“Anche ai nostri giorni molti sono pronti a ‘stracciarsi le vesti‘ di fronte a scandali e ingiustizie, naturalmente commessi da altri, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio ‘cuore’ sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”. Ha il sapore di una denuncia questo passaggio dell’ultima omelia in una celebrazione pubblica di papa Benedetto XVI, per il mercoledì delle Ceneri, nella basilica di San Pietro. Il pontefice ha invitato a vivere la quaresima come tempo per “riflettere” su come “il volto della Chiesa venga a volte deturpato da colpe contro l’unità della Chiesa e divisioni del corpo ecclesiale”: Superare “individualismi e rivalità” può essere un “segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede”. Già in precedenza, durante l’udienza generale nell’aula Paolo VI, il Santo Padre aveva ricevuto un’accoglienza calorosa dei fedeli: “Ho scelto liberamente, ma sono giorni difficili – aveva detto Ratzinger – Pregate per me”.
“Il vero discepolo non serve se stesso o il ‘pubblico’, ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità” ha continuato Benedetto XVI. “La nostra testimonianza allora – ha detto il Papa – sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con lui per sempre”.
Nel particolare ritoche apre la Quaresima, durante la messa in San Pietro è stato il cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica e vicario del Papa per la Città del Vaticano, a cospargere le ceneri sul capo di Benedetto XVI. Quindi il Papa ha fatto lo stesso con alcuni cardinali, tra cui il segretario di Stato Tarcisio Bertone, vescovi, sacerdoti e semplici fedeli.
Ma a questo si è aggiunto anche l’appello ai fedeli dell’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra: “Pregate per noi cardinali – ha detto – perché nell’elezione del nuovo Pontefice siamo guidati esclusivamente dall’amore vero verso la Chiesa, e non da ragioni antievangeliche di potere”. “Cari fedeli, penso che vi debba una parola d’illuminazione, di conforto e di consolazione riguardo al momento che la Chiesa sta vivendo dopo le dimissioni del Santo Padre” spiega Caffarra, parlando della decisione del Papa come di un gesto di “limpida testimonianza di umiltà evangelica”. “Giunto alla certezza di coscienza, davanti a Dio, di non essere più in grado di svolgere il suo servizio, ha preferito il bene della Chiesa a se stesso” prosegue l’arcivescovo di Bologna, rimarcando che “è stato il vero pastore che, come Cristo, non ha ritenuto la sua dignità un tesoro da custodire gelosamente, ma vi ha rinunciato per il bene della Chiesa”.
Ha parlato anche il segretario di Stato (e camerlengo) Tarcisio Bertone: “Tutti noi abbiamo compreso che è proprio l’amore profondo che Vostra Santità ha per Dio e per la Chiesa che l’ha spinta a questo atto”. Secondo Bertone, con la rinuncia, papa Ratzinger ha rivelato “quella purezza d’animo, quella fede robusta ed esigente, quella forza dell’umiltà e della mitezza, assieme ad un grande coraggio, che hanno contraddistinto ogni passo della Sua vita e del Suo ministero, e che possono venire solamente dallo stare con Dio, dallo stare alla luce della parola di Dio, dal salire continuamente la montagna dell’incontro con Lui per poi ridiscendere nella Città degli uomini”.