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La Regione Piemonte, le pezze al sedere e la neve artificiale

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È carina l’espressione “avere le pezze al sedere”. Rende bene l’idea di chi deve vestire sempre gli stessi abiti, anche se malandati, perché non ha i soldi per comprarne di nuovi. A dire il vero, però, in un’ottica della decrescita “avere le pezze al sedere” potrebbe anche essere un atteggiamento volontario e positivo.

Non è così per la Regione Piemonte, per la quale il governatore Cota si lagna del fatto che abbia le pezze al sedere. Quando si trattò di spendere un po’ di soldi per rispettare la volontà popolare di andare alle urne sul referendum contro la caccia, si disse molto arrabbiato perché già mancavano i soldi ed in più ne avrebbe dovuti spendere per questa quisquilia dei diritti civili. Ed infatti, il referendum non si tenne.

Peccato però che la Regione, quando vuole, i soldi li trova. Infatti, ecco che all’inizio della stagione invernale ha stipulato un accordo con la Sestrieres s.p.a. in base al quale si impegnerà a erogare 5 milioni di euro nei prossimi 5 anni per sovvenzionare l’innevamento artificiale.

Non è la prima volta che la Regione Piemonte interviene per sovvenzionare con soldi nostri iniziative economiche private ed in particolare le stazioni sciistiche. Negli anni scorsi, anche con la Giunta Bresso, è intervenuta pressoché ogni anno per ripianare i debiti di varie località.

Ma se prima l’iniziativa aveva un carattere di estemporaneità, ora, da pochi anni, con la Legge Regionale n. 2 del 2009, i finanziamenti sono garantiti per tutti. Sentite cosa dice in merito l’assessore competente Alberto Cirio: “Con la nuova legge non ci saranno più stazioni sciistiche penalizzate nell’accesso ai nostri contributi e ognuna potrà essere sostenuta in modo equo nelle onerose spese di innevamento artificiale, con criteri uguali per tutti e legati prioritariamente ai km di piste innevate e agli interventi finalizzati a garantire la sicurezza. Inoltre prevedendo un portafoglio specifico per le microstazioni queste non andranno in concorrenza con le grandi, con una situazione evidentemente sproporzionata tipo “Davide e Golia”.

Al di là del fatto che mi fa parecchio arrabbiare (questa volta sono io che mi arrabbio e non Cota) che la Regione spenda soldi miei per finanziare un’attività dannosa per l’ambiente (leggasi soprattutto l’enorme mole di acqua ed energia necessaria per fabbricare la neve fasulla), ma poi dov’è il rischio d’impresa? Uno dei fondamenti della nostra economia dovrebbe essere appunto il rischio d’impresa: dove sta in questo caso? E poi ancora: quanto si pensa di andare avanti a tappare i buchi se continuerà l’andamento climatico attuale?

Per chi è interessato, un interessante articolo sull’argomento è stato pubblicato sulla rivista on-line Dislivelli. 

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