E’ avvenuto quello che doveva avvenire. L’anziano cardinale tedesco, per lunghi anni “carabiniere” freddo e intransigente a guardia della più arcaica dottrina dogmatica e morale della Chiesa cattolica, divenuto Papa all’età di 76 anni, non ce l’ha fatta e ha gettato la spugna. Subito dopo la morte di Giovanni Paolo II, qualche giorno prima di entrare nel conclave che lo avrebbe eletto Papa della Chiesa cattolica, Ratzinger, nell’imponente scenario del Colosseo, in mondovisione, si era candidato, di fatto, a prendere il posto di Wojtyla col proposito di ricondurre la Chiesa nel contesto dottrinale e disciplinare del Concilio di Trento, stoppando il più celermente possibile le innovazioni del Vaticano II. Già da Prefetto del S.Uffizio aveva combattuto tutta la teologia scaturita dal Vaticano II, ma ora, candidandosi Papa al di sopra delle parti, più che i temi dottrinali, sceglie un tema più scioccante per l’opinione pubblica: la “sporcizia” nella chiesa, quella sotto gli occhi di tutti e quella nascosta. Messo da parte il felpato linguaggio del prelato di curia, pronuncia parole che qualche secolo prima, poteva aver pronunciato il frate domenicano Girolamo Savonarola, che denunciava a gran voce la sporcizia morale di cui era ammorbata la Chiesa. Per questo e per la sua lotta politica contro il cattivo governo il frate domenicano, per ordine di un Papa, Alessandro VI, fu mandato all’impiccagione e al rogo. Sembrò un Savonarola il cardinal Ratzinger, che, davanti ai cardinali elettori e alle telecamere di tutto il mondo, accusò i ministri della Chiesa di “tradimento e di “abuso della Parola”, di “superbia e autosufficienza”: “Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote, quanta sporcizia c’è nella Chiesa”. Checché se ne voglia dire, quelle parole suonarono subito come un’autocanditatura forte al soglio pontificio e un avvertimento-programma del suo pontificato. I lunghi anni trascorsi accanto a Giovanni Paolo II abbondantemente assente dal Vaticano per i suoi spettacolari viaggi, avevano fatto di Ratzinger il vero possibile continuatore della restaurazione iniziata da Wojtyla.
Così Ratzinger, in continuità col programma di restaurazione da Prefetto del S.Uffizio, nei suoi otto anni di pontificato non ha fatto altro che enunciare principi ed emanare condanne per chiunque – preti, vescovi, teologi, laici- si scostasse minimamente dalla più rigida dottrina dogmatica e morale della Chiesa. Individuò nell’aggiornamento del Concilio la prima causa della indisciplina degli ecclesiastici progressisti e del decadimento dei principi morali sui quali la Chiesa si era attestata come in una roccia immobile. Il suo primissimo intento fu dunque la neutralizzazione delle aperture volute dal Concilio. E per questo mandò subito un segnale di benevolenza ai seguaci dello scismaticoVescovo Lefebvre che negava la legittimità del Vaticano secondo e ne rifiutava le principali Costituzioni. I primi provvedimenti ebbero per oggetto la condanna di ogni innovazione liturgica da cancellare perché portatrice di “abusi liturgici”. Grande vittoria per i lefebviani, grande contestazione a difesa del Concilio da parte di vescovi, qualche cardinale e moltissimi parroci. Negli ambienti cattolici progressisti circolava la tesi che non era Ratzinger che riconduceva i lefebvriani nella Chiesa, ma erano questi che riassorbivano il Papa nei rigori della dogmatica, della disciplina e della morale della Controriforma tridentina.
