In mutande davanti al Quirinale per protestare contro la Tares e le tasse che strozzano i Comuni. In mutande, ma con la fascia tricolore da sindaco, perché è dal sindaco di un piccolo Comune del parmense che parte la contestazione alla nuova tassa sui rifiuti introdotta dal governo di Mario Monti. Ad alzare la testa contro il provvedimento è Luigi Lucchi, primo cittadino di Berceto, un paese sull’Appennino che tra gli assessori vanta la presenza dell’ex presidente della Camera dei deputati Irene Pivetti. Un Comune di 2200 abitanti che, a detta di Lucchi, rischia di morire per colpa della Tares, perché “con questa tassa i ristoranti e i bar di Berceto saranno obbligati a chiudere”.
Così il sindaco prende carta e penna e scrive da “italiano deluso” al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per salvare il suo paese, minacciando le dimissioni. “Dovrei sentirmi obbligato a gettare la spugna – si legge nella missiva – a riconsegnarLe la fascia tricolore di sindaco usando, nel commiato, male parole quali ‘arrangiatevi’; io non ci sto ad essere usato contro la gente, contro i miei concittadini che tribolano per mettere insieme il pranzo con la cena, che lavorano onestamente per essere poi ‘derubati’ da uno Stato onnivoro che arriva, ormai, a togliere il pane di bocca a chi lavora”.
Cifre alla mano, il sindaco calcola le tariffe per esercenti e negozi di Berceto, portando esempi allarmanti come quello dei ristoratori, che passeranno da 1.500 di Tarsu (la vecchia tariffa) a 4.500 euro all’anno con la Tares. Aggiungendo costi del personale, contributi di previdenza, bollette e altre tasse, si arriva ad appena 600 euro di guadagno per chi lavora magari anche 18 ore al giorno. “Queste persone, questi imprenditori – spiega Lucchi – sono remunerati a 1,38 euro l’ora. Hanno meno diritti degli schiavi. Uno Stato democratico può avere la schiavitù?”
Oltre al danno di schiacciare le uniche attività che tengono in piedi il paese, per Lucchi la beffa è che a dover chiedere quei soldi che andranno allo Stato sarà proprio il Comune. “Ho le mani legate – spiega – se fosse per me abbasserei le tariffe o non riscuoterei questo assurda tassa, ma in questo modo ne dovrebbero rispondere in solido segretario, ragioniere capo e responsabile del servizio”. Oppure sarebbe il Comune a dover versare i soldi, ma in questo modo si dovrebbero togliere risorse ad altri servizi, penalizzando le fasce deboli della popolazione. D’altro canto, riscuotere la Tares significa mandare al patibolo i cittadini. “Come faccio a chiedere soldi ai miei concittadini, sapendo quali sacrifici sostengono per lavorare onestamente? – continua Lucchi – Io non sono stato eletto per fare il gabelliere dello Stato, non voglio portare la morte del mio Comune”.
Così arriva la provocazione: “Che ne dice, signor Presidente, di un sindaco che per protesta si mette in mutande davanti al Quirinale?” L’appuntamento è già fissato per il 22 marzo alle 12 davanti al Quirinale. In mutande e con la fascia tricolore. Presente per ora solo Lucchi, “ma spero che non sarò solo – aggiunge – e che si uniranno anche altri, visto che ho sentito che molti sindaci si stanno lamentando di questa nuova tassa”. Perché non c’è solo Berceto con i suoi negozi e ristoranti che rischiano di chiudere i battenti. C’è Parma e ci sono le altre città, tanto che dopo la lettera a Napolitano anche il sindaco di Pavia e vicepresidente dell’Anci Alessandro Cattaneo è intervenuto sul problema: “La decisione del sindaco del Parmense è il termometro di un sentimento di disperazione in questo momento molto diffuso tra noi primi cittadini. La Tares è l’ennesima gabella che relega noi sindaci al mero ruolo di passacarte dello Stato”.
