Abruzzo Quotidiano, dal sito Centro d’Abruzzo, dal sito Abruzzo Independent, dal sito Termoli TV, dal sito Quotidiano Molise, dal sito Termolionline, dal sito Abruzzo24ore, dal sito Abruzzoweb, dal sito Adnkronos e dal sito Tgcom24.
L’allarme fu lanciato nella notte del 21 Gennaio, verso le 22:30, dall’equipaggio della nave FSO Alba Marina ancorata vicino alle tre piattaforme di Rospo Mare. La FSO Alba Marina è stata sostituita nel dicembre 2012 ed è una nave di carico/scarico/stoccaggio usata in questo caso per gestire il petrolio di bassissima qualità – circa 11.5 gradi della scala API – che viene estratto da Rospo Mare.
Come si può vedere dai link sopra, fu la stessa Edison a riferire dello scatto della procedura di emergenza, del fermo della produzione di petrolio, dell’intervento della Capitaneria di Porto di Termoli e di Pescara e dell’attivazione di mezzi antinquinamento e aerei.
In particolare, come riferito dal Giornale della Protezione Civile, il responsabile per i rapporti con la stampa dell’impianto della Edison, Stefano Amoroso, affermava che la macchia di petrolio misurava circa “20 metri per 60 pari a circa 1000 litri”. Qui la videointervista allo stesso Amoroso.
La mattina del giorno dopo, il 22 Gennaio, i sommozzatori della Guardia Costiera eseguono una ispezione dettagliata della piattaforma, delle tubature e della nave FSO per capire da dove venisse questo presunto petrolio e come e se intervenire. Fortunatamente non furono avvistate altre macchie di presunto petrolio così la Capitaneria passò ad ipotizzare che lo sversamento fosse dovuto a problemi alle tubature di pompaggio o alla stessa nave FSO.
In totale sono stati utilizzati un rimorchiatore della società Castalia, quattro motovedette, due supply vessel, un aereo ATR42 dotato di apparecchiature per il telerilevamento ambientale, sofisticate apparecchiature dette di “rec-oil” per separare il petrolio dall’acqua del mare, due robot detti Rov uno da Ancona e uno da Napoli, e c’è stato oltre all’intervento del personale della Capitaneria di Pescara e Termoli anche quello dei sommozzatori della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto e della Edison stessa.
In seguito al gran dispiego di mezzi e forse anche grazie all’evaporazione dei presunti idrocarburi, come disse la stessa Capiateria di porto, la sera del 22 Gennaio 2013, la Edison tranquillizza tutti, confermando tramite una nota ufficiale che:
Al termine della giornata di interventi presso il Campo Rospo Mare a seguito della segnalazione di emergenza lanciata alle 22:30 dalla FSO Alba Marina per avvistamento di una macchia in mare, si conferma l’assenza di greggio in mare.
Intanto il pomeriggio di quello stesso giorno, verso le 16:00, il WWF Abruzzo riesce a fotografare un gruppo di gabbiani sporchi di petrolio, che come riferisce il presidente della Società ornitologica abruzzese Augusto De Sanctis rappresenta un “evento del tutto eccezionale” per questo tratto di costa, se riferito ai numerosi censimenti eseguiti negli scorsi anni.
I politici saltano sull’episodio, tutti pronti a dichiarare la propria contrarieta’ alle estrazioni di petrolio in Adriatico – da tutti i colori politici. Si registrano dichiarazioni di Antonio Menna, dell’UDC regionale, del presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, anche lui dell’UDC, del sindaco di Vasto Luciano La Penna, del PD, di Carlo Costantini consigliere regionale dell’IDV.
Ad un certo punto però proprio il giorno 22 gennaio iniziano le correzioni sulla notizia.
Il comandante della Guardia Costiera di Termoli, Claudio Manganiello dice: “C’erano solo delle piccole tracce di idrocarburi e nient’altro. Almeno per ora. L’operazione va avanti, stiamo verificando con la massima cura. Una perdita dalla piattaforma? Attualmente non ce n’è la prova”.
La Capitaneria di Porto, aggiunge che dall’aereo risultava “solo” una “irridescenza cioe’ una pellicola superficiale di idrocarburi sulla superficie del mare” nelle vicinanze della nave, che non si segnalavano idrocarburi pesanti in superficie ma che le indagini continuavano lungo i fondali marini.
Il giorno dopo, 23 gennaio 2013, la stampa locale riporta che la Procura di Larino, in Molise, ha aperto una inchiesta contro ignoti per inquinamento ambientale.
In particolare, il procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro conferma l’esistenza di una perdita anche se si riconosce che il pronto intervento della Edison ha evitato il precipitare degli eventi.
Secondo il sito Primonumero di Termoli, la causa della perdita potrebbe essere un guasto a una giuntura allentatasi da una delle trivelle che potrebbe portare, sempre secondo il sito Primonumero, all’ipotesi di cattiva manutenzione o negligenza da parte della Edison. Spunta anche l’ipotesi da parte dell’assessore all’ambiente Augusta Di Giorgi che il Comune di Termoli possa intraprendere una azione legale contro la Edison per danni d’immagine.
Arriviamo al 24 gennaio, quando la Edison manda un nuovo comunicato in cui si conferma l’assenza di petrolio in mare e si ricorda che ci saranno altri interventi di manutenzione, il ripristino dei pozzi e ben 160 milioni di euro spesi per la sicurezza. Si conclude che “si può escludere qualsiasi forma di inquinamento” e soprattutto che grazie a tutti i mezzi usati si può finalmente “escludere lo sversamento di greggio in mare, fatto confermato dai rilevamenti satellitari effettuati dalla Capitaneria di Porto”.
