In marcia dall’Unione del commercio al tribunale di Milano. Per poi “occuparlo”. I parlamentari del Pdl, dopo una riunione degli eletti che si è rivelata poco più che una formalità, si sono spostati (molti a piedi) davanti al tribunale di Milano per manifestare mentre dentro il tribunale si sta celebrando il processo Ruby. Poi sono entrati nel palazzo, per uscirne dopo circa mezz’ora. Un po’ come nel finale del “Caimano“, ma al contrario: nel film di Nanni Moretti era il popolo a insorgere contro i magistrati, con roghi e violenze fuori da Palazzo di giustizia, qui sono soltanto deputati e senatori ben consapevoli che la loro riconferma dipenderà ancora dal volere di Silvio Berlusconi, specie in caso di rapido ritorno alle urne.
La protesta dei parlamentari del Popolo delle Libertà è stata innescata dalla nuova richiesta di visita fiscale dei pm milanesi al processo Ruby, dove l’ex presidente del Consiglio non si è presentato perché ricoverato all’ospedale San Raffaele per un’uveite. “Per una volta abbiamo disobbedito a Berlusconi dopo le notizie di stamani e manifestiamo il nostro disappunto, per porre un argine all’utilizzo improprio del sistema giudiziario” dice l’ex ministro dell’Istruzione Marisastella Gelmini.
Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha motivato la manifestazione con “tre fatti gravissimi”: il mancato riconoscimento del legittimo impedimento ai parlamentari avvocati Ghedini e Longo, la visita fiscale a Berlusconi e la richiesta di giudizio immediato da parte della Procura di Napoli. I parlamentari del Pdl si sono riuniti davanti a Palazzo di Giustizia per una protesta “silenziosa” e poi sono entrati all’interno del tribunale. Tra i primi ad arrivare gli ex ministri Nitto Palma, Gianfranco Rotondi e la stessa Gelmini e le parlamentari Laura Ravetto e Nunzia Di Girolamo. In tutto i parlamentari presenti sono circa 190. “Le ragioni le spiegherà il segretario Alfano”, hanno spiegato. I parlamentari hanno intonato l’Inno d’Italia. I parlamentari si sono attestati sui primi gradini dello scalone davanti all’entrata principale del palazzo di giustizia. Tra di loro anche l’ex ministro Raffaele Fitto, l’ex sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli e la parlamentare Alessandra Mussolini che ha sventolato una fascia tricolore. I parlamentari del Pdl che hanno “invaso” il palazzo di giustizia se ne sono poi andati. Ghedini e Longo hanno indossato la toga e sono rientrati nell’aula per ascoltare la decisione dei giudici sul legittimo impedimento.
“Abbiamo un interlocutore di cui ci fidiamo – ha detto Alfano – che è il presidente della repubblica, anche presidente del Csm, e a lui affideremo la nostra preoccupazione per l’emergenza democratica”. Tanto che i parlamentari hanno già annunciato una manifestazione anche davanti alla sede del Consiglio superiore della magistratura.
“Uno scandalo: stanno tentando di eliminare per via giudiziaria Silvio Berlusconi” aveva detto in precedenza Angelino Alfano durante la riunione degli eletti Pdl. Pare sempre più evidente che quello che sta accadendo al tribunale di Milano rischia di avere notevoli conseguenze sullo scenario politico. “Valutiamo di non partecipare alle prime sedute del Parlamento – spiega Alfano – perché quello che sta accadendo è contro i principi della democrazia e delle Istituzioni repubblicane che il Pdl ha sempre rispettato”. Proposta accolta con un applauso. La proposta di un Aventino sarà già resa nota, quasi certamente, domani al Quirinale dove Alfano, Cicchitto e Gasparri hanno chiesto e ottenuto un incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
I toni si alzano, la tensione politica pure. Tanto che il capogruppo uscente alla Camera Fabrizio Cicchitto sbotta e arriva all’aut aut: o si risolve il problema dei processi a Berlusconi o il Pdl non darà “alcuna copertura” alla fase politica già incerta di queste settimane. “L’obiettivo di questo accanimento giudiziario – ha dichiarato Alfano durante l’assemblea degli eletti – è di arrivare a una richiesta di condanna mentre sono in corso le trattative istituzionali per formare il governo. Noi speriamo che la verità venga a galla e sia accertata l’infondatezza delle ipotesi che hanno del surreale. Mentre il Paese si trova senza un governo e mentre il Pd non riesce a trovare il modo per fare un governo, si danno le manganellate giudiziarie a Berlusconi per eliminare politicamente un leader che il popolo italiano non ha intenzione di vedersi privare”. Per contro Alfano bolla come “paradossale” la condanna al Cavaliere per il processo Unipol ad un anno senza condizionale per concorso in violazione del segreto istruttorio, proprio a Berlusconi – afferma – che è stato la vittima principale delle fughe di notizie e di rivelazioni di fatti privati. Il segretario del Pdl non risparmia poi critiche al processi Ruby in cui – osserva – ci sarebbe una concussione senza un concusso e un’induzione alla prostituzione senza però prostituzione. Ormai – aggiunge ancora – c’è qualcosa che ha superato non solo il buon senso o le regole democratiche ma i confini della tollerabilità. In precedenza Alfano, alla Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5, aveva parlato di “randellata di vicende giudiziarie con un’accelerazione che fra presumere di volerlo tirare fuori dal campo nel caso di una campagna elettorale imminente”.
Tanto che questa situazione fa dire allo stesso Alfano che “da oggi, se il Pd non mostra nemmeno un barlume di buonsenso, noi cominciamo la nostra campagna elettorale“. “Berlusconi intende fare un giro d’Italia permanente fino alle prossime elezioni, a giugno o in autunno – aggiunge – Non dobbiamo smobilitare la macchina della campagna elettorale. Saremo sempre in campo, a partire dal 23 marzo a Roma”.