Jorge Mario Bergoglio, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires (in Argentina), ordinario per i fedeli di rito orientale residenti in Argentina e sprovvisti di ordinario del proprio rito, è nato nella capitale argentina il 17 dicembre 1936. Francesco I non è solo il primo papa sudamericano: è anche il primo pontefice gesuita della storia. L’ordine fondato da Ignazio di Loyola nel 1534, infatti, pur essendo potentissimo nei secoli non ha mai espresso un papa di Roma, avendo tra l’altro una gerarchia molto strutturata con in testa un potente preposito generale, che non a caso viene tradizionalmente chiamato il “Papa nero“. Oggi i gesuiti sono 17.906, di cui 12.737 sacerdoti. Bergoglio diventa pontefice a quasi 77 anni, la stessa età che aveva Angelo Roncalli quando divenne Papa Giovanni XXIII. La differenza è solo nei mesi: Bergoglio ne ha otto di meno rispetto all’età che aveva Roncalli quando fu eletto pontefice.
Il padre era un ferroviere, la mamma la casalinga. La sua vocazione sacerdotale è maturata dopo il diploma di perito chimico. È diventato prete a 33 anni e a 35 era già tra i gesuiti più autorevoli dell’Argentina (i suoi rapporti con il governo sono da sempre molto tesi). Poco dopo ha sofferto problemi respiratori e, dopo un’operazione, ha subito la perdita di un polmone. Bergoglio ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, come detto, ma poi ha scelto il sacerdozio. Nel 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù e nel 1963 si laurea in filosofia. Insegna dal 1964 in vari istituti e collegi dell’Argentina, poi si laurea nel 1970 alla facoltà di Teologia a San Josè, di San Miguel, dove ha conseguito la laurea. Viene ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969. Fra il 1980 e il 1986 è rettore del collegio massimo e delle facoltà di Filosofia e Teologia della stessa Casa e parroco della parrocchia del Patriarca San Josè, nella Diocesi di San Miguel. Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo titolare di Auca e Ausiliare di Buenos Aires. Nel 1998 diventa arcivescovo di Buenos Aires. Nel 2001 viene elevato cardinale nel concistoro ordinario dallo stesso papa polacco.
Nel 2005 battuto da Ratzinger: “Ai cardinali chiese di non votarlo”
Bergoglio, cardinale di grande esperienza e afflato pastorale, era già tra i papabili nel conclave del 2005. Secondo alcune ricostruzioni, ad esempio quella del vaticanista Lucio Brunelli che ha raccolto il diario di un cardinale elettore, fu proprio Bergoglio a contendere a Ratzinger l’elezione in quell’aprile del 2005. E risultò il secondo più votato dopo lo stesso Benedetto XVI.
Timido, schivo, di poche parole, per alcune ricostruzioni il porporato si mostrò così atterrito dall’idea del peso che gli sarebbe caduto addosso da convincere i più a lasciar perdere: il cardinale argentino, di origini piemontesi, secondo il diario di un cardinale elettore, spaventato dal confronto con il cardinale decano, scongiurò addirittura i suoi sostenitori a non votarlo.
Secondo altri, invece, non avrebbe avuto una reale possibilità di ascendere al soglio di Pietro: in quell’occasione, infatti, i cardinali che temevano la candidatura Ratzinger avevano fatto blocco sull’argentino, nel tentativo di impedire che si raggiungesse la maggioranza minima per l’elezione, in modo da obbligare tutti alla ricerca di candidati diversi, come era già avvenuto. Resta il fatto che quel Conclave risulta oggi la “prova generale” di questo, se l’unico che seriamente attirò voti oltre a Ratzinger si ritrova ad essere il suo successore.