Ma allora cos’era il tutto? Secondo la Edison, dopo 60 ore dal momento dell’allarme, La macchia, che ha generato l’allarme e che era stata stimata essere a quel momento in piena notte a distanza di 30 metri dalla FSO Alba Marina e con un’onda media di 2 metri di altezza, di dimensione 20 per 60 metri (circa 1 metro cubo) si è rivelata essere composta di natura diversa dal petrolio (sostanzialmente terra ed erba di origine fluviale).
E poi concludono dicendo che “il campo è inoltre fornito di tutte le dotazioni di sicurezza previste dal codice della navigazione e dalle leggi minerarie”, che i controlli proseguiranno e che La nuova FSO Alba Marina appartiene alla categoria Aframax, con doppio scafo e doppio fondo, ha una portata lorda di 109.000 tonnellate e possiede i più avanzati sistemi di controllo di rilevazione automatica di presenza di gas, incendio e arresti di emergenza che garantiscono un elevato livello di sicurezza delle operazioni. Progettata per ospitare 50 persone tra tecnici e operatori, la FSO Alba Marina è presidiata 24 ore su 24 ed è in costante collegamento con la base operativa Edison di Santo Stefano a Mare.
Il comunicato stampa è stato poi seguito da una conferenza stampa sempre il 24 gennaio 2013 con Nicola Monti, direttore idrocarburi, e Giovanni Di Nardo, responsabile operazioni. In conferenza stampa hanno affermato che “Lunedì sera il personale, dopo aver notato in mare delle macchie iridescenti ha segnalato l’avvistamento, facendo scattare l’allarme e le conseguenti operazioni di emergenza. Vicino alla nave Alba Marina era presente solo materiale organico di natura vegetale che, di notte e in quelle particolari condizioni di visibilità, ha dato l’impressione della scia iridescente simile alle macchie petrolifere. Se tutto questo fosse accaduto di giorno, ci si sarebbe subito resi conto dell’assenza di pericoli ambientali. Il Comune di Termoli intende adire le vie legali per chiedere il risarcimento danni? Quale risarcimento? Non esiste nessun danno ambientale. I gabbiani avvistati dal WFF potrebbero essersi sporcati di petrolio in qualche macchia causata forse dallo sversamento di petroliere più a nord. Ma non nell’area di Rospo Mare“.
Cioè: morale della favola, dopo 3 giorni ci si accorge che non era petrolio ma erano erba e fango e che siccome era notte fonda e le condizioni meteo erano difficili è stato impossibile distinguere le varie sostanze.
E’ importante notare che la Edison ha in corso, tuttora, l’intento di ampliare Rospo Mare perforando altri 3 pozzi verticali ed uno in orizzontale dalle piattaforme esistenti e installando un’altra piattaforma ex novo, che va quindi ad accompagnarsi alle tre già presenti.
E’ anche importante ricordare che non era la prima volta che si osservavano idrocarburi veri o presunti nei pressi della nave FSO Alba Marina, infatti gia’ nel 2005 vi fu un riversamento di petrolio – mai smentite dalla Edison. Queste sono immagini dell’epoca.
Nello scrivere questo testo ho cercato dove possibile di usare testi e link come trascritti da varie testate giornalistiche, allegando tutto quello che la Edison ha comunicato nel corso dei giorni. Ovviamente occorre accettare che si trattasse di un falso allarme e di erba e fango e non di petrolio perché è la Edison che sta sul posto e nessun ente predisposto ai controlli ha smentito il loro ultimo comunicato.
Ecco però le mie considerazioni di persona di scienza, di cittadino libero.
1. Se la Edison si è sbagliata, tutto questo dispiegamento di forze pubbliche, a carico di chi sarà? Dei cittadini? La Edison risarcirà le spese alla colletività per un errore di valutazione suo e non nostro? E poi, quali dei mezzi usati per il supposto contenimento erano pubblici e quali della Edison? Quanto è costato il tutto? Qui si parla di interventi di navi, aerei, robot da Napoli, da San Benedetto, da Ancona per tre/quattro giorni. Non vorrei, come troppo spesso accade in Italia, che finisce che i profitti sono degli imprenditori, le spese a carico della comunità.
2. Come mai ci sono volute 60 ore per capire che non era petrolio ma erba e fango? Tutte le persone e gli enti coinvolti come hanno fatto a non rendersi conto di cosa avessero fra le mani? Ricordo che era la stessa Edison a parlare di petrolio e che i comunicati delle prime ore erano chiarissimi. Come mai non hanno fatto test subito? Non credo che petrolio ed erba siano poi così simili.
3. La Edison parla di fango e terra che casualmente va a localizzarsi vicino alla loro FSO e ci chiedono di accettare ad una coincidenza e che le foto dei gabbiani sporchi della mattina dopo l’ipotetico disastro erano solo un caso. Quante altre volte è successo che si siano scoperte chiazze simili di erba e di fango? Da dove viene quell’erba? Quante altre volte è successo che i gabbiani d’Abruzzo finissero con il petto impetrolito? E’ possibile che il tutto venga inserito in un quadro piùrealistico? Ci sono tracce della macchia prima o dopo il 21 gennaio? Dov’è finita?
4. Apprendiamo che la FSO solo da pochi mesi ha un doppio scafo. Come mai hanno usato una nave ad un solo scafo per tutti questi anni? Dopo lo scoppio della petroliera Exxon-Valdez in tutto il mondo ci si è resi conto dell’importanza dell’uso del doppio scafo e qui nel 2012 siamo ancora con il singolo scafo?
Notare che secondo documenti dell’industria petrolifera, la FSO Alba Marina aveva come dimensioni 140,000 DWT e capacità di stoccaggio di oltre un milione di barili. La legge europea prevede che questi tipi di navi, dal 1° gennaio 2010, siano bandite dai porti e dalle acque interne dell’Ue.
