Il senatore Sergio De Gregorio mette a verbale la sua verità e afferma di aver ricevuto tre milioni di euro da Silvio Berlusconi per passare dall’Idv al centrodestra appena dopo le elezioni del 2006, con l’obiettivo di far saltare il governo di Romano Prodi, uscito vincitore dal voto con una debole maggioranza al Senato: “L’accordo si consumò nel 2006… il mio incontro a palazzo Grazioli con Berlusconi servì a sancire che la mia previsione di cassa… era di 3 milioni e che immediatamente partirono le erogazioni”. E’ il racconto di De Gregorio ai pm di Napoli che, per questa vicenda, hanno iscritto Berlusconi nel registro degli indagati per corruzione e finanziamento illecito, notificandogli un invito a comparire per il 5 marzo. “Ho ricevuto 2 milioni in contanti da Lavitola a tranche da 200/300mila euro”, ha aggiunto l’ex senatore.
La richiesta di autorizzazione a procedere alla perquisizione della cassetta di sicurezza Mps di Berlusconi inviata a Camera e Senato
La “compravendita” di parlamentari e senatori da parte del leader del Pdl nel 2006 contestata dall’opposizione, infatti, è sfociata in un’indagine condotta dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e dai colleghi della Dda Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio
Silvio Berlusconi, si legge nella richiesta di autorizzazione “a svolgere perquisizioni locali e ad acquisire tabulati” telefonici nei confronti dell’ex premier, arrivata oggi alla Camera, fu l'”istigatore prima e l’autore materiale poi” dell’’Operazione Libertà“: una strategia tesa a portare al centrodestra “il maggior numero di senatori tra quelli che avevano votato la fiducia” a Prodi, a partire da Sergio De Gregorio.
De Gregorio, dopo aver ricordato che i rapporti numerici tra maggioranza e opposizione al Senato erano di 158 a 156, ha spiegato ai pm che “ciò faceva ovviamente immaginare la possibilità di ribaltare gli elementi numerici e ricordo bene che già dopo il voto che mi vide eletto presidente della Commissione Difesa, discussi a palazzo Grazioli con Berlusconi di una strategia di sabotaggio, della quale mi intesto tutta la responsabilità…”.
La Guardia di finanza ha sequestrato anche una cassetta di sicurezza nella disponibilità di Silvio Berlusconi (preso il Monte dei Paschi di Siena) e richiesto l’acquisizione dei tabulati telefonici riguardanti utenze in uso al Cavaliere e a De Gregorio. Contestualmente è stata depositata presso il Senato e la Camera la richiesta di autorizzazione a procedere alla perquisizione. I due provvedimenti hanno un obiettivo preciso: cercare di comprendere i movimenti di denaro intercorsi tra l’ex premier e il senatore. Di questi soldi, secondo la ricostruzione dei pm, un milione venne consegnato in bianco, gli altri due invece su alcune decine di conti correnti (molti dei quali aperti e chiusi subito dopo) intestati al politico campano.
L’ex senatore “ha deciso di non proseguire la sua attività politico-istituzionale sin da maggio 2012 – spiega l’avvocato di De Gregorio, Carlo Fabbozzo – e, nel contempo, ha iniziato a promuovere un’operazione di verità sulla sua vita anteatta, sia politica che imprenditoriale, avendo fiducia nell’esito delle indagini svolte dalla magistratura”.
De Gregorio, accusato di truffa per 23 milioni nell’inchiesta sui finanziamenti al giornale L’Avanti di Valter Lavitola, era stato salvato dall’arresto dal Senato grazie al voto segreto. Su di lui pendeva un ordine di cattura e il gip aveva disposto gli arresti domiciliari.
Sul caso interviene Nicolò Ghedini, legale di Berlusconi e parlamentare del Pdl. Che definisce il passaggio di De Gregorio al Pdl “un accordo politico alla luce del sole tra Forza Italia e il senatore De Gregorio. Tale accordo è stato depositato alla Camera dei deputati e al Senato”. Berlusconi, continua Ghedini, “è completamente all’oscuro di altre asserite dazioni di denaro in contanti. Si tratta comunque di fatti non solo risalenti nel tempo, ma che attengono esclusivamente a dinamiche politiche”. Il senatore De Gregorio, secondo il legale di Berlusconi, “aveva scelto di passare al centrodestra per ragioni politiche e non certo per denaro. In tal senso vi sono innumerevoli sue dichiarazioni. Comunque la decisione di riaprire questa indagine proprio in questo momento così delicato per la vita politica del Paese non può non destare un vivo sconcerto”.
“SENATORI COMPRATI”, LE TAPPE DELL’INCHIESTA
L’inchiesta parte nel 2008, quando il pm Alessandro Milita indaga su un flusso di assegni tra un personaggio legato al contrabbando e il senatore De Gregorio. L’inchiesta va avanti e quando emergono i contatti tra quest’ultimo e Berlusconi, la Procura di Napoli chiede di spostare l’indagine a Roma per una questione di competenza. Per la Procura generale di Cassazione, tuttavia, spetta ai pm partenopei indagare e il fascicolo si arricchisce di altro materiale ‘proveniente’ dall’inchiesta su Finmeccanica: si tratta della deposizione dell’ex commercialista di De Gregorio Andrea Vetromile e della lettera con cui Valter Lavitola ricattava il Cavaliere (missiva trovata dagli inquirenti sul pc di Carmelo Pintabona, l’uomo d’affari e politico di origine siciliana che con l’ex direttore de L’Avanti è indagato per tentata estorsione all’ex premier).
