La Procura di Napoli è pronta a chiedere il processo immediato nei confronti di Silvio Berlusconi con l’accusa di avere corrotto con tre milioni di euro Sergio De Gregorio. L’inchiesta per la “compravendita” del senatore è a una svolta. Tra breve il leader del Pdl potrebbe finire alla sbarra non solo a Milano ma anche a Napoli per corruzione e finanziamento illecito in concorso con Valter Lavitola e De Gregorio.
Un processo molto imbarazzante politicamente perché potrebbe avviarsi nel bel mezzo di una nuova campagna elettorale o durante le trattative per il nuovo governo. I pm di Napoli Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Francesco Curcio, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio comunicano la loro intenzione nell’invito a comparire notificato la settimana scorsa a Silvio Berlusconi con il quale lo convocano per rendere dichiarazioni nella sua qualità di indagato per corruzione. Scrivono i magistrati che “ai fini di quanto previsto dall’articolo 453 del codice di procedura si avverte l’indagato che potrà essere presentata richiesta di giudizio immediato”. l pm si sentono molto forti. Il giudizio immediato infatti si può chiedere “quando la prova appare evidente”.
Ecco la ragione dell’interrogatorio del Cavaliere fissato per il 5 marzo in prima convocazione, il 7 marzo o il 9 marzo: l’articolo 453 impone ai pm di sentire l’indagato prima del giudizio immediato. Berlusconi ha già fatto sapere di non essere disponibile prima del 15 marzo. Il tempo corre a suo vantaggio anche perché i fatti risalgono a 5 anni fa e la corruzione si prescrive in sette anni e mezzo. Esaurito il minuetto delle convocazioni, dopo l’interrogatorio, i pm potranno chiedere il processo, saltando l’udienza preliminare. E il giudice dovrà decidere entro cinque giorni. Le ipotesi possibili sono tre: oltre al rigetto o al rinvio a giudizio c’è il trasferimento a Roma per competenza. Questa terza ipotesi non dispiacerebbe a Berlusconi visto che a Roma sonnecchia da tempo un’inchiesta sulla denuncia di Antonio Di Pietro mentre un’altra inchiesta nata sempre a Napoli per la compravendita tentata del senatore Randazzo – sempre per far cadere Prodi – è stata già archiviata. Stavolta la strada per Roma è in salita: la Cassazione ha già stabilito che l’indagine sulla compravendita di De Gregorio è competenza di Napoli. Nell’invito a comparire i pm elencano le prove che a loro parere sono “evidenti” contro Berlusconi, de Gregorio e Lavitola. Ci sono 5 informative della Digos e della Guardia di Finanza e poi i due contratti stipulati tra Forza Italia e Movimento Politico Italiani nel Mondo nel 2007 per la parte dichiarata, per meno di un milione sui tre milioni complessivi secondo l’accusa, del pagamento a De Gregorio. Poi il contratto pubblicitario stipulato da Forza Italia che giustificava i pagamenti per centinaia di migliaia di euro alla International Press di Lavitola. Il cd relativo alla manifestazione di Reggio Calabria nella quale Berlusconi agganciò De Gregorio il 30 marzo del 2007 e poi gli estratti conto di De Gregorio e le tre consulenze dell’ex funzionario di Banca d’Italia, Piero Sagona.
E ancora, le due lettere di Lavitola, estratte dal computer dell’imprenditore che doveva costruire le carceri a Panama, Mauro Velocci, e dal pc di Carmelo Pintabona, amico di Lavitola. In quelle missive mai consegnate, l’editore allora latitante chiedeva aiuto al Cavaliere e rivendicava i suoi servigi, compreso l’acquisto del senatore De Gregorio. Poi si citano come prove le dichiarazioni dei testimoni che l’accusa ritiene fondamentali, quasi tutti legati a Lavitola: la sorella Maria; l’ex collaboratore Mauro Velocci, l’amico-messaggero Carmelo Pintabona, e poi il commercialista Andrea Vetromile, la consigliera delle Poste, Claudia Ioannucci. Tra i testi citati c’è persino l’ex coordinatore del Pdl Sandro Bondi. Intanto ieri il gup di Napoli Francesco Cananzi ha condannato a 2 anni e 8 mesi Walter Lavitola, per tentata estorsione nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconi. L’ex editore è stato ritenuto colpevole per la richiesta di soldi al Cavaliere durante il periodo della latitanza quando via Skype minacciava di tornare e “rompere il c..,” al Cavaliere se non gli avesse dato 5 milioni di euro come riconoscimento dei suoi servigi passati. Assolto invece l’imprenditore italo-argentino che avrebbe dovuto consegnare a Berlusconi la lettera con le richieste di Lavitola. Una delle rivendicazioni dell’ex editore riguardava proprio “l’acquisto” del senatore De Gregorio. Il processo immediato che ieri si è chiuso con la condanna era stato chiesto 5 mesi fa. Un bel segnale di efficenza per la giustizia. Un segnale sinistro per il Cavaliere.
Da Il Fatto Quotidiano del 5 marzo 2013