A Bruxelles ci sono due tipi di eurodeputati: quelli bravi e quelli che dovrebbero cambiare lavoro. I primi si contano su una mano, forse due, gli altri, lasciamo perdere. In questi giorni Daniel Cohn Bendit, storico leader dei verdi francesi all’Europarlamento e protagonista del maggio del ’68 francese (per questo detto “Dan il Rosso”) ha annunciato che non si candiderà nel 2014 bensì, forte dei suoi 68 anni, se ne andrà in pensione. L’Europa perde così un eurodeputato di quelli bravi, o almeno uno che nell’Europa ci crede davvero, cosa tutt’altro che scontata.
L’europarlamentare, sulla scena internazionale da 45 anni, conferma in un discorso tenuto alla Sorbonne di Parigi: “Ho deciso di non candidarmi nel 2014. Ho già dato molto e ormai mi accontenterò di manifestare e…votare”. Cohn Bendit è attualmente copresidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo dove è in carica da 20 anni, il che fa 4 legislature, sempre votato con preferenza diretta addirittura in due Paesi diversi, prima in Germania poi in Francia. Gran parte suo è il miracolo di Europe Écologie, il terzo partito francese che riunisce i verdi e alcune personalità della società civile di impronta ecologista, partito che però ha lasciato nel settembre 2012 in seguito ad alcune divisioni di vedute e, da ultimo, all’opposizione della leadership nazionale al nuovo fiscal compact firmato a Bruxelles che Cohn Bendit invece appoggiava.
Nato e cresciuto politicamente nell’estrema sinistra, Cohn Bendit, come spesso succede, ha assunto negli anni posizioni più moderate tanto da attirarsi non poche critiche dai suoi ex compagni e dalla parte più intransigente della sinistra francese. Ma la parabola più interessante che lo riguarda è il suo europeismo diventato negli anni sempre più convinto e battagliero. Si perché, sembrerà strano, ma di eurodeputati davvero europei ce ne sono pochi a Bruxelles e Strasburgo. Tolti i paracadutati, i trombati nelle varie elezioni locali e nazionali, i debuttanti allo sbaraglio, i matusalemme, le giovani meteore e i puri incompetenti, gli eurodeputati nel vero senso della parola scarseggiano, almeno quelli che hanno una minima considerazione di cosa sia l’Europa e di come funzioni. Al di là delle ideologie di destra o di sinistra, ecologiste o meno, Daniel Cohn Bendit è uno di questi.
Si perché la vita dell’eurodeputato non è facile. Per carità lauto stipendio (anche se lontano dagli sfarzi romani), ma poca gloria, dossier piuttosto noiosi e valigia sempre in mano. Ecco che molti, quando possono, se la danno a gambe per un posticino qualsiasi in madre patria, o vanno a Bruxelles e Strasburgo il meno possibile o ancora ci vanno solo per scaldare la sedia. Inoltre l’iter legislativo europeo è complesso e burocratico, tanto che non c’è spazio per i personalismi e i colpi di teatro, e in Aula non si portano mortadelle e bottiglie di spumante. Il lavoro, quello che conta, si fa in silenzio, sulla carta o in lunghe e non elettrizzanti riunioni, dove si interviene e vota in ordine, senza urla o insulti. Sui giornali, infine, si finisce poco, e il politico si sa, è un po’ come l’attore, ha bisogno di essere amato e riconosciuto.
Ebbene Daniel Cohn Bendit è uno di quei deputati che oltre al lavoro e a un certo personalismo dato da interventi in Aula di spessore, aggiunge anche quello che davvero pochi eurodeputati hanno: una visione dell’Europa. Cofondatore del Gruppo Spinelli (movimento che mira a rilanciare il processo di integrazione europea), ideatore della think tank “Europe et Écologie”, federalista europeo convinto, ha recentemente scritto insieme al leader dei liberali Guy Verhofstadt un libro intitolato “Per l’Europa! Manifesto per una rivoluzione unitaria”, libro che costituisce il manifesto dell’Europa del futuro, un’Europa fatta di europei, di solidarietà, di un’economia forte e partecipata, di giustizia sociale, di regole per il mondo della finanza e via via fino ad arrivare ad una concreta idea di un’unità politica in senso federale. Insomma, con Cohn Bendit il Parlamento europeo perde sicuramente uno dei suoi protagonisti, ma d’altronde questo è il naturale corso della vita, anche politica. Adesso ci si aspetta una nuova generazione di eurodeputati che possibilmente continuino sulla stessa strada e con la stessa passione. Appuntamento al giugno 2014, speriamo bene.