Pil in caduta libera e crollo dei consumi al livello del 2001 e nonostante l’aumento della pressione fiscale. L’Istat fotografa la crisi italiana con i numeri che riguardano il prodotto interno lordo del paese che nel 2012 è diminuito in volume del 2,4% (dato grezzo). L’ultima previsione del governo contenuta nella nota di aggiornamento del Def (Documentazione economica finanziaria) stimava un analogo calo del 2,4%. Nel 2011 l’economia era cresciuta dello 0,4%. Il rapporto deficit-pil si è attestato nel 2012 al 3%. Le ultime stime dell’esecutivo indicavano un rapporto al 2,6%. Nel 2011 il deficit-pil aveva raggiunto il 3,8% (dato rivisto dal 3,9% delle precedenti stime).
Il rapporto debito-pil italiano nel 2012 ha raggiunto il 127% al lordo dei sostegni ai Paesi dell’area euro. Si tratta del livello più alto dal 1990, anno di inizio delle serie storiche confrontabili. Nel 2011 il debito era al 120,8% del pil. Secondo i dati dell’Istituto di Statistica a partire dal 1990 non si era mai registrato un valore così alto. L’avanzo primario nel 2012 (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è pari in rapporto al Pil al 2,5%, in miglioramento rispetto all’1,2% del 2011. Il Pil reale nel 2012 è sceso sotto i livelli del 2001, annullando la risalita dei due anni precedenti.
Tutto questo nonostante la pressione fiscale complessiva nel 2012 sia salita al 44%, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 42,6% del 2011.L a contrazione delle entrate in conto capitale (-44%), rileva l’Istat, è da ascrivere principalmente alla riduzione delle imposte in conto capitale (-80,3%), dovuta al venir meno dei versamenti una tantum dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori contabili ai principi internazionali Ias che avevano sostenuto il gettito nel 2011. Le entrate totali delle amministrazioni pubbliche, pari al 48,1% del pil, sono aumentate del 2,4% rispetto all’anno precedente. Le entrate correnti hanno registrato un incremento del 3,1%, attestandosi al 47,7% del pil. In particolare, le imposte indirette sono cresciute del 5,2%, trainate prevalentemente dal gettito dell’Imposta Municipale Unica (Imu) e dall’aumento delle accise sugli oli minerali. Le imposte dirette sono risultate in crescita del 5,2%, essenzialmente per effetto dell’aumento dell’Irpef, della relativa addizionale regionale e dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale, che riflette le modifiche al regime di tassazione delle rendite finanziarie. I contributi sociali effettivi hanno segnato una sostanziale stabilità (-0,1%).
Nel 2012 la spesa per consumi delle famiglie ha mostrato un’ampia contrazione in volume (pari al -4,3%), dopo essere risultata quasi stabile nel 2011 (+0,1%). Il calo dei consumi delle famiglie residenti sul territorio economico è stato particolarmente marcato per i beni (-7%), mentre la spesa per i servizi ha registrato una diminuzione dell’1,4% . In termini di funzioni di consumo, le contrazioni più accentuate hanno riguardato la spesa per vestiario e calzature (-10,2%) e quella per i trasporti (-8,5%).