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Elezioni 2013, il voto al Senato e il rischio di (non) dispersione

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Una bufala, una leggenda urbana, una preoccupazione eccessiva infondata sta condizionando una parte importante del voto. Mentre una parte degli elettori – a torto o a ragione – se ne infischia  di calcoli delle probabilità e premi di maggioranza, un’altra parte se ne preoccupa a tal punto da cambiare il proprio voto per prudenza eccessiva. Mi riferisco al tema del rischio dispersione del voto, soprattutto al Senato.

Ebbene – scambiando messaggi con conoscenti di vario tipo in varie parti d’Italia – ho scoperto che molti elettori di Sel stanno pensando di votare Pd al Senato per paura che la lista Sel al Senato “non superi lo sbarramento”.  Si riferiscono alla quota del 3%, quota minima necessaria al Senato per le liste coalizzate per accedere alla ripartizione dei seggi. Ma, prima ancora di consultare la legge, basterebbe ragionare meglio. Ma vi pare che Bersani mette in coalizione delle liste – ci sono anche liste ancora minori – che provocano una dispersione dei voti?  Ma che interesse avrebbe? Ancora più evidente il caso delle varie listine alleate con Pdl e Lega. Mi stupisce che tante persone colte non ci arrivino da sole.

Comunque la legge dice che tutti i voti che vanno alle liste delle coalizioni contano per la coalizione, anche quelli che andassero a una lista che prende lo 0,1. Si sommano, producono – se  è la prima coalizione –  il premio di maggioranza, determinano  il numero dei seggi di quella coalizione. Superare il 3% è necessario per accedere come singola lista alla ripartizione dei seggi. Supponiamo che Pd prenda 29%, Sel 3%, la listina Tabacci Idv l’1 %: fa 33%. E si devono spartire 15 seggi di quella Regione. Sel prenderà il senatore. Viceversa, se prende il 2,9 quello stesso posto di senatore lo prenderà in più il Pd. Tutto ciò vale per le coalizioni che al Senato superano il 20%. E’ per questo motivo che Monti al Senato ha presentato una lista sola, e non una coalizione, dato che non sarebbe arrivato al 20%. Per le liste non coalizzate al Senato, come quella di Monti, Grillo, Ingroia, lo sbarramento è invece dell’8%. E se non lo si raggiunge i seggi corrispondenti non vanno agli alleati, perché non ci sono alleati. In questi casi effettivamente esiste il rischio dispersione.

Alla Camera è forse più noto, essendo a livello nazionale, che tutte le liste di una coalizione, anche quelle minime, contribuiscono al risultato della coalizione.

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