La Procura di Napoli ha chiesto il giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta compravendita di senatori. Analoga richiesta è stata formulata per il senatore Sergio De Gregorio e l’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola. Il reato ipotizzato è di corruzione. Nei confronti di De Gregorio resta ancora aperta l’indagine relativa a presunti rapporti con la camorra. Gli atti sono stati trasmessi poco fa all’ufficio del giudice per le indagini preliminari che dovrà procedere all’assegnazione del fascicolo.

Era già nell’aria l’ipotesi che la Procura di Napoli, sul caso della presunta compravendita di senatori da parte del Pdl nel 2007, potesse chiedere il giudizio immediato. La scelta poi è diventata concreta quando la scorsa settimana l’ex premier, ‘invitato a dedurre’ dai pm napoletani ha fatto sapere di non essere disponibile nelle date proposte dalla Procura – 5, 7 e 9 marzo – la quale ha ribattuto sostenendo che Berlusconi non poteva avvalersi del ‘legittimo impedimento’. Ma i magistrati partenopei in questi giorni hanno continuato l’attività investigativa ascoltando Romano Prodi, Antonio Di Pietro, Paolo Rossi, Anna Finocchiaro e Nello Formisano.

La tesi dell’accusa si fonda essenzialmente sulle ricostruzioni fatte da Sergio De Gregorio, senatore uscente del Pdl, che nel 2007 dall’Italia dei Valori passo’ con il partito di Berlusconi costendo alla coalizione di centrodestra di ottenere la maggioranza in Aula. De Gregorio, in due interrogatori, ha confermato che fu pagato per il traghettamento. Tre milioni di euro, di cui un milione versato nelle casse dell’associazione ‘Italiani nel mondo’ e due a nero su conti cifrati. La Procura ha infine chiesto alla Giunta per le Autorizzazioni a procedere di utilizzare le intercettazioni indirette dell’ex premier e di aprire una cassetta di sicurezza al Monte dei Paschi di Roma dove ci sarebbe la prova della dazione di danaro.

De Gregorio sentito a Roma come testimone e ribadisce: “Ho preso due milioni”. Sergio De Gregorio è stato sentito per circa un’ora e mezza dagli inquirenti romani in qualità di testimone indagato in procedimento connesso ed ha detto di non sapere nulla riguardo a Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. “Sono cose delle quali non so niente – ha dichiarato uscendo dal palazzo di giustizia – sono cose consumate, se si sono consumate, alla Camera dei Deputati e io sono stato sette anni al Senato, non chiedetemi cose che non so.  La mia è una operazione verità – ha aggiunto De Gregorio spiegando i motivi della sua collaborazione con i magistrati – ho fatto una scelta processuale di parlare delle cose che sapevo e delle quali ho già detto”. Riguardo ai soldi intascati per passare votare contro la fiducia a Prodi – e per cui è indagato a Napoli insieme a Berlusconi – Se me li avessero dati in maniera trasparente. li avrei dichiarati come ho dichiarato un milione di euro alla Camera e sarei stato nella legge. Ho accettato un pagamento in nero, ho sbagliato e l’ho confessato al magistrato”. Rispondendo alla domanda su cosa abbia dato in cambio dei due milioni in nero ricevuti da Walter Lavitola per la sua fondazione, De Gregorio ha risposto: “Nulla”. Circa l’esposto di Antonio Di Pietro sulla vicenda di Giuseppe Caforio, il quale ha dichiarato di essere stato sollecitato a cambiare casacca, De Gregorio ha commentato: “Di Pietro si perde la cassetta in corso d’opera. Si vede che non era importante, magari qualcuno si inventerà che l’hanno rubata i servizi segreti americani, ma di fatto se l’è persa”. 

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