L’ex commercialista di De Gregorio e Lavitola a verbale: “Berlusconi pagò il senatore”. Il primo a raccontare della presunta compravendita era stato il commercialista di De Gregorio, Andrea Vetromile, ascoltato il 29 febbraio 2012 come persona informata dei fatti. “Fu Lavitola che accreditò De Gregorio presso Berlusconi – dice – De Gregorio è socialista come Lavitola”. L’uomo politico nel 2005 voleva candidarsi con Forza Italia ma venne escluso dalle liste, secondo la ricostruzione degli inquirenti, per l’intervento di Fulvio Martusciello, consigliere regionale, e quindi si candidò con Di Pietro prendendo 80mila voti. “Una volta eletto passò nelle fila del centrodestra – racconta il commercialista – fu proprio Lavitola, forte dei suoi rapporti personali con Berlusconi che concretizzò questo accordo… voglio precisare che l’accordo venne lautamente remunerato”.
Valter Lavitola, l’ex direttore dell’Avanti coinvolto proprio nell’inchiesta sul finanziamento illecito al suo giornale e indagato insieme a Berlusconi, aveva poi raccontato il resto, due mesi dopo nell’aprile del 2012. De Gregorio “negoziò con Berlusconi l’incarico di presidente della commissione Difesa del Senato” aveva rivelato. Insomma il politico per soldi e per una carica prestigiosa tradì il partito di Di Pietro e garantì al Pdl il sostegno. Ai pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, Lavitola collocò l’episodio nei giorni immediatamente successivi all’elezione di De Gregorio al Senato nella lista dell’Italia dei Valori. A presidente della Commissione Difesa, aveva affermato il giornalista, “era stata candidata dalla sinistra una senatrice, notoriamente pacifista, di cui non ricordo il nome (Lidia Menapace, ndr), ed era uscito anche sui giornali che gran parte, diciamo così, delle Forze Armate erano contrarie a questa cosa”.
De Gregorio “che è uno intraprendente, che mica aspettava me per fare le cose, si era già messo in contatto con alcuni del gruppo di Forza Italia, dell’epoca, e precisamente, non perché ora è morto, pace all’anima sua, e quindi non può dirlo, con il senatore Comincioli, Romano Comincioli, se non sbaglio, il quale era uno dei fedelissimi del presidente Berlusconi, e andò a negoziarsi la nomina a presidente della commissione Difesa… De Gregorio votò con il centro destra e fu eletto presidente alla Commissione Difesa, ed in quel caso sicuramente io, ma ritengo anche il senatore Comincioli, gli creammo un link con il presidente Berlusconi, link che poi fu determinante per il suo passaggio a Forza Italia”.
De Gregorio, aveva spiegato Lavitola ma è anche cronaca parlamentare, votò dunque con il centrodestra. Ma cosa ottenne in cambio il senatore? Lavitola: “De Gregorio disse a Berlusconi che lui non intendeva entrare in Forza Italia ma intendeva fare un suo movimento politico soprattutto all’estero, per fare…, eccetera, eccetera, e che aveva ovviamente necessità di sostegno; il presidente gli disse: non ti preoccupare, non ci sono problemi; ma non si entrò nei dettagli”.Il 9 maggio Lavitola parlò nuovamente del passaggio di De Gregorio nelle fila del centro destra e quantificò la somma in un un milione di euro pagati dal Cavaliere.
Una lettera di Lavitola al Cavaliere tra gli atti dell’inchiesta. Tra gli atti dell’inchiesta c’è anche una lettera sequestrata all’ex direttore del quotidiano ‘L’Avanti’. Nella missiva scritta di suo pugno ci sono una serie di ‘favori’ che Lavitola rinfaccia a Berlusconi, tra i quali anche quello di aver ‘comprato il senatore Sergio De Gregorio’. Lavitola sottolineava i suoi presunti interventi per favorire la caduta del governo Prodi tentando di ‘comprare i senatori necessari’. “In cambio del passaggio – diceva Lavitola ai pm partenopei nel corso di un interrogatorio dell’aprile 2012 – De Gregorio contatto’ Berlusconi e gli chiese la presidenza della commissione Difesa”.
Nel documento Lavitola elencava tutti i favori al Cavaliere: “Le cose fatte tra noi le ho fatte scientemente e come tale da uomo. Lei, non sarà mai coinvolto! Dico mai e poi mai!”, prometteva il giornalista all’allora presidente del Consiglio mentre, dall’altra parte, gli elencava tutte le “promesse” mancate: “Entrare nel governo o nel Parlamento europeo o almeno nel Cda Rai”; ottenere comunque “un incarico importante all’inizio del 2010; “collocare Iannucci nel Cda dell’Eni”; “nominare (Paolo) Pozzessere almeno direttore generale di Finmeccanica“ (poi arrestato nell’ambito dell’indagine, ndr). Gli sviluppi dell’inchiesta sarebbero legati anche alle dichiarazioni fatte proprio dal senatore De Gregorio ai magistrati della Procura di Napoli.
Nel novembre scorso a De Gregorio erano state sequestrate due case del valore di circa 9 milioni di euro emesso dal gip di Napoli il 10 luglio scorso, per le somme percepite dal 1997 al 2009 dalla società International Press che editava il giornale socialista diretto da Lavitola. De Gregorio aveva però beneficiato della sospensione della misura di sequestro nei suoi confronti, in attesa di una pronuncia del Senato. Che poi aveva ha deliberato l’autorizzazione. Tra i beni sequestrati al senatore, eletto nel 2006 in Idv e rieletto nel 2008 nel Pdl dopo aver favorito la caduta di Romano Prodi, figuravano due case, una a Napoli e una in provincia di Caserta, riconducibili a De Gregorio e alla moglie.