Gli offrirono un ruolo di peso nel 2001 e rispose: “Per carità, in curia muoio”
E Bergoglio è sempre stato restio ad accettare ruoli curiali. Oppositore del lusso e degli sprechi (ha vissuto in un modesto appartamentino e per spostarsi usa i mezzi pubblici) quando fu ordinato cardinale nel 2001, obbligò i suoi compatrioti che avevano organizzato raccolte fondi per presenziare alla cerimonia di Roma, a restare in Argentina e a donare i soldi ai poveri. Nel 2001 gli chiesero di avere un ruolo di peso, lui rispose: “Per carità, in curia muoio”.
Nel suo Paese è un trascinatore di folle e una figura di riferimento nella Chiesa sudamericana. E’ sempre stato ritenuto un conservatore ma, nonostante questo, non ha mai approvato l’eccessiva rigidità della Chiesa soprattutto in materia di sessualità e la sua autoreferenzialità. Bergoglio è un grande tifoso del San Lorenzo di Almagro, squadra di calcio che milita nella serie A argentina. Sul sito della società, fondata nel 1908 da un salesiano, campeggia ora una foto di Bergoglio che tiene il gagliardetto rossoblu con la scritta “Papa Cuervo” che nel gergo del calcio argentino significa tifoso del San Lorenzo, appunto.
Contro la teologia della liberazione, le ombre per i legami con il regime argentino
Contestò l’apertura dei gesuiti alla Teologia della Liberazione, negli anni Settanta e questa posizione forse gli è valsa l’accusa ingiusta di connivenza con il regime dei generali, anche se peraltro non ci sono mai state prove né indizi della sua vicinanza alla dittatura. Le accuse di collusione con il regime che sterminò 9mila persone furono furono mosse per il periodo a partire dal 24 marzo 1976 anche e soprattutto nel libro “L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi di quegli anni.
Accuse che Bergoglio ha sempre respinto come “vecchie calunnie”. Nell’anno santo del 2000 fu proprio Bergoglio a far “indossare” all’intera Chiesa argentina le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Un mea culpa che dette più fiducia nell’istituzione ecclesiale.
I matrimoni tra omosessuali, “una mossa del diavolo”.
Controversa – ma fedele alla linea – anche la posizione sugli omosessuali. Per quanto progressista nei temi sociali, infatti, Bergoglio reagì quando tre anni fa in Argentina venne presentato il progetto di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’arcivescovo di Buenos Aires scrisse una lettera alle monache carmelitane di Buenos Aires in cui definiva il disegno di legge “movida del diablo”, una mossa del diavolo, e le incitava a pregare per una “guerra di Dio” contro il progetto. Anche (ma non solo) per questo nacquero le non poche ruggini con la presidente Kirchner che accusò l’alto prelato di voler tornare ai tempi dell’Inquisizione.
“L’aborto non è mai una soluzione”
Segue coerentemente la dottrina anche per quanto riguarda l’aborto. Nel settembre scorso la Corte Suprema di Buenos Aires voleva depenalizzare l’aborto e l’allora arcivescovo disse che sarebbe stata una decisione “disdicevole“. “Ancora una volta – fece scrivere in una nota – si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. L’aborto non è mai una soluzione. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto”.
Contro una Chiesa autoreferenziale, gira in metro e gli piace il tango
La sua passione sembra essere la gente, il popolo, quello al quale ha chiesto nella sua prima apparizione alla finestra del palazzo apostolico di pregare per lui. Lontano da una Chiesa che se autoreferenziale rischia di essere “autistica”, ha preferito finora spostarsi in metropolitana e, fino ad oggi amava definirsi “Jorge Bergoglio, prete”. Il profilo del nuovo Papa, che ha scelto il nome di Francesco, è tracciato nel libro-intervista del 2010 “Il gesuita”, di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, nel quale Bergoglio ricorda le sue origini italiane e rivela anche le sue passioni di uomo, da quella per la letteratura e, da buon argentino, per il tango, fino ai ricordi di una fidanzata prima dell’arrivo della vocazione.
