Undici abitanti. Mille metri di altezza per un centro abitato così antico da trovarne traccia già due millenni fa. Strade strette, talmente strette da non poter concepire alcun passaggio di spazzaneve. Dopo una bufera, a Cerreto Alpi, l’unica è tirare fuori la pala, a braccio, come un tempo. Nella parte bassa del paese si apre la porticina laterale di una casa. Esce un uomo vestito da montanaro, infagottato, con un cappellino amaranto. Carica la legna. “Mi scusi, vengo da Roma per incontrarla. Ha cinque minuti?”. Silenzio. Attimi di riflessione. Poi un accenno di sorriso. “Oggi è una giornata particolare, dove ho capito una cosa: devo assecondare gli eventi. Quindi mi segua dentro, le offro un caffè”. Il signore, sessant’anni a settembre, è
Giovanni Lindo Ferretti. Ex di Lotta continua, ex comunista, ex voce e leader di
Cccp, Csi e Pgr. Migliaia di dischi venduti, centinaia di concerti. Poi basta. La scoperta della fede, il totale rispetto dei dogmi, la ricerca dell’essenziale. Via l’effimero, rifiuto del passato, la voce utilizzata per recitare preghiere e cantare litanie. L’etichetta di “folle” ottenuta da quasi tutti i suoi vecchi amici, mentre i fan, spiazzati e increduli, in gran parte delusi, cercano risposte con gruppi di discussione su internet , o si arrampicano fino a Cerreto. Lui nel frattempo ha buttato il cellulare nella spazzatura, si riscalda a legna, l’unico lusso è andare al bar di un paesino vicino: “Ogni tanto mi riconosce un forestiero e il proprietario del locale mi definisce ‘il cantante’. Non sa la vergogna. Il cantante non esiste più”.
Eppure fa ancora dei concerti.
Sempre meno, ed è solo per sopravvivere. Ogni anno mi metto a un tavolo, tiro giù cifre per prevedere di quanti soldi avrò bisogno. Quindi decido il numero delle date per Giovanni Lindo il cantante (a breve tre serate in altrettanti club).
Lo dice in terza persona.
Sì, non mi appartiene.
Rifiuta il suo nome?
Non potrei. Mio padre è morto quando sono nato. Mi chiamo come lui. Ogni volta che mia madre mi guardava e diceva ‘Giovanni’ aveva un velo di sofferenza negli occhi.
Si è mai sentito in colpa per questo?
Mai. Sono stato molto amato dai miei nonni, dai miei zii e dai miei vicini di casa. Non ho mai avuto dubbi sulla mia legittimità. Però mia madre era una giovane vedova dei primi anni Cinquanta. Era nella merda. Lavorava sempre, doveva mantenere me e mio fratello. (Ha preparato il caffè, si toglie il giaccone. È meno magro, meno efebico di quando saliva sul palco. Nel 2002 è guarito da un tumore alla pleura. Ora ha mani callose di chi lavora la terra e i capelli bianchi sparati in aria. Si siede su uno sgabello. E racconta)
Cosa faceva sua madre?
Prima la lavapiatti in un albergo, poi aiuto cuoca e cuoca.
Canticchia mai?
(sorride) Sì, ma non vecchie canzoni. Solo litanie.
In un pezzo dei Csi diceva: “Non fare di me un idolo mi brucerò, se divento un megafono mi incepperò”.
Le canzoni sono come i figli: una volta che sono nate uno se le aggiusta a sé.
Però lei manifestava una sofferenza. Nessuno capiva.
Probabilmente non gli interessava farlo. Vede, il rapporto con la musica nell’età moderna è complicato. Ha assorbito tutta una serie di valenze fideistiche. Io già allora stavo malissimo.
Tanto da isolarsi nel paese d’origine.
Sì e ho lasciato solo due o tre fili che mi legano alla contemporaneità.
C’è stato un punto, un momento chiave dove ha detto basta?
Non uno. Tanti. Lunghi e sofferti. In realtà avrei dovuto smettere quando si sono sciolti i Cccp, sarebbe stato ovvio. Dopo una storia figosissima, inimmaginabile a priori.
Perché?
Non avevo mai pensato di fare il cantante.
Come ha iniziato?
Per caso a Berlino. Ai tempi ero operatore psichiatrico per una Usl, poi un giorno mi resi conto che dovevo smettere altrimenti sarei morto. Così mi presi una vacanza e andai in Germania. Era il 1980. E lì ho scoperto un mondo che non immaginavo, con musica punk e reggae ovunque. Una meraviglia. Stavo benissimo.
Era già consapevole della sua voce?
È un aspetto con il quale ho fatto i conti da bimbo. E che avevo accantonato.
Da bambino, grazie a chi?
Dovevo iniziare le elementari e ci fu una riunione tra mia madre e mia nonna durante la quale fecero il punto: dopo la morte di mio padre avevano venduto tutte le bestie, eravamo in miseria. Ma io e mio fratello dovevamo comunque studiare, e non qui a Cerreto Alpi, quindi mi spedirono in collegio. E lì, dopo solo un anno, la suora decise che avevo una gran bella voce e diventai il solista del coro. Mi portarono anche allo Zecchino d’oro.
Lo Zecchino d’oro?
Sì, lo so. È un aspetto ridicolo della mia vita.
Torniamo “all’altro ieri”: ha detto che con i Cccp doveva finire, eppure i lavori più belli li ha realizzati con i Csi, come il live acustico “In quiete”.
È l’unico disco che non riesco ad ascoltare: ero malatissimo, non stavo in piedi e ho partecipato alla registrazione solo perché volevo bene ai miei compagni di viaggio. Insomma, non potevo di dire di no. Inoltre avevamo fatto tutte le prove con un microfono che mi piaceva moltissimo, poi all’ultimo momento me lo hanno cambiato ed è mutato anche l’ascolto che avevo della mia voce in “spia”.
E cosa sentiva?
La voce di una persona che stava morendo.
Nel disco quando presenta il brano Io sto bene, aggiunge “è un eufemismo”.