Sarebbe troppo lungo l’elenco dei veti ribaditi da Benedetto XVI per inchiodare le donne e gli uomini nella precettistica della morale sessuale e della bioetica: nessuna attività sessuale fuori dalla volontà di procreare, nessun rapporto sessuale se non dopo la benedizione del matrimonio da parte del prete, quindi nessuna convivenza prematrimoniale e nessuna convivenza con partner divorziati, nessun uso di contraccettivi, niente comunione e assoluzione per questi ultimi perché considerati pubblici peccatori, nessun riconoscimento dell’omosessualità perché considerata o malattia o disordine morale, nessun uso di contraccettivi, minaccia dell’inferno per tutti questi peccati, compreso il peccato di masturbazione per gli adolescenti a partire dalla pubertà. E la bioetica? Due coniugi con problemi di fecondità, pur regolarmente sposati, che rivendicano il diritto alla paternità e maternità non possono ricorrere alla fecondazione assistita, perché, secondo Ratzinger,metodo contro natura. Anche in quest’ambito così intimo e delicato la dottrina ribadita da Papa Ratzinger non concede alcuna pietà e comprensione. Ai malati terminali e ai loro congiunti, secondo la stessa dottrina, viene imposto l’obbligo delle cure e dell’alimentazione forzata, per contrapporre al peccato della “buona morte” la condanna ad una vita penosamente vegetale.
Ma questa è la “legge” della Chiesa, e se ci vuoi stare la devi osservare. Appunto, di una Chiesa matrigna mille miglia distante dalla generosità e misericordia di Dio che la stessa Chiesa predica.
Probabilmente questi sono i peccati che, secondo Ratzinger, creano “sporcizia” nella Chiesa. Se ad essi si aggiungono i peccati della Chiesa e dei suoi uomini, il quadro diventa più fosco e catastrofico: la diffusissima piaga della pedofilia dei preti, le convivenze clandestine dei preti obbligati al celibato da una legge ecclesiastica (non di Dio!), i grandi e continui traffici finanziari della Banca vaticana, le ingenti somme di denaro della S. Sede investite in speculazioni finanziarie internazionali, la spropositata ostentazione di ricchezza della gerarchia ecclesiastica (durante le grandi celebrazioni pontificie l’abbigliamento liturgico di Ratzinger costa decine di migliaia di euro), gli intrallazzi economici tra le mura vaticane denunciati dagli stessi prelati e inascoltati dallo stesso Ratzinger che, anziché punire i colpevoli punisce chi li ha svelati e denunciati.
A completare il quadro del mare in tempesta in cui Ratzinger deve guidare la Chiesa, non è secondario il tema della cosiddetta dottrina teologica.
La ricerca teologica contemporanea è impegnata non tanto nella impossibile dimostrazione dell’esistenza di Dio, quanto nello sforzo di rendere accettabile e possibile all’uomo non il Dio astratto della teologia romana, imprigionato nel ristretto perimetro canonico della dogmatica istituzionale ecclesiastica, ma un Dio libero e liberante che rispetta le coscienze, non impone pesi, e corrisponde al desiderio di trascendenza e all’stanza di giustizia e di libertà presenti nella vita di ogni uomo e donna.
Ma Ratzinger si considera un grande teologo, e per questo si è fatto giudice assoluto, prima da Prefetto del Sant’Uffizio e poi da Papa, di tutte le controversie teologiche contemporanee. Ha condannato fino alla scomunica i più autorevoli studiosi di teologia di tutto il mondo quando le loro tesi o ipotesi teologiche si discostavano minimamente dal suo fondamentalismo teologico di stampo tridentino.
Così il teologo Ratzinger, “vicario di Gesù Cristo” e rappresentante di Dio in terra, con la sua autorità papale che dice discendergli direttamente da Dio, ha fatto fioccare sui suoi più autorevoli colleghi teologi condanne sommarie, inappellabili e definitive. Non a decine ma a centinaia, tra i più noti all’opinione pubblica mondiale: lo svizzero di formazione tedesca Hans Kung, il francescano brasiliano Leonardo Boff, il domenicano olandese Schillebeeckx, il fondatore della Teologia della Liberazione Gustavo Gutierrez, la teologa americana suor Lavinia Byrne, il missionario dello Sri Lanka Balasuriya, l’italiano Franco Barbero, il gesuita Dupuis, l’americano Curran, i religiosi americani Suor Gramick e padre Nugent ai quali viene imposto il divieto di interrompere il lavoro pastorale a favore degli omosessuali. E l’elenco è inimmaginabilmente lungo.