“L’opzione principale è scendere per le strade a cercare la gente: questa è la nostra missione”, afferma netto Bergoglio nel libro, mettendo in guardia da “una Chiesa autoreferenziale” alla quale può succedere “come ad una persona autoreferenziale: diventa paranoica, autistica”. Il padre “era di Portacomaro”, della provincia di Asti, “e mia madre – racconta – di Buenos Aires, con sangue piemontese e genovese”. Nel 2005 poteva diventare il successore di Giovanni Paolo II: i media ne parlavano come uno dei candidati più accreditati facendogli allora provare “pudore, vergogna”.
Nel libro c’è spazio per i ricordi ed anche per le sue passioni: il suo film preferito è “Il pranzo di Babette”, il suo dipinto ideale la “Crocefissione Bianca” di Chagall. Quanto alla letteratura nutre amore per I promessi sposi e la Divina Commedia. Per lo sport, ovviamente, il calcio. Nella musica il preferito è Beethoven. Ma nel libro c’è anche il capitolo “Mi piace il tango”, dove il papa rivela di aver avuto una fidanzata: “Era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosa”.
Nel libro di Ambrogetti e Rubin Bergoglio tocca anche uno dei punti più controversi e delicati con cui è alle prese la Chiesa, quello della pedofilia. “Se c’è un prete pedofilo è perchè porta in sè la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha”, dice Bergoglio, secondo il quale “bisogna stare molto attenti nella selezione dei candidati al sacerdozio. Nel seminario di Buenos Aires ammettiamo circa il 40% dei candidati, e facciamo un attento monitoraggio sul processo di maturazione”.
Jorge Mario Bergoglio, chi è il nuovo papa Francesco
Prima gli studi in chimica, poi la vocazione a 33 anni. E' arcivescovo di Buenos Aires da 15 anni. E' sempre stato restio a ruoli curiali ed è stato sempre visto come un oppositore di lusso e degli sprechi. E' un conservatore, ma non ha mai approvato l'eccessiva rigidità della Chiesa. Sul fondo, poi, le ombre per la presunta collusione con il regime argentino
Jorge Mario Bergoglio, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires (in Argentina), ordinario per i fedeli di rito orientale residenti in Argentina e sprovvisti di ordinario del proprio rito, è nato nella capitale argentina il 17 dicembre 1936. Francesco I non è solo il primo papa sudamericano: è anche il primo pontefice gesuita della storia. L’ordine fondato da Ignazio di Loyola nel 1534, infatti, pur essendo potentissimo nei secoli non ha mai espresso un papa di Roma, avendo tra l’altro una gerarchia molto strutturata con in testa un potente preposito generale, che non a caso viene tradizionalmente chiamato il “Papa nero“. Oggi i gesuiti sono 17.906, di cui 12.737 sacerdoti. Bergoglio diventa pontefice a quasi 77 anni, la stessa età che aveva Angelo Roncalli quando divenne Papa Giovanni XXIII. La differenza è solo nei mesi: Bergoglio ne ha otto di meno rispetto all’età che aveva Roncalli quando fu eletto pontefice.
Il padre era un ferroviere, la mamma la casalinga. La sua vocazione sacerdotale è maturata dopo il diploma di perito chimico. È diventato prete a 33 anni e a 35 era già tra i gesuiti più autorevoli dell’Argentina (i suoi rapporti con il governo sono da sempre molto tesi). Poco dopo ha sofferto problemi respiratori e, dopo un’operazione, ha subito la perdita di un polmone. Bergoglio ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, come detto, ma poi ha scelto il sacerdozio. Nel 1958 è passato al noviziato della Compagnia di Gesù e nel 1963 si laurea in filosofia. Insegna dal 1964 in vari istituti e collegi dell’Argentina, poi si laurea nel 1970 alla facoltà di Teologia a San Josè, di San Miguel, dove ha conseguito la laurea. Viene ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969. Fra il 1980 e il 1986 è rettore del collegio massimo e delle facoltà di Filosofia e Teologia della stessa Casa e parroco della parrocchia del Patriarca San Josè, nella Diocesi di San Miguel. Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo titolare di Auca e Ausiliare di Buenos Aires. Nel 1998 diventa arcivescovo di Buenos Aires. Nel 2001 viene elevato cardinale nel concistoro ordinario dallo stesso papa polacco.
