Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Ha un ruolo determinante come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (Cv), ancora oggi prima causa di morte e disabilità al mondo. E' la lipoproteina (a), nota anche come Lp(a), condizione ereditaria nascosta nei geni di 1 persona su 5. Scoperta nel 1963 da Kåre Berg, il suo rapporto causale con la malattia coronarica e l'infarto del miocardio è stato definito in modo inequivocabile nel 2009 con lo studio genetico realizzato dal consorzio europeo di ricerca Procardis. Ampi studi prospettici successivi hanno ulteriormente confermato come elevati livelli di Lp(a) (>50 mg/dl) contribuiscano allo sviluppo di aterosclerosi e stenosi aortica, entrambe causa di infarto miocardico e ictus, rendendola così una delle variabili da monitorare, soprattutto nella prevenzione secondaria delle malattie Cv. Se ne è parlato oggi, a pochi giorni dalla Giornata mondiale della Lp(a) in programma il 24 marzo, in un evento organizzato da Novartis.
La lipoproteina(a) è una particella sferica biosintetizzata nel fegato costituita da una lipoproteina Ldl a cui si aggiunge la apolipoproteina(a), o Apo(a), mediante formazione di un ponte disolfuro tra apolipoproteina B100 e Apo(a). E' determinata geneticamente, codificata dal gene Lpa situato sul cromosoma 6q26-27, e i suoi livelli, che restano pressoché stabili nel corso della vita, non sono modificabili con cambiamenti dello stile di vita come dieta ed esercizio fisico. Da un punto di vista epidemiologico, le donne over 50 presentano maggiori concentrazioni di Lp(a), pari a circa il 17% in più rispetto agli uomini, un aumento che coincide generalmente con la menopausa. A coloro che hanno testato la Lp(a) prima della menopausa andrebbe quindi consigliato di ripetere il dosaggio dopo la menopausa, o comunque entro 5 anni dal compimento dei 50 anni.
Uno studio prospettico del 2022 ha inoltre evidenziato che i soggetti geneticamente predisposti presentano livelli elevati di Lp(a) sin dalla nascita. Sebbene nei primi anni di vita i livelli di lipoproteina(a) siano generalmente bassi, il sangue del cordone ombelicale può essere un valido indicatore dei livelli di Lp(a) del sangue venoso neonatale che, se ≥ 90° percentile, possono aiutare l'identificazione dei neonati a rischio di sviluppare livelli elevati di Lp(a) in futuro. Valori superiori a 30 mg/dL sono stati associati a un aumento del rischio di ictus ischemico primario e ricorrente nei bambini e negli adolescenti.
"Il rischio cardiovascolare legato alla lipoproteina (a) sta diventando sempre più un tema di attenzione, soprattutto nei pazienti con precedenti eventi acuti o altre patologie cardiache - spiega Claudio Bilato, direttore della Cardiologia degli ospedali dell'Ovest Vicentino e professore a contratto presso la scuola di specializzazione in Malattie dell'apparato cardiovascolare dell'università di Padova - Studi recenti mostrano che livelli elevati di Lp(a) possono aumentare del 20% il rischio di infarti o ictus, indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali. Questo rende evidente che non considerare la Lp(a) nella valutazione complessiva del rischio cardiovascolare ne determina una sottostima. Al contrario, quindi, il suo dosaggio andrebbe incluso per una corretta ridefinizione del livello di rischio".
La Lp(a) è un fattore di rischio indipendente, poiché non legato ad alcuno dei tradizionali fattori di rischio Cv come dislipidemia, obesità e fumo, ed è un parametro importate nel definire o riclassificare il rischio Cv complessivo del paziente: elevati livelli di Lp(a) conferiscono un rischio più elevato ai soggetti con ipercolesterolemia, pur non influenzando i livelli di Ldl-C. Il dosaggio della Lp(a) andrebbe effettuato in pazienti a medio-alto rischio Cv per una migliore riclassificazione del rischio, in pazienti con eventi acuti recenti, prematuri o ricorrenti (anche in caso di controllo ottimale dei fattori di rischio convenzionali) e in pazienti con una storia familiare di eventi Cv prematuri, in pazienti con dislipidemie genetiche o in soggetti con significativa familiarità per malattia cardiovascolare. In particolare, per i pazienti con eventi acuti recenti, l'ospedalizzazione rappresenta un'opportunità indicata per valutare il rischio CV mediato dalla Lp(a) poiché i suoi livelli si abbassano immediatamente dopo l’evento, ma possono triplicarsi nelle settimane successive.