Ratzinger si era candidato Papa per purificare la Chiesa dalle scorie negative del Vaticano II, dal dramma della pedofilia dei preti, dagli abusi dei fedeli in fatto di sessualità e di bioetica, dai preti omosessuali, dal carrierismo degli ecclesiastici. Anche qui l’elenco è lungo. Ma negli otto anni di pontificato, anziché vedere risultati, ha visto diffondersi la “sporcizia” e le disobbedienze: i fedeli continuano a ignorare la precettistica rigida della morale nella loro intimità, gli scandali vaticani sono ogni giorno più sotto gli occhi di un’opinione pubblica indignata, i teologi sono sempre più lontani dai rigidi schemi dogmatici romani, i giovani non si confessano più, le chiese si svuotano, i seminari hanno sempre meno candidati al sacerdozio. Un altro elenco più lungo degli altri.
Ratzinger al timone della barca di Pietro la vede sempre più assalita da un mare sempre in tempesta in tutte le latitudini. L’ultimo scandalo, quello del furto di documenti segreti sotto il suo tetto e con la complicità dei suoi più stretti collaboratori, ha colpito lui personalmente e ha sbattuto la barca contro gli scogli di una sconcertata opinione pubblica mondiale. Non immaginava otto anni fa che gli potesse succedere. Oggi sente di non avere avuto e di non avere il vigore necessario per affrontare la tempesta e gli scogli: accetta la sconfitta, getta la spugna e scende dalla barca. E nessuno gli dirà: “cazzo, risalga a bordo!”
Giovanni Avena
Giornalista e direttore di Adista
- 12 Febbraio 2013
Ratzinger scende dalla barca di Pietro
E’ avvenuto quello che doveva avvenire. L’anziano cardinale tedesco, per lunghi anni “carabiniere” freddo e intransigente a guardia della più arcaica dottrina dogmatica e morale della Chiesa cattolica, divenuto Papa all’età di 76 anni, non ce l’ha fatta e ha gettato la spugna. Subito dopo la morte di Giovanni Paolo II, qualche giorno prima di entrare nel conclave che lo avrebbe eletto Papa della Chiesa cattolica, Ratzinger, nell’imponente scenario del Colosseo, in mondovisione, si era candidato, di fatto, a prendere il posto di Wojtyla col proposito di ricondurre la Chiesa nel contesto dottrinale e disciplinare del Concilio di Trento, stoppando il più celermente possibile le innovazioni del Vaticano II. Già da Prefetto del S.Uffizio aveva combattuto tutta la teologia scaturita dal Vaticano II, ma ora, candidandosi Papa al di sopra delle parti, più che i temi dottrinali, sceglie un tema più scioccante per l’opinione pubblica: la “sporcizia” nella chiesa, quella sotto gli occhi di tutti e quella nascosta. Messo da parte il felpato linguaggio del prelato di curia, pronuncia parole che qualche secolo prima, poteva aver pronunciato il frate domenicano Girolamo Savonarola, che denunciava a gran voce la sporcizia morale di cui era ammorbata la Chiesa. Per questo e per la sua lotta politica contro il cattivo governo il frate domenicano, per ordine di un Papa, Alessandro VI, fu mandato all’impiccagione e al rogo. Sembrò un Savonarola il cardinal Ratzinger, che, davanti ai cardinali elettori e alle telecamere di tutto il mondo, accusò i ministri della Chiesa di “tradimento e di “abuso della Parola”, di “superbia e autosufficienza”: “Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote, quanta sporcizia c’è nella Chiesa”. Checché se ne voglia dire, quelle parole suonarono subito come un’autocanditatura forte al soglio pontificio e un avvertimento-programma del suo pontificato. I lunghi anni trascorsi accanto a Giovanni Paolo II abbondantemente assente dal Vaticano per i suoi spettacolari viaggi, avevano fatto di Ratzinger il vero possibile continuatore della restaurazione iniziata da Wojtyla.
