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Riot, l’arma della difesa Usa per spiare i cittadini sui social network

Il software è stato creato da una multinazionale per schedare, tracciare i movimenti e creare previsioni sulle azioni future delle persone raccogliendo informazioni contenute su Facebook, Twitter e altri siti simili
Riot, l’arma della difesa Usa per spiare i cittadini sui social network
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Si chiama Riot ed è un software creato segretamente da una multinazionale americana impegnata nel settore della difesa, la Raytheon, per schedare, tracciare i movimenti e creare previsioni sulle azioni future delle persone raccogliendo i dati contenuti nei social network, a partire da Facebook a Twitter.

Il software è stato svelato dal Guardian, che ha pubblicato un video sul sito dove si vede un ingegnere impiegato nel progetto, che mostra come sia sufficiente collegarsi ad un social network con il cellulare o pubblicare su internet una foto per essere ‘tracciati’. I dati archiviati – che comprendono amicizie, post, foto e luoghi visitati – possono fornire una fotografia completa della vita di una persona. L’azienda del Massachusetts, che ha registrato ricavi per 25 miliardi di dollari nel 2012, ha detto di non avere venduto il software, mentre le tecnologie utilizzate sarebbero state utilizzate dal governo americano negli ultimi anni per monitorare i cittadini all’interno di un programma di sicurezza.

Accedere a internet per archiviare dati a scopo di sicurezza è considerato legale in molti Paesi. A febbraio dell’anno scorso, per esempio, l’Fbi ha sviluppato un sistema per accedere a informazioni sui sucial network allo scopo di monitorare personaggi o gruppi sospetti. Il meccanismo di Riot, tuttavia, fa molto discutere. Ginger McCall, avvocato del gruppo Electronic Privacy Information Centre, ha spiegato che la tecnologia utilizzata dalla società solleva dubbi su come tali dati possano essere archiviati senza controlli o regolamenti.

“I social network non sono spesso trasparenti su quali informazioni sono condivise e a chi sono accessibili”, ha spiegato il legale, “al punto che alcune informazioni, che magari volevano essere condivise solo tra i propri amici, finiscono nelle mani di funzionari del governo oppure vengono archiviate da un sistema come Riot”.

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