L’Italia è uno strano Paese. La coalizione di centrosinistra vince l’elezioni ma non ha i numeri per governare. Il centrodestra perde ma ha i numeri per impedire a chi ha vinto di governare. Il Pdl grida vittoria perdendo, rispetto al voto del 2008, oltre 6 milioni di voti pari al 16% e tra gli italiani all’estero non ha superato il 15. Che dire del Pd che dopo aver buttato via un anno fa la maggioranza per scendere a patti con Berlusconi per il governo Monti (più che di tecnici di dilettanti) che ha recuperato, sì un po’ d’immagine in Europa, ma a scapito delle tasche degli italiani.
Un atto di responsabilità, così lo ha definito Bersani, che è costato al partito 3 milioni e 400 mila voti. Monti flop, la Lega dimezzata e Ingroia ha buttato una grande occasione optando per gli antichi Diliberto, Di Pietro e Ferrero a scapito della società civile che aveva aderito inizialmente agli arancioni di De Magistris.
Per ultimo il primo: Beppe Grillo. Il risultato del Movimento 5 Stelle non è stato una sorpresa ma la conferma degli ultimi sondaggi. Massimo Gramellini ha definito il risultato: “Una sollevazione di massa contro le élite”. Un voto che non rappresenta solo risentimento ma anche sentimento. Un elettore su quattro ha votato a favore di un programma che sarà portato avanti da persone dalla faccia pulita e dalla fedina penale immacolata che nulla hanno a che fare con i tanti poteri. Un voto di protesta? No. Una rivoluzione generazionale nata lontano dalla tv, sulla Rete, che rispetto alla tv generalista rappresenta lo strumento della moderna democrazia, se poi lo si associa alla piazza, al contatto con le persone, il risultato è la vittoria finale.
Il risultato dimostra che Internet è frequentata da ben più di quel 35% degli italiani come raccontano i vari rapporti. Cosa accadrà domani? Se Bersani o chi per esso deciderà di accogliere la proposta di Berlusconi per un governissimo, la marcia di accompagnamento del Pd sarà il Requiem di Verdi, se invece i democratici apriranno a Grillo, prendendo a modello la Sicilia di Crocetta e Cancelleri, mettendo sul piatto delle riforme, non solo la legge elettorale, ma il conflitto d’interessi, l’anticorruzione, la rinuncia agli F35 e il Tav, credo che risulterebbe difficile per il Movimento rifiutare la proposta. Se, invece, l’alternativa è tornare al voto c’è una riforma che è più urgente di quella elettorale: regolamentare i politici in tv. Sarebbe insopportabile vivere un’ulteriore occupazione di Berlusconi come è accaduto in questi giorni.
Il Fatto Quotidiano, 27 Febbraio 2013