Così Ratzinger, in continuità col programma di restaurazione da Prefetto del S.Uffizio, nei suoi otto anni di pontificato non ha fatto altro che enunciare principi ed emanare condanne per chiunque – preti, vescovi, teologi, laici- si scostasse minimamente dalla più rigida dottrina dogmatica e morale della Chiesa. Individuò nell’aggiornamento del Concilio la prima causa della indisciplina degli ecclesiastici progressisti e del decadimento dei principi morali sui quali la Chiesa si era attestata come in una roccia immobile. Il suo primissimo intento fu dunque la neutralizzazione delle aperture volute dal Concilio. E per questo mandò subito un segnale di benevolenza ai seguaci dello scismaticoVescovo Lefebvre che negava la legittimità del Vaticano secondo e ne rifiutava le principali Costituzioni. I primi provvedimenti ebbero per oggetto la condanna di ogni innovazione liturgica da cancellare perché portatrice di “abusi liturgici”. Grande vittoria per i lefebviani, grande contestazione a difesa del Concilio da parte di vescovi, qualche cardinale e moltissimi parroci. Negli ambienti cattolici progressisti circolava la tesi che non era Ratzinger che riconduceva i lefebvriani nella Chiesa, ma erano questi che riassorbivano il Papa nei rigori della dogmatica, della disciplina e della morale della Controriforma tridentina.
Sarebbe troppo lungo l’elenco dei veti ribaditi da Benedetto XVI per inchiodare le donne e gli uomini nella precettistica della morale sessuale e della bioetica: nessuna attività sessuale fuori dalla volontà di procreare, nessun rapporto sessuale se non dopo la benedizione del matrimonio da parte del prete, quindi nessuna convivenza prematrimoniale e nessuna convivenza con partner divorziati, nessun uso di contraccettivi, niente comunione e assoluzione per questi ultimi perché considerati pubblici peccatori, nessun riconoscimento dell’omosessualità perché considerata o malattia o disordine morale, nessun uso di contraccettivi, minaccia dell’inferno per tutti questi peccati, compreso il peccato di masturbazione per gli adolescenti a partire dalla pubertà. E la bioetica? Due coniugi con problemi di fecondità, pur regolarmente sposati, che rivendicano il diritto alla paternità e maternità non possono ricorrere alla fecondazione assistita, perché, secondo Ratzinger,metodo contro natura. Anche in quest’ambito così intimo e delicato la dottrina ribadita da Papa Ratzinger non concede alcuna pietà e comprensione. Ai malati terminali e ai loro congiunti, secondo la stessa dottrina, viene imposto l’obbligo delle cure e dell’alimentazione forzata, per contrapporre al peccato della “buona morte” la condanna ad una vita penosamente vegetale.
Ma questa è la “legge” della Chiesa, e se ci vuoi stare la devi osservare. Appunto, di una Chiesa matrigna mille miglia distante dalla generosità e misericordia di Dio che la stessa Chiesa predica.
Probabilmente questi sono i peccati che, secondo Ratzinger, creano “sporcizia” nella Chiesa. Se ad essi si aggiungono i peccati della Chiesa e dei suoi uomini, il quadro diventa più fosco e catastrofico: la diffusissima piaga della pedofilia dei preti, le convivenze clandestine dei preti obbligati al celibato da una legge ecclesiastica (non di Dio!), i grandi e continui traffici finanziari della Banca vaticana, le ingenti somme di denaro della S. Sede investite in speculazioni finanziarie internazionali, la spropositata ostentazione di ricchezza della gerarchia ecclesiastica (durante le grandi celebrazioni pontificie l’abbigliamento liturgico di Ratzinger costa decine di migliaia di euro), gli intrallazzi economici tra le mura vaticane denunciati dagli stessi prelati e inascoltati dallo stesso Ratzinger che, anziché punire i colpevoli punisce chi li ha svelati e denunciati.
