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Elezioni 2013, Fare e disfare

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marziani della politica vivevano davvero in mezzo a noi, sotto mentite spoglie terrestri e, a pensarci bene, qualche abbigliamento eccentrico doveva metterci sull’avviso sin da subito. Si sono improvvisamente riuniti questa estate rispondendo al messaggio di alcuni leader localizzati oltreoceano e ci hanno voluto lasciare un programma politico per poter raggiungere, nel medio-lungo termine, il livello della loro civiltà.  Poi, improvvisamente, con un messaggio di autodistruzione a sole 48 ore dall’apertura delle urne, il veicolo Fare che lo conteneva si è liquefatto e ancora per poco sarà possibile salvare il programma dal sito dove è stato depositato.

Sono stato rapito anch’io questa estate dalla luce di questo programma che indicava l’uscita dal tunnel del declino. Ero sconfortato dai disastri perpetrati dalla più squalificata e squalificante classe politica dell’occidente e invocavo in cuor mio la discesa in campo di gente preparata, che avesse studiato e viaggiato, libera economicamente ed intellettualmente per indicare al Paese l’amara, ma necessaria terapia d’uscita dal declino. Avevo anche chiaro i danni e le responsabilità delle generazioni che tale classe dirigente avevano contribuito a selezionare e quindi della necessità di favorire un ricambio generazionale, a parziale risarcimento di coloro cui è stato rubato addirittura il futuro. Per questo non pensavo ad un coinvolgimento diretto, ma al sostegno di idee a favore di forze nuove che cambiassero le regole del gioco democratico. 

In democrazia i voti si contano e non si pesano e non si può avere la puzza sotto al naso per un metodo di governo che è decisamente popolare. Ciò che a qualcuno provoca scandalo e civile indignazione, in altri, forse la maggioranza, provoca al più invidia; ciò che per certuni è uno spreco di risorse pubbliche, per altri è reddito e famiglia da campare. Raggiungeremo mai quelle civiltà? Non lo so. So però che i migliori cervelli vanno via e non tornano, tante iniziative vengono rinviate o realizzate altrove mentre il Paese invecchia e il futuro è l’ultimo dei problemi di un Paese di vecchi. A 56 anni ho voglia di andar via anch’io.

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