Tirano dritto gli americani sul Muos (un sistema di comunicazioni satellitari) in costruzione a Niscemi, nel cuore della Sicilia. A metà settimana il governatore Rosario Crocetta ha dato mandato all’assessore regionale all’Ambiente Mariella Lo Bello e al dirigente Giovanni Arnone di revocare le autorizzazioni per l’impianto militare di antenne satellitari. Un successo per tutto il movimento No Muos che da anni si batte per quest’obiettivo. Eppure nel cantiere all’interno della base statunitense si continua a lavorare. “Dal presidio di contrada Ulmo – denuncia l’attivista Peppe Cannella – ci siamo accorti che il Golia americano con la sua arroganza, con il sostegno delle forze dell’ordine italiane, prosegue i lavori”.
E in questi giorni non si è fermato il via vai di mezzi militari, pick up, operai diretti alla base. Puntualmente bloccati dai comitati No Muos che non intendono abbassare la guardia. Neppure dopo il traguardo raggiunto martedì con lo stop dei lavori, annunciato alla fine di una giornata interminabile, durante la quale le commissioni Ambiente e Sanità dell’Assemblea regionale si riunivano a Palermo, alla presenza dei tecnici, dei docenti universitari e degli attivisti, mentre Crocetta, disertando l’audizione, convocava una giunta straordinaria a Catania, nel giorno della festa di Sant’Agata, santa patrona della città.
“L’11 gennaio – spiega l’assessore Lo Bello – abbiamo inviato una lettera agli americani per comunicare l’inizio del procedimento di sospensione dei lavori. Non ci hanno mai risposto. Stavolta, non appena saranno passati trenta giorni, notificheremo la revoca delle autorizzazioni”. La marina militare, dunque, non è stata ancora informata ufficialmente del provvedimento con cui la Regione fa marcia indietro rispetto alle due autorizzazioni concesse nel 2011 per la realizzazione del Muos all’interno dell’area protetta della Sughereta di Niscemi, dichiarata sito d’interesse comunitario. E’ su questo punto, sulle autorizzazioni ambientali rilasciate senza le dovute certificazioni, che fa leva la giunta Crocetta. “Ma quello che andava messo all’interno della riserva – aggiunge l’assessore Lo Bello – non è, ad esempio, un carro armato, è un Muos, per il quale serve anche il parere dell’assessorato alla Salute, mai richiesto”.
Nell’audizione di lunedì all’Assemblea regionale siciliana, si è assistito ad uno scontro scientifico ai massimi livelli. Da una parte Luigi Zanforlin e Patrizia Livreri, i docenti dell’università di Palermo che due anni fa diedero parere favorevole al Muos. Le loro rassicuranti conclusioni sono alla base del protocollo d’intesa siglato nel 2011 tra l’allora ministro della Difesa italiano Ignazio La Russa e il governatore siciliano Raffaele Lombardo per la realizzazione del Muos. Dall’altra parte i professori del Politecnico di Torino, Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu.
Quest’ultimi, consulenti del comune di Niscemi, hanno denunciato i rischi del nuovo sistema satellitare: maggiore rischio di leucemie, anche e soprattutto infantili, infertilità, interferenze con strumenti salvavita come i peacemaker, ma anche aeree, soprattutto in vista dell’apertura del vicino aeroporto di Comiso. “Il Muos è un sistema migliorativo – ha confermato invece Livreri – ma a noi è stato chiesto un parere solo sul Muos e non sulle altre 40 antenne attualmente presenti nella base. Anzi, gli americani ci avevano promesso che sarebbero state spente”. Il tutto sotto lo sguardo a tratti attonito – attraverso la videoconferenza – del professore dell’università di Padova Angelo Gino Levis, pioniere degli studi sull’elettromagnetismo e le sue ricadute sulla salute.
Adesso gli scenari che si aprono sono molteplici e complessi. Le strade possibili per la marina militare statunitense sono tre: smantellare l’impianto, ricominciare dal principio l’iter autorizzativo, o ricorrere alla garanzia del Governo italiano. Se le prime due opzioni sembrano meno probabili visto l’enorme investimento economico, lo stato avanzato dei lavori, e un clima politico che a Palermo è radicalmente cambiato, resta valida l’ultima ipotesi. Un potenziale scontro di competenze tra il governo regionale e quello nazionale, che, appena un mese fa, ha dichiarato la base americana di Niscemi “sito d’interesse strategico per la difesa militare”. Che sia questa la strada più plausibile lo conferma l’assessore all’Ambiente, che spiega: “Siamo pronti a un’impugnativa da parte dello Stato”. In questo caso sarebbe la Corte Costituzionale a dire l’ultima parola sulla vicenda. Tempi lunghi, quindi, che la marina militare statunitense non sembra intenzionata a rispettare. La battaglia a Niscemi continua.
di Salvo Catalano