Le questioni sollevate da Lucchi però non riguardano solo la Tares. Giovedì 21 febbraio il sindaco sarà ricevuto al ministero dell’Interno per discutere anche della finanza locale dei Comuni e dell’Unione dei Comuni, contro cui già negli scorsi mesi il sindaco aveva minacciato di manifestare in via Aldo Moro a Bologna con un gregge di pecore. La protesta contro la legge regionale 21 che avrebbe ridimensionato il ruolo dei Comuni era stata poi revocata dopo l’accordo raggiunto con la Regione e la promessa di non fare scattare per Berceto il potere sostitutivo, rispettando la volontà dei cittadini.
Lucchi si dice disposto a tutto per non far pagare le scelte dall’alto ai suoi concittadini, come l’Unione dei comuni o il servizio idrico integrato, ora in mano alla società partecipata Montagna 2000, che secondo il sindaco ha portato ad aumenti delle bollette di oltre il 300 per cento, con il rischio ulteriore per il Comune di dover contribuire in futuro a ripianare il debito di 14 milioni di euro della società. Per questo il 24 e il 25 febbraio i bercetesi voteranno anche per due referendum consultivi che riguardano proprio l’Unione dei comuni e la gestione del servizio idrico.
Poi sarà la volta della Tares, con la protesta al Quirinale. Per salvare la sua Berceto dalla rovina Lucchi già nel 2006, quando ancora era un comune cittadino, si era messo in mutande, in segno di protesta contro la passata amministrazione che aveva dichiarato il paese montano un territorio franoso, “facendo crollare le valutazioni immobiliari e spaventando i turisti”. Quella volta Lucchi ha avuto ragione, uno studio successivo ha ridimensionato il pericolo frane per il paese. La prossima battaglia sarà quella del 22 marzo a Roma.
Emilia Romagna
Sindaco in mutande da Napolitano: “Le tasse uccidono i piccoli comuni”
Luigi Lucchi, primo cittadino di Berceto, sull'Appennino parmense, spedisce una lettera al presidente della Repubblica e lamenta la morte degli piccoli e medi esercizi per colpa della Tares: "I ristoratori passeranno da 1500 euro di spesa a 4500 all'anno. Io non voglio essere usato dallo Stato contro i miei concittadini"
In mutande davanti al Quirinale per protestare contro la Tares e le tasse che strozzano i Comuni. In mutande, ma con la fascia tricolore da sindaco, perché è dal sindaco di un piccolo Comune del parmense che parte la contestazione alla nuova tassa sui rifiuti introdotta dal governo di Mario Monti. Ad alzare la testa contro il provvedimento è Luigi Lucchi, primo cittadino di Berceto, un paese sull’Appennino che tra gli assessori vanta la presenza dell’ex presidente della Camera dei deputati Irene Pivetti. Un Comune di 2200 abitanti che, a detta di Lucchi, rischia di morire per colpa della Tares, perché “con questa tassa i ristoranti e i bar di Berceto saranno obbligati a chiudere”.
Così il sindaco prende carta e penna e scrive da “italiano deluso” al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per salvare il suo paese, minacciando le dimissioni. “Dovrei sentirmi obbligato a gettare la spugna – si legge nella missiva – a riconsegnarLe la fascia tricolore di sindaco usando, nel commiato, male parole quali ‘arrangiatevi’; io non ci sto ad essere usato contro la gente, contro i miei concittadini che tribolano per mettere insieme il pranzo con la cena, che lavorano onestamente per essere poi ‘derubati’ da uno Stato onnivoro che arriva, ormai, a togliere il pane di bocca a chi lavora”.
Cifre alla mano, il sindaco calcola le tariffe per esercenti e negozi di Berceto, portando esempi allarmanti come quello dei ristoratori, che passeranno da 1.500 di Tarsu (la vecchia tariffa) a 4.500 euro all’anno con la Tares. Aggiungendo costi del personale, contributi di previdenza, bollette e altre tasse, si arriva ad appena 600 euro di guadagno per chi lavora magari anche 18 ore al giorno. “Queste persone, questi imprenditori – spiega Lucchi – sono remunerati a 1,38 euro l’ora. Hanno meno diritti degli schiavi. Uno Stato democratico può avere la schiavitù?”