Nel 2005 battuto da Ratzinger: “Ai cardinali chiese di non votarlo”
Bergoglio, cardinale di grande esperienza e afflato pastorale, era già tra i papabili nel conclave del 2005. Secondo alcune ricostruzioni, ad esempio quella del vaticanista Lucio Brunelli che ha raccolto il diario di un cardinale elettore, fu proprio Bergoglio a contendere a Ratzinger l’elezione in quell’aprile del 2005. E risultò il secondo più votato dopo lo stesso Benedetto XVI.
Timido, schivo, di poche parole, per alcune ricostruzioni il porporato si mostrò così atterrito dall’idea del peso che gli sarebbe caduto addosso da convincere i più a lasciar perdere: il cardinale argentino, di origini piemontesi, secondo il diario di un cardinale elettore, spaventato dal confronto con il cardinale decano, scongiurò addirittura i suoi sostenitori a non votarlo.
Secondo altri, invece, non avrebbe avuto una reale possibilità di ascendere al soglio di Pietro: in quell’occasione, infatti, i cardinali che temevano la candidatura Ratzinger avevano fatto blocco sull’argentino, nel tentativo di impedire che si raggiungesse la maggioranza minima per l’elezione, in modo da obbligare tutti alla ricerca di candidati diversi, come era già avvenuto. Resta il fatto che quel Conclave risulta oggi la “prova generale” di questo, se l’unico che seriamente attirò voti oltre a Ratzinger si ritrova ad essere il suo successore.
Gli offrirono un ruolo di peso nel 2001 e rispose: “Per carità, in curia muoio”
E Bergoglio è sempre stato restio ad accettare ruoli curiali. Oppositore del lusso e degli sprechi (ha vissuto in un modesto appartamentino e per spostarsi usa i mezzi pubblici) quando fu ordinato cardinale nel 2001, obbligò i suoi compatrioti che avevano organizzato raccolte fondi per presenziare alla cerimonia di Roma, a restare in Argentina e a donare i soldi ai poveri. Nel 2001 gli chiesero di avere un ruolo di peso, lui rispose: “Per carità, in curia muoio”.
Nel suo Paese è un trascinatore di folle e una figura di riferimento nella Chiesa sudamericana. E’ sempre stato ritenuto un conservatore ma, nonostante questo, non ha mai approvato l’eccessiva rigidità della Chiesa soprattutto in materia di sessualità e la sua autoreferenzialità. Bergoglio è un grande tifoso del San Lorenzo di Almagro, squadra di calcio che milita nella serie A argentina. Sul sito della società, fondata nel 1908 da un salesiano, campeggia ora una foto di Bergoglio che tiene il gagliardetto rossoblu con la scritta “Papa Cuervo” che nel gergo del calcio argentino significa tifoso del San Lorenzo, appunto.
Contro la teologia della liberazione, le ombre per i legami con il regime argentino
Contestò l’apertura dei gesuiti alla Teologia della Liberazione, negli anni Settanta e questa posizione forse gli è valsa l’accusa ingiusta di connivenza con il regime dei generali, anche se peraltro non ci sono mai state prove né indizi della sua vicinanza alla dittatura. Le accuse di collusione con il regime che sterminò 9mila persone furono furono mosse per il periodo a partire dal 24 marzo 1976 anche e soprattutto nel libro “L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi di quegli anni.
Accuse che Bergoglio ha sempre respinto come “vecchie calunnie”. Nell’anno santo del 2000 fu proprio Bergoglio a far “indossare” all’intera Chiesa argentina le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Un mea culpa che dette più fiducia nell’istituzione ecclesiale.