A completare il quadro del mare in tempesta in cui Ratzinger deve guidare la Chiesa, non è secondario il tema della cosiddetta dottrina teologica.
La ricerca teologica contemporanea è impegnata non tanto nella impossibile dimostrazione dell’esistenza di Dio, quanto nello sforzo di rendere accettabile e possibile all’uomo non il Dio astratto della teologia romana, imprigionato nel ristretto perimetro canonico della dogmatica istituzionale ecclesiastica, ma un Dio libero e liberante che rispetta le coscienze, non impone pesi, e corrisponde al desiderio di trascendenza e all’stanza di giustizia e di libertà presenti nella vita di ogni uomo e donna.
Ma Ratzinger si considera un grande teologo, e per questo si è fatto giudice assoluto, prima da Prefetto del Sant’Uffizio e poi da Papa, di tutte le controversie teologiche contemporanee. Ha condannato fino alla scomunica i più autorevoli studiosi di teologia di tutto il mondo quando le loro tesi o ipotesi teologiche si discostavano minimamente dal suo fondamentalismo teologico di stampo tridentino.
Così il teologo Ratzinger, “vicario di Gesù Cristo” e rappresentante di Dio in terra, con la sua autorità papale che dice discendergli direttamente da Dio, ha fatto fioccare sui suoi più autorevoli colleghi teologi condanne sommarie, inappellabili e definitive. Non a decine ma a centinaia, tra i più noti all’opinione pubblica mondiale: lo svizzero di formazione tedesca Hans Kung, il francescano brasiliano Leonardo Boff, il domenicano olandese Schillebeeckx, il fondatore della Teologia della Liberazione Gustavo Gutierrez, la teologa americana suor Lavinia Byrne, il missionario dello Sri Lanka Balasuriya, l’italiano Franco Barbero, il gesuita Dupuis, l’americano Curran, i religiosi americani Suor Gramick e padre Nugent ai quali viene imposto il divieto di interrompere il lavoro pastorale a favore degli omosessuali. E l’elenco è inimmaginabilmente lungo.
Ratzinger si era candidato Papa per purificare la Chiesa dalle scorie negative del Vaticano II, dal dramma della pedofilia dei preti, dagli abusi dei fedeli in fatto di sessualità e di bioetica, dai preti omosessuali, dal carrierismo degli ecclesiastici. Anche qui l’elenco è lungo. Ma negli otto anni di pontificato, anziché vedere risultati, ha visto diffondersi la “sporcizia” e le disobbedienze: i fedeli continuano a ignorare la precettistica rigida della morale nella loro intimità, gli scandali vaticani sono ogni giorno più sotto gli occhi di un’opinione pubblica indignata, i teologi sono sempre più lontani dai rigidi schemi dogmatici romani, i giovani non si confessano più, le chiese si svuotano, i seminari hanno sempre meno candidati al sacerdozio. Un altro elenco più lungo degli altri.
Ratzinger al timone della barca di Pietro la vede sempre più assalita da un mare sempre in tempesta in tutte le latitudini. L’ultimo scandalo, quello del furto di documenti segreti sotto il suo tetto e con la complicità dei suoi più stretti collaboratori, ha colpito lui personalmente e ha sbattuto la barca contro gli scogli di una sconcertata opinione pubblica mondiale. Non immaginava otto anni fa che gli potesse succedere. Oggi sente di non avere avuto e di non avere il vigore necessario per affrontare la tempesta e gli scogli: accetta la sconfitta, getta la spugna e scende dalla barca. E nessuno gli dirà: “cazzo, risalga a bordo!”