Oltre al danno di schiacciare le uniche attività che tengono in piedi il paese, per Lucchi la beffa è che a dover chiedere quei soldi che andranno allo Stato sarà proprio il Comune. “Ho le mani legate – spiega – se fosse per me abbasserei le tariffe o non riscuoterei questo assurda tassa, ma in questo modo ne dovrebbero rispondere in solido segretario, ragioniere capo e responsabile del servizio”. Oppure sarebbe il Comune a dover versare i soldi, ma in questo modo si dovrebbero togliere risorse ad altri servizi, penalizzando le fasce deboli della popolazione. D’altro canto, riscuotere la Tares significa mandare al patibolo i cittadini. “Come faccio a chiedere soldi ai miei concittadini, sapendo quali sacrifici sostengono per lavorare onestamente? – continua Lucchi – Io non sono stato eletto per fare il gabelliere dello Stato, non voglio portare la morte del mio Comune”.
Così arriva la provocazione: “Che ne dice, signor Presidente, di un sindaco che per protesta si mette in mutande davanti al Quirinale?” L’appuntamento è già fissato per il 22 marzo alle 12 davanti al Quirinale. In mutande e con la fascia tricolore. Presente per ora solo Lucchi, “ma spero che non sarò solo – aggiunge – e che si uniranno anche altri, visto che ho sentito che molti sindaci si stanno lamentando di questa nuova tassa”. Perché non c’è solo Berceto con i suoi negozi e ristoranti che rischiano di chiudere i battenti. C’è Parma e ci sono le altre città, tanto che dopo la lettera a Napolitano anche il sindaco di Pavia e vicepresidente dell’Anci Alessandro Cattaneo è intervenuto sul problema: “La decisione del sindaco del Parmense è il termometro di un sentimento di disperazione in questo momento molto diffuso tra noi primi cittadini. La Tares è l’ennesima gabella che relega noi sindaci al mero ruolo di passacarte dello Stato”.
Le questioni sollevate da Lucchi però non riguardano solo la Tares. Giovedì 21 febbraio il sindaco sarà ricevuto al ministero dell’Interno per discutere anche della finanza locale dei Comuni e dell’Unione dei Comuni, contro cui già negli scorsi mesi il sindaco aveva minacciato di manifestare in via Aldo Moro a Bologna con un gregge di pecore. La protesta contro la legge regionale 21 che avrebbe ridimensionato il ruolo dei Comuni era stata poi revocata dopo l’accordo raggiunto con la Regione e la promessa di non fare scattare per Berceto il potere sostitutivo, rispettando la volontà dei cittadini.
Lucchi si dice disposto a tutto per non far pagare le scelte dall’alto ai suoi concittadini, come l’Unione dei comuni o il servizio idrico integrato, ora in mano alla società partecipata Montagna 2000, che secondo il sindaco ha portato ad aumenti delle bollette di oltre il 300 per cento, con il rischio ulteriore per il Comune di dover contribuire in futuro a ripianare il debito di 14 milioni di euro della società. Per questo il 24 e il 25 febbraio i bercetesi voteranno anche per due referendum consultivi che riguardano proprio l’Unione dei comuni e la gestione del servizio idrico.
Poi sarà la volta della Tares, con la protesta al Quirinale. Per salvare la sua Berceto dalla rovina Lucchi già nel 2006, quando ancora era un comune cittadino, si era messo in mutande, in segno di protesta contro la passata amministrazione che aveva dichiarato il paese montano un territorio franoso, “facendo crollare le valutazioni immobiliari e spaventando i turisti”. Quella volta Lucchi ha avuto ragione, uno studio successivo ha ridimensionato il pericolo frane per il paese. La prossima battaglia sarà quella del 22 marzo a Roma.
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.