"La Lp(a) è un fattore di rischio che predice e peggiora il rischio cardiovascolare. Questo suggerisce come lo screening rappresenti un'opportunità concreta per prevenire eventi acuti evitabili - afferma Mario Crisci, dirigente medico Uoc Cardiologia interventistica, Aorn dei Colli - ospedale Monaldi, Napoli - La misurazione della Lp(a), dovrebbe essere presa in considerazione almeno una volta nella vita di ogni adulto per identificare coloro con livelli ereditari molto elevati. Il suo dosaggio andrebbe inserito nel normale percorso di ospedalizzazione a seguito di sindrome coronarica acuta o ictus e ripetuto a distanza di 1-3 settimane dall'evento acuto".
Oggi la sfida nella gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è gravata dal fatto che non esistono farmaci approvati specificamente per ridurne i livelli, pertanto i medici si concentrano su strategie indirette, come il controllo di altri fattori di rischio Cv, tra cui il colesterolo Ldl, l'ipertensione, il diabete e l'infiammazione. Nei casi più gravi si ricorre all'aferesi delle lipoproteine, una procedura invasiva simile alla dialisi che rimuove fisicamente la Lp(a) dal sangue. Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca ha compiuto progressi significativi, con lo sviluppo di nuove terapie attualmente in fase di sperimentazione clinica. Tra queste pelacarsen, un oligonucleotide antisenso attualmente in fase 3 di sperimentazione clinica, sta dando risultati promettenti.
"In Novartis sappiamo che le malattie cardiovascolari restano ancora oggi un'emergenza sanitaria globale - dichiara Paola Coco Country, Chief Scientific Officer and Medical Affairs Head Novartis Italia - Il nostro impegno è quello di individuare soluzioni terapeutiche in grado di rispondere a questa sfida e renderle disponibili ad un numero sempre maggiore di pazienti. E' il nostro modo di reimmaginare il futuro delle patologie cardiovascolari per garantire una migliore qualità di vita e sopravvivenza sul lungo periodo affinché nessun cuore smetta di battere troppo presto".
Tomaso Montanari
Storico dell'arte
Ambiente & Veleni - 9 Marzo 2013
La strada del Papa soffocata dal cemento
La più bella delle strade dell’antichità (l’Appia, regina viarum) fu a stento salvata dal grande Antonio Cederna, in una battaglia contro il cemento culminata vent’anni fa con la creazione del Parco. Oggi la partita si gioca sulla regina delle strade dell’età moderna, quella Via Giulia che corre parallela al Tevere nel cuore di Roma, un’“utopia urbanistica del ’500”. In qualunque paese una strada immaginata e voluta da un papa come Giulio II Della Rovere (quello che commissionò a Michelangelo gli affreschi della volta della Cappella Sistina, per intenderci), e progettata e costruita, nei secoli, da architetti come Bramante, Michelangelo e Borromini sarebbe considerata un testo prezioso come la Divina Commedia o il Furioso, essendo in più una cosa viva e traboccante di esseri umani: e dunque sarebbe sacra e intoccabile.
E invece no. Alcuni anni fa il Comune di Roma ha deciso di “riempire” il vuoto che fu creato alla metà di Via Giulia dai dissennati sventramenti fascisti. Ma invece di farlo nel più ovvio e civile dei modi (e cioè con un discreto e funzionalissimo parco pubblico), si è pensato bene di realizzare un cosiddetto “urban center” da 1.900 metri quadrati, un auditorium, un albergo con ristorante di lusso e 28 appartamenti, non meno esclusivi, contenuti in un cubo di cemento di quattro piani destinato a deturpare per sempre la strada di papa Giulio. Senza contare i parcheggi (circa 350 posti auto, su tre livelli), che non potranno essere tutti sotterranei a causa del ritrovamento delle stalle dei gladiatori di età augustea, e che dunque deborderanno anche nelle vie contigue. La notizia incredibile è che le soprintendenze hanno detto di sì a questo scempio. E l’hanno fatto nonostante che il 20 febbraio Italia Nostra di Roma sia arrivata a compiere l’inaudito (ma sacrosanto) passo di diffidare il tramontante ministro Lorenzo Ornaghi dal “concedere qualsiasi parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione”, perché il progetto attuale è “un inaccettabile baratto tra affari e tutela delle aree storiche ed archeologiche”.
