A Bruxelles ne sono convinti: l’euroscetticismo è un problema che va combattuto, anche online. Da qui l’incremento di due milioni di euro nella spesa che l’Europarlamento dedicherà all’analisi dei social network, per intervenire nel dibattito e influenzare l’opinione degli utenti. “Un blitz propagandistico senza precedenti”, secondo il quotidiano inglese Telegraph, che ha reso noti i documenti riservati dell’operazione e i dettagli sull’aumento dei budget a disposizione dei partiti. Gli uffici interessati non commentano, ma dai banchi del Parlamento europeo partono i primi attacchi. “Trasformeranno i parlamentari in pattuglie di troll”, attacca Paul Nuttall, capogruppo del partito di destra “Per l’indipendenza dell’Inghilterra”.
“Di fronte alla crisi ci vuole più Europa”. Il programma che intende rilanciare l’immagine dell’Unione europea non ammette opinioni contrarie: gli euroscettici sono avvertiti. In barba alla crisi e all’austerità che gravano sul vecchio continente, Bruxelles rilancia gli investimenti per il “monitoraggio dell’opinione pubblica”. Anzi, in vista delle elezioni europee del 2014 aggiunge altri due milioni alla spesa per “capire se le discussioni di natura politica tra i follower dei social media e dei blog abbiano il potenziale per catalizzare l’interesse dei media e dei cittadini”. E un’attenzione particolare, si legge nei documenti confidenziali rintracciati dal britannico Telegraph, “dovrà essere dedicata ai paesi che hanno sperimentato un aumento dello scetticismo verso l’Europa”. Paesi come il nostro, dove la disaffezione per le istituzioni europee è in crescita. Un sentimento legittimo, figlio dalla crisi, che oggi si vuole escludere dal dibattito politico influenzando l’opinione pubblica.
La formazione dei funzionari del Parlamento europeo partirà già a fine mese. Obiettivo? “Reagire in tempo reale alle opinioni del pubblico in rete – riporta ancora il foglio britannico – per partecipare alla conversazione e influenzarla, fornendo fatti e cifre per eliminare eventuali, falsi miti”. Preoccupati dal crescente disamore nei loro confronti, i partiti europeisti di casa a Bruxelles e Strasburgo corrono ai ripari, e mettono mano al portafogli. Quello dei cittadini. Le incursioni parlamentari su Twitter o Facebook sono infatti parte di una strategia più ampia, che include la “House of European History”, un’investimento da cento milioni da inaugurare nel 2015 nel nome dell’identità europea. Crescono gli investimenti per seminari e attività culturali in genere (+85%), e spenderemo di più anche per “l’informazione audiovisiva” (+36%).
Scelte fortemente criticate dagli euroscettici che siedono al Parlamento europeo. “Vogliono violare la neutralità dell’Unione europea”, attacca l’indipendentista inglese Nuttall, leader del partito per l’indipendenza della Gran Bretagna a Bruxelles, che si scaglia contro il progetto di monitoraggio della rete. “Creeranno una pattuglia di troll (‘troll patroll’)”, continua l’europarlamentare dalle colonne del Telegraph, “che si muove online per dare contributi non richiesti al dibattito interno ai social network”. E ancora: “Spendere tutti quei soldi per trasformare dei pubblici ufficiali in troll di Twitter è uno spreco ridicolo e inaccettabile”. Nell’opinione di Nuttall, l’amministrazione dell’Ue giocherà così un ruolo dichiaratamente politico, con l’obiettivo esplicito di contrastare gli euroscettici. Un’opinione che, se pur in un documento riservato e per ora non commentato pubblicamente dagli europarlamentari, trova delle conferme. “Esiste una linea sottile”, si legge nel documento, “che separa la comunicazione istituzionale da quella politica”.