Nei suoi 8 punti, Bersani tocca ampiamente il tema della riforma del lavoro, proponendo una riduzione del costo del lavoro stabile per eliminare i vantaggi di costo del lavoro precario, un salario minimo per chi non ha copertura contrattuale, l’universalizzazione delle indennità di disoccupazione e l’introduzione di un reddito minimo d’inserimento.
Il programma del MoVimento 5 Stelle, più datato, auspica semplicemente “l’abolizione della legge Biagi‘ anche se, durante il governo Monti, il ministro Fornero è stato duramente criticato dal leader del M5S.
Un più recente programma in 20 punti è stato pubblicato sul sito di Grillo poco prima delle elezioni e pone al primo posto l’istituzione del Reddito di Cittadinanza, che è rapidamente diventato uno degli elementi qualificanti programma delle proposte di Grillo per l’economia e il lavoro.
Come spiegano Tito Boeri e Roberto Perotti su Lavoce.info il reddito di cittadinanza è diverso dal reddito minimo garantito proposto dal Pd. Il primo prevede il pagamento di tale reddito a tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che lavorino, che siano disoccupati o che siano inoccupati. Per questo motivo il reddito di cittadinanza non è distorsivo ma è estremamente costoso (i due economisti stimano un costo pari al 20%del PIL se venissero pagati 1000€ a tutti i cittadini) e politicamente difficile da difendere (si dovrebbe giustificare il reddito percepito anche dai ricchi). Il reddito minimo garantito invece si riferisce all’estensione dei cosiddetti ammortizzatori sociali che coprono tutte le situazioni in cui versano le persone in cerca di un’occupazione. Nonostante parli di “reddito di cittadinanza” è molto probabile che Grillo si riferisca al reddito minimo garantito, almeno stando alle sue dichiarazioni sul tema susseguitesi durante la campagna elettorale.
In mancanza di una interpretazione autentica, assumiamo quindi che Grillo parli di reddito di cittadinanza ma intenda reddito minimo garantito. Come spiegato dagli economisti de LaVoce.info e da quelli di LinkTank non è affatto peregrino ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali oggi composto da una serie di programmi con obiettivi meritevoli, ma sviluppati in modo non coordinato quali i sussidi di disoccupazione offerti solo a certe categorie (la cassa integrazione), le pensioni sociali e le integrazioni al minimo nonché tutte le prestazioni di indennità civile quali l’assegno di assistenza, l’indennità di frequenza per gli invalidi civili minorenni, le pensioni di inabilità, e le indennità di accompagnamento. E’ persino auspicabile che si giunga alla sostituzione di tutte queste voci di spesa sociale con un unico strumento di supporto al reddito che sia al tempo stesso universale, nel senso che è basato su regole uguali per tutti, ma anche selettivo, nel senso che subordina la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio. L’aggravio di spesa per le casse dello stato sarebbe significativo (a Lavoce.info lo quantificano intorno agli 8-10 miliardi per un reddito garantito di 500 €, ovvero la metà di quanto auspicato dal MoVimento 5 Stelle) ma non impossibile da affrontare.
Il reddito minimo garantito però crea importanti distorsioni nella scelta dei lavoratori di offrire lavoro alle imprese, cioè di cercare un impiego. Garantire un reddito minimo di 1000 euro a individui che possono ambire a guadagnare poco più (o poco meno) di quell’ammontare in un mercato del lavoro depresso come il nostro mina la disponibilità degli individui a cercare una nuova occupazione e incentiva il lavoro nero.
Per capire il problema della distorsione creato dal reddito minimo garantito prendiamo l’esempio della Fimek di Padova, chiusa nel 2012 con il licenziamento di 67 operai dopo 8 anni di cassa integrazione. Questi lavoratori hanno ricevuto un reddito minimo garantito per 8 anni in una regione che ancora nel 2011 vedeva stipulati 145.600 contratti a tempo indeterminato ordinario e 515.000 a termine. Sempre nel 2011 il 40%di quelli che erano stati licenziati avevano trovato nuova occupazione in un mese; il 60% entro tre mesi; l’81% entro un anno. Naturalmente non conosciamo le storie individuali di ciascuno di questi operai però possiamo presumere che la cassa integrazione in questo caso abbia indotto almeno alcuni di loro a rinunciare a cercare attivamente un altro lavoro pur in un contesto regionale del mercato del lavoro favorevole. Oltre ai costi per la cassa integrazione, dobbiamo anche considerare il danno di veder sottratto al mercato del lavoro locale l’offerta di manodopera di operai specializzati, e infine il danno individuale subito da quegli operai che sono costretti a cercare adesso un lavoro in un contesto molto più difficile senza alcun supporto da parte dello stato.