I matrimoni tra omosessuali, “una mossa del diavolo”.
Controversa – ma fedele alla linea – anche la posizione sugli omosessuali. Per quanto progressista nei temi sociali, infatti, Bergoglio reagì quando tre anni fa in Argentina venne presentato il progetto di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’arcivescovo di Buenos Aires scrisse una lettera alle monache carmelitane di Buenos Aires in cui definiva il disegno di legge “movida del diablo”, una mossa del diavolo, e le incitava a pregare per una “guerra di Dio” contro il progetto. Anche (ma non solo) per questo nacquero le non poche ruggini con la presidente Kirchner che accusò l’alto prelato di voler tornare ai tempi dell’Inquisizione.
“L’aborto non è mai una soluzione”
Segue coerentemente la dottrina anche per quanto riguarda l’aborto. Nel settembre scorso la Corte Suprema di Buenos Aires voleva depenalizzare l’aborto e l’allora arcivescovo disse che sarebbe stata una decisione “disdicevole“. “Ancora una volta – fece scrivere in una nota – si vuole limitare o eliminare il valore supremo della vita e ignorare i diritti dei bimbi a nascere. L’aborto non è mai una soluzione. Quando si parla di una madre incinta, parliamo di due vite: entrambe devono essere preservate e rispettate perché la vita è un valore assoluto”.
Contro una Chiesa autoreferenziale, gira in metro e gli piace il tango
La sua passione sembra essere la gente, il popolo, quello al quale ha chiesto nella sua prima apparizione alla finestra del palazzo apostolico di pregare per lui. Lontano da una Chiesa che se autoreferenziale rischia di essere “autistica”, ha preferito finora spostarsi in metropolitana e, fino ad oggi amava definirsi “Jorge Bergoglio, prete”. Il profilo del nuovo Papa, che ha scelto il nome di Francesco, è tracciato nel libro-intervista del 2010 “Il gesuita”, di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, nel quale Bergoglio ricorda le sue origini italiane e rivela anche le sue passioni di uomo, da quella per la letteratura e, da buon argentino, per il tango, fino ai ricordi di una fidanzata prima dell’arrivo della vocazione.
“L’opzione principale è scendere per le strade a cercare la gente: questa è la nostra missione”, afferma netto Bergoglio nel libro, mettendo in guardia da “una Chiesa autoreferenziale” alla quale può succedere “come ad una persona autoreferenziale: diventa paranoica, autistica”. Il padre “era di Portacomaro”, della provincia di Asti, “e mia madre – racconta – di Buenos Aires, con sangue piemontese e genovese”. Nel 2005 poteva diventare il successore di Giovanni Paolo II: i media ne parlavano come uno dei candidati più accreditati facendogli allora provare “pudore, vergogna”.
Nel libro c’è spazio per i ricordi ed anche per le sue passioni: il suo film preferito è “Il pranzo di Babette”, il suo dipinto ideale la “Crocefissione Bianca” di Chagall. Quanto alla letteratura nutre amore per I promessi sposi e la Divina Commedia. Per lo sport, ovviamente, il calcio. Nella musica il preferito è Beethoven. Ma nel libro c’è anche il capitolo “Mi piace il tango”, dove il papa rivela di aver avuto una fidanzata: “Era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosa”.
