“Il loro ciclo è finito, nel Pd serve un gruppo dirigente totalmente rinnovato”. Loro sono i vari Bindi, D’Alema, Veltroni e Fioroni – ma la lista potrebbe continuare. A parlare invece è il segretario nazionale dei Giovani democratici Fausto Raciti, 29 anni tra una settimana, neo deputato nel Parlamento più ingovernabile della storia repubblicana. Raciti non usa mezzi termini nel parlare della bocciatura arrivata dalle urne per il Pd e nonostante sia stato un “bersaniano” di ferro durante le primarie di novembre, oggi usa toni da rottamatore. “Questo voto chiude un ciclo per un intero gruppo dirigente, che è quello che ha guidato la sinistra negli ultimi vent’anni. Non credo che sia il momento per parlare dei singoli errori di Bersani in campagna elettorale, ma serve un ricambio generazionale forte dal prossimo congresso. E va fatto alla svelta. Non so quale sarà il calendario che deciderà il partito per la nostra discussione interna, ma io credo che non possiamo aspettare. E prima ancora di capire chi sarà a guidarci in futuro dobbiamo decidere cosa fare. Le persone vengono dopo”.
Sulle ragioni di un risultato elettorale così deludente per i democratici, il leader degli under30 Pd è perentorio. “Non credo ai problemi di comunicazione ma a quelli politici. Non siamo riusciti ad intercettare una fetta ampia di paese, impoverita nel corso degli ultimi anni e disgregata a livello sociale. Un popolo che non ha apprezzato il messaggio secondo cui bastava amministrare bene e che chiedeva con rabbia un cambiamento radicale. Noi non abbiamo incarnato questa richiesta, Grillo sì”. A Bersani e agli altri dirigenti del Pd Raciti rimprovera di avere portato avanti “l’idea di un Centro con il quale governare. Un polo che si è visto essere quasi inesistente”.
E il futuro? Secondo i giovani democratici “in questo momento l’unica cosa da non fare è il governissimo con il Pdl. Significherebbe andare nella direzione opposta rispetto alle istanze di protesta emerse dal voto di domenica e lunedì”. E allora, governo con Grillo, ammesso che il comico genovese cambi idea? “Nessuno sta teorizzando il governo con il movimento 5 stelle: siamo forze alternative, non facciamoci prendere dalla sindrome di Stoccolma. Però si possono cercare convergenze su alcuni punti. Il Pd deve mettere in campo proposte che vadano incontro alla richiesta di cambiamento uscita dalle urne, poi ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Se fallisce il tentativo con Grillo però dobbiamo tornare al voto, con le conseguenze che questo può comportare. Ma niente accordi con il Pdl”.
Ribaltando invece gli scenari, come ha detto Grillo proprio oggi: un governo guidato dai 5 stelle con il sostegno esterno del Pd? “No, perché noi siamo arrivati primi, anche se non possiamo dire di avere vinto. Ma il voto degli elettori va rispettato. Spetta a noi formare il governo”.