La Sicilia come metafora. Lo diceva anni fa Leonardo Sciascia per spiegare come i siciliani non riuscissero mai a credere in un possibile cambiamento. Oggi quel pessimistico aforisma rischia di diventare una ricetta politica di segno diametralmente opposto: qui il Pd e il Movimento 5 Stelle già collaborano, su una base molto simile a quella fatta intravedere dalle dichiarazioni di Bersani e Grillo dopo il voto che ha visto il Pd vincitore senza maggioranza al Senato.
Il leader del centrosinistra già da stamattina ha iniziato a guardare con interesse ai 54 senatori eletti dal Movimento Cinque Stelle. Beppe Grillo è stato categorico: “Niente inciuci e alleanze, ma valuteremo ogni singola legge”. Una reazione prevedibile quella del leader del Movimento Cinque Stelle. Una reazione alla quale Bersani pare abbia reagito alzando il telefono, per capire come siano andati i primi quattro mesi di governo di Rosario Crocetta, il presidente democratico della Regione Sicilia. Ieri le urne hanno consegnato un verdetto che si era già esattamente prodotto in Sicilia alle ultime elezioni regionali di ottobre: la coalizione di centro sinistra ha ottenuto la maggioranza relativa (anche se sull’isola Crocetta è alleato dell’Udc e non di Sel, che non è presente in parlamento), mentre il Movimento Cinque Stelle è il primo partito. L’ennesima prova di come la Sicilia sia spesso laboratorio politico del Paese.
Anche perché la coalizione di Crocetta era uscita dalle elezioni senza una schiacciante maggioranza all’Assemblea regionale siciliana. E prima di alcuni cambi di casacca in corsa (provenienti soprattutto dagli ambienti di Grande Sud di Gianfranco Miccichè) ha potuto contare su un sostegno aggiunto del Movimento Cinque Stelle. Anche qui nessun inciucio e nessuna alleanza, ma votazioni su singoli provvedimenti condivisi. “Andiamo ogni giorno in aula pronti ad ascoltare ogni proposta del Governo. Ed ogni proposta che tende a migliorare le condizioni di vita dei cittadini la condividiamo e la votiamo” dice al fattoquotidiano.it Antonio Venturino, eletto vice presidente dell’Ars, grazie anche ai voti dei deputati fedelissimi di Crocetta.
Il Movimento Cinque Stelle ha eletto al Parlamento siciliano quindici deputati, ottenendo anche la presidenza della commissione ambiente. “Non si può pensare di venire qui e dire no su tutto a scatola chiusa – continua Venturino – per amministrare in nome dei cittadini bisogna anche avere dei ruoli all’interno del Parlamento”.
Fino ad oggi i deputati di Grillo si sono trovati d’accordo con Crocetta su diverse questioni. Dal ddl contro il Ponte sullo Stretto, a provvedimenti sull’agricoltura a chilometro zero e sul turismo. Non hanno sancito alcuna alleanza ma, già subito dopo le elezioni, i deputati guidati da Giancarlo Cancelleri hanno sponsorizzato la proposta del governo di bloccare la parentopoli dentro agli enti di formazione. E lo stesso Crocetta si è espresso positivamente sulla proposta di inserire due ore di antimafia nelle scuole siciliane, formulata dalla deputata dei Cinque Stelle Gianina Ciancio. I Cinque Stelle hanno accolto però anche altri provvedimenti. “Abbiamo votato la dismissione dell’Arsea, un ente che dal nostro punto di vista era inutile – spiega Venturino – anche se la proposta in aula era stata fatta dal Pdl, che è lontano anni luce da noi”.
Tutti d’amore d’accordo dunque? Non sempre. Perché quando c’era da votare il bilancio i deputati di Grillo hanno anche mostrato i muscoli a Crocetta, facendo saltare più volte il numero legale in aula. Il Movimento Cinque Stelle avrebbe voluto un impegno diretto del governo per il Muos, la centrale radar che il governo statunitense sta costruendo a Niscemi. Crocetta si è impegnato a ritirare i permessi, già concessi dai governi precedenti, e a quel punto i deputati guidati da Cancelleri hanno deciso di votare il bilancio. Bastone e carota. È dunque il modello Sicilia l’esempio che Bersani potrebbe tentare di replicare a Roma per provare a governare un Parlamento ingovernabile nei numeri? Venturino è sicuro: “Assolutamente si. La Sicilia è la chiave di tutto. Lo diceva anche Goethe”. E se lo avevano capito anche i tedeschi, qualcosa di vero ci sarà.