La FSO della Edison era in regola con le leggi europee?
5. E se invece che erba e fango fosse veramente stato petrolio? Qualcuno pensa davvero che ha pagato meno le sue bollette energetiche, o il prezzo alla pompa meno grazie a Rospo Mare? Non era meglio forse dormire sonni tranquilli – petrolio o fango o erba che fosse – senza Rospo Mare? E nel caso in cui le spese dello spavento alla collettività siano veramente a carico nostro, siamo sicuri che il guadagno da Rospo Mare a noi cittadini ne sia valso la pena?
6. E’ possibile vedere una foto di questa macchia di erba e petrolio?
7. E tutti i politici di cui sopra, così fortemente contrari alle trivelle nei loro mari, cosa faranno nel concreto per vietare a Rospo Mare di allargarsi? Per evitare che ad Ortona venga installato un mostro peggiore, e cioè non una FSO ma una FPSO?
Misteri della fede.
Maria Rita D'Orsogna
Fisico, docente universitario, attivista ambientale
Ambiente & Veleni - 31 Gennaio 2013
Rospo mare: la singolare storia del presunto sversamento di petrolio
La storia degli eventi riguardo una presunta macchia di petrolio a 12 miglia al largo delle coste fra Vasto e Termoli sul confine Abruzzo-Molise è alquanto singolare.
Il giorno 22 Gennaio 2013 la stampa delle regioni coinvolte riporta il ritrovamento di circa mille litri di presunto petrolio, riversati in mare nei pressi della piattaforma Rospo Mare, di proprietà mista al 62% dell’Edison e al 38% dell’Eni. La Edison ne è anche il diretto operatore. Sulla terraferma di fronte a Rospo Mare c’è la riserva di Punta Aderci e il sito di interesse comunitario della Marina di Vasto. In totale a Rospo Mare ci sono 3 piattaforme con 28 pozzi.
Qui la notizia del presunto sversamento come riportata dal sito Abruzzo Quotidiano, dal sito Centro d’Abruzzo, dal sito Abruzzo Independent, dal sito Termoli TV, dal sito Quotidiano Molise, dal sito Termolionline, dal sito Abruzzo24ore, dal sito Abruzzoweb, dal sito Adnkronos e dal sito Tgcom24.
L’allarme fu lanciato nella notte del 21 Gennaio, verso le 22:30, dall’equipaggio della nave FSO Alba Marina ancorata vicino alle tre piattaforme di Rospo Mare. La FSO Alba Marina è stata sostituita nel dicembre 2012 ed è una nave di carico/scarico/stoccaggio usata in questo caso per gestire il petrolio di bassissima qualità – circa 11.5 gradi della scala API – che viene estratto da Rospo Mare.
Come si può vedere dai link sopra, fu la stessa Edison a riferire dello scatto della procedura di emergenza, del fermo della produzione di petrolio, dell’intervento della Capitaneria di Porto di Termoli e di Pescara e dell’attivazione di mezzi antinquinamento e aerei.
In particolare, come riferito dal Giornale della Protezione Civile, il responsabile per i rapporti con la stampa dell’impianto della Edison, Stefano Amoroso, affermava che la macchia di petrolio misurava circa “20 metri per 60 pari a circa 1000 litri”. Qui la videointervista allo stesso Amoroso.
La mattina del giorno dopo, il 22 Gennaio, i sommozzatori della Guardia Costiera eseguono una ispezione dettagliata della piattaforma, delle tubature e della nave FSO per capire da dove venisse questo presunto petrolio e come e se intervenire. Fortunatamente non furono avvistate altre macchie di presunto petrolio così la Capitaneria passò ad ipotizzare che lo sversamento fosse dovuto a problemi alle tubature di pompaggio o alla stessa nave FSO.
In totale sono stati utilizzati un rimorchiatore della società Castalia, quattro motovedette, due supply vessel, un aereo ATR42 dotato di apparecchiature per il telerilevamento ambientale, sofisticate apparecchiature dette di “rec-oil” per separare il petrolio dall’acqua del mare, due robot detti Rov uno da Ancona e uno da Napoli, e c’è stato oltre all’intervento del personale della Capitaneria di Pescara e Termoli anche quello dei sommozzatori della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto e della Edison stessa.
In seguito al gran dispiego di mezzi e forse anche grazie all’evaporazione dei presunti idrocarburi, come disse la stessa Capiateria di porto, la sera del 22 Gennaio 2013, la Edison tranquillizza tutti, confermando tramite una nota ufficiale che:
Al termine della giornata di interventi presso il Campo Rospo Mare a seguito della segnalazione di emergenza lanciata alle 22:30 dalla FSO Alba Marina per avvistamento di una macchia in mare, si conferma l’assenza di greggio in mare.
Intanto il pomeriggio di quello stesso giorno, verso le 16:00, il WWF Abruzzo riesce a fotografare un gruppo di gabbiani sporchi di petrolio, che come riferisce il presidente della Società ornitologica abruzzese Augusto De Sanctis rappresenta un “evento del tutto eccezionale” per questo tratto di costa, se riferito ai numerosi censimenti eseguiti negli scorsi anni.
I politici saltano sull’episodio, tutti pronti a dichiarare la propria contrarieta’ alle estrazioni di petrolio in Adriatico – da tutti i colori politici. Si registrano dichiarazioni di Antonio Menna, dell’UDC regionale, del presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, anche lui dell’UDC, del sindaco di Vasto Luciano La Penna, del PD, di Carlo Costantini consigliere regionale dell’IDV.
Ad un certo punto però proprio il giorno 22 gennaio iniziano le correzioni sulla notizia.