Nel libro di Ambrogetti e Rubin Bergoglio tocca anche uno dei punti più controversi e delicati con cui è alle prese la Chiesa, quello della pedofilia. “Se c’è un prete pedofilo è perchè porta in sè la perversione prima di essere ordinato. E sopprimere il celibato non curerebbe tale perversione. O la si ha o non la si ha”, dice Bergoglio, secondo il quale “bisogna stare molto attenti nella selezione dei candidati al sacerdozio. Nel seminario di Buenos Aires ammettiamo circa il 40% dei candidati, e facciamo un attento monitoraggio sul processo di maturazione”.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Un nuovo modello di sviluppo di terapia genica per il trattamento delle malattie rare si fa strada in Italia. Entro fine anno a Modena nell’Ospedale Universitario sarà operativo il primo Clinical trial center (Ctc) italiano di fase 1 con un laboratorio Glp (Good Laboratory Practice) integrato, grazie al supporto del Centro nazionale di ricerca 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna' finanziato dal programma NextGeneration Eu (Pnrr Missione 4, Istruzione e Ricerca). La struttura faciliterà il passaggio dagli studi preclinici agli studi sull’uomo e convaliderà la sicurezza e la fattibilità delle terapie per malattie genetiche rare di pelle, sangue, occhi, malattie da accumulo, renali, neuromuscolari e neurometaboliche. L’unicità nel panorama italiano del Ctc - si legge in una nota - è l’avere al proprio interno un laboratorio Glp, essenziale per raccogliere dati di farmacocinetica e biomarcatori per lo sviluppo delle fasi successive dei trial clinici ed il miglioramento delle strategie terapeutiche. Inoltre, l’essere attiguo al laboratorio di riferimento dello Spoke 1 (Spoke 1 Flag-ship), che ospita una piattaforma avanzata di sequenziamento del Dna di ultima generazione, risulta indispensabile per le analisi molecolari e genomiche del Ctc.
Capofila del progetto è lo Spoke 1 del Centro nazionale di terapia genica e farmaci Rna guidato dall'Università di Modena e Reggio Emilia insieme all’Istituto Telethon di genetica e medicina, all’università degli Studi di Bari Aldo Moro, l’università di Bologna, di Cagliari, degli Studi di Milano, degli Studi di Napoli Federico II, di Padova, degli Studi di Siena, ed al Gruppo Chiesi Farmaceutici, che si sta occupando di sviluppare terapie geniche e terapie a base di Rna all'avanguardia per alcune malattie genetiche paradigmatiche, oggi non curabili.
A coordinare lo Spoke 1 sarà Antonello Pietrangelo, professore ordinario di Medicina interna, direttore del dipartimento di Medicina interna e del ‘Centro di Medicina Genomica e malattie rare’ dell’Azienda ospedaliero-universitaria policlinico di Modena. "I gruppi di studio impegnati nella ricerca - spiega Pietrangelo - stanno conducendo le proprie sperimentazioni attraverso l’utilizzo di una nuova generazione di vettori virali per trasportare geni correttivi nelle cellule, insieme a terapie basate su cellule staminali per rigenerare tessuti danneggiati e di Rna terapeutico ed editing genetico, per correggere mutazioni direttamente nel Dna. Tutto attraverso anche l’utilizzo di ‘nanomedicine’, essenziali per raggiungere con precisione i target terapeutici, di organoidi e modelli tridimensionali di tessuti umani per testare queste terapie innovative senza l’uso di animali".
Una volta che il Clinical trial center "sarà operativo - precisa il professore - potremo monitorare la sicurezza di queste terapie e garantire la conformità agli standard normativi, fondamentali per i primi studi sull'uomo, e raccogliere dati farmacocinetici, farmacodinamici e biomarcatori vitali per informare le fasi successive della sperimentazione e migliorare così le strategie terapeutiche".
Aggiunge Rosario Rizzuto, presidente del Centro nazionale di ricerca 'Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia Rna', professore ordinario di Patologia generale, direttore del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Padova: "Questo nuovo modello di sviluppo di terapia genica che integra gli studi preclinici di fase 1 con quelli di efficacia e di tossicologia in un'unica struttura, apre a nuove prospettive di cura più accessibili e più veloci, per le malattie rare e altre patologie. Il Clinical trial center di Modena - continua Rizzuto - incarna a pieno gli obiettivi e le sfide del Centro nazionale di terapia genica e farmaci Rna. Una grande rete pubblico-privata che mette a sistema tutte le competenze accademiche, tecnologiche e regolatorie per facilitare lo sviluppo della terapia e dei farmaci dall'inizio alla fine. Un sistema virtuoso che aiuta a ridurre i costi di sviluppo e produzione di un farmaco, condividere e non disperdere i dati già raccolti, e detenerne il know-how", conclude.