Le pressioni erano così forti che si è tirato diritto nonostante che l’integerrimo funzionario della Soprintendenza architettonica di Roma a cui è stato ordinato di predisporre il parere favorevole si sia categoricamente rifiutato di controfirmare quello stesso parere. Siamo ridotti al punto in cui chi dovrebbe difendere il bene comune è costretto all’obiezione di coscienza. E non è un caso isolato. A Padova il sindaco Zanonato non recede dal progetto di costruire un auditorium e due grattacieli che, oltre a cambiare l’aspetto della città affogandola in ulteriore cemento, rischiano di alterare la circolazione delle acque sotterranee e conseguentemente di far crollare la Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto. A Milano solo la perseveranza di una parte di Italia Nostra ha ottenuto finalmente che un tribunale disponesse nuovi e accurati studi che dicano se è possibile aprire piazza Sant’Ambrogio (con le sue tombe di varia epoca) per trasformarla nel coperchio di un gigantesco parcheggio interrato. In una L’Aquila ancora distrutta si è proposto di scavare un centro commerciale sotto la piazza del Duomo. E a Firenze una partecipata del Comune governata da uno dei più stretti sodali di Matteo Renzi (la Firenze Parcheggi) pensa di sventrare Piazza del Carmine per realizzare un parcheggio sotterraneo che rischia di “gentrificare” il quartiere ancora popolare dell’Oltrarno (cioè di espellerne i cittadini residenti), e di mettere a rischio gli affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci che si affaccia sulla piazza.
Un unico filo lega questi episodi, in male e in bene: da una parte un’oscura decadenza intellettuale spinge le amministrazioni comunali a cannibalizzare e distruggere i luoghi più belli e importanti delle loro stesse città, dall’altra si creano e si consolidano reti e comitati di cittadini che studiano, manifestano, si espongono per difendere i luoghi che danno forma e senso alla loro vita quotidiana. Nell’analisi del voto che due settimane fa ha (forse felicemente) sconquassato la geografia politica italiana non ci si può limitare ad un’analisi nazionale: è anche il tradimento della politica locale, dei poteri che dovrebbero essere vicini ai cittadini, a motivare un violento desiderio di fare tabula rasa. Perché è evidente che quando i cittadini di Via Giulia traditi dal Comune e dalle soprintendenze andranno a votare, vorranno affermare con forza che il potere pubblico deve realizzare i progetti e i desideri dei cittadini stessi, e non curare gli interessi già fortissimi del mercato e della speculazione immobiliare. È questa non è antipolitica, è Politica con la “p” miauscola. Cioè, letteralmente, arte di costruire armonicamente le città, e dunque il Paese.
Il Fatto Quotidiano, 9 Marzo 2013
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Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "La lipoproteina (a) rappresenta un ulteriore fattore di rischio in ambito cardiovascolare. E' stata categorizzata come fattore di rischio indipendente, ma ha anche la capacità di peggiorare la situazione di pazienti che già ne presentano altri. La Lp(a) non è altro che una componente dell'Ldl che lo rende ancora più aterogeno e aggressivo per i nostri vasi. Geneticamente determinata, si può testare con un classico esame del sangue. Basta misurarla un'unica volta e avremo una stima significativa del suo valore con piccole oscillazioni nel corso della vita". Lo ha detto Mario Crisci, dirigente medico Uoc Cardiologia interventistica presso l'Azienda ospedaliera di rilievo nazionale (Aorn) dei Colli, ospedale Monaldi di Napoli, in occasione dell’incontro 'Non solo colesterolo Ldl: alla scoperta della Lipoproteina (a)', organizzato da Novartis questa mattina a Milano.
"Non esiste un identikit valido per tutti i soggetti a rischio cardiovascolare - prosegue Crisci - ognuno ha la sua categoria che viene determinata sulla base di alcune caratteristiche cliniche come colesterolo, ipertensione arteriosa, glicemia, fumo di sigaretta. Sulla base di questo, siamo in grado di valutare, attraverso degli score, il rischio del paziente e dividerlo in categorie da basso a moderato, elevato e molto elevato. Sulla base della categoria di rischio andiamo ad adattare lo screening cardiovascolare ed eventualmente a decidere i target terapeutici da raggiungere. Questo ha un grosso impatto nello screening della popolazione e andrebbe sempre effettuato nel corso di una semplice visita o di medicina generale o cardiologica".