Il comandante della Guardia Costiera di Termoli, Claudio Manganiello dice: “C’erano solo delle piccole tracce di idrocarburi e nient’altro. Almeno per ora. L’operazione va avanti, stiamo verificando con la massima cura. Una perdita dalla piattaforma? Attualmente non ce n’è la prova”.
La Capitaneria di Porto, aggiunge che dall’aereo risultava “solo” una “irridescenza cioe’ una pellicola superficiale di idrocarburi sulla superficie del mare” nelle vicinanze della nave, che non si segnalavano idrocarburi pesanti in superficie ma che le indagini continuavano lungo i fondali marini.
Il giorno dopo, 23 gennaio 2013, la stampa locale riporta che la Procura di Larino, in Molise, ha aperto una inchiesta contro ignoti per inquinamento ambientale.
In particolare, il procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro conferma l’esistenza di una perdita anche se si riconosce che il pronto intervento della Edison ha evitato il precipitare degli eventi.
Secondo il sito Primonumero di Termoli, la causa della perdita potrebbe essere un guasto a una giuntura allentatasi da una delle trivelle che potrebbe portare, sempre secondo il sito Primonumero, all’ipotesi di cattiva manutenzione o negligenza da parte della Edison. Spunta anche l’ipotesi da parte dell’assessore all’ambiente Augusta Di Giorgi che il Comune di Termoli possa intraprendere una azione legale contro la Edison per danni d’immagine.
Arriviamo al 24 gennaio, quando la Edison manda un nuovo comunicato in cui si conferma l’assenza di petrolio in mare e si ricorda che ci saranno altri interventi di manutenzione, il ripristino dei pozzi e ben 160 milioni di euro spesi per la sicurezza. Si conclude che “si può escludere qualsiasi forma di inquinamento” e soprattutto che grazie a tutti i mezzi usati si può finalmente “escludere lo sversamento di greggio in mare, fatto confermato dai rilevamenti satellitari effettuati dalla Capitaneria di Porto”.
Ma allora cos’era il tutto? Secondo la Edison, dopo 60 ore dal momento dell’allarme, La macchia, che ha generato l’allarme e che era stata stimata essere a quel momento in piena notte a distanza di 30 metri dalla FSO Alba Marina e con un’onda media di 2 metri di altezza, di dimensione 20 per 60 metri (circa 1 metro cubo) si è rivelata essere composta di natura diversa dal petrolio (sostanzialmente terra ed erba di origine fluviale).
E poi concludono dicendo che “il campo è inoltre fornito di tutte le dotazioni di sicurezza previste dal codice della navigazione e dalle leggi minerarie”, che i controlli proseguiranno e che La nuova FSO Alba Marina appartiene alla categoria Aframax, con doppio scafo e doppio fondo, ha una portata lorda di 109.000 tonnellate e possiede i più avanzati sistemi di controllo di rilevazione automatica di presenza di gas, incendio e arresti di emergenza che garantiscono un elevato livello di sicurezza delle operazioni. Progettata per ospitare 50 persone tra tecnici e operatori, la FSO Alba Marina è presidiata 24 ore su 24 ed è in costante collegamento con la base operativa Edison di Santo Stefano a Mare.
Il comunicato stampa è stato poi seguito da una conferenza stampa sempre il 24 gennaio 2013 con Nicola Monti, direttore idrocarburi, e Giovanni Di Nardo, responsabile operazioni. In conferenza stampa hanno affermato che “Lunedì sera il personale, dopo aver notato in mare delle macchie iridescenti ha segnalato l’avvistamento, facendo scattare l’allarme e le conseguenti operazioni di emergenza. Vicino alla nave Alba Marina era presente solo materiale organico di natura vegetale che, di notte e in quelle particolari condizioni di visibilità, ha dato l’impressione della scia iridescente simile alle macchie petrolifere. Se tutto questo fosse accaduto di giorno, ci si sarebbe subito resi conto dell’assenza di pericoli ambientali. Il Comune di Termoli intende adire le vie legali per chiedere il risarcimento danni? Quale risarcimento? Non esiste nessun danno ambientale. I gabbiani avvistati dal WFF potrebbero essersi sporcati di petrolio in qualche macchia causata forse dallo sversamento di petroliere più a nord. Ma non nell’area di Rospo Mare“.
Cioè: morale della favola, dopo 3 giorni ci si accorge che non era petrolio ma erano erba e fango e che siccome era notte fonda e le condizioni meteo erano difficili è stato impossibile distinguere le varie sostanze.
E’ importante notare che la Edison ha in corso, tuttora, l’intento di ampliare Rospo Mare perforando altri 3 pozzi verticali ed uno in orizzontale dalle piattaforme esistenti e installando un’altra piattaforma ex novo, che va quindi ad accompagnarsi alle tre già presenti.
E’ anche importante ricordare che non era la prima volta che si osservavano idrocarburi veri o presunti nei pressi della nave FSO Alba Marina, infatti gia’ nel 2005 vi fu un riversamento di petrolio – mai smentite dalla Edison. Queste sono immagini dell’epoca.
Nello scrivere questo testo ho cercato dove possibile di usare testi e link come trascritti da varie testate giornalistiche, allegando tutto quello che la Edison ha comunicato nel corso dei giorni. Ovviamente occorre accettare che si trattasse di un falso allarme e di erba e fango e non di petrolio perché è la Edison che sta sul posto e nessun ente predisposto ai controlli ha smentito il loro ultimo comunicato.
Ecco però le mie considerazioni di persona di scienza, di cittadino libero.