Sì, non potevo non dirlo. Mentre gli altri erano tutti contentissimi. Irradiavano salute.
Ha continuato a incidere dischi.
Di questo ho incolpato i miei compagni, i miei amici.
Sapevano della sua sofferenza psicologica e fisica?
Certo. Ma loro sono veri musicisti, usano la musica come terapia. E lo è. Grazie a loro anche per me lo è stata, e grazie a loro per qualche tempo sono riuscito a percepire questo benessere. Fino a quando tutto è finito. Salivo sul palco con una corda intorno agli occhi: il pubblico pensava fosse una moda alla Ferretti, in realtà non riuscivo a guardare la folla.
La band ha accettato questo nuovo percorso?
Massimo (Zamboni, co-fondatore dei Cccp e Csi) non credo. Mentre con gli altri c’è sempre stato un grande affetto.
Li sente?
Non sento nessuno.
Ha il telefono?
Da qualche tempo sì, ma dopo quattro squilli scatta la segreteria con il suono della caldaia. Da quando è morta mia madre (un anno fa) mi capita di rispondere, tanto sono tranquillo: o è la banca, il dottore o il prete. Gli altri hanno desistito.
Nella sua vita precedente riempiva i palazzetti. Avrà qualche soldo da parte.
I primi anni non erano clamorosi. Poi ero comunista e da tale mi comportavo.
In che modo?
Ho sempre diviso tutto con tutti e in maniera uguale. E continuo a farlo anche oggi.
Con i Csi è arrivato primo nella classifica di vendite.
I guadagni di quel periodo li ho utilizzati per ristrutturare questa casa che ha più di mille anni. Sia ben chiaro: qui dentro non sono il proprietario, ma il custode, come faccio con i miei cavalli e con un pezzo di montagna.
Ma era realmente comunista?
Non meno di tutti coloro che si sentono tali.
Ora è un integralista cattolico. Qual è il filo conduttore. Se c’è…
La mia vita. Sono nato in una casa antichissima di pastori e montanari con alterne vicende. Erano cattolici e tradizionalisti, votavano tutti Dc in un’epoca nella quale non c’erano ancora la televisione e la strada asfaltata. La modernità è arrivata nel 1953, esattamente quando sono nato. La mia educazione è stata da bimbo cattolico.
Sua madre ha sofferto quando si è allontanato da tale percorso?
Più che sofferto. Ma io sono cresciuto con la mia generazione.
Cosa pensava del Giovanni Lindo cantante?
Credo non si sia mai detta la verità.
Non si sarà detta la verità sulla professione, ma allora vestiva in maniera piuttosto eccentrica…
Il vero problema si è creato quando ero un liceale e sono diventato un estremista di sinistra. Lì hanno dovuto, tutti, capire una cosa che nelle famiglie tradizionali è evidente: i figli son di Dio non dei genitori.
Che faceva da liceale?
Prima il comunista, poi in Lotta continua. Quindi il punkettone.
Un punkettone con tanto di cresta.
L’ultimo anno dei Cccp ho ricominciato a frequentare Cerreto. Mi presentavo con i capelli sparati in aria e colorati, rasati ai lati, gli stivali e la minigonna. Sa qual era il bello? A parenti e vi cini non interessava.
Non la giudicavano.
Loro vedevamo solo me, tanto li avevo già delusi prima, oramai ero quello che ero. Mi accettavano. Avevo la mia legittimità. Le faccio un esempio: all’inizio della storia dei Cccp avevo i capelli rossi e gli occhi truccati. Dopo due o tre anni che mancavo dal paese, tornai e incontrai le mie due vecchie zie adorate. Vennero da me con le lacrime agli occhi e dissero abbracciandomi: ‘Ci avevano detto che ti eri tinto i capelli, ma in realtà sono quelli di tuo padre!’. Loro mi vedevano con l’occhio dell’amore familiare.
Mentre il pubblico…
Con un amor proprio, legittimo. Vedono la loro storia. Loro hanno una ragione, io un’altra.
Per alcuni fan ora è un traditore.
Sono anni che aspetto che qualcuno me lo dica in faccia. Sono anni che attendo la possibilità di instaurare un dibattito sull’argomento. Mai niente. Ci ho anche perso il gusto.
Nella sua vita ha sempre mantenuto un filo con la preghiera?
No. Ero ateo e bestemmiatore. Ma non sono mai stato sereno come ora. Anche se il sigillo lo mette solo la morte.
È considerato un seguace di Ratzinger.
Lo considero il mio maestro.
Ora ha abbandonato…
Ci sono rimasto malissimo. Malissimo. Per un giorno ho pensato: “Come è possibile che accada questo”. E l’ho interpretato come la certificazione di un disastro in atto.
Poi?
Ho cercato di vederlo positivamente e con la ragione ci riesco. Ma solo con quella. Al Papa va dato solo rispetto e obbedienza.
Mentre ora.
Inquadro il suo gesto come coraggiosissimo. E sono felice di lui, nella sua figura leggo la somma di un pensiero e di un’era che oramai è giunta alla fine e che ha reso grande l’Europa. Quindi una capacità di raziocinio che tiene conto della realtà.
Il prossimo Papa?
Spero non sia europeo, magari asiatico. E sarebbe la fine dell’Europa, perché non ci rendiamo conto che esistiamo grazie a una delle più grandi autorità mondiali. Ora la massima espressione di tale autorità è in Africa, America Latina e Oriente.
Viene mai a trovarla qualcuno?
Ogni tanto qualche fan, persone più che dignitose che si “arram picano” sui monti come in una gita. Proprio questa mattina una coppia di Bologna.
Nei suoi concerti attuali, canta anche vecchie canzoni?
Dei Cccp sto recuperando Battagliero, Per me lo so e Tomorrow.
Amanda Lear (con la quale cantava proprio Tomorrow) pare abbia anche lei qualche dubbio rispetto alle sue scelte.