Oggi la sfida nella gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è gravata dal fatto che non esistono farmaci approvati specificamente per ridurne i livelli, pertanto, i medici si concentrano su strategie indirette. "Attualmente solo la plasmaferesi è in grado di ridurre in modo significativo i livelli di lipoproteina(a), ma è una tecnica abbastanza invasiva - spiega Crisci - Dal punto di vista farmacologico nessun'altra molecola ha un grosso impatto su di essa. Sono, però, in corso degli studi con Aso e siRna che sono nuove tecnologie e farmaci davvero innovativi che possono abbattere in modo significativo il livello Lp(a) e ridurre il rischio cardiovascolare dei nostri pazienti".
Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - Nel 2016 il collaboratore di giustizia, ex agente della Polizia penitenziaria Pietro Riggio, avrebbe ricevuto pressioni dai vertici dei Servizi segreti "per non accusare" Antonello Montante, l'ex Presidente degli industriali siciliani condannato per corruzione. Lo ha ribadito, proseguendo la deposizione al processo per il depistaggio a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio, gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia.montante, "Sono stato agganciato presso uno studio legale di Latina, dove allora ero sotto protezione - dice Riggio - dal generale Nicolò Pollari, che ebbe a sollecitarmi, quasi a rimproverarmi, perché stavamo perseguendo Montante e lui sollecitava che dovevamo lasciarlo in pace". L'ex poliziotto della penitenziaria, in rapporti con la criminalità organizzata prima di collaborare, sostiene di essere stato intimorito nel 2016 a Latina, la città dove ha vissuto sotto protezione per diversi anni quando era collaboratore di giustizia, ma prima che fornisse le nuove dichiarazioni. Avvertimenti sui quali aleggia l'ombra degli 007 italiani, come ha spiegato oggi ancora una volta, come fece al processo trattativa Stato-Mafia. E anche oggi ha tirato direttamente in ballo il generale Nicolò Pollari, ex numero uno del servizio segreto militare ai tempi del Sismi, il quale lo avrebbe cercato nello studio legale del suo avvocato latinense.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - Ha un ruolo determinante come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (Cv), ancora oggi prima causa di morte e disabilità al mondo. E' la lipoproteina (a), nota anche come Lp(a), condizione ereditaria nascosta nei geni di 1 persona su 5. Scoperta nel 1963 da Kåre Berg, il suo rapporto causale con la malattia coronarica e l'infarto del miocardio è stato definito in modo inequivocabile nel 2009 con lo studio genetico realizzato dal consorzio europeo di ricerca Procardis. Ampi studi prospettici successivi hanno ulteriormente confermato come elevati livelli di Lp(a) (>50 mg/dl) contribuiscano allo sviluppo di aterosclerosi e stenosi aortica, entrambe causa di infarto miocardico e ictus, rendendola così una delle variabili da monitorare, soprattutto nella prevenzione secondaria delle malattie Cv. Se ne è parlato oggi, a pochi giorni dalla Giornata mondiale della Lp(a) in programma il 24 marzo, in un evento organizzato da Novartis.
La lipoproteina(a) è una particella sferica biosintetizzata nel fegato costituita da una lipoproteina Ldl a cui si aggiunge la apolipoproteina(a), o Apo(a), mediante formazione di un ponte disolfuro tra apolipoproteina B100 e Apo(a). E' determinata geneticamente, codificata dal gene Lpa situato sul cromosoma 6q26-27, e i suoi livelli, che restano pressoché stabili nel corso della vita, non sono modificabili con cambiamenti dello stile di vita come dieta ed esercizio fisico. Da un punto di vista epidemiologico, le donne over 50 presentano maggiori concentrazioni di Lp(a), pari a circa il 17% in più rispetto agli uomini, un aumento che coincide generalmente con la menopausa. A coloro che hanno testato la Lp(a) prima della menopausa andrebbe quindi consigliato di ripetere il dosaggio dopo la menopausa, o comunque entro 5 anni dal compimento dei 50 anni.