Articolo Precedente
Dimissioni Papa, padre Lombardi: “Manterrà impegni fino al 28 febbraio”
Articolo Successivo
E se il Papa avesse avuto una crisi di fede?
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
C’è l’inflazione? Si aumentano i vitalizi: fino a 800 euro al mese. Mappa (incompleta) degli aumenti agli ex consiglieri per il caro-vita
Mondo
Mosca non è più il nemico, stop ad allargamenti a Est: come sarà la Nato “dormiente” nei piani di Trump. Ruolo degli Usa? “Ridotto” a deterrente nucleare
Diritti
Fine vita, la giurista e il “vuoto” colmato dalla legge della Toscana: “Non è incostituzionale. Paradossale se questo governò la bloccherà”
Palermo, 15 feb. (Adnkronos) - L’Uosd di Emodinamica dell’Ospedale di Taormina (Messina) ha recentemente effettuato con successo interventi di denervazione renale, una tecnica innovativa per il trattamento dell’ipertensione arteriosa refrattaria, ovvero quella forma di ipertensione che non risponde adeguatamente alla terapia farmacologica convenzionale. "L’intervento di denervazione renale si configura come una soluzione efficace per i pazienti selezionati, contribuendo a un migliore controllo della pressione arteriosa e, di conseguenza, a una riduzione del rischio cardiovascolare a lungo termine. L’intervento mira a bloccare la comunicazione degli impulsi nervosi diretti ai reni e viceversa, disattivando le fibre nervose renali del sistema simpatico- si legge in una nota - La procedura, che viene effettuata in sedazione profonda e dura all'incirca un'ora, prevede l'impiego di un dispositivo medico che fornisce energia a radiofrequenza a bassa intensità. Dunque, quando le modifiche nelle abitudini alimentari e i trattamenti farmacologici non producono i risultati desiderati, si può passare alla denervazione delle fibre nervose". Giuseppe Cinnirella responsabile della Uosd di Emodinamica di Taormina e la sua equipe composta dai medici Paolo D’Arrigo, Gessica Motta, Gianfranco Capilli e Graziano Trovato, "ringraziano la Direzione Strategica dell’Asp di Messina, il cui supporto costante verso l’innovazione ha reso possibile l’implementazione di tecniche all’avanguardia, migliorando il percorso di cura per i pazienti affetti da ipertensione resistente". Ulteriori ringraziamenti anche al primario di Anestesia e Rianimazione, Giacomo Filoni, per l’eccellente assistenza anestesiologica fornita durante le procedure.
Palermo, 15 feb. (Adnkronos) - "A pagare il prezzo sempre più alto di una crisi atavica sono migliaia di produttori e le aziende agricole. Se c’è una crisi nell’automotive - il governo Melon. Se si tratta di produzione ortofrutticola e agrumaria nessuno se ne accorge o finge di non accorgersene". Così Pippo Gennuso, responsabile del Dipartimento Agricoltura di Forza Italia in provincia di Siracusa. “Arance, limoni e clementine spesso non vengono raccolte perché il costo del lavoro è troppo alto rispetto anche ad alcuni Paese Europei come la Spagna. Per non parlare della concorrenza sleale del Marocco e della Tunisia, per quanto riguarda l’olio”. “Se possiamo vantare le eccellenze nel mondo, è solo il frutto di tantissimo sacrificio e dedizione da parte dei nostri contadini e aziende produttrici”.
Gennuso lamenta anche "la mancanza di adeguati controlli della filiera". “La tutela dei nostri prodotti passa anche attraverso severi controlli, ma spesso non ci sono o lasciano a desiderare. Il mondo dell’Agricoltura siciliano chiede risposte urgenti e concrete e di avviare nel più breve tempo possibile le compensazione la ‘Carbon Credit’.