1. Se la Edison si è sbagliata, tutto questo dispiegamento di forze pubbliche, a carico di chi sarà? Dei cittadini? La Edison risarcirà le spese alla colletività per un errore di valutazione suo e non nostro? E poi, quali dei mezzi usati per il supposto contenimento erano pubblici e quali della Edison? Quanto è costato il tutto? Qui si parla di interventi di navi, aerei, robot da Napoli, da San Benedetto, da Ancona per tre/quattro giorni. Non vorrei, come troppo spesso accade in Italia, che finisce che i profitti sono degli imprenditori, le spese a carico della comunità.
2. Come mai ci sono volute 60 ore per capire che non era petrolio ma erba e fango? Tutte le persone e gli enti coinvolti come hanno fatto a non rendersi conto di cosa avessero fra le mani? Ricordo che era la stessa Edison a parlare di petrolio e che i comunicati delle prime ore erano chiarissimi. Come mai non hanno fatto test subito? Non credo che petrolio ed erba siano poi così simili.
3. La Edison parla di fango e terra che casualmente va a localizzarsi vicino alla loro FSO e ci chiedono di accettare ad una coincidenza e che le foto dei gabbiani sporchi della mattina dopo l’ipotetico disastro erano solo un caso. Quante altre volte è successo che si siano scoperte chiazze simili di erba e di fango? Da dove viene quell’erba? Quante altre volte è successo che i gabbiani d’Abruzzo finissero con il petto impetrolito? E’ possibile che il tutto venga inserito in un quadro piùrealistico? Ci sono tracce della macchia prima o dopo il 21 gennaio? Dov’è finita?
4. Apprendiamo che la FSO solo da pochi mesi ha un doppio scafo. Come mai hanno usato una nave ad un solo scafo per tutti questi anni? Dopo lo scoppio della petroliera Exxon-Valdez in tutto il mondo ci si è resi conto dell’importanza dell’uso del doppio scafo e qui nel 2012 siamo ancora con il singolo scafo?
Notare che secondo documenti dell’industria petrolifera, la FSO Alba Marina aveva come dimensioni 140,000 DWT e capacità di stoccaggio di oltre un milione di barili. La legge europea prevede che questi tipi di navi, dal 1° gennaio 2010, siano bandite dai porti e dalle acque interne dell’Ue.
La FSO della Edison era in regola con le leggi europee?
5. E se invece che erba e fango fosse veramente stato petrolio? Qualcuno pensa davvero che ha pagato meno le sue bollette energetiche, o il prezzo alla pompa meno grazie a Rospo Mare? Non era meglio forse dormire sonni tranquilli – petrolio o fango o erba che fosse – senza Rospo Mare? E nel caso in cui le spese dello spavento alla collettività siano veramente a carico nostro, siamo sicuri che il guadagno da Rospo Mare a noi cittadini ne sia valso la pena?
6. E’ possibile vedere una foto di questa macchia di erba e petrolio?
7. E tutti i politici di cui sopra, così fortemente contrari alle trivelle nei loro mari, cosa faranno nel concreto per vietare a Rospo Mare di allargarsi? Per evitare che ad Ortona venga installato un mostro peggiore, e cioè non una FSO ma una FPSO?
Misteri della fede.
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Mondo
Ucraina, ora Musk minaccia di spegnere Starlink. Il ministro degli Esteri polacco: “Troveremo altro”. E lui: “Zitto ometto”. Rubio: “Senza avreste i russi ai confini”
Zonaeuro
Von der Leyen insiste sul riarmo: “La spesa attuale in Ue non basta. Sulla difesa nulla è escluso”
Politica
“Ecco il piano di Crosetto per arruolare altri 40mila militari ed aumentare la capacità di difesa”
(Adnkronos) - "Se spengo Starlink, l'Ucraina crolla". Elon Musk è allineato con Donald Trump e invoca lo stop immediato della guerra tra Ucraina e Russia. Il magnate, pilastro dell'amministrazione del nuovo presidente americano, dall'inizio del conflitto ha messo a disposizione di Kiev il sistema satellitare Starlink. Gli Usa, negli ultimi giorni, hanno sospeso l'invio di aiuti militari all'Ucraina e hanno fermato la condivisione di informazioni di intelligence. Se Musk disattivasse Starlink, per le forze di Kiev sarebbe un disastro.
"Io - scrive il magnate su X - ho letteralmente sfidato Putin ad un combattimento uno contro uno sull'Ucraina. Il mio sistema Starlink è la spina dorsale dell'esercito ucraino. Se lo spegnessi, l'intera linea del fronte crollerebbe".
Musk individua anche un'altra soluzione: "Bisogna imporre sanzioni ai 10 principali oligarchi ucraini, specialmente quelli che vivono a Monaco, e tutto questo cesserà immediamente. Questa è la chiave".
L'Ucraina usufruisce di migliaia di terminali Starlink. Una parte è fornita dalla Polonia, che ha sottoscritto un contratto con SpaceX, il colosso che gestisce Starlink. "Il servizio di Starlink per l'Ucraina, circa 50 milioni di dollari ogni anno, è pagato dal ministero polacco per la Digitalizzazione. Se SpaceX si dimostrasse un fornitore inaffidabile, dovremmo cercare altrove", le parole di Radoslaw Sikorski, ministro degli Esteri di Varsavia.
Le parole di Mr X arrivano in un momento cruciale del conflitto. Le forze russe stanno riconquistando territori nella regione di Kursk, che l'Ucraina ha invaso dall'agosto 2024. L'obiettivo di Vladimir Putin sembra essere una spallata finale, che consenta a Mosca di presentarsi all'eventuale tavolo delle trattative con un quadro estremamente favorevole. "Non faremo concessioni", ha detto il presidente russo in settimana: nella sua visione, tutto ciò che è stato conquistato non verrà riconsegnato a Kiev.