Uno studio prospettico del 2022 ha inoltre evidenziato che i soggetti geneticamente predisposti presentano livelli elevati di Lp(a) sin dalla nascita. Sebbene nei primi anni di vita i livelli di lipoproteina(a) siano generalmente bassi, il sangue del cordone ombelicale può essere un valido indicatore dei livelli di Lp(a) del sangue venoso neonatale che, se ≥ 90° percentile, possono aiutare l'identificazione dei neonati a rischio di sviluppare livelli elevati di Lp(a) in futuro. Valori superiori a 30 mg/dL sono stati associati a un aumento del rischio di ictus ischemico primario e ricorrente nei bambini e negli adolescenti.
"Il rischio cardiovascolare legato alla lipoproteina (a) sta diventando sempre più un tema di attenzione, soprattutto nei pazienti con precedenti eventi acuti o altre patologie cardiache - spiega Claudio Bilato, direttore della Cardiologia degli ospedali dell'Ovest Vicentino e professore a contratto presso la scuola di specializzazione in Malattie dell'apparato cardiovascolare dell'università di Padova - Studi recenti mostrano che livelli elevati di Lp(a) possono aumentare del 20% il rischio di infarti o ictus, indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali. Questo rende evidente che non considerare la Lp(a) nella valutazione complessiva del rischio cardiovascolare ne determina una sottostima. Al contrario, quindi, il suo dosaggio andrebbe incluso per una corretta ridefinizione del livello di rischio".
La Lp(a) è un fattore di rischio indipendente, poiché non legato ad alcuno dei tradizionali fattori di rischio Cv come dislipidemia, obesità e fumo, ed è un parametro importate nel definire o riclassificare il rischio Cv complessivo del paziente: elevati livelli di Lp(a) conferiscono un rischio più elevato ai soggetti con ipercolesterolemia, pur non influenzando i livelli di Ldl-C. Il dosaggio della Lp(a) andrebbe effettuato in pazienti a medio-alto rischio Cv per una migliore riclassificazione del rischio, in pazienti con eventi acuti recenti, prematuri o ricorrenti (anche in caso di controllo ottimale dei fattori di rischio convenzionali) e in pazienti con una storia familiare di eventi Cv prematuri, in pazienti con dislipidemie genetiche o in soggetti con significativa familiarità per malattia cardiovascolare. In particolare, per i pazienti con eventi acuti recenti, l'ospedalizzazione rappresenta un'opportunità indicata per valutare il rischio CV mediato dalla Lp(a) poiché i suoi livelli si abbassano immediatamente dopo l’evento, ma possono triplicarsi nelle settimane successive.
"La Lp(a) è un fattore di rischio che predice e peggiora il rischio cardiovascolare. Questo suggerisce come lo screening rappresenti un'opportunità concreta per prevenire eventi acuti evitabili - afferma Mario Crisci, dirigente medico Uoc Cardiologia interventistica, Aorn dei Colli - ospedale Monaldi, Napoli - La misurazione della Lp(a), dovrebbe essere presa in considerazione almeno una volta nella vita di ogni adulto per identificare coloro con livelli ereditari molto elevati. Il suo dosaggio andrebbe inserito nel normale percorso di ospedalizzazione a seguito di sindrome coronarica acuta o ictus e ripetuto a distanza di 1-3 settimane dall'evento acuto".
Oggi la sfida nella gestione dei pazienti con elevati livelli di Lp(a) è gravata dal fatto che non esistono farmaci approvati specificamente per ridurne i livelli, pertanto i medici si concentrano su strategie indirette, come il controllo di altri fattori di rischio Cv, tra cui il colesterolo Ldl, l'ipertensione, il diabete e l'infiammazione. Nei casi più gravi si ricorre all'aferesi delle lipoproteine, una procedura invasiva simile alla dialisi che rimuove fisicamente la Lp(a) dal sangue. Tuttavia, negli ultimi anni la ricerca ha compiuto progressi significativi, con lo sviluppo di nuove terapie attualmente in fase di sperimentazione clinica. Tra queste pelacarsen, un oligonucleotide antisenso attualmente in fase 3 di sperimentazione clinica, sta dando risultati promettenti.