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Le malattie rare sono una priorità di sanità pubblica in tutta Europa e l’Italia si è dotata di un solido impianto normativo mediante l’istituzione della Rete Nazionale per le Malattie Rare e l’introduzione del Piano Nazionale per la tutela delle persone affette. Le norme vanno tuttavia attuate e tradotte in interventi concreti che garantiscano equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale". Lo dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della giornata mondiale delle malattie rare.
"Negli ultimi anni sono stati raggiunti risultati straordinari grazie all’interazione tra genetica avanzata e intelligenza artificiale, rivoluzionando il modo con cui le patologie rare vengono diagnosticate, comprese e trattate. I progressi in questo campo sono il frutto di un incessante impegno collettivo in cui il coraggio dei pazienti e delle loro famiglie si intreccia con la determinazione della comunità medico–scientifica", prosegue il capo dello Stato.
"Purtroppo per molte malattie rare il percorso diagnostico è ancora lungo. Per questo motivo è fondamentale continuare a investire nella ricerca, nella formazione dei medici e nell’accesso a test genetici avanzati. La ricerca è speranza per il futuro di milioni di persone", conclude Mattarella.
Tutti in piazza per
Roma, 28 feb (Adnkronos) - "Le nostre istituzioni, a partire dal Quirinale, vengono attaccate da hacker ogni giorno, da quando la portavoce del Cremlino ha alzato il tiro contro il Presidente. E questo avviene da giorni. Nel totale silenzio della politica, tutta. Non basta la solidarietà, serve la denuncia". Lo scrive sui social il senatore del Pd Filippo Sensi.
Roma, 28 feb. (Adnkronos) - Proseguono gli attacchi hacker Ddos del gruppo 'NoName057' rivolta a obiettivi, ad esempio, nei settori della pubblica amministrazione locale, della magistratura e delle poste. Tra i target del gruppo attivista russofono, a quanto si apprende, i siti del Quirinale, del Csm e il portale romano del partito Fratelli d'Italia.
I siti sono tutti fruibili e al momento risultano non raggiungibili soltanto il sito del Csm e quelli di alcuni comuni. Come sempre l'Agenzia per la cybersicurezza è entrata in azione per allertare i target e fornire supporto.
Beirut, 28 feb. (Adnkronos) - Le Idf hanno reso noto di aver ucciso Mohammed Mahdi Ali Shahin, un agente di Hezbollah coinvolto nel traffico di armi al confine tra Siria e Libano e nella distribuzione di armi alle unità di Hezbollah. L'attacco con drone israeliano è stato effettuato nell'area di Hermel, in Libano, fa sapere l'esercito israeliano, secondo cui l'uomo ha agito "per istituire nuovamente Hezbollah" e quindi "ha palesemente violato l'accordo tra Israele e Libano, rappresentando una minaccia per lo Stato di Israele".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Oggi siamo a Roma perché la comunità portuale ha fortemente voluto dimostrare come il porto di Venezia sia un porto centrale per l'economia e per la portualità italiana. In particolare, oggi raccontiamo i progetti che ora sono sull'agenda di governo a Roma, sia per quanto riguarda il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica sia per quanto riguarda il ministero delle Infrastrutture”. Con queste dichiarazioni, Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Porti di Venezia e Chioggia, è intervenuto in occasione dell’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato da L’Adsp veneta e la Venezia Port Community, il cui obiettivo è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte, essendo la portualità una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia.