L'obiettivo di Musk, così come quello di Trump, è lo stop immediato alla guerra: "Mi disgustano anni di massacro in uno stallo che terminerà inevitabilmente con la sconfitta dell'Ucraina. Chiunque abbia realmente a cuore la situazione e chiunque comprenda quello che sta succedendo - aggiunge - vuole che il tritacarne si fermi. Pace ora".
Nella sequenza di messaggi pubblicati da Musk nelle ultime ore spicca anche un tweet sul tema della Nato. A chi suggerisce l'uscita degli Usa dall'Alleanza, il miliardario replica: "Dovremmo davvero. Non ha senso che l'America paghi per la difesa dell'Europa".
Anche in questo caso, c'è una totale consonanza con le posizioni del presidente Trump. Gli Usa, ha detto il leader della Casa Bianca, non hanno intenzione di difendere chi non paga. Nelle ultime ore, inoltre, secondo indiscrezioni di stampa ha preso forma il piano per un progressivo disimpegno americano rispetto al Vecchio Continente: con il 2025 si esaurirà la partecipazione a stelle e strisce a manovre in Europa.
San Marino, 9 mar. (Adnkronos) - La rinascita internazionale dell’italo dance riparte da San Marino, con un biglietto per l’Eurovision di Basilea. Gabry Ponte, favoritissimo della vigilia, si è aggiudicato la vittoria del San Marino Song Contest e salirà sul palco dell’edizione svizzera dell’Esc come rappresentante della repubblica del Titano, potendo dunque contare potenzialmente anche sul voto degli italiani (nessun paese può votare per il proprio candidato e l’Italia è stato sorteggiata anche tra i paesi che potranno votare per San Marino il prossimo 13 maggio nella prima semifinale). “Ricordati che ‘Tutta l’Italia’ potrà votare per te”, ha fatto notare il Segretario di Stato di San Marino, Federico Pedini Amati, rivolto al vincitore subito dopo la proclamazione. “Questa canzone – ha confessato Ponte - mi ha dimostrato per l'ennesima volta quello che già era successo con gli Eiffel 65 e ‘Blue’ 27 anni fa: che una canzone scritta in uno studio in poche ore può avere dei risvolti e un percorso pazzesco che uno non avrebbe mai immaginato. Adesso questa sfida di Basilea è molto eccitante e sono veramente contento”.
A incoronarlo vincitore, la giuria presieduta da Luca De Gennaro, che ha motivato il verdetto: “Abbiamo fatto un lavoro molto onesto con noi stessi con un obiettivo, quello di sapere qual era la destinazione finale, cioè l'Eurovision. Non abbiamo votato secondo i gusti personali. Se volete vedere le statistiche degli artisti italiani più ascoltati nel mondo Gabry Ponte è uno dei primi. E poi San Marino fa parte di quel territorio italiano che è sempre stata la culla della musica da ballare, l'Adriatico, le discoteche, Rimini e Riccione. Quindi è giusto che San Marino porti verso l'Europa questo tipo di musica”, sottolineato.
Gabry Ponte, 52 anni e da quasi 30 sulla breccia come dj e producer (con un certo numero di successi internazionali all’attivo), era comunque molto emozionato sabato sera, nel Teatro di Dogana di San Marino: “Sono 30 anni che faccio questo lavoro fantastico e credo che il giorno in cui salirò su un palco senza essere emozionato, sarà l'ultimo giorno in cui salirò su un palco”, ha detto subito dopo la vittoria, ottenuta con un brano, ‘Tutta l’Italia’, nato in vista del grande appuntamento live fissato per il 28 giugno a San Siro (che ora sulla scia dell’Eurovision potrebbe vedere aggiungersi almeno un’altra data, vocifera qualcuno). “La canzone è nata in studio insieme a due amici autori, molto talentuosi, che sono Edwin Roberts e Andrea Bonomo. Io a giugno farò il mio primo concerto a San Siro e ci siamo proprio visualizzati l'immagine di uno stadio pieno di tutta l'Italia, che salta e che balla questa musica dance. Siamo partiti da questa immagine e poi la canzone è nata in maniera abbastanza spontanea nel giro di due ore”, ha raccontato. Un brano dance contaminato con alcuni elementi folk della cultura italiana, dalla fisarmonica alla tarantella. “La musica definisce un po' la cultura e l'identità di un popolo, da sempre. Quindi mi piace molto contaminare la musica dance, che poi peraltro si presta tantissimo, più di qualsiasi altro genere musicale, a essere contaminata con il folklore. L'Italia ha una tradizione folkloristica enorme, quindi abbiamo preso questa volta un po' di pizzica, un po' di tarantella e ci siamo divertiti molto”, ha aggiunto.
Sul tipo di modifiche che potrebbe proporre per l’esibizione a Basilea, Ponte ha rimandato alle prossime settimane. “Per ora ci siamo concentrati prima su Sanremo e poi su San Marino, da domani ci mettiamo al lavoro sull’Eurovision per presentarci al meglio”, spiega. Ma una cosa è già certa: l’Ebu non chiederà modifiche al testo perché aveva già dato il suo via libera prima del San Marino Song Contest. “Abbiamo mandato tutti i testi all'Ebu – ha spiegato il direttore di Una Voce per San Marino, Denny Montesi - perché sappiamo che non ci devono essere citazioni politiche e religiose nei testi. Quindi avevamo sottoposto due dubbi: uno riguardava il fatto che il brano di Gabry citasse Craxi e ‘avanti popolo’, l’altro riguardava il brano di Giacomo Voli, che citava l’Ave Maria. L’Ebu ha risposto che entrambi i brani non infrangono il regolamento”, ha assicurato.
