Ex-militanti, ex-eletti e delusi del Movimento 5 stelle si uniscono per dare vita a una nuova realtà politica. Si chiama Democrazia in Movimento, e tra i fondatori c’è il primo degli espulsi da Beppe Grillo, il consigliere di Ferrara, Valentino Tavolazzi, ma anche una serie di attivisti che in questi ultimi mesi avevano manifestato più di una critica nei confronti dei vertici e della loro strategia dei diktat.
Come Ivano Mazzacurati, candidato alle parlamentarie nella lista di Bologna, tagliato fuori all’ultimo momento, e subito dopo querelato dalla Casaleggio associati per una dichiarazione rilasciata alla trasmissione Servizio pubblico sull’uso dei fondi per la comunicazione. Ma anche la ravennate Serenella Spalla, che alcune settimane fa si è ritirata dalle liste per le prossime elezioni, e Flavio Bernardi Boari, marito di Antonia Iulia Dejeu, l’ex consigliere di quartiere a Bologna di origine rumena, che più dio un anno fa aveva deciso di abbandonare il Movimento 5 stelle per protestare contro le affermazioni di Grillo sullo Ius soli.
Tutti attivisti della prima ora che, almeno per il momento, hanno deciso di non seguire le orme di Giovanni Favia, candidato nelle liste di Rivoluzione civile di Ingroia, ma di ripartire da zero, cercando di catalizzare il malcontento del Movimento di Grillo in un’altro soggetto politico. Di cui per ora esistono un comitato promotore, e una carta dei principi. L’ambizione è quella di allargarsi presto, raccogliendo consensi. “Democrazia in Movimento è autonomo e indipendente da qualsiasi altro soggetto politico e da candidati o eletti di qualsiasi formazione politica” fanno sapere i fondatori in una nota, sottolineando poi l’indipendenza dal resto dei partiti. “Il movimento nasce per un progetto politico nazionale di lungo respiro, in alcun modo collegabile alle prossime elezioni politiche, alle quali ha deciso di non partecipare”.
Al primo posto nella carta dei principi, non a caso, c’è la democrazia diretta. “Il Movimento persegue l’obiettivo della partecipazione di tutti alla gestione della “cosa pubblica” nel modo più capillare ed accessibile possibile. Il Movimento condanna tutti i sistemi autoritari, liberticidi, totalitari, non democratici o di democrazia apparente”. Gli altri punti ricalcano quelli del “non statuto” del Movimento 5 stelle, dall’esclusione per chi ha già una tessera di partito in tasca, all’attenzione per la tutela dell’ambiente, e dal rifiuto di “ogni forma di leaderismo”, alla concezione dell’impegno politico come “servizio civile, con incarichi istituzionali da svolgere per un periodo limitato della propria vita”.
Il punto d’arrivo è “una nuova formazione politica nazionale, aperta a persone e gruppi che si riconoscano nei valori della carta costitutiva e che insieme decideranno statuto, regole, organizzazione e programma politico, con il metodo della democrazia diretta (assemblee fisiche e in rete)”.
Un progetto che ha già ricevuto il beneplacito di Giovanni Favia, l’ex-entant prodige del Movimento, oggi in corsa per la Camera nella lista di antonio Ingroia dopo l’espulsione. “Doveroso che specificassero la loro indipendenza da partiti e liste – ha commentato Favia – Nessun problema con Tavolazzi, con cui ho un rapporto fortissimo, come con altri espulsi e dissidenti lungo lo stivale che non hanno aderito a quel gruppo”. Il consigliere poi non ha escluso un’eventuale collaborazione dopo le elezioni: “Sono convinto che dopo il voto ci sarà il tempo per allargare il confronto sul da farsi e sul come”.