“In particolare, come commissario di governo alle crociere sto mandando al ministero dell'Ambiente, per avviare, poi, l'analisi della Commissione Via-Vas, quattro progetti: due riguardano l'accessibilità nautica. Il porto di Venezia è all'interno della laguna e la navigazione è garantita attraverso canali che devono essere mantenuti e messi in sicurezza. Il primo canale è Malamocco-Marghera, che collega il mare aperto al porto di Marghera. Il secondo canale è il Vittorio Emanuele, che collega la parte di Marghera alla Stazione Marittima e che abiliterebbe il ritorno delle navi da crociera piccole e di lusso alla stazione marittima, fortemente inibita dopo l'agosto del 2021 al passaggio delle navi da crociera sopra le 25mila tonnellate - spiega Di Blasio, che continua illustrando il terzo progetto - Una nuova isola per il contenimento dei sedimenti, perché l'attività di dragaggio che effettuiamo all'interno del sistema portuale è fondamentale non solo per la città, ma anche per il porto, perché tutti i rii urbani devono essere dragati e i sedimenti poi allocati in base alla loro tipologia. Si tratta, quindi, di una nuova isola di sedimenti con una capacità di oltre 6 milioni di metri cubi”.
Il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico settentrionale Porti di Venezia e Chioggia prosegue, poi, spiegando il quarto ed ultimo progetto: “La nuova stazione marittima, per quanto riguarda le crociere, sita a Marghera - sottolinea - Sono quattro progetti commissariali che stiamo inviando al ministero dell'Ambiente affinché possa partire la valutazione di impatto ambientale nazionale”.
“La scelta di fare la valutazione d'impatto ambientale nazionale è del commissario - conclude - Abbiamo scelto, con la grande consapevolezza di trovarci in un ambiente naturale molto delicato, la via della collaborazione con il ministero all'Ambiente. Inoltre, oggi presentiamo anche lo stato dell’arte di un altro progetto, di cui sono ulteriormente commissario straordinario, Montesyndial, una piattaforma intermodale che rappresenta un unicum nell'arco italiano del Nord est: 1600 metri di banchina e 90 ettari per una piattaforma di contenitori logistica e intermodale, cioè con il collegamento ferroviario. Abbiamo bandito i cantieri aperti per 190 milioni, con conclusione a giugno 2026, e ci servono altre risorse. La comunità portuale, pertanto, racconta come un porto vivo, su cui abbiamo crescenti richieste di insediamento da parte di operatori anche internazionali, abbia bisogno di queste risorse”.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Penso che il momento sia importante e critico, visti gli scenari internazionali. Le infrastrutture dei porti sono importantissime per la competitività delle aziende e dei territori stessi”. Così Leopoldo Destro, delegato per le tematiche di Trasporto, Logistica, Industria del turismo e Cultura di Confindustria, in occasione dell’evento ‘Sblocchiamo il futuro’ organizzato dall’Autorità di Sistema portuale (Adsp) veneta e la Venezia Port Community a Roma. Essendo la portualità una grande risorsa per il Veneto, per il Nord Est e per l’Italia, l’obiettivo primario dell’incontro è stato approfondire e condividere i progetti e gli investimenti che mirano a rafforzare le prospettive di sviluppo sostenibile per gli scali lagunari, ragionando anche sulle modalità più efficaci, sostenibili e tempestive per superare gli ostacoli all’orizzonte.
“Venezia è inserita in due dei nove corridoi Ten-T a livello europeo e ha quindi una centralità importante, strategica sia per le merci in entrata sia per le merci in uscita, con inoltre un retroporto senz'altro importante, collegato anche alla rete ferroviaria. Un aspetto, quest’ultimo, che vogliamo sottolineare - conclude Destro - perché l’intermodalità deve diventare sempre più importante. Importante anche il tema dei passeggeri e quindi del turismo, perché il porto Venezia ha valenza strategica anche per la parte turistica”.