(Scoppia in una lunga risata, gli brillano gli occhi) Ditele che vorrei tanto incontrarla. E comunque, nel caso, è un punto di onore! Quando l’abbiamo conosciuta, l’Italia era in preda a un dilemma: ma è un uomo o una donna?
Per svelare l’arcano si fece fotografare nuda…
Una volta salì con noi sul palco del Palalido, a Milano, senza niente indosso, vestita solo di una rete a maglie larghe e una striscia di scotch in mezzo alle gambe. Il pubblico ci tirava di tutto.
E lei che faceva, Giovanni?
Ero stato avvelenato. Non so da chi, ma ero a pezzi. Sono salito lo stesso sul palco, ma ho iniziato a perdere i sensi. Mi sorreggevo con il microfono.
Non si è fermato?
Per un punkettone morire sul palco era una cosa strepitosa!
E lei non voleva essere da meno.
Ma no! A un certo punto, uno dalla platea mi gridò: “Ferretti muori per noi”. Gli risposi: “Preferirei risorgere”. Una delle mie migliori battute. Posso farle una domanda?
Prego.
Ma quanti anni ha Amanda?
Più di 70.
Molto di più! Trent’anni fa sono stato una settimana sempre con lei. Mai riso tanto. Raccontava delle storie di prima mano sulle Avanguardie che mi rapivano. E comunque è ovvio che è arrabbiata con me, altrimenti non sarebbe una persona seria. Anche io, al posto suo, o al vostro, lo sarei. Ci saluta. Deve raggiungere i suoi cavalli, portare la legna. Inizia a fare buio. La radio, in macchina, trasmette una canzone di Franco Battiato: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…”. Giovanni Lindo Ferretti sembra averla trovata, l’alba.
Dal Fatto Quotidiano del lunedì, 11 marzo 2013
Il Fatto del Lunedì
Giovanni Lindo Ferretti: “Non fare di me un idolo o mi brucerò”
Siamo andati in cima ai monti dell’Appennino per incontrare Giovanni Lindo Ferretti. Ex di Lotta Continua, ex leader e cantante dei CCCP - Fedeli alla linea e dei Csi, ha rinunciato a tutto e da anni vive isolato. Ora è un integralista cattolico ispirato da Ratzinger, ma per molti dei suoi vecchi fan è un traditore
Eppure fa ancora dei concerti.
Sempre meno, ed è solo per sopravvivere. Ogni anno mi metto a un tavolo, tiro giù cifre per prevedere di quanti soldi avrò bisogno. Quindi decido il numero delle date per Giovanni Lindo il cantante (a breve tre serate in altrettanti club).
Lo dice in terza persona.
Sì, non mi appartiene.
Rifiuta il suo nome?
Non potrei. Mio padre è morto quando sono nato. Mi chiamo come lui. Ogni volta che mia madre mi guardava e diceva ‘Giovanni’ aveva un velo di sofferenza negli occhi.
Si è mai sentito in colpa per questo?
Mai. Sono stato molto amato dai miei nonni, dai miei zii e dai miei vicini di casa. Non ho mai avuto dubbi sulla mia legittimità. Però mia madre era una giovane vedova dei primi anni Cinquanta. Era nella merda. Lavorava sempre, doveva mantenere me e mio fratello. (Ha preparato il caffè, si toglie il giaccone. È meno magro, meno efebico di quando saliva sul palco. Nel 2002 è guarito da un tumore alla pleura. Ora ha mani callose di chi lavora la terra e i capelli bianchi sparati in aria. Si siede su uno sgabello. E racconta)
Cosa faceva sua madre?
Prima la lavapiatti in un albergo, poi aiuto cuoca e cuoca.
Canticchia mai?
(sorride) Sì, ma non vecchie canzoni. Solo litanie.
In un pezzo dei Csi diceva: “Non fare di me un idolo mi brucerò, se divento un megafono mi incepperò”.
Le canzoni sono come i figli: una volta che sono nate uno se le aggiusta a sé.
Però lei manifestava una sofferenza. Nessuno capiva.
Probabilmente non gli interessava farlo. Vede, il rapporto con la musica nell’età moderna è complicato. Ha assorbito tutta una serie di valenze fideistiche. Io già allora stavo malissimo.
Tanto da isolarsi nel paese d’origine.
Sì e ho lasciato solo due o tre fili che mi legano alla contemporaneità.
C’è stato un punto, un momento chiave dove ha detto basta?
Non uno. Tanti. Lunghi e sofferti. In realtà avrei dovuto smettere quando si sono sciolti i Cccp, sarebbe stato ovvio. Dopo una storia figosissima, inimmaginabile a priori.
Perché?
Non avevo mai pensato di fare il cantante.
Come ha iniziato?
Per caso a Berlino. Ai tempi ero operatore psichiatrico per una Usl, poi un giorno mi resi conto che dovevo smettere altrimenti sarei morto. Così mi presi una vacanza e andai in Germania. Era il 1980. E lì ho scoperto un mondo che non immaginavo, con musica punk e reggae ovunque. Una meraviglia. Stavo benissimo.
Era già consapevole della sua voce?
È un aspetto con il quale ho fatto i conti da bimbo. E che avevo accantonato.
Da bambino, grazie a chi?
Dovevo iniziare le elementari e ci fu una riunione tra mia madre e mia nonna durante la quale fecero il punto: dopo la morte di mio padre avevano venduto tutte le bestie, eravamo in miseria. Ma io e mio fratello dovevamo comunque studiare, e non qui a Cerreto Alpi, quindi mi spedirono in collegio. E lì, dopo solo un anno, la suora decise che avevo una gran bella voce e diventai il solista del coro. Mi portarono anche allo Zecchino d’oro.
Lo Zecchino d’oro?
Sì, lo so. È un aspetto ridicolo della mia vita.
Torniamo “all’altro ieri”: ha detto che con i Cccp doveva finire, eppure i lavori più belli li ha realizzati con i Csi, come il live acustico “In quiete”.
