Sette “tranches”. La maxi-tangente da oltre 197 milioni di euro pagata dal gruppo Eni alla Pearl Partners Ltd per gli appalti in Algeria sarebbe stata suddivisa in sette flussi. E’ quanto emerge dal decreto di perquisizione firmato dalla Procura di Milano e notificato il 7 febbraio all’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, indagato per corruzione internazionale. Dall’atto risulta anche che l’ex manager Saipem, Pietro Varone, avrebbe “sponsorizzato” con una nota per un cda del 2007 la società di Hong Kong presunta intermediaria, cui fa capo Farid Bedjaoui.
Nell’atto firmato dai pm di Milano Fabio De Pasquale, Sergio Spadaro e Giordano Baggio si legge infatti che in relazione agli otto contratti per le altrettante “commesse” assegnate a Saipem in Algeria per i due progetti su gas e idrocarburi, al centro dell’inchiesta, sarebbero stati effettuati “pagamenti” da alcune società del gruppo Eni elencate dettagliatamente nel decreto di perquisizione, tra cui Saipem, “a favore” della società di Hong Kong. Gli inquirenti indicano nel decreto sette flussi di “commissioni” per la Pearl Partners, il più rilevante di oltre 77 milioni di euro in relazione al contratto “LNG GL3Z (Arzew)”.
Inoltre, nel decreto si fa riferimento a “una nota redatta da Varone per il Consiglio di amministrazione del 4 ottobre 2007 di Snamprogetti spa (società incorporata da Saipem nel 2008)”. Nella nota l’ex manager parlava di un agente della società di Hong Kong, “il Sig. Ouraied’’ spiegando che “è ben conosciuto nel contesto commerciale dell’Algeria” e “conosce il processo di valutazione a aggiudicazione del cliente”. I pm poi stanno indagando anche sui rapporti economici tra Varone e l’intermediario Farid Bedjaoui, presunto “collettore” delle mazzette. Entrambi sono soci di una “azienda agricola” in Italia e ci sarebbero anche “cointeressenze economiche” tra la moglie separata di Varone, Regina Picano, e l’algerino. Una valigetta è stata sequestrata dagli investigatori lo scorso primo dicembre a una parente di Regina Picano e dentro gli inquirenti avrebbero trovato documenti interessanti su questi rapporti economici. L’inchiesta, infatti, punterebbe anche ad accertare se parte dei soldi transitati sui conti della società di Hong Kong, tra la Svizzera, gli Emirati Arabi e Dubai, siano poi anche rientrati in Italia e siano quindi finiti nella disponibilità di altre persone, oltre a faccendieri, funzionari e politici algerini.
A proposito di Farid Bedjaoui, dalle colonne di Repubblica Scaroni dichiara di averlo “incontrato una volta nella vita e solo per pochi minuti”. “Ma quale faccendiere? Mi è stato presentato come il segretario particolare del ministro algerino dell’Energia – ha spiegato – mi ha accompagnato e non l’ho mai più visto”. Scaroni ha anche affermato di non essersi mai interessato dei contratti di Saipem. “Non potrei nemmeno. E’ vero che controlliamo Saipem al 43%, ma non interferiamo nella loro attività”.
In difesa dell’ad di Eni è intervenuto Silvio Berlusconi: ”Conosco personalmente alcuni dirigenti di Eni, Scaroni in testa. Sono persone di grandissima rettitudine che fanno molto bene e hanno fatto molto bene all’Italia e all’Eni. Mi sento di escludere un loro coinvolgimento e un loro interesse personale in queste vicende”.