"In Novartis sappiamo che le malattie cardiovascolari restano ancora oggi un'emergenza sanitaria globale - dichiara Paola Coco Country, Chief Scientific Officer and Medical Affairs Head Novartis Italia - Il nostro impegno è quello di individuare soluzioni terapeutiche in grado di rispondere a questa sfida e renderle disponibili ad un numero sempre maggiore di pazienti. E' il nostro modo di reimmaginare il futuro delle patologie cardiovascolari per garantire una migliore qualità di vita e sopravvivenza sul lungo periodo affinché nessun cuore smetta di battere troppo presto".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - La procura di Roma ha chiesto il processo per quattro medici in relazione alla morte di Andrea Purgatori, avvenuta nel luglio 2023. L’accusa contestata è di omicidio colposo. I pm di piazzale Clodio avevano chiuso le indagini lo scorso dicembre nei confronti del radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Ora la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare che prenderà il via il prossimo 19 settembre.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "La linea del Pd è molto chiara: Si alla difesa comune e No al riarmo degli Stati. E a questo punto ci domandiamo: come fa il Governo ad avere una linea dove Tajani sostiene la linea del Si all'Europa, Salvini vuole uccidere l'Europa e la presidente Meloni fischietta". Lo ha detto ai Tg Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione Difesa di Montecitorio.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Le tecniche di Pma sono diverse e danno risultati diversi", per questo è importante "garantire l'accesso alle tecnologie più efficaci". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Antonio Pellicer, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia all'università di Valencia, fondatore di Ivi, Istituto valenciano di infertilità, specializzato nella procreazione medicalmente assistita, commentando i dati della Relazione 2024 sullo stato di attuazione della legge 40/2004 in materia di Pma trasmesso del ministero della Salute al Parlamento. "Nel 2022 - sottolinea - in Italia si sono fatti intorno a 87mila trattamenti" di procreazione medicalmente assistita, "un lieve incremento rispetto al 2021. Le donne che ricorrono alla Pma hanno un'età media intorno a 37 anni: un'età troppo elevata per avere figli e che ritengo sia una conseguenza dei cambiamenti sociali. Rispetto a una volta, infatti, le coppie decidono di avere figli più tardi", a un'età più avanzata. (Video)
Tornando alle tecniche di Pma, "se si utilizza il materiale biologico, i gameti della coppia, la classica Fivet, cioè la fecondazione in vitro - spiega Pellicer - con 3 embrioni sani a disposizione, siamo in grado di garantire il 93% di successo. Se invece utilizziamo ovuli donati, quindi si ricorre all'eterologa con ovodonazione, avendo 5 embrioni, il successo è ancora più alto: si può arrivare anche al 98%, perché gli ovuli sono più giovani".
In Italia ci sono dati che mostrano chiaramente che la Pma è ancora poco utilizza. "Spagna e Danimarca - illustra il professore - hanno un tasso di utilizzo intorno al 10-12%: su 100 bambini che nascono, 10-12 sono da Pma. In Italia sono solo il 4,2%". Inoltre, secondo il report ministeriale, un consistente numero di centri Pma di secondo e terzo livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell'arco dell'anno. Solo il 32,5% ha eseguito più di 500 cicli contro una media europea del 50,1%. Si deve inoltre considerare che più della metà delle tecniche di secondo e terzo livello è effettuato in centri privati, con grandi differenze regionali. "Per colmare questo gap - suggerisce Pellicer - ovviamente è importante l'informazione, l'educazione, ma anche l'aiuto economico alle coppie per garantire che accedano al trattamento più moderno ed efficace nei centri pubblici o privati convenzionati". Su questo aspetto "è stato un grande risultato il riconoscimento dell'infertilità come una malattia e, come tale, il suo inserimento nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, cosa che facilita l'accesso al trattamento della Pma. Ma attenzione: questo aiuto deve essere adeguato - avverte - perché questa è una tecnologia che 'impara' continuamente", evolve in fretta "e bisogna applicare le tecniche più moderne per avere tassi di successo più elevati".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Noi siamo gli unici ad entrare nel merito delle questioni. A dire sì alla difesa comune e come dobbiamo costruire quella difesa comune. E a dire no al riarmo dei singoli 27", a dire "quali sono le critiche puntuali e come chiediamo di cambiare le proposte che non vanno nella direzione della costruzione di una vera difesa comune". Lo ha detto Elly Schlein all'assemblea congiunta dei gruppi Pd.