È l’unico disco che non riesco ad ascoltare: ero malatissimo, non stavo in piedi e ho partecipato alla registrazione solo perché volevo bene ai miei compagni di viaggio. Insomma, non potevo di dire di no. Inoltre avevamo fatto tutte le prove con un microfono che mi piaceva moltissimo, poi all’ultimo momento me lo hanno cambiato ed è mutato anche l’ascolto che avevo della mia voce in “spia”.
E cosa sentiva?
La voce di una persona che stava morendo.
Nel disco quando presenta il brano Io sto bene, aggiunge “è un eufemismo”.
Sì, non potevo non dirlo. Mentre gli altri erano tutti contentissimi. Irradiavano salute.
Ha continuato a incidere dischi.
Di questo ho incolpato i miei compagni, i miei amici.
Sapevano della sua sofferenza psicologica e fisica?
Certo. Ma loro sono veri musicisti, usano la musica come terapia. E lo è. Grazie a loro anche per me lo è stata, e grazie a loro per qualche tempo sono riuscito a percepire questo benessere. Fino a quando tutto è finito. Salivo sul palco con una corda intorno agli occhi: il pubblico pensava fosse una moda alla Ferretti, in realtà non riuscivo a guardare la folla.
La band ha accettato questo nuovo percorso?
Massimo (Zamboni, co-fondatore dei Cccp e Csi) non credo. Mentre con gli altri c’è sempre stato un grande affetto.
Li sente?
Non sento nessuno.
Ha il telefono?
Da qualche tempo sì, ma dopo quattro squilli scatta la segreteria con il suono della caldaia. Da quando è morta mia madre (un anno fa) mi capita di rispondere, tanto sono tranquillo: o è la banca, il dottore o il prete. Gli altri hanno desistito.
Nella sua vita precedente riempiva i palazzetti. Avrà qualche soldo da parte.
I primi anni non erano clamorosi. Poi ero comunista e da tale mi comportavo.
In che modo?
Ho sempre diviso tutto con tutti e in maniera uguale. E continuo a farlo anche oggi.
Con i Csi è arrivato primo nella classifica di vendite.
I guadagni di quel periodo li ho utilizzati per ristrutturare questa casa che ha più di mille anni. Sia ben chiaro: qui dentro non sono il proprietario, ma il custode, come faccio con i miei cavalli e con un pezzo di montagna.
Ma era realmente comunista?
Non meno di tutti coloro che si sentono tali.
Ora è un integralista cattolico. Qual è il filo conduttore. Se c’è…
La mia vita. Sono nato in una casa antichissima di pastori e montanari con alterne vicende. Erano cattolici e tradizionalisti, votavano tutti Dc in un’epoca nella quale non c’erano ancora la televisione e la strada asfaltata. La modernità è arrivata nel 1953, esattamente quando sono nato. La mia educazione è stata da bimbo cattolico.
Sua madre ha sofferto quando si è allontanato da tale percorso?
Più che sofferto. Ma io sono cresciuto con la mia generazione.
Cosa pensava del Giovanni Lindo cantante?
Credo non si sia mai detta la verità.
Non si sarà detta la verità sulla professione, ma allora vestiva in maniera piuttosto eccentrica…
Il vero problema si è creato quando ero un liceale e sono diventato un estremista di sinistra. Lì hanno dovuto, tutti, capire una cosa che nelle famiglie tradizionali è evidente: i figli son di Dio non dei genitori.
Che faceva da liceale?
Prima il comunista, poi in Lotta continua. Quindi il punkettone.
Un punkettone con tanto di cresta.
L’ultimo anno dei Cccp ho ricominciato a frequentare Cerreto. Mi presentavo con i capelli sparati in aria e colorati, rasati ai lati, gli stivali e la minigonna. Sa qual era il bello? A parenti e vi cini non interessava.
Non la giudicavano.
Loro vedevamo solo me, tanto li avevo già delusi prima, oramai ero quello che ero. Mi accettavano. Avevo la mia legittimità. Le faccio un esempio: all’inizio della storia dei Cccp avevo i capelli rossi e gli occhi truccati. Dopo due o tre anni che mancavo dal paese, tornai e incontrai le mie due vecchie zie adorate. Vennero da me con le lacrime agli occhi e dissero abbracciandomi: ‘Ci avevano detto che ti eri tinto i capelli, ma in realtà sono quelli di tuo padre!’. Loro mi vedevano con l’occhio dell’amore familiare.
Mentre il pubblico…
Con un amor proprio, legittimo. Vedono la loro storia. Loro hanno una ragione, io un’altra.
Per alcuni fan ora è un traditore.
Sono anni che aspetto che qualcuno me lo dica in faccia. Sono anni che attendo la possibilità di instaurare un dibattito sull’argomento. Mai niente. Ci ho anche perso il gusto.
Nella sua vita ha sempre mantenuto un filo con la preghiera?
No. Ero ateo e bestemmiatore. Ma non sono mai stato sereno come ora. Anche se il sigillo lo mette solo la morte.
È considerato un seguace di Ratzinger.
Lo considero il mio maestro.
Ora ha abbandonato…
Ci sono rimasto malissimo. Malissimo. Per un giorno ho pensato: “Come è possibile che accada questo”. E l’ho interpretato come la certificazione di un disastro in atto.
Poi?
Ho cercato di vederlo positivamente e con la ragione ci riesco. Ma solo con quella. Al Papa va dato solo rispetto e obbedienza.
Mentre ora.
Inquadro il suo gesto come coraggiosissimo. E sono felice di lui, nella sua figura leggo la somma di un pensiero e di un’era che oramai è giunta alla fine e che ha reso grande l’Europa. Quindi una capacità di raziocinio che tiene conto della realtà.
Il prossimo Papa?
Spero non sia europeo, magari asiatico. E sarebbe la fine dell’Europa, perché non ci rendiamo conto che esistiamo grazie a una delle più grandi autorità mondiali. Ora la massima espressione di tale autorità è in Africa, America Latina e Oriente.
Viene mai a trovarla qualcuno?
Ogni tanto qualche fan, persone più che dignitose che si “arram picano” sui monti come in una gita. Proprio questa mattina una coppia di Bologna.
