Questa mattina alle otto sono stati arrestati e condotti nel carcere di Buoncammino il presidente del Cagliari Calcio, Massimo Cellino, il sindaco del comune di Quartu Sant’Elena, Mauro Contini (colto da malore, è stato portato in ospedale), e l’assessore ai lavori pubblici Stefano Lilliu. Tutti e tre coinvolti nell’inchiesta sui lavori di costruzione dell’impianto Is Arenas, dove il Cagliari da quest’anno gioca le partite casalinghe. Le misure cautelari, firmate dal gip Giampaolo Casula su richiesta del pm Enrico Lussu, titolare dell’indagine, sono state eseguite all’alba dal nucleo regionale di polizia giudiziaria del Corpo forestale. L’accusa sarebbe di tentato peculato e falso ideologico, per l’utilizzo di parte di soldi destinati al piano integrato d’area dirottati invece nella costruzione del nuovo stadio della società cagliaritana.
La stessa che a novembre aveva portato in carcere due dipendenti del comune e ai domiciliari Antonio Grussu, amministratore della società Andreoni che aveva vinto la gara per i lavori esterni del piano integrato d’area di Serpeddì-Is Arenas. Al centro dell’inchiesta c’è l’utilizzo di fondi del Pia, piano integrato d’area per la zona di Is Arenas. Il gip di Cagliari che a novembre ha firmato le prime ordinanze di custodia cautelare aveva subito parlato di “operazione organizzata sottobanco”, e ipotizzato complicità non solo di funzionari e impiegati con accesso ai documenti dei lavori ma “ancor più verosimilmente” di “coloro che rivestono le più alte posizioni all’interno dell’amministrazione comunale e delle società coinvolte”. La società rossoblù si dichiarò all’epoca estranea ai fatti, ma gli arresti di oggi sembrano confermare la linea accusatoria.
Che la Is Arenas fosse nata sotto una cattiva stella è risultato evidente fin dall’inizio. Con la squadra rossoblù che per tutta la stagione non ha mai saputo, fino a poche ore prima della gara, dove avrebbe giocato la prossima partita casalinga: se a Trieste, a Parma, o in casa davanti al proprio pubblico. Un iter fatto di ricorsi, permessi speciali e deroghe. Come nel caso del match con la Roma, che ha portato la Procura di Cagliari a indagare Cellino per istigazione a delinquere, dopo che il presidente aveva chiamato alle armi i tifosi, dicendo loro di presentarsi allo stadio nonostante la Prefettura avesse disposto di giocare a porte chiuse. Da lì le accuse a Cellino e il mancato svolgimento della partita, con la vittoria 0-3 a tavolino assegnata alla Roma.
La vicenda ha radici antiche. L’anno scorso Cellino aveva litigato con il neo sindaco di Cagliari Zedda per il rinnovo della concessione dello Stadio Sant’Elia, forte dell’acquisto di alcuni terreni vicini all’aeroporto di Elmas su cui avrebbe voluto costruire un nuovo stadio. Poi, una volta che la Procura di Cagliari ha indagato Cellino per abuso di ufficio e tentata estorsione in merito all’acquisto di quei terreni a Elmas, la mazzata della Commissione Impianti Sportivi del Coni, che ha deliberato che su quei terreni non si sarebbe potuto costruire uno stadio: impedendo così l’accesso ai fondi pubblici da parte del Cagliari.
Da lì, la decisione di Cellino di far giocare le ultime quattro partite casalinghe della scorsa stagione a Trieste. A luglio poi, il provvedimento clamoroso di Zedda, che sfratta definitivamente il Cagliari Calcio dal Sant’Elia per le gravi inadempienze contrattuali della società. E la conseguente decisione di Cellino, imprenditore agricolo da 21 anni alla guida del club rossoblù, di trasferire i tubi innocenti del Sant’Elia nell’impianto di Quartu Sant’Elena per farne la nuova casa del Cagliari. Una casa precaria e traballante, come si preannuncia il prosieguo della stagione per i rossoblù.