Il dossier sui Vatileaks come un quarto segreto di Fatima. A redigerlo, per volontà di Benedetto XVI, dopo che gli erano stati sottratti alcuni documenti riservati dal suo ex maggiordomo Paolo Gabriele, sono stati tre cardinali “007” ultraottantenni e che quindi non entreranno nel prossimo conclave: Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi. Mesi e mesi di scrupolose indagini, interrogatori, analisi delle alleanze che si sono consolidate all’interno dei Sacri Palazzi per redigere, verbale dopo verbale, un dossier che scotta.
Il 17 dicembre i tre porporati hanno consegnato l’unica copia esistente nelle mani del Papa, come confermato anche dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Un dossier, quello sui Vatileaks, che sarà ereditato dal nuovo Pontefice e che, anche per il gesto altamente simbolico di Benedetto XVI di ricevere in udienza privata, nel suo penultimo giorno da Papa, i tre cardinali “007”, peserà non poco sul prossimo pontificato. A svelare oggi alcuni stralci di quello che sarebbe scritto in quelle carte bollenti sono Concita De Gregorio su La Repubblica e Ignazio Ingrao su Panorama.
Tutto ruoterebbe attorno alla violazione di due comandamenti: non commettere atti impuri e non rubare. Ovvero sesso e soldi al centro dell’oscura vicenda dei Vatileaks. Una pagina oscura della Chiesa di Roma destinata a trascinarsi ancora a lungo dopo la fine del breve regno di Ratzinger. Secondo quanto emerge da queste indiscrezioni, Benedetto XVI, che vive nella Curia romana da trentadue anni, avrebbe scoperto, leggendo le pagine del dossier, che la sporcizia nella Chiesa che lui stesso aveva denunciato da cardinale è di gran lunga superiore alla sua immaginazione. Dal rapporto, e forse questa è la parte che ha scioccato di più il Papa, emergerebbe una “lobby gay” all’interno del Vaticano, che sarebbe la più ramificata e influente tra tutte quelle presenti nei Sacri Palazzi. Il biografo di Benedetto XVI, Peter Seewald, ha escluso categoricamente, anche per averne parlato direttamente con il Papa tedesco per la stesura di un nuovo libro di imminente pubblicazione, che la rinuncia al pontificato possa essere maturata in Ratzinger a causa dello scandalo Vatileaks. Ma molto probabilmente il dossier, che da due mesi è sulla scrivania del Papa, ha confermato in Benedetto XVI la decisione di passare ad altri il governo della Chiesa di Roma. Una tesi che si sposa con quanto sostiene il direttore di “Tv2000”, Dino Boffo, tra le vittime eminenti della vicenda Vatileaks.
Secondo Boffo, infatti, la decisione del Papa di rinunciare al pontificato avrebbe l’obiettivo di “porre fine a una gestione del potere che può scandalizzare gli ultimi e gli umili”. “Penso – aggiunge il direttore della tv dei vescovi italiani – che la Santa Sede debba liberarsi del vizio infame delle lettere anonime senza firme e senza mittenti”. Intanto, l’ultima pugnalata al Papa arriva dalla sua patria. A poche settimane dal conclave, la Conferenza episcopale tedesca ha espresso oggi parere favorevole, entro certe condizioni, alla somministrazione della pillola del giorno dopo alle donne che lo richiedono dopo essere state vittime di stupro. Il sì dei vescovi conterranei del Papa è, però, parziale. Le cliniche vengono autorizzate a somministrare la pillola solo nei casi in cui clinicamente il farmaco potrà impedire la fecondazione dell’ovulo e non quando il suo effetto sarebbe quello di provocare un aborto. La distinzione è molto importante: la vita umana comincia, in base alla decisione della Conferenza episcopale tedesca, quando l’ovulo è fecondato, quindi intervenendo prima non si sopprime una vita umana.