Nei suoi concerti attuali, canta anche vecchie canzoni?
Dei Cccp sto recuperando Battagliero, Per me lo so e Tomorrow.
Amanda Lear (con la quale cantava proprio Tomorrow) pare abbia anche lei qualche dubbio rispetto alle sue scelte.
(Scoppia in una lunga risata, gli brillano gli occhi) Ditele che vorrei tanto incontrarla. E comunque, nel caso, è un punto di onore! Quando l’abbiamo conosciuta, l’Italia era in preda a un dilemma: ma è un uomo o una donna?
Per svelare l’arcano si fece fotografare nuda…
Una volta salì con noi sul palco del Palalido, a Milano, senza niente indosso, vestita solo di una rete a maglie larghe e una striscia di scotch in mezzo alle gambe. Il pubblico ci tirava di tutto.
E lei che faceva, Giovanni?
Ero stato avvelenato. Non so da chi, ma ero a pezzi. Sono salito lo stesso sul palco, ma ho iniziato a perdere i sensi. Mi sorreggevo con il microfono.
Non si è fermato?
Per un punkettone morire sul palco era una cosa strepitosa!
E lei non voleva essere da meno.
Ma no! A un certo punto, uno dalla platea mi gridò: “Ferretti muori per noi”. Gli risposi: “Preferirei risorgere”. Una delle mie migliori battute. Posso farle una domanda?
Prego.
Ma quanti anni ha Amanda?
Più di 70.
Molto di più! Trent’anni fa sono stato una settimana sempre con lei. Mai riso tanto. Raccontava delle storie di prima mano sulle Avanguardie che mi rapivano. E comunque è ovvio che è arrabbiata con me, altrimenti non sarebbe una persona seria. Anche io, al posto suo, o al vostro, lo sarei. Ci saluta. Deve raggiungere i suoi cavalli, portare la legna. Inizia a fare buio. La radio, in macchina, trasmette una canzone di Franco Battiato: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…”. Giovanni Lindo Ferretti sembra averla trovata, l’alba.
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"Una diagnosi precisa e tempestiva è fondamentale per affrontare l'acne in modo efficace, soprattutto nelle forme persistenti in età adulta. Questo check-up rappresenta un valido supporto per chiarirne le cause, ad esempio, per le donne con acne tardiva, aiutando ad individuare precocemente eventuali condizioni sottostanti - spiega Chiara Rovati, medico specialista in dermatologia e venereologia del Polidiagnostico Synlab S. Maria di Vobarno (Bs) - La combinazione di esami ormonali e carenziali può inoltre agevolare il percorso diagnostico e permette l'avvio rapido della terapia mirata. Oltre agli squilibri ormonali e metabolici - prosegue - esistono altri fattori che possono aggravare l'acne: un'alimentazione ricca di cibi ad alto indice glicemico contribuisce all'infiammazione cutanea e al peggioramento dell'acne e sarebbe indicato ridurre l'assunzione di tutti quei cibi che favoriscono i processi infiammatori, come latte e cioccolato. Anche il fumo, seppur in misura minore, può avere un impatto negativo sulla salute della pelle, così come l'uso di creme occlusive comedogene, che possono ostruire i follicoli piliferi e provocare la comparsa di lesioni pustolose".
Il test Derma Check - Acne è disponibile in due versioni specifiche per uomini e donne e, una volta ottenuti i risultati, sarà possibile definire il percorso con un dermatologo o un nutrizionista presso i Medical Center Synlab, per individuare il miglior approccio terapeutico. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web o recarsi presso uno dei centri presenti sul territorio. Infine, per tutta la durata della campagna di lancio di questo nuovo test, sui canali social e sul sito synlab.it saranno proposte attività divulgative per fornire ulteriori informazioni e indicazioni su questa importante tematica.
Yaren, 5 mar. (Adnkronos) - Nauru, una nazione insulare che si estende per nemmeno 13 chilometri quadrati nell'Oceano Pacifico sud-occidentale, mette in vendita la cittadinanza per 105mila dollari (quasi 100mila euro). Il prezzo richiesto per un 'passaporto d'oro' della piccola isola della Micronesia a 4mila chilometri a nord est di Sydney è molto elevato, ma il fine è nobile: l'obiettivo è infatti quello di raccogliere fondi per finanziare progetti contro l'azione del clima, che minaccia l'isola di scomparire a causa dell'innalzamento del livello del mare, delle mareggiate e dell'erosione costiera.
La terza nazione più piccola del mondo non ha le risorse per proteggersi dalla crisi climatica. Secondo il governo, la vendita della cittadinanza contribuirà a raccogliere i fondi necessari per un piano che mira a trasferire il 90% dei circa 12.500 abitanti dell'isola in zone più elevate e a costruire una comunità completamente nuova.
"Mentre il mondo dibatte sull'azione per il clima, dobbiamo adottare misure proattive per garantire il futuro della nostra nazione", ha detto alla Cnn il presidente di Nauru, David Adeang. I passaporti costeranno un minimo di 105mila dollari, ma saranno proibiti per le persone con determinati precedenti penali. Un passaporto di Nauru offre accesso senza visto a 89 paesi, tra cui Regno Unito, Hong Kong, Singapore ed Emirati Arabi Uniti. Pochi dei nuovi titolari di passaporto avranno probabilità di visitare la remota Nauru, ma la cittadinanza consentirà di condurre "vite globali", ha affermato Kirstin Surak, professore associato di sociologia politica alla London School of Economics e autore di The Golden Passport: Global Mobility for Millionaires . Ciò può essere particolarmente utile per coloro che hanno passaporti più restrittivi, ha detto alla Cnn.