Palermo, 15 feb. (Adnkronos) - La Protezione Civile Regionale siciliana ha diffuso un avviso per il rischio meteo-idrogeologico ed idraulico, valido fino alle 24 di oggi. Per il territorio palermitano, è prevista allerta gialla.
Palermo, 14 feb. (Adnkronos) - Il sindaco di Favignana Francesco Forgione è stato sfiduciato dal consiglio comunale. È stata approvata, infatti, la mozione di sfiducia firmata da otto consiglieri. Forgione, al termine del suo intervento, ha abbandonato l'aula. Adesso si attende la nomina di un commissario per la reggenza del comune dell'isola.
Palermo, 14 feb. (Adnkronos) - "La prevenzione cardiovascolare ed i principi del primo soccorso sono stati al centro di un evento formativo, teorico e pratico, organizzato dall'Arnas Civico Di Cristina Benfratelli di Palermo, in adesione alla 19ª edizione della campagna nazionale "Cardiologie Aperte", promossa dalla Fondazione per il Tuo cuore - Hcf e dell'Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), in corso fino al 16 febbraio, che ogni anno coinvolge le strutture di Cardiologia presenti sul territorio nazionale. L'iniziativa - svoltasi questa mattina presso l'Aula multimediale "Barbera" dell'azienda palermitana - è stata coordinata da Ignazio Maria Smecca, direttore dell'Uoc (Unità Operativa Complessa) Cardiologia con Utic (Unità Terapia Intensiva Cardiologica) dell'Arnas di Palermo e ha coinvolto gli studenti delle quinte classi del Liceo Scientifico Statale "S. Cannizzaro". Il corso ha diffuso ai ragazzi nozioni teoriche sui fattori di rischio cardiovascolare ed in particolare ha focalizzato la loro attenzione su quelli modificabili; ovvero che rendono possibile evitare l'insorgenza di queste malattie, e/o arginarne l'incidenza sulla popolazione. La ratio di fondo, che ha caratterizzato i setting pratici del corso, risponde alla volontà di realizzare una formazione interattiva con gli studenti, quale chiave di volta per un e-learning efficace.
"Abbiamo scelto - spiega Walter Messina direttore generale del Civico Di Cristina Benfratelli di Palermo - un approccio didattico inspirato all'esigenza di trasformare il tradizionale modello di apprendimento passivo in un'esperienza coinvolgente e partecipata, nel solco di una metodica di formazione aziendale innovativa, già abbracciata dall'Arnas, e tipica di un'organizzazione moderna, in un contesto che ambisce ad essere sempre più dinamico e competitivo. Pertanto, una formazione volta a declinare strumenti e linguaggi di divulgazione dei messaggi in grado di massimizzare la risposta psicologica cognitiva dei ragazzi, durante il processo di acquisizione di nuove conoscenze, abilità, valori, rispetto alle informazioni ricevute, affinché essi possano divenire oltre che protagonisti della costruzione della loro Salute, anche a loro volta messaggeri della cultura della prevenzione e sensibilizzare in tal senso anche i loro nuclei famigliari e la società". Le tecniche di rianimazione cardiopolmonare sono state illustrate mediante la "simulazione" di scenari a carattere emergenziale con l'ausilio di manichini che hanno permesso agli studenti esercitazioni pratiche e la verifica empirica di quanto appreso.
I cardiologi sono soliti affermare "Il tempo è muscolo". A tal proposito Flavia Dispensa, cardiologo intensivista dell'Arnas Civico e responsabile dell'organizzazione scientifica dell'evento, sottolinea: "La sopravvivenza dei soggetti che presentano un arresto cardiaco dipende dalla rapidità degli interventi di soccorso. La tempestività del massaggio cardiaco e, ancora, la disponibilità dei defibrillatori semiautomatici sono elementi che possono migliorare significativamente la probabilità che un soggetto sopravviva in questi casi, limitando peraltro i danni neurologici gravi. Le cronache dimostrano sempre più spesso, però, che occorre insistere sulla formazione della popolazione, perché purtroppo anche in presenza di questi strategici strumenti, spesso la carenza di conoscenze circa il loro appropriato utilizzo, riduce la portata della loro efficacia, anche laddove si registra una certa diffusione degli stessi sul territorio".
