Era la diocesi diventata famosa per le inchieste su Cosa Nostra, governata per un ventennio da monsignor Salvatore Cassisa, il vescovo che cercava di fare pressioni sul sindaco di Palermo Leoluca Orlando affinché tenesse in considerazione i costruttori Cassina, vicinissimi a don Vito Ciancimino. Adesso, dopo gli ultimi travagliatissimi decenni, per la diocesi di Monreale arriva un vescovo antimafia. La Santa Sede ha infatti deciso di nominare il vescovo di Piazza Armerina Michele Pennisi alla guida della curia di Monreale. Una scelta univoca, dato che il sessantaseienne Pennisi vive sotto scorta dal 2008. Da vescovo di Piazza Armerina si è infatti adoperato in maniera netta contro la mafia. Alla diocesi di Piazza Armerina fa infatti capo anche la città di Gela, dilaniata dagli anni ’90 dallo strapotere di Cosa Nostra. E proprio per aver detto no all’importante famiglia mafiosa gelese degli Emmanuello, Pennisi venne minacciato di morte nel 2007. Il 3 dicembre dello stesso anno la polizia aveva ucciso in uno scontro a fuoco il boss latitante Daniele Emmanuello che tentava di darsi alla fuga. Pennisi si oppose a far celebrare i funerali del boss nella cattedrale e per questo motivo ricevette un volantino in cui erano contenute pesanti minacce di morte. Da allora vive scortato. Parecchio fastidio alle cosche gelesi ha dato la sua attività per promuovere l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia in favore di ex detenuti pentiti. Una scelta simile a quella di Pennisi era stata fatta pochi mesi fa dall’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro che ha vietato i funerali in chiesa per Giuseppe Lo Mascolo, considerato il nuovo boss mafioso di Siculiana.
Adesso Pennisi (nella foto del sito della diocesi di Piazza Armerina, ndr) andrà a guidare una diocesi che, al contrario di quella di Piazza Armerina, ha guadagnato le pagine dei giornali soprattutto a causa delle inchieste della magistratura. Il collaboratore di giustizia Angelo Siino, già ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra, ha rivelato che per gli appalti pubblici banditi per la restaurazione del Duomo di Monreale aveva gestito il traffico di tangenti miliardarie a cavallo tra ambienti politici e mafiosi. Monsignor Cassisa, storico presule di Monreale, è finito più volte sotto processo per collusione mafiosa, appropriazione indebita e falso in atti d’ufficio, riuscendo però ad essere sempre assolto. Negli anni ’90 si scoprì che il telefonino in uso al suo segretario era stato clonato ed utilizzato dal boss Leoluca Bagarella durante la latitanza. Anche dopo la fine della sua esperienza alla guida della diocesi di Monreale, nel 1997, Cassisa continuò a vivere nel palazzo arcivescovile, almeno fino al 2006, quando il suo successore Cataldo Naro ottenne dalla Congregazione per i vescovi il decreto per l’immediato allontanamento del vescovo emerito, che in pratica si rifiutava di abbandonare le stanze di pertinenza del presule di Monreale in carica. Stanze che dalle prossime settimane saranno occupate da Pennisi, vescovo siciliano che ha fatto della lotta alla mafia una bandiera della sua azione pastorale.