Il problema di coniugare il reddito minimo garantito con l’esigenza di mantenere alta la propensione al lavoro delle persone abili può essere risolto attraverso un sistema di ricollocamento attivo (outplacement) che segua in maniera efficiente il percorso di reinserimento di ogni singolo lavoratore, lo aiuti nell’attrezzarsi alle nuove sfide del mondo del lavoro e condizioni il mantenimento del reddito minimo garantito alla sua disponibilità effettiva a confrontarsi con tali sfide.
Né centrosinistra né MoVimento 5 Stelle menzionano i servizi di outplacement nei loro programmi, che costituiscono invece una parte importante delle proposte per il lavoro della lista Monti. Il loro programma infatti recita: In tema di ammortizzatori sociali, ci proponiamo di consentire che, nei nuovi rapporti di lavoro, l’impresa che si trova a dover licenziare sostituisca il contratto di lavoro con un contratto di ricollocazione. Questo includerebbe un servizio di outplacement (assistenza per la ricerca della nuova occupazione), con costo per tre quarti coperto con i contributi del Fondo Sociale Europeo, combinato con un trattamento complementare di disoccupazione a carico dell’impresa.
Insomma, il reddito minimo garantito potrebbe mettere d’accordo il centrosinistra, il movimento 5 stelle e anche la lista Monti, a patto di fare una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di ricollocamento attivo.
di Matteo Rizzolli

Prossime uscite su questo blog: Europa: Fiscal compact; Politiche per la concorrenza; La riforma Fornero; Europa: Unione monetaria; Banda larga e connettività; Conflitti di interesse e altre incompatibilità; Legge elettorale…
Programmi in movimento
M5S e centrosinistra a confronto
Economia & Lobby - 12 Marzo 2013
M5S e Pd, programmi a confronto: reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito
Nei suoi 8 punti, Bersani tocca ampiamente il tema della riforma del lavoro, proponendo una riduzione del costo del lavoro stabile per eliminare i vantaggi di costo del lavoro precario, un salario minimo per chi non ha copertura contrattuale, l’universalizzazione delle indennità di disoccupazione e l’introduzione di un reddito minimo d’inserimento.
Il programma del MoVimento 5 Stelle, più datato, auspica semplicemente “l’abolizione della legge Biagi‘ anche se, durante il governo Monti, il ministro Fornero è stato duramente criticato dal leader del M5S.
Un più recente programma in 20 punti è stato pubblicato sul sito di Grillo poco prima delle elezioni e pone al primo posto l’istituzione del Reddito di Cittadinanza, che è rapidamente diventato uno degli elementi qualificanti programma delle proposte di Grillo per l’economia e il lavoro.
Come spiegano Tito Boeri e Roberto Perotti su Lavoce.info il reddito di cittadinanza è diverso dal reddito minimo garantito proposto dal Pd. Il primo prevede il pagamento di tale reddito a tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che lavorino, che siano disoccupati o che siano inoccupati. Per questo motivo il reddito di cittadinanza non è distorsivo ma è estremamente costoso (i due economisti stimano un costo pari al 20%del PIL se venissero pagati 1000€ a tutti i cittadini) e politicamente difficile da difendere (si dovrebbe giustificare il reddito percepito anche dai ricchi). Il reddito minimo garantito invece si riferisce all’estensione dei cosiddetti ammortizzatori sociali che coprono tutte le situazioni in cui versano le persone in cerca di un’occupazione. Nonostante parli di “reddito di cittadinanza” è molto probabile che Grillo si riferisca al reddito minimo garantito, almeno stando alle sue dichiarazioni sul tema susseguitesi durante la campagna elettorale.
In mancanza di una interpretazione autentica, assumiamo quindi che Grillo parli di reddito di cittadinanza ma intenda reddito minimo garantito. Come spiegato dagli economisti de LaVoce.info e da quelli di LinkTank non è affatto peregrino ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali oggi composto da una serie di programmi con obiettivi meritevoli, ma sviluppati in modo non coordinato quali i sussidi di disoccupazione offerti solo a certe categorie (la cassa integrazione), le pensioni sociali e le integrazioni al minimo nonché tutte le prestazioni di indennità civile quali l’assegno di assistenza, l’indennità di frequenza per gli invalidi civili minorenni, le pensioni di inabilità, e le indennità di accompagnamento. E’ persino auspicabile che si giunga alla sostituzione di tutte queste voci di spesa sociale con un unico strumento di supporto al reddito che sia al tempo stesso universale, nel senso che è basato su regole uguali per tutti, ma anche selettivo, nel senso che subordina la concessione del sussidio ad accertamenti su reddito e patrimonio. L’aggravio di spesa per le casse dello stato sarebbe significativo (a Lavoce.info lo quantificano intorno agli 8-10 miliardi per un reddito garantito di 500 €, ovvero la metà di quanto auspicato dal MoVimento 5 Stelle) ma non impossibile da affrontare.
