E se il “condono tombale” di cui parla il candidato Silvio Berlusconi fosse (anche) un favore all’imputato Silvio Berlusconi? Da giorni semina i suoi interventi di proposte choc sulle tasse. “Sono assolutamente d’accordo a fare il condono tombale, io l’ho sempre detto. La sinistra è sempre stata contraria, ma se ora ci daranno la maggioranza penso dovremmo farlo”. Così aveva detto il 4 febbraio a La 7, nel programma L’aria che tira di Myrta Merlino. “Equitalia è un rullo compressore che ha distrutto il sistema con cui Giulio Tremonti l’ha fatta nascere”. È vero che nei giorni successivi ha fatto un po’ di marcia indietro e a Rainews ha precisato: “Il condono tombale si potrà fare solo dopo una profonda riforma del sistema fiscale”. Ma gli effetti mediatici degli annunci resistono alle puntualizzazioni: i suoi elettori da riconquistare sono accarezzati da proposte che sono miele per chi le tasse non le paga e proprio non le vuole pagare, e magari ha anche contenziosi con il fisco e con Equitalia.
Quelle promesse elettorali hanno però una conseguenza che nessuno finora ha rilevato: potrebbero risolvere con un tratto di penna anche i problemi – fiscali e giudiziari – di Berlusconi. Sì, il candidato del centrodestra ha sul groppone una condanna a 4 anni in primo grado per frode fiscale, con in più pene accessorie che vanno dall’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, all’interdizione per 3 anni dagli uffici direttivi delle imprese. Con i suoi coimputati, inoltre, Berlusconi dovrà risarcire 10 milioni di euro all’Agenzia delle entrate. Sono gli effetti del processo Mediaset, andato a sentenza a Milano il 26 ottobre 2012. Intanto a Roma è ancora aperto un altro procedimento per frode fiscale, il processo Mediatrade: la Cassazione sta decidendo se chiudere o no la partita.
Ebbene: un condono tombale potrebbe mettere la parola fine anche alle vicende giudiziarie Mediatrade e Mediaset, azzerando la condanna e le pene accessorie già incassate in primo grado. Intendiamoci: non sarebbe una scelta facile e indolore. I condoni sono contrari alle raccomandazioni dell’Unione europea, ci mettono in rotta di collisione con l’Europa. Alcuni dei condoni varati in passato, poi, non hanno avuto le conseguenze che qui si ipotizzano: ne potevano beneficiare soltanto coloro nei cui confronti non erano ancora state iniziate ispezioni e verifiche fiscali. Eppure il condono può essere accoppiato con l’amnistia per i reati d’infedeltà fiscale (è già successo). E il condono tombale del 2002, per dire, era invece tombale davvero: copriva di tutto e di più, le irregolarità non solo sulle dichiarazioni dei redditi, ma anche sulle verifiche e sulle ispezioni, sugli accertamenti, sulle cartelle e perfino su tutto il contenzioso non ancora arrivato in Cassazione.
Ecco dunque che il provvedimento di legge che vara un condono può essere scritto in modo da far rientrare anche l’azzeramento delle sentenze su Berlusconi. E non sarebbe comunque la prima legge ad personam varata in questo Paese. Nel programma di Berlusconi, del resto, qualcosa è già scritto chiaro: lo Stato dovrà rinunciare a incassare sanzioni e interessi da chi non ha pagato le tasse in passato. Un aiuto agli imprenditori in difficoltà? No, semmai un premio a chi ha evaso e un insulto a chi invece ha pagato le tasse, magari facendo fatica e rateizzando i versamenti .
Un altro punto del programma berlusconiano è l’abolizione, per chi fa un ricorso fiscale o apre una contestazione davanti al giudice, dell’obbligo di pagare comunque subito almeno un terzo di quanto richiesto dal fisco. È una misura introdotta per evitare liti temerarie. Cancellare questa norma significa incentivare i contenziosi: chiunque sarebbe tentato di aprire un ricorso, per sospendere tutti i pagamenti in attesa degli eventi. Dunque non è così fuori dal mondo l’ipotesi di un condono salva-Silvio. Gli effetti cancella-condanne fiscali sono complicati da raggiungere, ma non impossibili.
Dipende da come la legge viene scritta. Anche i passi indietro dei giorni scorsi potrebbero essere superati d’un balzo, nel caso Berlusconi vedesse la possibilità concreta di risolvere i suoi problemi: carcere, interdizioni, risarcimenti. Naturalmente dovrebbe vincere le elezioni: ma questa è un’altra storia.
Da Il Fatto Quotidiano del 21 febbraio 2013