"Dobbiamo far capire ai giovani che la modifica di comportamenti poco salutari, oggi magari trascurata, con l'avanzare dell'età potrà causare loro gravi problematiche di Salute - aggiunge Domenico Cipolla, direttore sanitario dell'Arnas Civico Di Cristina Benfratelli di Palermo". Cipolla - che da sempre riserva ai giovani un'attenzione particolare, a fronte anche della sua specifica specializzazione clinica in Pediatria, evidenzia ancora come "la prevenzione possa anche rappresentare un ponte per accostare due mondi generazionali ed è, altresì, l'occasione per creare ulteriore value intorno al Servizio Sanitario Nazionale e contribuire, a partire dai giovani, allo sviluppo di quel senso civico, necessario a sostenere quella che ad oggi è la più alta garanzia a presidio del diritto universale alla Salute sussistente nella nostra Democrazia". "Temi impegnativi - rileva Cipolla - ma che se illustrati con approcci chiari e semplici, possono stimolare il senso di responsabilità al rispetto della propria vita e di quella altrui e facilitare la diffusione di modelli sociali inclusivi in modo da lasciare presagire, grazie alla sensibilità di risposta delle giovani generazioni, un innalzamento dell'attenzione solidaristica al benessere collettivo, abbassando anche la tendenza a comportamenti autodistruttivi, come ad esempio, l'abitudine al consumo eccessivo di alcool, fumo e la tendenza alla cattiva alimentazione".
Palermo, 14 feb. (Adnkronos) - Adesione massiccia in tutti i luoghi di lavoro oggi per lo sciopero di 8 ore proclamato in tutte le aziende metalmeccaniche di Palermo e provincia da Fiom, Fim e Uilm per la ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Le aziende che hanno preso parte allo sciopero sono molteplici e l’adesione è stata alta in tutti i siti, a partire da Fincantieri, Sirti, Leonardo, Engineering, Sispi, St Microelectronics, Siram, Sei Energia, Polygon e tanti altri.
“Continueremo la battaglia affinché non ci sia la riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro - dichiarano i segretari generali di Fiom Cgil Palermo Sicilia Francesco Foti e di Fim Cisl Palermo Trapani Antonio Nobile e il segretario provinciale Uilm Uil Palermo Giovanni Gerbino - Oggi anche a Palermo si sono svolte le iniziative di sciopero, articolate in giornate differenti in tutti il territorio nazionale per rispondere a Federmeccanica, finora indisponibile a riaprire la trattativa. Per noi è necessario ripartire dalla piattaforma votata dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici di Fim, Fiom, Uilm. E contestualmente, proseguirà il blocco dello straordinario e della flessibilità, che va avanti da mesi e che sarà gestito in modo ancora più rigoroso e diffuso”.
Palermo, 14 feb. (Adnkronos) - Sul lungomare Cristoforo Colombo di Carini si torna a demolire gli immobili abusivi. Le ruspe sono tornate in azione per abbattere tre immobili, due prefabbricati, realizzati su piattaforme in cemento armato, e un immobile in cemento armato. Alle tre costruzioni, che si trovano al civico 279, accanto all’ex albergo Riva Smeralda, che oggi è un residence, si accede da un cancello posto su strada. Un altro cancello delimita l’insediamento lato mare e consente l’accesso alla spiaggia.
L’intervento di demolizione è l’ultimo di un gruppo di sei demolizioni lungo la fascia costiera ed è stato finanziato con decreti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come fanno sapere del Comune.