A chi gli ha fatto notare che, dopo le polemiche su ‘Espresso Macchiato’ dell’estone Tommy Cash, c’è chi ha detto che anche ‘Tutta l’Italia’ propone un ritratto non proprio edificante del Bel Paese, Ponte ha risposto: “Noi l'abbiamo fatto in maniera ironica. Ci siamo messi a immaginare una fotografia di questo paese, scherzando su alcuni cliché che nel bene e nel male rappresentano un po' l'Italia agli occhi, non solo degli italiani, ma anche di chi vive fuori dall'Italia”.
Sui due ‘cantanti mascherati’ (che poi sono i due coautori della canzone) che lo hanno accompagnato sul palco sia a Sanremo che a San Marino, Ponte ha spiegato: “Ci sono delle persone che fanno questo lavoro ma che non amano apparire. A me faceva piacere avere le persone con cui ho scritto il pezzo con me sul palco, ho chiesto loro se avessero voglia di prendere parte a questa avventura, però allo stesso tempo rispetto la loro volontà e quindi abbiamo deciso tutti insieme che la soluzione poteva essere quella di avere dei cantanti mascherati che non devono mostrare la faccia ma possono cantare il pezzo che hanno contribuito a scrivere”.
All’Eurovision Gabry Ponte si troverà in qualche modo anche a sfidare Lucio Corsi, che rappresenterà l’Italia a Basilea: “Lucio Corsi non lo conosco personalmente ma ho grande stima di lui. E sono sinceramente contento che sia andato lui all'Eurovision a rappresentare l'Italia perché parlavamo prima della musica come rappresentazione dell'identità di un popolo e una delle tradizioni più forti della musica italiana è proprio il cantautorato. E poi il pezzo di Lucio era uno dei miei pezzi preferiti di Sanremo”, ha detto. Che poi ha spiegato perché ‘Tutta l’Italia’ non era in gara a Sanremo: “Il regolamento di Sanremo prevede che ogni artista che partecipa in gara debba cantare. Io sono un DJ, non canto. Abbiamo ragionato con Carlo su diverse possibilità per avere il pezzo in gara, ma non siamo riusciti a trovare una quadra che soddisfacesse il regolamento del festival e noi che abbiamo scritto la canzone” (l’unico altro artista in gara non cantante, Shablo, ha dovuto infatti presentarsi dichiarando i due feat di Joshua e Tormento, ndr.). “Poi Conti ha avuto quest'idea di farlo diventare la sigla e per me è stato un grande onore”, ha aggiunto Ponte che ha voluto dedicare la vittoria di San Marino a tutti i suoi fan. “Devo tutto a loro”, ha detto prima di ammettere che l’Eurovision non era mai stato prima nei suoi pensieri: “E’ arrivato in maniera naturale, abbastanza inaspettata, se devo essere sincero. La cosa bella della musica, per cui io continuo a essere innamorato di quello che faccio, è che è tutto sempre imprevedibile”. (di Antonella Nesi)
(Adnkronos) - Tritacarne in regalo alle madri di soldati russi caduti in Ucraina in occasione della Festa della Donna. Polemica e choc in Russia per l'iniziativa di una sezione locale del partito al governo di Vladimir Putin, Russia Unita. A Polyarniye Zori, nella regione di Murmansk, funzionari sorridenti del partito sono stati riprese mentre, sorridenti, consegnano fiori e tritacarne, parola ampiamente utilizzata per descrivere le brutali tattiche della Russia in prima linea. Il messaggio di accompagnamento ringraziava le "care mamme" per la loro "forza d'animo e l'amore che mettono nell'educazione dei loro figli".
Immediate le reazioni online che hanno definito il gesto "vergognoso" e "inappropriato", soprattutto considerando la connotazione negativa del tritacarne. La parola russa per il tritacarne, myasorubka, ha lo stesso doppio significato dell'inglese. Si riferisce a una tattica che comporta pesanti perdite, in cui piccoli gruppi di soldati vengono inviati in attacco, uno dopo l'altro, in ondate, rischiando pesanti perdite, con l'obiettivo di logorare e sopraffare le truppe ucraine.
La sezione locale del partito a Polyarniye Zori ha respinto le critiche, definendole "interpretazioni crudeli e provocatorie". Il sindaco Maxim Chengayev, presente alla consegna dei doni, ha dichiarato che i tritacarne non erano previsti inizialmente, ma che "una donna li ha richiesti, e ovviamente non abbiamo potuto dire di no", secondo quanto affermato da Russia Unita. Successivamente, il partito ha pubblicato un video in cui una madre ringraziava goffamente per i regali, confermando di aver richiesto personalmente un tritacarne per necessità.
Le perdite russe in Ucraina rimangono ufficialmente non quantificate, sebbene i media indipendenti parlino di molte decine di migliaia di morti. Il sito web russo Mediazona e il servizio russo della Bbc hanno dichiarato il mese scorso di aver identificato i nomi di 91.000 soldati russi uccisi, ma ha aggiunto che il bilancio effettivo sarebbe probabilmente “notevolmente più alto”. Alla fine del 2024, l’allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha parlato di 700.000 soldati russi uccisi o feriti.
Anche le perdite ucraine sono ingenti. A febbraio, il presidente Volodymyr Zelenskyy ha dichiarato che più di 46.000 soldati ucraini sono stati uccisi e circa 380.000 feriti. I resoconti dei media basati su fonti occidentali hanno dato a temperature delle vittime militari ucraine stimate che vanno da 50.000 a 100.000.
(Adnkronos) - "Se spengo Starlink, l'Ucraina crolla". Elon Musk è allineato con Donald Trump e invoca lo stop immediato della guerra tra Ucraina e Russia. Il magnate, pilastro dell'amministrazione del nuovo presidente americano, dall'inizio del conflitto ha messo a disposizione di Kiev il sistema satellitare Starlink. Gli Usa, negli ultimi giorni, hanno sospeso l'invio di aiuti militari all'Ucraina e hanno fermato la condivisione di informazioni di intelligence. Se Musk disattivasse Starlink, per le forze di Kiev sarebbe un disastro.