Per Nauru, questo programma viene presentato come un'opportunità per garantire il futuro dell'isola, che ha una storia difficile e oscura. Nauru è stata sfruttata a cielo aperto per estrarre fosfati dall'inizio del 1900. Per quasi un secolo, il paesaggio è stato scavato dai minatori, lasciando il centro dell'isola un paesaggio quasi sterile di rocce frastagliate. Circa l'80% dell'isola è diventato inabitabile, il che significa che la maggior parte delle persone vive ora concentrata lungo le coste, esposta all'innalzamento del livello del mare, che qui sta aumentando a un ritmo più rapido rispetto alla media globale. Una volta esaurito il fosfato, Nauru ha cercato nuove fonti di reddito. Dall'inizio degli anni 2000, è servito come sito di detenzione offshore per rifugiati e migranti che tentavano di stabilirsi in Australia, un programma ridimensionato dopo la morte dei detenuti. Ora l'isola è al centro di un controverso piano per estrarre dalle profondità marine materiali utili alla transizione verde.
Secondo gli atti di una causa intentata nel 2023 contro Sam Bankman-Fried, l'imprenditore di criptovalute ora caduto in disgrazia aveva lanciato un piano per acquistare l'isola e costruire un bunker per sopravvivere a un'apocalisse. Tuttavia, per la gente del posto, Nauru non sembra affatto una meta a prova di futuro. "Molte persone che risiedono sulla costa hanno già perso molta terra, alcune hanno avuto le loro case completamente sommerse dalle maree e hanno perso tutto", ha affermato in una dichiarazione Tyrone Deiye, cittadino di Nauru e ricercatore presso la Monash Business School in Australia.
Nauru prevede di ricavare circa 5,6 milioni di dollari (circa 5,2 milioni di euro) dal programma nel suo primo anno, per poi arrivare a circa 42 milioni di dollari (quasi 40 milioni di euro) all'anno. Verrà incrementato gradualmente "mentre valutiamo eventuali conseguenze indesiderate o impatti negativi", ha affermato Edward Clark, ceo del Nauru Economic and Climate Resilience Citizenship Program. Il successo del programma dipenderà da come "i ricavi vengono incanalati nel paese e a cosa servono", ha detto Surak. Ciò significa controllo e trasparenza su dove vanno i fondi e impedire alle persone a cui altrimenti sarebbe proibito ottenere il passaporto di pagare i funzionari in nero per ottenerne uno, ha aggiunto.
Un precedente programma di vendita della cittadinanza, avviato a metà degli anni Novanta, fu travolto da uno scandalo, con l'arresto nel 2003 in Malaysia di due presunti terroristi di Al Qaida in possesso di passaporti di Nauru. Il governo afferma che il controllo del programma sarà rigoroso ed escluderà coloro che provengono da paesi designati come ad alto rischio dalle Nazioni Unite, tra cui Russia e Corea del Nord. Le partnership con organizzazioni internazionali, tra cui la Banca Mondiale, forniranno "competenza e supervisione", ha affermato il presidente Adeang. Nauru non è il primo paese a cercare di finanziare l'azione per il clima vendendo passaporti. La nazione caraibica di Dominica, che vende la cittadinanza dal 1993 , ha recentemente dichiarato di usare parte del ricavato per finanziare il suo "impegno a diventare il primo paese al mondo resiliente al clima entro il 2030".
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - Nel nostro Paese il 98% della popolazione adulta (circa 49 milioni di persone) conosce i medicinali omeopatici e 2 italiani su 3 (66%, pari a circa 33 milioni) li hanno acquistati almeno una volta nella vita. A utilizzarli nell'ultimo anno sono state quasi 18,5 milioni di persone (37%), un dato in crescita rispetto al passato, che evidenzia una maggiore penetrazione dell'omeopatia nel panorama delle scelte terapeutiche degli italiani, con un livello di fiducia che si va consolidando. Sono i dati dell'indagine 'Scenario e consumatori di medicinali omeopatici 2025', realizzata dall'istituto di ricerca Eumetra per Omeoimprese, l'associazione di categoria che riunisce le aziende del comparto in Italia. L'indagine - informa una nota - ha analizzato il livello di consapevolezza e i comportamenti degli italiani riguardo ai medicinali omeopatici, mettendo in evidenza le loro percezioni e scelte di salute. Sono stati coinvolti complessivamente oltre 1.400 adulti sopra i 18 anni. Oltre alle 900 interviste effettuate a un campione rappresentativo della popolazione italiana, è stato effettuato un sovra-campionamento di altre 500 interviste, con lo scopo di analizzare più nel dettaglio 4 regioni specifiche (Lombardia, Veneto, Toscana e Campania).
Globalmente la ricerca evidenzia una percezione positiva dell'omeopatia, con alcuni fattori che si rivelano decisivi nel favorire questa scelta terapeutica: il 54% degli italiani riconosce che i medicinali omeopatici sono prodotti naturali, il 42% li ritiene privi di effetti collaterali e controindicazioni, mentre il 33% afferma che possono rafforzare le difese immunitarie. "I risultati di questa ricerca - commenta Silvia Nencioni, presidente di Omeoimprese - mostrano che l'omeopatia rientra sempre più nelle scelte di salute delle famiglie, grazie soprattutto al consiglio competente di medici e farmacisti che ne riconoscono l'opportunità terapeutica. Una crescita motivata dalle caratteristiche peculiari di questi medicinali quali la naturalità, la sicurezza e l'assenza di effetti collaterali e controindicazioni, che li rendono adatti a tutte le tipologie di pazienti".
Tra gli ambiti terapeutici per i quali si ricorre maggiormente all'omeopatia ci sono: sintomi influenzali, raffreddore e mal di gola (33%); insonnia e stress (28%); rafforzare il sistema immunitario (26%); dolori muscolari-articolari (23%) e disturbi gastro-intestinali (20%). L'indagine mette in luce anche il ruolo cruciale dei professionisti della salute nella sua diffusione. Il 44% ha acquistato medicinali omeopatici su prescrizione del proprio medico di medicina generale o pediatra, mentre il consiglio del farmacista al banco è risultato determinante nel 52% degli utilizzatori. I dati indicano anche la necessità da parte del 31% del campione di saperne di più in merito ai medicinali omeopatici, percentuale che sale al 49% tra gli utilizzatori negli ultimi 6 mesi.
