Chissà se nell’Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo c’è anche un treno ad alta velocità che macina profitti. Se lo domandano a Parigi alla Société Nationale des Chemins de Fer (Sncf), la compagnia ferroviaria francese, socia della Nuovo Trasporto Viaggiatori, azienda creata da Montezemolo, assieme ad uno zoccolo duro di imprenditori (Diego Della Valle, Gianni Punzo e Banca Intesa) cui si sono poi aggiunti le Generali e un altro fan di Mario Monti, Alberto Bombassei. A presiedere il tutto Antonello Perricone, l’uomo del buco miliardario in Rcs, l’editrice del Corriere della Sera, per l’acquisizione della spagnola Recoletos.
Già perché mentre la campagna elettorale italiana entrava nel vivo e, lunedì 18, Montezemolo affiancando la lista Monti picchiava duro nel comizio a Parma, in Francia la Sncf prendeva atto nel proprio bilancio 2012 del minor valore della propria partecipazione in Ntv. Per i soci d’Oltralpe la quota del 20% vale infatti 17 milioni in meno. Colpa dei risultati in perdita dell’azienda italiana che ha visto, tra l’altro, lievitare le proprie passività (ricorrenti e non) fino a quota 790 milioni contro i 241 milioni dell’esercizio precedente. Con la crisi del resto è difficile fare affari. Così anche se il fatturato sale (a 89 milioni dai 24 dell’anno prima quando Italo ancora non viaggiava) le perdite dell’azienda, ancora nel pieno della propria fase di lancio, continuano a lievitare in maniera esponenziale: il risultato operativo 2012 segna infatti un rosso da 140 milioni, cifra circa 4 volte e mezzo superiori al dato del 2011 (31 milioni). Più che raddoppiata anche la perdita netta che ha raggiunto lo scorso anno quota 83 milioni contro i 37 dell’esercizio precedente.
Non certo una situazione facile che impone ai soci di metter mano al portafoglio. Del resto, come riferiva il Sole 24 Ore del 19 dicembre scorso, ”nel corso del 2012 è previsto il versamento di ulteriori 50 milioni di euro da parte degli azionisti, come previsto dal contratto di finanziamento siglato il 24 giugno 2008 (Equity contribution agreement). Un momento di verifica dell’impegno di ogni socio e di eventuali variazioni nell’azionariato del capitale”. Un appuntamento che, secondo fonti dell’azienda guidata da Giuseppe Sciarrone, è tuttavia slittato perché ”la società non ne avrebbe bisogno”. Eppure nel bilancio 2011 di Ntv, il capitale versato dai soci ammontava a 263,6 milioni, ma il patrimonio netto si era ridotto a 184,66 milioni alla fine dell’esercizio per via dell’accumulo di perdite.
In altre parole, i soci, le cui azioni sono quasi tutte in pegno a Banca Intesa (58%), Mps (quasi il 20%), Banco Popolare (13,6%) e Bnl (2,7%) dovranno tirar fuori qualcosa dal cilindro. O, in alternativa, saranno costretti a ridurre ancora il proprio peso nel capitale. Come del resto accaduto già in passato: i tre soci fondatori, Montezemolo, Della Valle e Punzo, per effetto degli aumenti effettuati fra il 2008 e il 2009, sono passati dall’iniziale 95% iniziale al 33,5% con il conseguente aumento di un gruppo di soci finanziari fra cui in prima linea c’è la stessa Banca Intesa con un 20% anch’esso in pegno al pool di banche. Persino lo stesso Sciarrone ha visto scivolare la propria quota dal 5% all’1,5%, mentre i francesi sono rimasti in sella con il proprio 20 per cento, seppure in buona parte in garanzia ai creditori.
E il motivo è evidente: esattamente come nel caso di Alitalia con il socio AirFrance, la Sncf, azienda interamente a capitale pubblico, ha tutto l’interesse a crescere nell’azionariato di Nuovo Trasporto Viaggiatori, che serve la redditizia tratta Roma-Milano. Già ai tempi in cui la società di Italo venne costituita si parlò di un accordo segreto franco-italiano per il passaggio di mano del pacchetto di controllo di Ntv. Ipotesi sempre smentita da Montezemolo che ha sempre proposto Italo come il simbolo di un’operazione imprenditoriale tutta italiana che riuscirà a portare in pareggio la start-up il prossimo anno. Ma ora l’occasione per crescere potrebbe essere offerta ai cugini d’Oltralpe dalla nuova esigenza di cassa di Ntv. Complice anche la crisi con le banche che serrano sempre più i cordoni della borsa.
Uno scenario normale, quello che vede un partner industriale straniero crescere in una società italiana, in un contesto europeo. Ma non certo uno scenario desiderabile nel bel mezzo di una campagna elettorale che vede Montezemolo, vicepresidente di Unicredit, schierato al fianco di Mario Monti a difesa dell’Italia, del Made in Italy e dell’imprenditoria nostrana. Come del resto per Ntv non sarebbero neanche auspicabili le nozze tra le Ferrovie dello Stato e Alitalia che pure una parte politica vorrebbe post-elezioni.
E mentre in Italia si attende il verdetto delle urne, la Francia non elimina le barriere alla concorrenza sulle ruote ferrate e Sncf dichiara guerra alle ferrovie italiane. Oltre ad aver aperto una boutique a marchio proprio nella stazione Garibaldi a Milano, Sncf, che ha archiviato l’anno con fatturato pari a 33,8 miliardi di euro (+3%) con un risultato netto positivo per 383 milioni, punta molto sulle tratte europee. ”La crescita è più limitata sul mercato domestico – si legge nel bilancio della società guiidata da Guillame Pepy – rispetto a quanto accada sul mercato europeo grazie ai profitti che si realizzano sulla tratta ad alta velocità Rhin-Rhône, ai buoni risultati di Thalys e dei collegamenti fra Francia e Italia”.
Insomma, per Sncf, che nel 2011 sciolse la joint venture con Trenitalia, Artesia, l’Europa è un buon affare. E l’Italia con la sua apertura di mercato lo è ancor di più. Non è così però a parti inverse dal momento che il mercato interno resterà di competenza esclusiva di Sncf fino al 2019. ”Mentre i mercati di Germania e Italia sono ormai aperti – spiegava al quotidiano francese La Tribune del 13 febbraio scorso, Albert Alday, il direttore generale di Thello, joint venture fra Veolia e le Fs, – Sncf resterà in monopolio sul 90% dell’attività trasporto passeggeri”. Un copione già visto con casi come Edison finita, con la benedizione dell’ex ad di Intesa, il ministro Corrado Passera, al gigante pubblico d’Oltrape, Edf.
Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione dalla Société Nationale des Chemins de Fer (Sncf):
A seguito dell’articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano, SNCF desidera precisare che – all’interno del bilancio 2012 – non è stata effettuata alcuna azione di deprezzamento della propria quota di partecipazione azionaria in NTV. SNCF si congratula per gli eccellenti risultati commerciali e finanziari ottenuti nel 2012 da NTV, assolutamente in linea con le proprie aspettative.
Nel 2012 Ntv ha perso 83 milioni di euro che per Sncf significa, pro quota, circa 17 milioni, questo ha dunque ridotto il valore netto dell’investimento, così come indicato a pagina 76 del bilancio 2012 di Sncf.
Ringraziamo per le Ferrovie Francesi per la precisazione tecnico-contabile legata all’utilizzo del metodo equity che non cambia la sostanza dei fatti, ma che i nostri lettori appassionati di principi contabili internazionali apprezzeranno sicuramente.
Costanza Iotti