Si sono messi in fila, ordinati e in silenzio, con una catena stretta attorno al collo e un cartello tra le mani. Per chiedere che in Emilia Romagna, attraverso una legge o almeno un emendamento alla normativa vigente, venga abolita la pratica di tenere i cani alla catena. Un’usanza ritenuta disumana, contraria alle esigenze etologiche degli animali perché impedisce loro di socializzare, di fare movimento, di vivere una vita dignitosa.

Tra la trentina di manifestanti che si sono radunati in Viale Aldo Moro, davanti ai palazzi del potere regionale, per appellarsi direttamente al presidente Vasco Errani, c’era anche lui, Davide. Che dal 1 gennaio 2013 ha intrapreso lo sciopero della fame e che il 17 febbraio, a ridosso delle elezioni, inizierà anche quello della sete. “Purtroppo in Italia funziona così: i media e la politica si nutrono di sofferenza – racconta il giovane di Ravenna, che in un mese ha perso già 10 chili, passando da un peso di 75 chili ad appena 64 – e se non c’è dolore, allora si disinteressano di ciò che accade. Con il digiuno voglio attirare l’attenzione su una pratica incivile, ci sono animali che vengono incatenati fin da cuccioli e trascorrono la loro vita in perpetuo ergastolo. Nel terzo millennio tutto questo è inaccettabile e chiediamo che per legge venga abolito”.

Accanto a lui c’erano alcune delle principali associazione animaliste italiane, l’Enpa, l’Oipa, Essere Animali, che ha organizzato il presidio, e poi Lav, la Lega anti vivisezione, che per sostenere la battaglia di Davide e degli attivisti emiliano romagnoli ha avviato in tutta Italia uno sciopero della fame a staffetta. L’iniziativa, lanciata dal giovane di Ravenna a capodanno, e raccontata anche attraverso un blog intitolato ‘Una proposta di civiltà per una regione migliore” è stata sottoscritta da migliaia di persone. 4.970 sono, a oggi, i firmatari della petizione che da 30 giorni circola in rete.

“Questo problema non lo poniamo solo noi attivisti – spiegano i manifestanti – ma l’hanno sollevato prima di noi esperti etologici e veterinari. Potrebbe sembrare riduttivo essere qui a protestare contro l’uso della catena per i cani, ma questo tema simboleggia il nostro impegno contro ogni forma detentiva adottata nei confronti degli animali. Come le gabbie che rinchiudono cani e gatti nei canili, spesso sovvenzionati pubblicamente ma assolutamente inadatti a tutelarne le condizioni di salute, e come tutte quelle forme di contenzione che spesso condannano a morte esseri viventi incapaci di difendersi. Che però provano dolore, emozioni, paura. Fu Ghandi, del resto, a dire che la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”.

“Noi avevamo già presentato un progetto di legge sulla tutela degli animali, a luglio 2012 – ci tiene a precisare Mauro Manfredini, consigliere regionale della Lega Nord – ci siamo confrontati con la maggioranza e abbiamo chiesto l’intervento dell’assessorato competente. Ora chiederemo che si accelerino i tempi, e che il progetto di legge venga votato da tutti”. Anzi, promette il Carroccio, “pubblicheremo i nomi di chi voterà contro”.

Anche Andrea Defranceschi, che oltre a essere consigliere del Movimento 5 Stelle è veterinario, e Giovanni Favia, capolista in Emilia Romagna con Rivoluzione Civile, si sono dichiarati disponibili a votare in aula la legge. Chiederemo pubblicamente all’assemblea di prendere posizione sul tema – promette l’ex consigliere a cinque stelle – il tempo stringe e oltre agli animali, abbiamo il dovere di tutelare anche il benessere di una persona”.

Davide ha infatti promesso che non si fermerà. Per ora si sostenta con qualche centrifugato di verdura, tisane e pochi altri liquidi, ma sul suo blog il countdown è già partito e se il parlamento regionale non interverrà, smetterà anche di bere. “Andrò fino in fondo – sottolinea – spero che l’Emilia Romagna scelga di diventare l’esempio al quale le altre regioni possano fare riferimento. Al momento, in Italia, non esiste una legge che vieti espressamente l’uso della catena per i cani, anzi l’unica posizione sulla quale le istituzioni si sono espresse è la vivisezione. Solo che si sono espresse favorevolmente, rifiutandosi di vietarla”.

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