Secondo gli intervistati, nel 54% dei casi il medico di base è il professionista della salute più indicato a fornire queste informazioni; il 40% riconosce questo ruolo al medico esperto in omeopatia, il 34% allo specialista e il 39% al farmacista. Gli italiani si aspetterebbero di ricevere queste informazioni anche dalle strutture sanitarie pubbliche (27%) e dalle autorità sanitarie (26%). "Come comparto - osserva Nencioni - siamo consapevoli dell'esigenza di informazione sui medicinali omeopatici da parte dei pazienti. La mancanza di indicazioni terapeutiche nelle confezioni e sul foglietto illustrativo delle specialità omeopatiche penalizza fortemente gli italiani che, dopo aver acquistato questi medicinali, si trovano spesso in difficoltà nel reperire le giuste indicazioni su posologia e ambiti di utilizzo. Da anni abbiamo un dialogo aperto con le istituzioni e sono fiduciosa che riusciremo a sbloccare questa anomalia che, fra tutti i Paesi europei, riguarda solo l'Italia".
I principali consumatori di medicinali omeopatici appartengono alla fascia d'età 35-55 anni (72%), risiedono prevalentemente nel Nord-Est e nel Centro Italia, con un picco in Toscana (75%) e hanno figli (71%), a testimonianza che la scelta coinvolge il benessere dell’intero nucleo familiare. E' un target più femminile che maschile (60% vs 40%), trasversale per età e area geografica, che mostra una elevata soddisfazione nell'utilizzo sia individuale sia i membri della propria famiglia. Nonostante la digitalizzazione abbia avuto un impatto significativo anche sul settore farmaceutico, il 92% degli acquirenti continua a preferire il canale fisico delle farmacie e parafarmacie sul territorio per i propri acquisti, segno della necessità di un confronto diretto con il professionista della salute e del valore di un consiglio competente al banco. Tuttavia, l'online sta guadagnando terreno: il 21% degli utilizzatori ha comprato almeno una volta su Internet, anche se sono acquirenti esclusivi online solo il 6%, che non va a sostituirsi con chi predilige un rapporto diretto con il farmacista.
Un dato particolarmente significativo riguarda il potenziale di crescita del settore: il 35% degli italiani che non hanno mai acquistato medicinali omeopatici si dichiara comunque favorevole al loro utilizzo. "L'esistenza di un bacino di utenti potenziali che, pur non avendo mai assunto medicinali omeopatici, è propenso al loro utilizzo - sottolinea Nencioni - è un dato certamente interessante che indica come il mercato dell'omeopatia possa avere significativi margini di crescita. Per far sì che sempre più italiani si avvicinino con soddisfazione e fiducia a questo approccio di salute continueremo, come associazione, a sostenere la formazione e la diffusione della conoscenza dell'omeopatia presso i professionisti della salute, punto di riferimento fondamentale per rendere i pazienti consapevoli e informati - conclude - su questa opportunità terapeutica".
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - L'introduzione di dazi sui farmaci da parte degli Stati Uniti "rappresenterebbe una minaccia che potrebbe avere un impatto molto forte e sarebbe, innanzitutto, una minaccia per i cittadini americani perché è impensabile che 11 miliardi di farmaci acquistati dall'Italia siano surrogabili agevolmente da altri Paesi". Così il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, a margine dell'evento 'Inventing for Life Health Summit', in corso a Roma. "Pur volendo potenziare la capacità produttiva americana, questo richiederà anni", ha sottolineato Cattani.
"Siamo convinti e fiduciosi che l'azione del governo Meloni sull'Europa possa far ragionare gli Usa per ricondurli a una pozione di buon senso", ha aggiunto. "I farmaci sono un asset strategico per la sicurezza di un Paese, compresi gli Usa, per l'economia e per lo sviluppo sociale. Siamo confidenti che sui farmaci possa esserci una riconsiderazione di questo rischio", ha concluso il presidente.
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - "L'industria farmaceutica è strategica per la salute, la crescita economica e la sicurezza. Per la salute perché le aziende farmaceutiche offrono un contributo fondamentale per la salute dei cittadini. In Italia, per esempio, in 20 anni la mortalità totale è diminuita del 25% e per le patologie croniche del 35%. Per la crescita economica, come dimostra il record storico raggiunto dall'export: 54 miliardi di euro nel 2024. Con i dati che confermano l'industria farmaceutica al primo posto per indice di competitività, produttività, open innovation, e con farmaci e vaccini, per surplus con l'estero, +20 miliardi di euro nel 2024". Lo ha detto Marcello Cattani, presidente Farmindustria in occasione della settima edizione dell'Inventing for Life Health Summit, dedicato ancora una volta al tema 'Investing for Life: la Salute conta!', organizzato oggi a Roma da Msd Italia.
La farmaceutica "è fondamentale anche per la sicurezza nazionale soprattutto nell'odierno contesto geopolitico, turbolento e competitivo", ha evidenziato. "L'industria apprezza l'operato del Governo, che sta andando nella giusta direzione - ha aggiunto Cattani - Ora però per restare attrattivi è fondamentale una strategia nazionale sulla farmaceutica e le scienze per la vita. Con una decisa riforma della governance della spesa farmaceutica pubblica, che punti a migliorare ulteriormente l'accesso alle cure, superare progressivamente i payback, aumentare la competitività delle imprese e attrarre gli investimenti".
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - "Per la salute globale quello che viviamo oggi è un momento importante. La sanità rappresenta una questione nevralgica da affrontare in maniera sinergica per ridisegnare il futuro del nostro Paese e preservare un Servizio sanitario nazionale universalistico di valore come il nostro. La chiave di volta è l'innovazione, frutto di un'intensa e ingente attività di Ricerca&Sviluppo di cui realtà come Msd si fanno promotrici. Siamo parte di un comparto farmaceutico che eccelle nel mondo, siamo l'unico settore manifatturiero in crescita e tra i primi per import ed export, con le nostre attività incidiamo positivamente sul Pil nazionale. Siamo un'eccellenza da preservare e sostenere perché volano della crescita economica italiana per cui necessitiamo di interventi mirati. Pertanto, una riforma sistemica che incentivi gli investimenti, supporti la ricerca e premi l'innovazione si configura come l'unica soluzione per garantire un accesso alle cure equo ed efficiente per porre davvero al centro i pazienti e i loro bisogni". Lo ha detto Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia, nel suo intervento in occasione della settima edizione dell'Inventing for Life Health Summit, dedicato ancora una volta al tema 'Investing for Life: la Salute conta!', organizzato oggi a Roma da Msd Italia, durante il quale sono stati presentati i risultati del sondaggio promosso da Ipsos 'Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn'.