"Io - scrive il magnate su X - ho letteralmente sfidato Putin ad un combattimento uno contro uno sull'Ucraina. Il mio sistema Starlink è la spina dorsale dell'esercito ucraino. Se lo spegnessi, l'intera linea del fronte crollerebbe".
Musk individua anche un'altra soluzione: "Bisogna imporre sanzioni ai 10 principali oligarchi ucraini, specialmente quelli che vivono a Monaco, e tutto questo cesserà immediamente. Questa è la chiave".
Le parole di Mr X arrivano in un momento cruciale del conflitto. Le forze russe stanno riconquistando territori nella regione di Kursk, che l'Ucraina ha invaso dall'agosto 2024. L'obiettivo di Vladimir Putin sembra essere una spallata finale, che consenta a Mosca di presentarsi all'eventuale tavolo delle trattative con un quadro estremamente favorevole. "Non faremo concessioni", ha detto il presidente russo in settimana: nella sua visione, tutto ciò che è stato conquistato non verrà riconsegnato a Kiev.
L'obiettivo di Musk, così come quello di Trump, è lo stop immediato alla guerra: "Mi disgustano anni di massacro in uno stallo che terminerà inevitabilmente con la sconfitta dell'Ucraina. Chiunque abbia realmente a cuore la situazione e chiunque comprenda quello che sta succedendo - aggiunge - vuole che il tritacarne si fermi. Pace ora".
Nella sequenza di messaggi pubblicati da Musk nelle ultime ore spicca anche un tweet sul tema della Nato. A chi suggerisce l'uscita degli Usa dall'Alleanza, il miliardario replica: "Dovremmo davvero. Non ha senso che l'America paghi per la difesa dell'Europa".
Anche in questo caso, c'è una totale consonanza con le posizioni del presidente Trump. Gli Usa, ha detto il leader della Casa Bianca, non hanno intenzione di difendere chi non paga. Nelle ultime ore, inoltre, secondo indiscrezioni di stampa ha preso forma il piano per un progressivo disimpegno americano rispetto al Vecchio Continente: con il 2025 si esaurirà la partecipazione a stelle e strisce a manovre in Europa.
(Adnkronos) - E' stato stroncato da un infarto che lo ha colto nella sua abitazione Carmine Gallo, il super poliziotto protagonista per anni della lotta alla criminalità organizzata a Milano e di recente coinvolto nell’inchiesta Equalize sui presunti dossieraggi illeciti. Aveva 66 anni.
Palermo, 9 mar. (Adnkronos) - "Il nostro governo ha scelto di realizzare i termovalorizzatori con risorse pubbliche, stanziando 800 milioni di euro attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc). Questo per evitare che il costo di ammortamento potesse ricadere sui cittadini attraverso tariffe esorbitanti. Noi vogliamo evitare questo errore e garantire un sistema sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Non solo". Così, in un intervento sul Giornale di Sicilia il Presidente della Regione siciliana Renato Schifani. "I termovalorizzatori rappresentano una grande opportunità anche per il nostro sistema energetico- dice -In un periodo storico in cui i costi dell’energia sono sempre più elevati e la transizione ecologica è una priorità globale, trasformare i rifiuti in energia significa rendere la Sicilia più autonoma, ridurre la dipendenza da fonti fossili e creare un sistema. Il nostro cronoprogramma: entro questo marzo/aprile bando per progettazione; entro settembre 2026 inizio lavori (durata diciotto mesi). La Sicilia non può più permettersi di rimanere prigioniera dell’emergenza, della precarietà, dell’inerzia. È il momento di agire con coraggio e senso del dovere".
"Chi si oppone abbia almeno l’onestà di dire chiaramente perché e di assumersi la responsabilità di condannare questa terra al degrado e all’inefficienza- dice Schifani - Non possiamo accettare che il futuro della Sicilia venga bloccato da interessi di parte, da vecchie logiche a volte ambigue. Non possiamo più tollerare un sistema che penalizza i cittadini, le imprese e l’ambiente. La nostra Regione merita di voltare pagina. Merita un futuro fatto di pulizia, decoro e sostenibilità. Noi andremo avanti, con determinazione e con la convinzione che questa sia l’unica strada possibile. Anche se in salita. In tutti i sensi. Perché la Sicilia merita di più".
Palermo,9 mar. (Adnkronos) - "Perché, dopo vent’anni di dibattiti e promesse mancate, ancora oggi qualcuno si oppone alla realizzazione di impianti di termovalorizzazione? L’esperienza europea dimostra che questi impianti sono una soluzione efficiente e sicura per chiudere il ciclo dei rifiuti, trasformando ciò che non può essere riciclato in energia pulita. Eppure, in Sicilia si è continuato a rinviare, mentre le discariche si riempiono e i cittadini pagano bollette sempre più alte per smaltire i rifiuti altrove. È davvero un problema di tutela ambientale? No, perché i moderni termovalorizzatori sono progettati per garantire emissioni praticamente nulle, rispettando i più severi standard europei". Così il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, in un intervento sul Giornale di Sicilia. "Parlare di inquinamento è oggi fuori luogo: in molte città del Nord Italia, in Europa e nel mondo, questi impianti convivono con i centri abitati senza alcun impatto sulla qualità dell’aria", dice.
"Forse si vuole difendere il business delle discariche? È un dubbio legittimo. Il sistema attuale, infatti, ha spesso alimentato interessi economici poco trasparenti, in alcuni casi perfino legati alla criminalità organizzata. E di questo ho parlato in occasione della mia audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie", conclude Schifani.