Oscar Giannino lascia. Le conseguenze delle polemiche sui falsi titoli di studio hanno avuto un effetto devastante sul leader di Fare per fermare il declino e candidato a Palazzo Chigi. “Dimissioni irrevocabili da presidente in direzione. I danni su di me per inoffensive ma gravi balle private non devono nuocere a Fare”. Quando ancora non era terminata la riunione-fiume della direzione nazionale del movimento, che doveva decidere se accettare le dimissioni del leader, lo stesso Giannino ha annunciato su Twitter la propria volontà di lasciare “irrevocabilmente”.
Già nelle scorse ore il giornalista aveva detto di essere disposto a fare un passo indietro, dopo le accuse mossegli da Luigi Zingales, uno dei fondatori di Fare. Zingales aveva annunciato le proprie dimissioni dopo aver scoperto che leader di Fare aveva mentito circa le sue credenziali accademiche, millantando il conseguimento di un master all’Università di Chicago, mai frequentato in realtà. Nella ricostruzione pubblicata da Dagospia, emerge una lunga serie di episodi che riguardano Giannino: oltre cinque anni di bugie, con alcuni aneddoti curiosi.
Giannino usava raccontare spesso la propria esperienza a Chicago: una volta, di fronte agli studenti della Bocconi, aveva chiuso il proprio intervento dicendo: “Ricordate sempre quello che disse a me, il primo giorno del mio master a Chicago, quello che poi divenne Nobel…ehm…Bob Arrow! Diceva: ‘La distinzione è che chi ha un titolo di studio inferiore può, al massimo, se starà male nella vita, rubare nelle carrozze dei treni. Chi ha un master, può rubare un’intera ferrovia’”. Un racconto che, alla luce degli ultimi eventi, assume contorni quasi comici. Tanto più che Bob Arrow non esiste: c’è un noto economista di nome Kenneth Arrow, ma – come ricorda Dagospia – ha insegnato a Chicago solo due anni, e mai in un master. Nonostante le rivelazioni degli ultimi giorni, la base del partito, in ogni caso, aveva espresso il proprio sostegno a Giannino, ipotizzando un complotto per screditarlo da parte degli avversari politici, in particolare di Silvio Berlusconi.
In un secondo tweet Giannino ha poi precisato: “E’ una regola secca: chi sbaglia paga. Deve valere in politica e soldi pubblici, io comincio dal privato. Ora giù a pestare destra, sinistra e centro!”. Fino a martedì sera sembrava che l’organismo del giovanissimo movimento avrebbe rifiutato le dimissioni, ma nelle ultime ore la situazione si era fatta più ingarbugliata. Dopo oltre quattro ore di riunione in un albergo romano, la direzione nazionale ha sciolto le riserve, accogliendo le dimissioni del presidente. “Giannino non ha voluto sentire ragioni, è stato irremovibile”, ha dichiarato uno dei membri.
La direzione del movimento ha comunque voluto precisare che Giannino resterà il candidato premier di Fare: “E’ stato molto provato dalla vicenda – racconta il coordinatore cagliaritano del movimento Franco Turco -, ha avuto durante la riunione uno sfogo amaro e molto personale. Rimane candidato premier e abbiamo tutti chiesto che rimanga nel partito”. Sulla stessa linea di pensiero è Alberto Pera, candidato alla Camera nella circoscrizione Lazio 1: “Giannino si è dimesso da presidente di Fare, ma crediamo tutti che rimarrà nell’agone politico”.
L’erede di Giannino ha già un nome: sarà una donna, Silvia Enrico. Nata ad Albenga nel 1976, avvocato, è stata tra i fondatori del movimento. Per Fare si era finora occupata del coordinamento della Liguria. La stessa Enrico ha ribadito che Giannino resterà il candidato premier del movimento: “La riunione della direzione nazionale è stata molto lunga e approfondita, al nostro interno abbiamo tenuto in considerazione quanto emerso nei giorni scorsi e anche le migliaia di e-mail che ci sono arrivate dai nostri iscritti. Sono cosciente del momento che stiamo vivendo, ma rivendico con orgoglio tutto il lavoro fatto fino ad oggi. Ora ripartiamo con ancora più vigore, coscienti delle nostre capacità e dei meriti delle persone che hanno guidato una campagna elettorale ricca di contenuti”. “La decisione sulle sue eventuali dimissioni se eletto – ha aggiunto la neopresidente – la prenderà dopo le elezioni”.
Come confermato da lei stessa, la Enrico ha “assunto pro-tempore le deleghe del presidente, in attesa che il congresso, da convocare tra fine maggio e inizio giugno, elegga il nuovo presidente”. La neopresidente ha rinnovato “la propria stima personale per quanto fatto da Oscar Giannino” e auspicato “che non rinunci al seggio da deputato, anche se questa è una decisione che può prendere soltanto lui”.