"Il recente incremento del Fondo sanitario e le nuove regole per il Fondo farmaci innovativi rappresentano un ulteriore passo nella direzione desiderata - ha aggiunto Luppi - ma è fondamentale adottare misure strutturali e costruire una visione strategica a lungo termine. L'Italia deve puntare a diventare 'hub' di riferimento per l'innovazione in campo sanitario e attrarre investimenti per la ricerca clinica nel nostro Paese con adeguati incentivi. L'Italia ha inoltre l'opportunità di guidare, a livello europeo, un ripensamento dei criteri contabili affinché voci strategiche come l'immunizzazione non siano più trattate come spesa corrente, ma vengano riconosciute come un investimento e detratte dal calcolo deficit/Pil". "Possediamo le risorse, le competenze e il know-how per ritagliarci un ruolo da protagonisti. E' fondamentale avere il coraggio di compiere oggi le scelte giuste per trasformare queste potenzialità in un vantaggio concreto per la salute dei cittadini e per il futuro del Paese e dell'Europa", ha aggiunto Luppi.
"Con 30,5 miliardi di dollari investiti in Ricerca&Sviluppo, siamo la prima azienda biofarmaceutica ad alta intensità di ricerca nel mondo. Nostro obiettivo è quello di offrire, da 134 anni, soluzioni innovative grazie alle quali dare risposte e nuove speranze di vita. Sono oltre 200 le soluzioni innovative che abbiamo inventato insieme ai ricercatori di tutto il mondo, tra farmaci e vaccini, per le tante aree terapeutiche nelle quali siamo presenti. Un impegno forte, il nostro, per fare la differenza nella vita di pazienti e cittadini che siamo onorati di servire. Un impegno che non conosce fine, perché vantiamo una pipeline innovativa e diversificata che riflette la forza della nostra ricerca e la solidità delle nostre scelte strategiche con oltre 25 molecole in fase 3, in aree terapeutiche che vanno dall'oncologia ai vaccini, alle malattie infettive, dal cardiometabolico all'immunologia per citarne solo alcune" ha proseguito Luppi.
"La scienza è globale, l'innovazione è open e in network ed è quindi importante investire anche nelle start up di ricerca - ha spiegato - La nostra passione per l'innovazione si riflette in un altro dato importante: più del 50% delle nostre revenue viene reinvestito in R&S. Un investimento importante di cui siamo molto orgogliosi, perché è l'ulteriore dimostrazione che l'innovazione è il tratto distintivo della nostra carta d'identità. Ma è un dato che appare ancor più impressionante se lo andiamo a paragonare a quelli di alcuni giganti dell'high tech che investono una percentuale che sfiora al massimo in 25% in investimento in Ricerca&Sviluppo".
E ancora: "Sono 460 milioni i pazienti raggiunti da Msd nel solo 2024, molti dei quali grazie ai nostri progetti di partenariato di valore e donazioni. Un traguardo di cui siamo davvero molto fieri perché abbiamo fatto la differenza", ha sottolineato Luppi. Ricordando poi che "Msd ha contribuito al Pil italiano per quasi 1 miliardo di euro, con un'intensità di ricerca anche del nostro Paese pari al 47%. Un impegno, un radicamento nella nostra nazione, che ci vede protagonisti anche nella ricerca clinica con investimenti, ancora una volta, distribuiti su tutto il territorio italiano di quasi 140 milioni di euro. Infine, oltre 9mila posti di lavoro supportati in Italia attraverso i nostri investimenti diretti e indiretti. Msd supporta concretamente la crescita e la stabilità economica del Paese e ancora una volta i numeri lo dimostrano. Per ogni euro di Pil generato direttamente da Msd vengono generati ulteriori 2,15 euro di Pil nell'economia italiana, dimostrando quindi un forte effetto moltiplicatore della nostra presenza" ha concluso.
Roma, 5 mar (Adnkronos) - "E’ la destra del gioco d’azzardo. Non ci sono più dubbi dopo il voto in commissione al Senato, che delega il Governo ad introdurre la pubblicità nel gioco del calcio, su maglie e campi". Lo dice il deputato democratico Stefano Vaccari, segretario di presidenza della Camera.
"L’idea non è solo quella di fare cassa ma anche di favorire i grandi capitali incuranti dei dati sul gioco d’azzardo che richiederebbero ben altre decisioni. Nel primo semestre del 2024 sono stati raccolti dallo Stato 90 miliardi di euro. Tra il 2004 e il 2023 la raccolta complessiva nel settore azzardo è stata di circa 1.617 miliardi di euro, un valore che è pressoché pari al valore del Pil italiano del 2021 -prosegue Vaccari-. Basti pensare che gli italiani per l’acquisto di cibo e beni di consumi hanno speso nel 2024 134 miliardi di euro. Di fronte alla gravità del fenomeno si allargano ancora le maglie anche in quel mondo dello sport frequentato da giovanissimi. E chissenefrega delle infiltrazioni mafiose, delle distorsioni, dei danni sociali ed economici e delle migliaia di cittadini che cadono nella sindrome della ludopatia e per i debiti accumulati sono arruolati dalla criminalità organizzata".
"Peraltro il governo sta per presentare una riforma di riordino del gioco che avevano consigliato di approfondire con tutti i portatori di interesse convocando gli Stati generali. La risposta è arrivata dal Senato con un voto a dir poco inquietante", conclude Vaccari.