Il reddito minimo garantito però crea importanti distorsioni nella scelta dei lavoratori di offrire lavoro alle imprese, cioè di cercare un impiego. Garantire un reddito minimo di 1000 euro a individui che possono ambire a guadagnare poco più (o poco meno) di quell’ammontare in un mercato del lavoro depresso come il nostro mina la disponibilità degli individui a cercare una nuova occupazione e incentiva il lavoro nero.
Per capire il problema della distorsione creato dal reddito minimo garantito prendiamo l’esempio della Fimek di Padova, chiusa nel 2012 con il licenziamento di 67 operai dopo 8 anni di cassa integrazione. Questi lavoratori hanno ricevuto un reddito minimo garantito per 8 anni in una regione che ancora nel 2011 vedeva stipulati 145.600 contratti a tempo indeterminato ordinario e 515.000 a termine. Sempre nel 2011 il 40%di quelli che erano stati licenziati avevano trovato nuova occupazione in un mese; il 60% entro tre mesi; l’81% entro un anno. Naturalmente non conosciamo le storie individuali di ciascuno di questi operai però possiamo presumere che la cassa integrazione in questo caso abbia indotto almeno alcuni di loro a rinunciare a cercare attivamente un altro lavoro pur in un contesto regionale del mercato del lavoro favorevole. Oltre ai costi per la cassa integrazione, dobbiamo anche considerare il danno di veder sottratto al mercato del lavoro locale l’offerta di manodopera di operai specializzati, e infine il danno individuale subito da quegli operai che sono costretti a cercare adesso un lavoro in un contesto molto più difficile senza alcun supporto da parte dello stato.
Il problema di coniugare il reddito minimo garantito con l’esigenza di mantenere alta la propensione al lavoro delle persone abili può essere risolto attraverso un sistema di ricollocamento attivo (outplacement) che segua in maniera efficiente il percorso di reinserimento di ogni singolo lavoratore, lo aiuti nell’attrezzarsi alle nuove sfide del mondo del lavoro e condizioni il mantenimento del reddito minimo garantito alla sua disponibilità effettiva a confrontarsi con tali sfide.
Né centrosinistra né MoVimento 5 Stelle menzionano i servizi di outplacement nei loro programmi, che costituiscono invece una parte importante delle proposte per il lavoro della lista Monti. Il loro programma infatti recita: In tema di ammortizzatori sociali, ci proponiamo di consentire che, nei nuovi rapporti di lavoro, l’impresa che si trova a dover licenziare sostituisca il contratto di lavoro con un contratto di ricollocazione. Questo includerebbe un servizio di outplacement (assistenza per la ricerca della nuova occupazione), con costo per tre quarti coperto con i contributi del Fondo Sociale Europeo, combinato con un trattamento complementare di disoccupazione a carico dell’impresa.
Insomma, il reddito minimo garantito potrebbe mettere d’accordo il centrosinistra, il movimento 5 stelle e anche la lista Monti, a patto di fare una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali e degli strumenti di ricollocamento attivo.
di Matteo Rizzolli
Prossime uscite su questo blog: Europa: Fiscal compact; Politiche per la concorrenza; La riforma Fornero; Europa: Unione monetaria; Banda larga e connettività; Conflitti di interesse e altre incompatibilità; Legge elettorale…
Articolo Precedente
Cortocircuito imprese con i ritardi nei pagamenti che portano i protesti alle stelle
Articolo Successivo
Inflazione e salari, si allarga la forbice. Carrello della spesa +2,4% a febbraio
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Raid russi contro infrastrutture energetiche: Kiev risponde usando per la prima volta i jet francesi. Zelensky in Sudafrica il 10 aprile
Zonaeuro
L’assalto all’Ue dei lobbisti delle armi: 18 incontri con i commissari nei primi tre mesi del von der Leyen II. E il budget dei gruppi di pressione fa +40% in un anno
Mondo
Ucraina, Mattarella: “Una pace basata sulla prepotenza non durerebbe”. Anche l’Italia al vertice di Parigi: “Si parlerà di invio di truppe”
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.